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  1. #11
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    Predefinito re: Guerra contro i governi progressisti in Sudamerica

    E poi dicono che noi comunisti non ci uniamo! Qui ci sono tutti, Rifondazione, Rizzo e PCI di Alboresi!
    Venezuela e Zimbabwe nei nostri cuori!

  2. #12
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    Predefinito Re: Guerra contro i governi progressisti in Sudamerica

    Niente e nessuno potrà fermare il corso della Rivoluzione Bolivariana

    Le aggressioni contro il Venezuela Bolivariano si mantengono, ma niente frammenta l’unione civico militare, la pace e la tranquillità nel paese che si riprende nonostante le minacce, i tentativi di destabilizzazione, la guerra psicologica senza limiti e il blocco economico e finanziario imposto dagli Stati Uniti.


    Durante l’incontro, Maduro ha reiterato la sua fede nella gioventù venezuelana. Photo: Prensa Latina
    Le aggressioni contro il Venezuela Bolivariano si mantengono, ma niente frammenta l’unione civico militare, la pace e la tranquillità nell paese che si riprende nonostante le minacce, i tentativi di destabilizzazione, la guerra psicologica senza limiti e il blocco economico e finanziario imposto dagli Stati Uniti.
    Frutto della difesa e della scommessa per la vita, venerdì 10 maggio è stata realizzata l’ottava cerimonia di promozione del Programma Nazionale di Formazione in Medicina Integrale Comunitaria, durante la quale il presidente Nicolás Maduro ha incitato a mantenere il legato del Comandante Eterno Hugo Chávez, promotore di un Sistema di Salute indirizzato a beneficio del popolo innanzitutto.
    Durante l’incontro, Maduro ha reiterato la sua fede nella gioventù venezuelana, in un paese in cui non si promuove la guerra, ma lo studio, la difesa della pace e la fraternità tra le nazioni. Lo evidenzia il fatto che con i giovani venezuelani si sono laureati 29 colombiani, sei brasiliani, quattro peruviani, due haitiani, un cubano e un nicaraguense.
    La VTV ha precissto che il mandatario ha annunciato l’approvazione di una forte somma di denaro destinata a migliorare le condizioni dell’università delle scienze della salute del suo paese ed ha sollecitato dai professori cubani e venezuelani che formano questi professionisti del camice bianco un incremento delle iscrizioni in tutte le facoltà, per ottenere 100.000 laureati per il 2025.
    Poi Maduro ha ratificato anche «l’indeclinabile volontà di marciare con Cuba per il cammino della liberazione nazionale e latinoamericana, della costruzione dell’utopia, perchè l’America sia un territorio sovrano».
    «Che piova con tuoni e fulmini, niente e nessuno fermerà il corso del processo bolivariano nella salute e in tutti i campi e le dimensioni della nostra vita», ha assicurato.

    Niente e nessuno potrà fermare il corso della Rivoluzione Bolivariana ? Esteri ? Granma - Organo ufficiale del PCC
    Venezuela e Zimbabwe nei nostri cuori!

  3. #13
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    Predefinito Re: Guerra contro i governi progressisti in Sudamerica

    LUCI E OMBRE DEL PROCESSO DI TRANSIZIONE AL SOCIALISMO IN BOLIVIA

    di Marco Quagliaroli

    Ragionare sul processo antimperialista bolivariano e socialista in Bolivia significa riflettere sulla personalità politica di Evo Morales e sulla natura ideologica del partito da lui fondato, ossia il Movimento al Socialismo (MaS).

    Morales nacque il 26 ottobre 1959 a Orinoca in una famiglia contadina di etnìa aymara. Iniziò la sua attività politica come sindacalista e dirigente dei movimenti sociali indi genisti. Nel 1998 fondò il Movimento al Socialismo (MaS), un partito che di fatto è il contenitore di tutti i movimenti attivi nel paese come la Centrale Contadina, i movimenti idi genisti, femminili, studenteschi e soprattutto la Centrale Operaia Boliviana (COB) che costituisce il settore sindacale più avanzato del paese ed è presente in modo capillare nelle fabbriche e nelle miniere di La Paz (capitale economica della Bolivia), Sucre (la capitale legale) e Cochabamba.

    Il MaS integra il marxismo con il bolivarismo, l’indigenismo e la teologìa della liberazione nella sua versione più avanzata (come Chavez, anche Motrales è credente), il tutto all’interno di un robusto antimperialismo e un forte patriottismo.

