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Uno strappo, decisivo, nell'alleanza di centrodestra si consuma in Abruzzo. "La decisione è presa. In Abruzzo la Lega correrà da sola. Chi ci ama ci segua e andiamo a vincere". Così su Facebook Giuseppe Bellachioma, segretario regionale della Lega, in riferimento alle prossime elezioni regionali che dovrebbero tenersi entro l'inverno (la data del voto non è ancora stata stabilita). Soltanto ieri, giovedì, il consigliere regionale di Forza Italia, Lorenzo Sospiri, a margine di una conferenza stampa per fare un bilancio dell'attività del centrodestra in Abruzzo, auspicava che il centrodestra corresse unito alle regionali. Uno snodo, questo in Abruzzo, che può essere decisivo per la definitiva rottura tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, sempre più lontani.
FINE DEL CENTRODESTRA/ Addio a Berlusconi, chi se ne va e chi resta
FINE DEL CENTRODESTRA/ Addio a Berlusconi, chi se ne va e chi resta Berlusconi si prepara al partito unico con Renzi, ma molti forzisti non ci stanno. E vanno con Salvini. Amministratori come Toti si trovano a un bivio.
Ora invece per la prima volta potrebbe non scattare più la regola del "chi tocca Silvio muore". Con la scelta di correre da sola in Abruzzo, la Lega lancia una sfida drammatica a un partito, Forza Italia, che sembra ormai spaccato in due. Da un lato il cerchio dei pretoriani del Cavaliere formato dalla vecchia guardia dei Letta, dei Confalonieri, dei Tajani, delle Gelmini: gente che deve tutto al Cavaliere e nulla al mondo potrebbe indurli ad abbandonarlo al suo destino. Ma i più giovani hanno un futuro da costruire e un presente da difendere, fatto anche di poltrone.
Giovanni Toti, per esempio, che non intende rinunciare a governare la Liguria anche perché tra la Lega e lui (e tra lui e la Lega) c'è sempre stata lealtà. Probabile che Toti non voglia immolarsi per Silvio, soprattutto se Salvini modificherà ancora la ragione sociale leghista creando un contenitore in grado di accogliere i transfughi azzurri in un partitone nazionalista. Come Toti ci sono altri che già ora sentono il richiamo della sirena leghista, come Nunzia De Girolamo o Alessandra Mussolini, o amministratori locali come la milanese Silvia Sardone, recordwoman di preferenze al consiglio regionale lombardo che proprio pochi giorni fa è passata al gruppo misto con la motivazione, ricalcata pari pari da Salvini, che "Forza Italia si sta spostando verso il Pd".