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  1. #11
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    Predefinito Re: Focus: Repressione dei comunisti in Ucraina

    I comunisti commentano il risultato delle “libere” elezioni in Ucraina

    Traduzione dal russo di Mauro Gemma

    Senza alcun senso della misura (e del ridicolo) l'OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), nota per avere cercato di far invalidare ogni elezione regolare in molti paesi che non sono graditi all'imperialismo USA e UE, dopo il primo turno delle elezioni presidenziali in Ucraina, non ha esitato a definire la consultazione “libera e competitiva”.

    Occorre ricordare che l'Ucraina è un paese retto da un regime andato al potere dopo un colpo di Stato nel 2014 (con modalità simili a quelle che ora caratterizzano il tentativo golpista in corso in Venezuela), che ha riabilitato coloro che collaborarono, durante la Seconda Guerra Mondiale, con il mostro hitleriano (a cominciare dal famigerato Stepan Bandera celebrato oggi come un eroe, le cui bande di assassini si resero responsabili del massacro di decine di migliaia di ebrei, partigiani, soldati dell'Armata Rossa e inermi civili), che ha addirittura varato una legge che mette al bando l'ideologia comunista e che continua a perseguitare con ferocia gli oppositori politici, non esitando neppure ad utilizzare l'omicidio e la tortura. Un regime che in questa occasione ha impedito la partecipazione alla competizione presidenziale dei comunisti (che fino a qualche anno fa erano la seconda forza politica del paese), nella persona del loro Segretario generale Petro Simonenko, e di altre forze socialiste e progressiste come il Partito Progressista Socialista di Ucraina guidato da Natalia Vitrenko.

    Di quanto siano state “libere e competitive” queste elezioni, caratterizzate esclusivamente dallo scontro tra i clan oligarchici che sostengono le diverse fazioni del regime, testimonia il comunicato diffuso dal leader del Partito Comunista di Ucraina, all'indomani della proclamazione dei risultati del primo turno delle presidenziali.


    (Mauro Gemma)

    La falsificazione del processo elettorale ha avuto luogo prima del voto. Lo ha affermato in un commento rilasciato a Golos.ua il leader del partito comunista ucraino Petro Simonenko.

    "La campagna elettorale presidenziale si è conclusa tragicamente. Il ruolo degli elettori è stato quello del pubblico in teatro. Dato che non è stata una campagna elettorale, ma una pièce assurda, in cui dei pagliacci hanno intrattenuto gli elettori.

    Nelle elezioni, c'è stata una lotta intestina tra gli oligarchi ai vertici, al potere, a sostegno delle politiche di questo regime, sotto il pieno controllo degli Stati Uniti.

    Lo spazio informativo era finalizzato a liquidare la volontà dei lavoratori salariati, dei pensionati e dei giovani che pensano al loro futuro. L'intera falsificazione del processo elettorale ha avuto luogo prima del giorno del voto ", ha dichiarato Petro Simonenko.

    Secondo il leader comunista, prima del giorno del voto le risorse amministrative sono state attivate a pieno regime, e abbiamo assistito a una gara per acquistare i voti usando il denaro del bilancio.

    "La tragedia sta nel fatto che durante il processo elettorale i rappresentanti e il comando delle forze di sicurezza si sono trovati su lati opposti delle barricate degli oligarchi che combattevano tra loro. Ciò equivale a dire che le forze dell'ordine non si sono schierate dalla parte della protezione dei diritti e delle libertà dei cittadini, ma dalla parte degli oligarchi. E perciò, sono stati anche usati per falsificare le elezioni ", ha concluso Petro Simonenko.

    Ufficio stampa del Partito Comunista di Ucraina

    I comunisti commentano il risultato delle ?libere? elezioni in Ucraina
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  2. #12
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    Predefinito Re: Focus: Repressione dei comunisti in Ucraina

    Dichiarazione di Ghennady Zyuganov, presidente del Partito Comunista della Federazione Russa

    da kprf.ru

    Traduzione dal russo di Mauro Gemma

    Con la traduzione e la pubblicazione della dichiarazione di Ghennady Zyuganov, presidente del Partito Comunista della Federazione Russa, si intende dare rilievo a un fatto di enorme gravità che è stato clamorosamente ignorato, non solo dall'apparato mediatico dominante, ma anche da certi “antifascisti” delle nostre parti, le cui denunce del risveglio di pulsioni fasciste nel nostro continente si fermano in modo emblematico prima dei confini con l'Ucraina e le Repubbliche Baltiche, gli Stati europei, che in modo più clamoroso sembrano impegnati nella riabilitazione del loro più oscuro passato nazi-fascista e nella persecuzione di chi si oppone a tale infame riscrittura della storia.