    Nelle elezioni presidenziali del 2002 ottenne il 20% dei consensi nelle elezioni legislative del 2005, sull’onda dei successi del Venezuela chavista, Morales e il MaS ottennero la maggioranza assoluta con il 53,70% dei suffragi.

    Da quel momento il partito rafforzò sempre più la sua egemonìa politico-elettorale: nel 2009 – 2943209 voti pari al 64,22% e nel 2014 – 3173304 voti pari al 61,36%. Sempre nel 2014 si svolsero anche le elezioni legislative in cui il MaS raggiunse il 65,38% alla Camera eleggendo 85 deputati 130 e il 66,66% al Senato ottenendo 24 senatori su 36. Nelle elezioni legislative il partito si assicurò 6 distretti su 7. (Ricordiamo che nelle liste del MaS sono storicamente presenti i candidati del piccolo ma combattivo Partito Comunista).

    L a motivazione di questo consenso di massa così largamente maggioritario va ricercata nella coerente ed efficace politica economica socialista e nella chiara e ferma posizione antimperialista e patriottica sviluppata dal governo: nazionalizzazioni del suolo, delle materie prime, degli idrocarburi (in particolare dei giacimenti di gas naturale), delle’energia, di banche e assicurazioni, riforma agraria (la terra ai contadini nella forma della proprietà cooperativa), delle industrie strategiche, costruzione di infrastrutture come case, scuole, strade, ospedali e ambulatori, abbattimento dell’analfabetismo, protagonismo politico dei gruppi etnici da sempre emarginati e oppressi, istruzione e sanità gratuite (ricordiamo la “operacion milagro” dei medici cubani che guarirono gratuitamente centinaia di migliaia di latinoamericani affetti dalla cataratta), aumento di salari e stipendi, un tasso di crescita del 5% annuo che ha trasformato la Bolivia dal paese più povero del subcontinente americano in quello con il più alto tasso di sviluppo ed infine l’entrata in vigore di una costituzione fortemente orientata in senso socialista.

    Il popolo boliviano ha compreso che per la prima volta nella storia della nazione le ricchezze naturali e le risorse economiche rimangono di proprietà nazionale e non sono più depredate dalle multinazionali straniere. Questo elemento ci fa comprendere l’importanza dello storico patriottismo presente tra le masse popolari.

    Oggi possiamo affermare che la Bolivia è divenuto un paese industriale e ciò consente di parlare di “miracolo economico socialista”. Il settore privato è ancora presente in alcuni settori complementari dell’economia come l’artigianato, il piccolo commercio, le aziende a conduzione familiare.

    Morales ha anche perseguito una attiva politica di alleanze aderendo all’Alternativa Boliviariana d’America (ALBA) promossa da Cuba e Venezuela, con il Messico del nuovo presidente Obrador (alimentando il progetto continentale della Patria Grande di Bolìvar, Martì e Guevara) e alla Via della Seta.

    L’espulsione dell’ambasciatore statunitense ha reso politicamente stabile il paese poiché, secondo Morales, l’ambasciata di Washington è sempre un centro di complotti controrivoluzionari.

    Nel quadro dell’adesione alla Via della Seta occorre porre in evidenza il viaggio di Morales in Cina e Russia avvenuto dal 13 al 20 giugno 2018. Nel corso della visita Morales e Xi Jinping hanno firmato l’accordo relativo all’ingresso della Bolivia nella Via della Seta ma anche accordi bilaterali. La Cina fornisce al governo boliviano equipaggiamenti, divise, armi leggere e soprattutto 31 mezzi blindati Tiger 4×4 (6 per l’aviazione, 6 per la marina e 19 per l’esercito). I Tiger sono dotati di mitragliatrici calibro 7.62 mm o 12.7 mm installata sulla torretta, raggiungono una velocità massima di 110km/h e sono in gradi di attraversare corsi d’acqua profondi 800-1200 mm. In cambio La Paz fornisce al gigantesco paese asiatico zucchero, gas naturale e molibdeno.

    I due capi di stato hanno ribadito l’eccellente livello dei rapporti bilaterali e la fedeltà incrollabile alla causa nel socialismo nel mondo.

    In Russia Putin e Morales hanno annunciato l’avvenuta installazione in Bolivia del primo ICBM (missile balistico intercontinentale) di fabbricazione russa. Il presidente russo ha ribadito a Morales l’incondizionato appoggio di Mosca ai paesi bolivariani antimperialisti.

