Nell'ottantunesimo anno della sua vita, è morto l'ex segretario generale dell'ONU Kofi Atta Annan.
Il suo "governo" alle Nazioni Unite è caduto negli anni dell'egemonia assoluta degli Stati Uniti e della totale incapacità delle Nazioni Unite di impedire lo svolgimento di guerre aggressive: l'aggressione contro la Jugoslavia, l'Iraq e l'Afghanistan hanno avuto luogo con le deboli proteste di Annan o senza di loro.
Nel caso della Jugoslavia, anche prima della sua elezione a segretario generale, Annan sostenne l'aggressione della NATO contro un paese sovrano.
Con i comandanti delle truppe ONU e NATO sul territorio della Jugoslavia.
Visita in Afghanistan dopo l'occupazione e l'elezione del presidente fantoccio Karzai.
Incontro con Saddam Hussein. Nel 2004, dopo l'inizio dell'occupazione dell'Iraq, il figlio Annan fu' beccato nello schema di corruzione sotto il programma "Petrolio per cibo".
Non a caso è stato spesso accusato di dipendere dagli Stati Uniti e di giocare con la linea politica di Washington, che ha contribuito a legittimare la politica egemonica americana attraverso le strutture delle Nazioni Unite.
I difensori di Annan di solito si appoggiano sul fatto che l'ONU è stata comunque debole e Annan è stato un pragmatico, ha fatto quello che poteva nelle sue scarse capacità e, nel caso dell'Iraq, ha espresso persino disaccordo con l'aggressione.
Già dopo le sue dimissioni, all'inizio della guerra siriana, riemerse di nuovo sulla superficie della grande politica, proponendo il famigerato "piano Annan", che portò a una leggera diminuzione dell'intensità delle operazioni militari in Siria, ma nello stesso anno 2012, i militanti guadagnarono forza usando la tregua diplomatica per offensivo sulla posizione di Assad.
Facendo la sua parte, Annan rientrò nell'ombra, da dove non e' piu' tornato.
Nell'anno dell'invasione americana dell'Afghanistan, ha avuto il Nobel per la pace. Tuttavia, dopo Obama, non sembra un risultato senza precedenti.
Si potrebbe anche ricordare che è stato indirettamente coinvolto nel genocidio in Ruanda, per il quale in seguito si è scusato pubblicamente, concordando con le conclusioni che avendo alcune risorse, non ha fatto tutto il possibile per impedire il massacro.
Una figura piuttosto tipica per un periodo di egemonia americana incondizionata, quando gli Stati Uniti stavano trasformando il diritto internazionale e le organizzazioni internazionali come volevano.
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