    Questa volta, coloro che hanno conquistato il potere a Kiev con un colpo di Stato nel 2014 - sostenuto da USA/UE/NATO e da chi allora governava l'Italia -, dopo avere condotto in questi anni una campagna sistematica di falsificazione e demolizione del passato antifascista dell'Ucraina, sono arrivati al punto di procedere, probabilmente sapendo di rimanere impuniti nei paesi occidentali governati dai loro protettori, all’abbattimento del monumento dedicato a quello che giustamente Zyuganov definisce “ uno dei più importanti leader militari del ventesimo secolo, il simbolo della vittoria sul fascismo”: il maresciallo Georghy Konstantinovich Zhukov, una personalità che ha avuto un ruolo decisivo nel condurre l'Armata Rossa alla vittoria contro la barbarie nazi-fascista.

    Davvero anche questo vero e proprio crimine dei nazisti ucraini rimarrà senza denunce da parte di chi, nel nostro paese, si proclama “antifascista”? (MG)


    Gli eredi neo-nazisti di Bandera hanno commesso un altro crimine contro la memoria storica dei popoli fratelli di Russia e Ucraina. A Kharkov, un monumento al grande comandante, quattro volte eroe dell'Unione Sovietica, il maresciallo Georgy Konstantinovich Zhukov è stato demolito.

    Né le autorità cittadine né gli organi di sicurezza hanno fatto nulla per fermare questa nuova manifestazione di barbarie e vandalismo. E ciò nonostante che le recenti elezioni presidenziali in Ucraina abbiano mostrato chiaramente che la popolazione nella sua maggioranza respinge la politica russofoba dell'ex presidente Poroshenko e di coloro che lo sostengono e richiede un cambiamento della politica del paese.

    In questo contesto, i seguaci di Bandera hanno scatenato una controffensiva, cercando di mostrare chi in realtà comanda nel paese. E se qualcuno avesse dei dubbi sulla natura delle forze che dominano l'Ucraina, allora la distruzione del monumento al maresciallo G.K. Zhukov, uno dei più importanti leader militari del ventesimo secolo, il simbolo della vittoria sul fascismo, dimostra quanto i “banderovzy” siano equiparabili al fascismo.

    Questo crimine è stato commesso nei giorni in cui l'Europa celebra il 75° anniversario dello sbarco delle forze alleate in Normandia. Tutti i leader europei e il presidente americano D. Trump si recano lì. Ma mentre celebrano l'apertura del secondo fronte, l'Europa e l'America preferiscono chiudere gli occhi davanti al risveglio del fascismo più aggressivo in Ucraina.

    Tutto ciò non è iniziato ieri e non solo in Ucraina. Il mondo è rimasto in silenzio quando i monumenti dell'Armata Rossa dei Liberatori negli Stati Baltici e in Polonia sono stati massicciamente demoliti. L'indulgenza nei confronti del fascismo tedesco nella metà del secolo scorso ha portato alla guerra più distruttiva nella storia dell'umanità. E ora il fascismo sta rinascendo come ideologia di stato nel centro stesso dell'Europa, e di nuovo con la connivenza delle "democrazie" occidentali.

    Va rilevato, tuttavia, che anche in Russia non è stato fatto tutto il necessario per fermare l'ascesa al potere di esponenti russofobi e fascisti. Abbiamo persino forze influenti che assecondano le malvagità dei neo-nazisti in Ucraina. E nel frattempo, i tentativi di normalizzare i rapporti con i banditi responsabili della morte di più di 10mila civili nelle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, stanno chiaramente fallendo.

    Vedendo che a Mosca qualcuno sembra illludersi sul contenuto di alcune dichiarazioni (di Zelensky), i neo-nazisti in Ucraina si dimostrano ancora più arroganti. Con la persecuzione della lingua e della letteratura russe, con la demolizione dei monumenti storici dedicati a Lenin, ai soldati-liberatori e alla lotta dei popoli russo, che forze influenti in Russia hanno dato l'impressione quasi di approvare.

    Questa politica dello struzzo ha radici lontane. In particolare, nell'eludere una dura reazione alla soppressione della lingua russa e alla emarginazionae della popolazione di lingua russa negli Stati Baltici. In compenso, abbiamo ricevuto basi NATO a 150 chilometri da San Pietroburgo. Se la politica di tale "pacificazione" nei confronti del fascismo continuerà, finiremo di trovarci le basi della NATO vicino a Voronezh, Rostov e Belgorod.