    Naturalmente non mancano problemi in questo contesto così particolare di transizione al socialismo. In una recente intervista Morales ha evidenziato che chi esce dalla povertà e raggiunge un migliore tenore di vita mostra subito di avere nuove prospettive dimenticando la propria posizione di partenza. E’ del tutto evidente che necessario una rivoluzione culturale finalizzata alla creazione di una coscienza socialista di massa, unico modo per liquidare ogni incrostazione egoistica e individualista.

    Tuttavia ciò che più preoccupa del socialismo bolivariano, non solo in Bolivia ma anche in Venezuela, è la mancanza dello strumento della dittatura del proletariato.

    Ciò consente all’opposizione borghese di agire e questo è un pericolo che mette a rischio il processo di transizione al socialismo. Basti ricordare l’Indonesia di Sukharno e il Cile di Allende per comprendere la preoccupazione che qui come leninisti esprimiamo. Del resto molti paesi che erano membri dell’ALBA sono già stati riconquistati dall’Impero del Male, si pensi a Brasile, Argentina, Ecuador, El Salvador, Honduras.

    Partiamo da due concetti leninisti. 1) lo stato borghese si abbatte non si cambia: significa che lo stato è sempre uno strumento di repressione di una classe sull’altra; 2) pensare di costruire il socialismo lasciando la libertà politica alla borghesia è pura follia. La dittatura proletaria è la più alta forma di democrazia dall’umanità poiché è la dittatura di molti sfruttati che hanno conquistato il potere contro pochi briganti sfruttatori rovesciati. Per il proletariato al potere la liquidazione fisica della borghesia rovesciata non è solo un diritto ma è anche un dovere morale di fare giustizia e la garanzia della vittoria. Viceversa il potere proletario sarà sempre malfermo . Ma lasciamo la parole a Lenin. In occasione del 1° congresso dell’Internazionale Comunista – 2-6 marzo 1919 egli presentò il testo “Tesi e rapporto sulla democrazia borghese e sulla dittatura del proletariato” Edizioni Progress 1980.

    “In nessun paese capitalista esiste la democrazia pura ma esiste solo la democrazia borghese …..La storia insegna che nessuna classe oppressa è mai giunta al potere senza attraversare un periodo di dittatura, ossia di conquista del potere politico e di repressione della resistenza più furiosa, più disperata, che non si arresta dinanzi a nessun delitto, quale è la borghesia sfruttatrice (vedi Guaidò in Venezuela – NdA).

    Engels e Marx avevano esposto con il massimo rigore scientifico il carattere della repubblica borghese definendola una macchina che permette alla borghesia di schiacciare le masse lavoratici ……I traditori del socialismo presentano le cose come se la borghesia avesse regalato ai lavoratori la democrazia pura, come se la borghesia, rinunciando a resistere, fosse disposta a sottomettersi alla maggioranza dei lavoratori (vedi la via parlamentare al socialismo – NdA), come se nella repubblica democratica non vi fosse una macchina statale per opprimere il lavoro da parte del capitale ……

    Analizzando la portata storica della Comune, Marx ha evidenziato il carattere sfruttatore della democrazia parlamentare borghese, in cui le classi oppresse hanno solo il diritto di decidere, ogni tanti anni, quale esponente borghese le dovrà rappresentare e reprimere ……

    Ogni operaio cosciente sa che sarebbe assurdo permettere la libertà di riunione agli sfruttatori in una situazione in cui questi ultimi oppongono resistenza per non essere abbattuti e difendono i propri privilegi.

    La borghesia, quando era rivoluzionaria, sia Inghilterra nel 1649 (condanna a morte di Carlo I – NdA) e nel 1793 in Francia (condanna a morte di Luigi XVI-NdA), non ha mai concesso la libertà di riunione all’aristocrazia che aveva chiamato gli eserciti stranieri per organizzare la restaurazione …….

    I Capitalisti hanno sempre considerato la libertà come la libertà di arricchirsi e di far morire di fame gli operai. Chiamano libertà la libertà di usare le loro ricchezze per fabbrica, corrompere, contraffarre l’opinione pubblica .

    I difensori della democrazia pura sono i difensori del più immondo e corrotto sistema di dominio dei ricchi sulle masse poiché le distolgono, con le loro belle frasi profondamente ipocrite, dal compito di liberarsi dall’oppressione.

    La libertà e l’uguaglianza si avranno solo nel sistema costruito dai comunisti in cui non ci si potrà arricchire a spese altrui ….

    I marxisti hanno sempre sostenuto che quanto più la democrazia pura si sviluppa, tanto più diviene paese e implacabile la lotta di classe e il dominio dittatoriale appare nella sua purezza. L’affare Dreyfus, nella Francia repubblicana, le sanguinose repressioni nella repubblica democratica degli Stati Uniti d’America evidenziano questa verità.

