Ho rivisto il video dell’intervento di Bruno Zevi sopra postato. Al primo punto, dei cinque in cui viene articolato, si limita ad enunciare tre ricordi di Emilio Lussu (su una quarantina): un incontro a Parigi nel 1939, uno a Boston nel 1942, ed uno a Roma nel 1946. Purtroppo ne ha rimandato il racconto ad una “prossima volta” che penso non ci sia stata.
Spero che da qualche parte si possa trovare traccia di quegli incontri; tuttavia, a dimostrazione dell’interesse di lunga data da parte di Zevi per la Sardegna, riporto un suo scritto pubblicato nel 1947 nel periodico del PSd’Az “IL SOLCO”.
Giusto per la memoria storica, sarebbe molto interessante avere traccia del memorandum a cui fa cenno: “Presentato da Emilio Lussu, ho illustrato al Ministero dei Lavori Pubblici un memorandum per la compilazione di un piano regionale della Sardegna.”
NECESSITÀ DEL PIANO REGIONALE
IL SOLCO, a. III, n. 7, 8 marzo 1947.
Subito dopo la fine della guerra, dicemmo che la ricostruzione si doveva fare formulando un piano, un programma concreto, graduale e lungimirante di realizzazioni. Quasi tutti i partiti politici, impegnati nella lotta che riguardava le premesse politiche della ricostruzione, se ne sono disinteressati. Ed oggi i nodi vengono al pettine, assistiamo da una parte a sforzi ricostruttivi staccati e sconnessi, caotici e assai più costosi del necessario; dall'altra, alla paralisi di molti settori produttivi che dovrebbero essere al lavoro da tempo.
Per la Sardegna, avviene la stessa cosa. Cattiva volontà dei sardi? Mancanza di tecnici, disinteresse del governo? Inefficienza dell'Alto Commissariato? Nulla di tutto ciò. La colpa non è di nessuno dei presenti. La colpa è di un assente: il piano regionale, per la mancanza del quale tutte le iniziative, in se meritorie, mancano di quella organicità, di quella interdipendenza, di quell'armonia che solo permettono di prendere l'occasione delle distruzioni e della guerra per ricostruire un'isola, una regione più sana, più bella e più ricca. Se non si stesse facendo nulla, avremmo per lo meno la soddisfazione di dire che è colpa di qualcuno, dell'inattività e della pigrizia; ma in Sardegna, più o meno, si è fatto e si sta facendo quello che si è fatto e si sta facendo nelle altre regioni del nostro paese: si costruiscono strade, si ricostruiscono alcuni edifici distrutti, in alcune zone si nota perfino una ripresa industriale. Però tutto questo è fatto empiricamente, senza programma senza possibilità di bilancio, senza sapere dove si andrà a finire, ignorando dove si vuole arrivare. Un intero settore è poi fermo rispetto alle sue notevolissime potenzialità, ed è il settore privato, dalle banche ai cittadini abbienti, i quali «aspettano». Aspettano che cosa? Di sapere, di capire quali sono le intenzioni del governo e dell'Alto Commissariato, qual è il programma per lo sviluppo della regione. E notate, non sono solo forze locali: ci sono immensi capitali inattivi in Italia che sarebbero pronti ad essere investiti nell'isola se coloro che li detengono avessero un'idea di che cosa l'isola vuol fare. Gli stessi ministeri, gli stessi uffici parastatali, come l'U.N.R.R.A. CASAS, espanderebbero la loro attività in Sardegna se conoscessero che cosa si deve fare. I deputati dell'isola, indipendentemente dal loro colore politico, si troverebbero uniti nel chiedere assegnazioni di denaro, lavori pubblici, ecc. se avessero la possibilità di dimostrare il perché delle loro richieste in base ad un programma, in base a un piano regionale.
Presentato da Emilio Lussu, ho illustrato al Ministero dei Lavori Pubblici un memorandum per la compilazione di un piano regionale della Sardegna. La conclusione positiva o negativa di questo tentativo dipenderà dall'interesse che prenderà alla cosa l'Alto Commissariato e l'opinione pubblica sarda. Lussu e io abbiamo insistito per rivendicare alla Sardegna il diritto di aver un piano, come già lo ha ( ... ) trovato nel Ministero dei Lavori Pubblici notevoli adesioni.
BRUNO ZEVI