    Recentemente, sono stati fatti alcuni passi corretti per combattere il gruppo dirigente neonazista a Kiev. Finalmente, sono state introdotte sanzioni economiche, anche se limitate, contro l'élite ucraina, è stato deciso di rilasciare passaporti russi ai cittadini della Repubblica Popolare di Donetsk (RPD) e della Repubblica Popolare di Lugansk (RPL).

    Tuttavia, ciò non è evidentemente sufficiente. È necessario applicare sanzioni ancora più severe contro i complici dei neonazisti. È urgente riconoscere l'indipendenza della RPD e della RPL ed espandere notevolmente il commercio, i rapporti economici e altri legami con queste repubbliche. È necessario fornire un'assistenza efficace alle forze sane dell'Ucraina, in primo luogo ai comunisti, che si sforzano di ripristinare l'amicizia storica dei popoli russo e ucraino. Ora, queste forze sono in realtà costrette all semi-clandestinità. La Russia è in grado di aiutarli. Occorre solo la volontà politica.

    Il PCRF condanna fermamente la demolizione del monumento al maresciallo G.K. Zhukov, in quanto rappresenta un'altra manifestazione di neo-nazismo e dell'aggressiva russofobia in Ucraina. Facciamo appello alla leadership della Federazione Russa per infliggere un più energico colpo al risveglio del fascismo nella terra fraterna ucraina.

    Infliggere un colpo al neonazismo in Ucraina!
    Venezuela e Zimbabwe nei nostri cuori!

  3. #13
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    Predefinito Re: Focus: Repressione dei comunisti in Ucraina

    Ucraina: nazismo e comunismo equiparati per legge

    La legge approvata la scorsa settimana dalla Verkhovna Rada, il parlamento ucraino, sulla messa al bando dei simboli del nazismo e del comunismo ha sollevato reazioni discordanti. La mossa di Kiev in ogni caso lascia aperti molti interrogativi

    Danilo Elia

    Il commento più netto sulla nuova legge che condanna i crimini e vieta i simboli del comunismo assieme a quelli del nazismo è arrivata direttamente dal centro Wiesenthal. “Questi tentativi di riscrivere la storia, che sono molto comuni tra i paesi postcomunisti dell’Europa orientale, non possono cancellare i crimini commessi dai collaborazionisti in quei paesi e dimostrano soltanto la mancanza di quei valori occidentali che dichiarano di aver fatto propri nel passaggio alla democrazia”, ha dichiarato lo storico Efraim Zuroff, direttore per l’Europa orientale del centro ebraico.

    Lo stesso giorno dell'approvazione della legge che equipara nazismo e comunismo ne è stata approvata un'altra che ha sollecitato la ferma reazione del centro Wiesenthal, quella che ha riconosciuto come eroi nazionali i membri dell’Upa di Stepan Bandera. “La decisione di onorare i collaborazionisti ucraini dei nazisti”, ha continuato Zuroff, “trasforma gli aiutanti di Hitler in eroi, nonostante la loro attiva e zelante partecipazione agli omicidi di massa di ebrei innocenti”. Parole durissime per una bocciatura netta.

    Dall’altro lato, si è fatto sentire anche il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. In un comunicato riportato dall’agenzia di stampa Tass, ha detto che “le autorità di Kiev stanno cercando di cancellare la memoria di milioni di ucraini. Nei fatti si tratta di una censura del pensiero politico per conformarsi alle distorte nozioni di Bene e Male propugnate dalle autorità ucraine. Nascondendosi dietro la retorica dei diritti civili e delle libertà, il parlamento ucraino ha varato un atto che limita le libertà di pensiero ed espressione”.

    Mentre, secondo il commissario per i Diritti umani presso il ministero degli Esteri russo, Konstantin Dolgov, gli ucraini “falsificano sfacciatamente la storia, gettando un’ombra sulla grande vittoria del popolo sovietico contro il nazismo”. Insomma, tutti scontenti.

