Ma puo un Ministro così brillante dire una cosa e dopo 79 parole ( 509 caratteri ) dire esattamente il contrario.
Tremonti, lodi a Berlinguer e riformisti
«I lavoratori partecipino agli utili»
Sull’ex leader pci: la sua austerità un modello. E da Cl parla di sostegni a famiglia e lavoro
RIMINI — Rilancia la fase due del governo annunciando la progettazione di un «nuovo software» con il consenso di tutti «perché se una cosa è giusta è giusta a prescindere da chi la propone». Alla parte riformista del sindacato promette la partecipazione dei dipendenti agli utili «magari partendo dalle Poste». Ai cattolici al governo e no, vedi Udc con la loro richiesta di quoziente familiare, immagina un nuovo regime fiscale «di sostegno alla famiglia e al lavoro». Alla sinistra in genere offre un riferimento iconico non da poco: «È utile rileggere gli scritti del 1977 di Enrico Berlinguer sull’austerity, si tratta di un ragionamento sulle responsabilità nelle politiche di bilancio che può costituire una base di riduzione per i prossimi anni in tutta Europa ». È un Tremonti sicuro e trionfante quello che dal Lago Maggiore sbarca al Meeting di Rimini dopo aver concluso il vertice con la Lega a Villa Campari.
Porta i saluti del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e subito dopo precisa che gli otto punti per la ripresa dell’attività riformistica sono stati pensati e progettati insieme al premier in queste ultime settimane. Accolto come una star dal popolo ciellino, che lo applaudirà un’infinità di volte con un Formigoni in prima fila in lieve imbarazzo, il ministro dell’Economia parte dall’analisi della crisi finanziaria che due anni fa ha costretto la politica a rivedere tutti i paradigmi di sviluppo. È un buon aggancio per giustificare l’impasse in cui è caduta la maggioranza. Come dire che aveva fatto un programma di governo in un modo e poi sono cambiate le regole del gioco. Ecco la necessità di «disegnare un quadro strategico, un software » la cui progettazione Tremonti crede possibile e vincente solo se fatta con il consenso di tutti.
Il professore sale in cattedra e in un mix tra lezione universitaria e programma di governo disegna su una lavagna immaginaria otto punti di riflessione che sono un po’ più numerosi e complessi dei cinque «prendere o lasciare» offerti ai finiani da Berlusconi. Prima di inoltrarsi nella minuziosa descrizione — «scusate la tecnicalità ma a volte è necessaria » — Tremonti più volte difende la sua azione per tenere sotto controllo i conti pubblici. Ed ecco il richiamo a Berlinguer. «L’austerità sostenuta da Enrico Berlinguer è un riferimento etico e politico da non trascurare, pur non condividendo tante analisi e riconoscendo che la nostra politica è diversa da quella di allora». Il ministro si è detto orgoglioso di aver «resistito alle richieste deficiste che venivano dalla politica e dalla società civile perché lo sviluppo non lo si fa con il deficit che causa solo crisi». Né lo sviluppo si fa per decreto o con la Gazzetta Ufficiale.
Al primo punto Tremonti mette una riflessione sulle microdimensioni delle nostre aziende. «La competizione oggi si fa tra giganti, mentre gran parte del Pil italiano è generato da piccole imprese sotto i 15 dipendenti» dove non c’è l’articolo 18 che impedisce il licenziamento. Quelle più grandi hanno l’articolo 18 e pure il conflitto. Di più non dice non volendo buttare benzina sull’esplosiva vicenda di Melfi-Pomigliano e si limita ad annunciare che occorre «sviluppare il rapporto tra capitale e lavoro». Si dovrà legiferare per facilitare l’aggregazione di imprese e i network di produzione.
Gli altri punti scorrono tra la necessità di rendere più libero l’ambiente per chi fa impresa e una riforma storica che sburocratizzi il fisco e abbassi la pressione tributaria. «Da questo punto di vista — spiega il professore ministro — pensiamo possa venire lo spazio per tre "favori", tre agevolazioni dallo Stato: sulla famiglia, sul lavoro, sulla ricerca». Tutto però si deve tenere e controllare perché «se è il politico che firma un assegno, quando è scoperto a pagarlo è la famiglia ». Finisce invocando la necessità di lavorare con una politica che non contenga solo la solidarietà o il mercato «ma anche la carità».
Roberto Bagnoli
26 agosto 2010
Tremonti, lodi a Berlinguer e riformisti «I lavoratori partecipino agli utili» - Corriere della Sera