    Uno strafalcione storico

    Ma cosa dice esattamente la legge 2558 “Sulla condanna dei regimi totalitari nazista e comunista in Ucraina e sul divieto della diffusione dei loro simboli”? In un lunghissimo elenco, che va dai partiti politici alle bandiere, dai nomi di piazze e strade a monumenti e memoriali, e perfino all’inno sovietico, è condensato il significato di “propaganda” e di “simboli” messi al bando in Ucraina. Tutto il testo della legge contempla come criminali, senza fare alcuna distinzione, l’occupazione nazista dell’Ucraina durante la Seconda guerra mondiale e l’intero periodo sovietico, in cui il paese faceva parte dell’Urss, vale a dire dal 1917 al 1991.

    Nessuna distinzione tra Purghe, post stalinismo, perestrojka. Nessun riferimento ai collaborazionisti ucraini, a Stepan Bandera. I termini “nazismo” e “comunismo” possono essere scambiati in ogni punto della norma, senza che il senso cambi e, anzi, ritornano in ogni articolo come fossero la stessa cosa. È questo che ha fatto parlare molti di “equiparazione” dei due regimi come di uno strafalcione storico.

    “La messa al bando di nazismo e comunismo”, ha commentato sempre Zuroff, “mette sullo stesso piano il regime responsabile del più grande genocidio della storia umana con quello che ha liberato Auschwitz, aiutando a porre fine al regno del terrore del Terzo reich”.

    Una storia comune

    Quello ucraino non è l’unico caso di questo tipo tra i paesi ex sovietici. La Lettonia, per esempio, ha varato una legge simile nel 2013, mentre la Lituania l’aveva già fatto nel 2008, non preoccupandosi però poi di glorificare come eroe nazionale il più grande collaborazionista dei nazisti, Juozas Ambrazevičius-Brazaitis. Un intervento che, col senno di poi, si è rivelato più elemento di divisione che di unità della società civile. Intanto, nel 2010 una cordata sempre a guida lituana e composta da Lettonia, Bulgaria, Ungheria, Romania e Repubblica ceca, cercò di ottenere che l’Europa intera trattasse “i crimini del nazifascismo e quelli del comunismo con gli stesi standard”, come scritto in un documento comune. La proposta fu rigettata dalla Commissione europea.

    Nel caso dell’Ucraina, però, condannare contestualmente comunismo e nazismo assume un significato politico che va oltre i confini nazionali e sembra lanciare anche un duplice messaggio a Mosca. Per un verso - quello che riguarda il passato sovietico - l’Ucraina tocca argomenti ancora molto sensibili in Russia, dove il revival della grandezza dell’Urss è uno degli strumenti principali della propaganda a sostegno delle mosse di Putin sullo scacchiere internazionale. Il che spiega le parole di Lavrov.

    Per l’altro, quello che tocca la condanna del nazifascismo, sembra rispondere alla tesi del Cremlino, secondo cui Kiev sarebbe nelle mani di una giunta golpista neonazista che minaccia i russi d’Ucraina e ha giustificato l’intervento in Crimea nonché l’appoggio ai separatisti dell’Est. Il che spiega le parole di Dolgov

    Un elemento di divisione in più

    D’altro canto, non è nemmeno la prima volta che la politica ucraina cerca di mettere mano alla storia, e i risultati sono stati più che discutibili. È già successo nel 2010, quando l’allora presidente Viktor Jušenko insignì del titolo di eroe nazionale il controverso capo partigiano Stepan Bandera, onorificenza criticata dal Parlamento europeo e revocata appena un anno dopo dal nuovo presidente, Viktor Janukovič.

    Nel caso di oggi, è forse riduttivo dire che una legge così solleva molti interrogativi. Sull’opportunità di intervenire con un provvedimento così drastico su un tema che tocca il vissuto di molti ucraini, sulla possibilità che i suoi effetti producano ulteriori divisioni e inaspriscano ulteriormente lo scontro tra le due anime del Paese, ma anche sulla sua applicazione pratica. Tecnicamente, da oggi migliaia di monumenti, memoriali, statue, iscrizioni, strade, piazze e persino intere città sono “illegali”. Che succederà alle statue di Lenin sparse per l’Ucraina? E alle migliaia di falci e martello disseminate ovunque? E ai memoriali dedicati ai caduti della Seconda guerra mondiale? E, cosa più importante, alla memoria di molti ucraini che non può essere cambiata a colpi di leggi? Fino a un anno fa, per esempio, ai piedi della grande statua di Lenin di Dnipropetrovsk c’erano sempre fiori freschi. La statua non c’è più e la via su cui sorgeva, stando alla legge, dovrà cambiare nome. Cosa faranno quelle mani che posavano fiori?

    E' certamente arrivato il momento per l’Ucraina di chiudere la pagina del Ventesimo secolo e superare definitivamente il periodo di transizione post sovietica. Ma perché ciò avvenga non basta una legge, serve una vera maturazione della società civile.

    https://www.balcanicaucaso.org/aree/...r-legge-160949
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  4. #14
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    Predefinito Re: Focus: Repressione dei comunisti in Ucraina

    Ucraina: negata dal regime ai comunisti anche la possibilità di partecipare alle prossime elezioni parlamentari



    Lettera aperta del Presidium del Comitato Centrale del Partito Comunista di Ucraina

    da kpu.ua

    Traduzione dal russo di Mauro Gemma

    Mentre cresce preoccupante l’ondata di russofobia, preludio dell’inasprimento della tensione e dell’escalation delle manovre aggressive di USA/UE/NATO ai confini della Federazione Russa che stanno rischiando, nell’irresponsabile indifferenza delle opinioni pubbliche occidentali, di far precipitare il mondo in una spirale di guerra dalle conseguenze imprevedibili e devastanti, in Italia nessuna voce (anche di certa “sinistra” che non sembra provare vergogna) si è fatta sentire per denunciare questa nuova nefandezza contro i comunisti e le libertà democratiche commessa dalla cricca nostalgica del collaborazionismo con Hitler, impadronitasi in modo criminale del potere nel 2014 anche con la complicità di chi allora governava il nostro paese. (MG)

    Le elezioni straordinarie della Rada Suprema dell'Ucraina si svolgeranno dopo che il popolo ucraino con più del 73% dei voti ha inferto una pesante sconfitta al regime filo-occidentale del presidente P. Poroshenko, che esprime gli interessi dei clan oligarchici criminali e radical-nazionalisti degli eredi di Bandera e dei complici degli invasori ai tempi della Grande Guerra Patriottica, ha sancito il suo fallimento sul piano nazionale e nella politica estera, ha chiesto la sostituzione del sistema politico in bancarotta, un radicale rinnovamento di tutti i suoi componenti, soprattutto del parlamento alla deriva, che persegue una politica anti-ucraina.

    Le più importanti e urgenti rivendicazioni delle masse erano e restano l'adozione di misure urgenti per porre fine alla sanguinosa guerra civile del regime al governo contro la popolazione del Donbass e il ripristino di normali relazioni di buon vicinato con la Federazione Russa, una revisione risoluta della politica economica e sociale, la cui attuazione ha trasformato l'Ucraina nel più arretrato e povero, corrotto e sfortunato stato d'Europa, ha portato alla sostanziale privazione di una sovranità statale che renda possibile una politica interna, estera e di difesa indipendente, ha introdotto pratiche fasciste nella vita pubblica e sociale.

    Molti cittadini ucraini hanno riposto le loro speranze nell'elezione al più alto incarico dello stato di V. Zelensky, che ha promesso di ristabilire l'ordine nel paese e ripristinare la giustizia. Ma già i primi passi delle sue attività dimostrano che la lotta intestina degli oligarchi per il potere e l'arricchimento personale continuano, e che il presidente Zelensky sta proseguendo la politica di Poroshenko.

    L'aspirazione di Poroshenko e delle forze politiche e dei personaggi che si sono uniti a lui per preservare il corso politico anti-popolare filo-occidentale respinto dalla maggioranza del popolo ucraino e i passi concreti di Zelensky come presidente rappresentano ora il pericolo più grave per il popolo che ha espresso la propria volontà nelle elezioni del 21 aprile 2019 .

    Impedire questo sviluppo degli eventi è il compito più importante di tutte le forze progressiste e patriottiche, incluso il Partito Comunista.

    Nella situazione attuale, al centro della lotta politica si trova la necessità di porre fine allo spargimento di sangue nell'est del paese, ripristinando lo status neutrale e la natura multidirezionale della politica estera dell'Ucraina, stimolando l'economia interna e vincendo la povertà, riducendo le tariffe sui servizi di pubblica utilità, i pagamenti per il consumo di elettricità e del gas per usi domestici, i prezzi per alimenti e beni di prima necessità, medicine e spese sanitarie.

    Il nostro partito, osservando scrupolosamente la Costituzione dell'Ucraina, utilizzando i diritti che essa garantisce ai partiti politici, dichiarando la sua intenzione di partecipare alle elezioni parlamentari, ha presentato un programma dettagliato, concreto e realistico per risolvere questi problemi.

    Tuttavia, il nuovo governo, guidato dalle leggi anti-costituzionali sulla cosiddetta "de-comunistizzazione", non ha permesso al Partito Comunista di Ucraina di partecipare alle prossime elezioni dei deputati.

    Oltre al rifiuto per un rappresentante del nostro partito a candidarsi alla presidenza dell'Ucraina, l'impedimento al Partito Comunista di Ucraina, che non è legalmente proibito, di esercitare i poteri conferiti dalla Legge fondamentale del paese rappresenta una flagrante violazione della Costituzione e dei diritti fondamentali e libertà politiche di milioni di cittadini, che sono riconosciuti nei paesi democratici.

    Il regime filo-fascista al potere cerca di vietare le attività del Partito comunista, accusandolo di "complicità con il separatismo e il terrorismo". Per oltre cinque anni sono proseguite le azioni investigative e le udienze e centinaia di comunisti e membri delle loro famiglie sono stati vittime del terrore e della repressione. Non sono emerse prove a sostegno delle accuse contro il partito: semplicemente non esistono.

    La discrepanza tra le famigerate leggi sulla "decomunistizzazione" e la pratica legale degli stati democratici è stata rilevata nelle conclusioni preliminari della Commissione di Venezia. Tuttavia, la persecuzione continua.

    Il Partito comunista ucraino condanna fermamente l'illegalità e l'arbitrarietà e utilizza ogni occasione per comunicare alla comunità europea e mondiale la verità su ciò che sta accadendo nel nostro paese, sulla posizione di principio e sulle azioni concrete del partito. La nostra gente deve saperlo.

    Purtroppo, il nuovo governo ucraino, imitando la lotta per la epurazione delle strutture di potere condotta dalla pseudo-elite di Poroshenko, non ne abbandona gli approcci nella politica interna ed estera, anche per quanto riguarda il nostro partito, un costante difensore degli interessi dei lavoratori. Le dichiarazioni e le azioni pratiche del presidente V. Zelensky sono incoerenti e contraddittorie. E questo vale soprattutto per una serie di questioni importanti che riguardano i cittadini dell'Ucraina: il cessate il fuoco nell'est del paese, la revoca il blocco di alcune zone delle regioni di Donetsk e Lugansk, la revisione delle tariffe predatorie, l'orientamento della politica estera dell'Ucraina e altro.

    Nella situazione attuale, mentre i comunisti, in violazione della Costituzione, vengono privati del diritto legittimo di partecipare alle elezioni, mentre tra i candidati di 22 partiti a deputati dell'Ucraina registrati nei distretti elettorali nessuno rappresenta gli elettori di sinistra, il nostro partito e i suoi sostenitori ritengono possibile dare indicazione di voto per le forze politiche e i candidati che si impegneranno a sostenere sinceramente una posizione simile alla nostra su questioni vitali come l'avvio a risoluzione della situazione nell'est del paese, i rapporti con la Russia, sull'insieme dei problemi sociali, impedendo la rivincita di Poroshenko e della sua cricca filo-nazista.

    Questa è la nostra posizione, dovuta alla situazione che ci costringe ad assumerla. Il partito ha difeso e continuerà a difendere, nonostante tutti gli ostacoli, gli interessi della classe operaia, dei contadini, dei lavoratori della scienza e della cultura: tutti i proletari del lavoro fisico e intellettuale.

    Oggi il partito opera in una situazione difficilissima. Perseguitato, sottoposto a repressione, a macchinazioni di scissionisti sostenuti dal regime e dai clan oligarchici, il Partito Comunista continua a lottare.

    Il partito si è trovato di fronte al compito di ricostituire i suoi ranghi con nuove forze, soprattutto giovani, rinforzando tutti i legami con i propri quadri, sperimentando forme e metodi di lavoro più efficaci tra le masse, utilizzando l'esperienza dei bolscevichi, che agivano anche in condizioni illegali, rafforzando l'unità dei ranghi del partito e sviluppando lo studio della teoria rivoluzionaria.

    In considerazione dell'eccezionale importanza di questi compiti, il Presidium del Comitato Centrale del partito incoraggia i membri del partito a discuterli apertamente in tutte le organizzazioni di partito e le sessioni plenarie dei comitati di partito, dopo di che saranno sottoposti al Plenum del Comitato Centrale.

    È anche necessario rafforzare risolutamente il sostegno al Komsomol, per ridare vita al ruolo di avanguardia dei giovani, la riserva del nostro partito.

    Preservare e rafforzare il partito, estendere la sua influenza tra le masse è oggi un compito fondamentale di tutto il nostro lavoro.

    "Il nostro compito", ha ripetuto più volte Vladimir I. Lenin, "è preservare la fermezza, la coerenza e la purezza del nostro partito. Dobbiamo cercare di elevare al massimo grado la consapevolezza di ogni membro del partito".

    Ricordiamoci sempre di queste sagge parole di Lenin e lasciamoci guidare da loro!

    Risoluzione adottata nel corso della riunione del Presidium del Comitato Centrale del Partito Comunista di Ucraina con la partecipazione dei responsabili dei comitati regionali di partito

    4 luglio 2019

    Ucraina: negata dal regime ai comunisti anche la possibilità di partecipare alle prossime elezioni parlamentari
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  5. #15
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    Predefinito Re: Focus: Repressione dei comunisti in Ucraina

    Appello urgente dei comunisti ucraini ai comunisti e ai democratici di tutto il mondo



    Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it

    Con un'inaudita sentenza che viola in modo flagrante i diritti umani e le libertà democratiche, la Corte Costituzionale dell'Ucraina ha sancito la validità delle odiose leggi che riscrivono la storia del paese, criminalizzando i comunisti e arrivando persino a sostenere, nel dispositivo, qualcosa che dovrebbe fare rabbrividire qualsiasi antifascista del nostro paese e del resto del mondo: “"Una delle ragioni principali delle enormi perdite umane nell'URSS, in particolare in Ucraina, durante la Seconda Guerra Mondiale risiede nel fatto che il regime nazista e il regime comunista avevano la stessa essenza antiumana".

    Sono parole che dovrebbero suscitare l'indignazione di chiunque prova ribrezzo di fronte a uno sfrontato tentativo di riscrivere la storia della Seconda Guerra Mondiale e di distribuire spudoratamente le colpe dei crimini nazisti, equamente tra vittime e carnefici (con lo scopo evidente di rivalutare i carnefici, in particolare quei collaborazionisti ora riabilitati dalle autorità di Kiev che si resero responsabili dello sterminio di centinaia di migliaia di soldati dell'Armata Rossa, partigiani e civili, in particolare di religione ebraica). E' stupefacente che nel nostro paese, mentre imperversa una vergognosa campagna russofoba che si propone esclusivamente di accrescere la tensione per inasprire i rapporti con una Russia che rimane saldamente antifascista nelle parole e nei fatti (come dimostrano le numerose risoluzioni contro il risorgere e la glorificazione del nazi-fascismo presentate all'ONU, su cui i rappresentanti italiani hanno avuto la spudoratezza di astenersi), nessuno, tra i partiti politici presenti nelle aule parlamentari, si accorga di quanto di odioso avviene nella ex repubblica sovietica dell'Ucraina (che nel marzo del 1991, prima del colpo di Stato di Eltsin e dei rinnegati di Kiev e Minsk, aveva votato a stragrande maggioranza per la sua appartenenza all'Unione Sovietica), governata oggi da nostalgici che glorificano come eroi nazionali i suoi collaborazionisti con Hitler. Ed è addirittura scandaloso che la politica abbia quasi fatto finta di niente persino nel momento in cui, di fronte alla esemplare condanna a 24 anni di carcere del miliziano nazista della Guardia Nazionale Ucraina considerato responsabile dell'assassinio nel Donbass di un nostro connazionale, il reporter Andrea Rocchelli, le autorità di Kiev hanno solidarizzato con il condannato, definendolo un “eroe di guerra” (!!!). In questo caso, nessuna interrogazione è stata presentata e nessun cartello è stato innalzato nelle aule del parlamento, non un solo striscione è stato esposto sui balconi dei palazzi istituzionali e chi, nel 2014, dagli scranni del governo (e della presidenza della Camera) aveva solidarizzato con il colpo di Stato sostenuto da USA/UE/NATO, ora tace senza alcuna vergogna. Per parte nostra, nell'esprimere piena solidarietà al Partito Comunista di Ucraina continuamente perseguitato, ci auguriamo che almeno dalle forze comuniste italiane arrivino parole (e soprattutto fatti) a sostegno della lotta dei nostri coraggiosi compagni ucraini. (Mauro Gemma)


    Il 16 luglio 2019, la Corte Costituzionale dell'Ucraina (CCU) ha emesso una sentenza in merito all'appello costituzionale di 46 deputati dell'Ucraina circa la conformità con la Costituzione dell'Ucraina della legge dell'Ucraina "Sulla condanna dei regimi totalitari comunisti e nazionalsocialisti (nazisti) in Ucraina e il divieto di propaganda dei loro simboli " datato 9 aprile 2015 n. 317-VIII.

    Contrariamente alle aspettative e alle opinioni dei principali esperti nel campo del diritto costituzionale e dei diritti umani in Ucraina, con la presente decisione, la Corte ha riconosciuto come costituzionale questa legge chiaramente anticostituzionale e antidemocratica.

    La discrepanza della legge dell'Ucraina n. 317-VIII del 9 aprile 2015 rispetto alla Convenzione per la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali e alle decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo è stata stabilita dalle competenti istituzioni giuridiche internazionali e si è riflessa nella relazione dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani sull'osservanza del rispetto dei diritti umani in Ucraina del 16 febbraio 2015 e del 15 maggio 2015. Ma questo fatto è stato ignorato dall'organo di giurisdizione costituzionale. A sua volta, la Commissione europea "Per la democrazia attraverso il diritto" (Commissione di Venezia) e l'Ufficio OSCE per le istituzioni democratiche e i diritti umani del 18-19 dicembre 2015 nella 105a riunione plenaria hanno adottato una risoluzione ad interim congiunta riguardante questa legge che, in particolare, stabilisce l'inadempienza dichiarata da parte della presunta legge costituzionale delle norme internazionali per la protezione dei diritti umani e delle libertà.

    La Corte Costituzionale dell'Ucraina ha basato questa decisione esclusivamente su motivi politici. Ciò è evidente dal messaggio di informazione ufficiale sul sito web della Corte.

    Senza citare alcun argomento legale (che non può esistere) per motivare la sua decisione, la Corte fa riferimento a quanto segue:

    "Per la loro natura criminale, i regimi comunisti e nazisti erano uguali, e i loro metodi di attuazione della politica repressiva dello stato erano identici. Questi regimi hanno negato categoricamente la possibilità dell'esistenza di uno stato indipendente ucraino, hanno perseguitato i suoi sostenitori e hanno ostacolato il risveglio nazionale ucraino”.

    "... diverse generazioni di ucraini hanno vissuto in un'atmosfera di paura universale per la mancanza di libertà, si sono trovate in condizioni di restrizioni arbitrarie dei diritti civili e politici e di altri diritti e libertà".

    "Una delle ragioni principali delle enormi perdite umane nell'URSS, in particolare in Ucraina, durante la seconda guerra mondiale risiede nel fatto che il regime nazista e il regime comunista avevano la stessa essenza antiumana".

    "Per diversi decenni, la stella rossa, la falce e il martello incrociati e altri simboli del regime comunista sono stati ampiamente utilizzati dalle forze anti-ucraine per diffondere un'atmosfera di paura, odio e aggressione, per negare il diritto del popolo ucraino al proprio stato indipendente".

    Di conseguenza, la Corte ha concluso che "la condanna dei regimi nazista e comunista da parte della legge e il divieto di utilizzare i loro simboli sono sanciti allo scopo legittimo di impedire un ritorno al passato totalitario".

    È ovvio che la CCU è passata dall'essere una corte a un corpo di repressione politica, e questa sua decisione è puramente politica e non ha nulla a che fare con la legge. Naturalmente, nominata dal regime dell'ex presidente Poroshenko, la maggioranza dei giudici della CCU ha eseguito l'ordine politico del loro "capo", e ha commesso un crimine contro la memoria storica, la Costituzione dell'Ucraina e gli standard di protezione dei diritti umani.

    Cari compagni e amici, non abbiamo dubbi che questa decisione sarà utilizzata per scatenare una nuova ondata di repressione contro il Partito Comunista, i suoi membri e sostenitori.

    In queste circostanze, abbiamo urgentemente bisogno del vostro sostegno!

    Ci saranno utili azioni e dichiarazioni che condannano la decisione criminale della Corte Costituzionale e la repressione del regime al potere!

    Inoltre, vi chiediamo di utilizzare tutte le possibili leve di influenza nelle organizzazioni internazionali e nei governi nazionali al fine di condannare questa decisione criminale della CCU, al fine di imporre sanzioni nazionali e internazionali alle persone coinvolte nell'adozione di questa decisione della CCU, politicizzata e criminale per natura e forma.

    Appello urgente dei comunisti ucraini ai comunisti e ai democratici di tutto il mondo
    Venezuela e Zimbabwe nei nostri cuori!

 

 
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