    Nelle repubbliche più democratiche regnano il terrore e la dittatura della borghesia che si mostrano apertamente ogni volta che i capitalisti temono di perdere il potere……

    L’assassinio di Luxemburg e Liebknecht è un fatto di portata storica mondiale, non solo perché sono tragicamente caduti i migliori elementi dell’internazionale proletaria comunista , ma anche perché in uno stato europeo progredito ha rivelato la sua natura classista. Se dei cittadini in stato di arresto possono essere stati impunemente ciò dimostra che la cosiddetta repubblica democratica è una dittatura della borghesia …

    La dittatura borghese è la dittatura di pochi sfruttatori sui molti, viceversa la dittatura proletaria è legittima e autenticamente democratica poiché è la dittatura dei molti contro la minoranza sfruttatrice ed è l’unica difesa del proletariato contro il nemico di classe ……

    Sarebbe la peggiore delle assurdità credere che la rivoluzione più profonda della storia dell’umanità – il trapasso dal capitalismo al socialismo – possa realizzarsi entro il quadro della democrazia borghese senza fratture più radicali ……

    L’essenza del potere sovietico consiste nel fatto che il potere statale è nelle mani degli operai e dei contadini, ossia quelle classi che nelle repubbliche borghesi sono sfruttate. Alla guerra della borghesia rispondiamo con la guerra del proletariato: non vi può essere altra soluzione.”

    Quest’ultima frase di Lenin coincide quasi testualmente con la seguente presa di posizione di Kim Il Sung in merito al contenzioso con il Quarto Reich: “Alla guerra risponderemo con la guerra, alla pace risponderemo con la pace.”

    Due considerazioni conclusive.

    Gramsci è molto conosciuto e studiato in Venezuela e Bolivia, la speranza è che si tenga conto che egli, da autentico leninista, sostiene il concetto di dittatura proletaria.

    Inoltre vi sono i falsi amici dei paesi bolivariani, ossia coloro che affermano che questi paesi sono democratici poiché si tengono molte consultazioni elettorali, ritenendo che questo sia un merito di quei governi, ed invece è proprio questo il loro più grande errore per i motivi sopra esposti.

    https://ilventodellest2019.wordpress...mo-in-bolivia/
    Venezuela e Zimbabwe nei nostri cuori!

  4. #14
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    Predefinito Re: Guerra contro i governi progressisti in Sudamerica

    Il PCV consegna a Miraflores una comunicazione al presidente Maduro

    13/05/2019

    Caracas, 13 maggio 2019, Tribuna Popular TP - L'Ufficio Politico del Partito Comunista del Venezuela (PCV) ha riferito di aver consegnato lo scorso 10 maggio nel Palacio de Miraflores una lettera al presidente Nicolas Maduro, nella quale si evidenziano una serie di proposte ed inviti urgenti, in attesa - non certo passiva - di una pronta risposta da parte del capo dello stato e del presidente del PSUV.

    Visto il significato della dichiarazione, soprattutto nei tempi attuali di rapida escalation dell'aggressione imperialista contro il popolo venezuelano, Tribuna Popular pubblica integralmente questa comunicazione:

    Compatriota,

    NICOLÁS MADURO MOROS,

    Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela

    Voglia ricevere un saluto cordiale, patriottico e rivoluzionario a nome dell'Ufficio politico del Comitato centrale del Partito Comunista del Venezuela (PCV).
    Abbiamo deciso di rivolgerci a Lei in tempi di grandi minacce per la patria, per l'escalation aggressiva, interventista e golpista criminale svolta dall'imperialismo USA-europeo e dai loro paesi sudditi e partner, al fine di liquidare la sovranità nazionale, la proprietà delle nostre risorse e forzare il nostro allineamento con il blocco egemonico dominante, nel contesto dell'intensificazione delle contraddizioni inter-imperialiste e inter-capitaliste che dominano la scena globale.

    A questo proposito, il nostro partito ha ricordato in più occasioni la necessità di fornire al progressivo processo bolivariano una direzione collettiva, unitaria e rivoluzionaria, dove le diverse forze politiche e sociali che compongono l'alleanza patriottica possano effettivamente esprimersi, sentire il polso delle dinamiche politiche, economiche e sociali del nostro paese, per l'elaborazione collettiva delle linee politiche; e che, insieme al Presidente della Repubblica e al suo governo, si possa valutare la gestione governativa con criteri critici ed autocritici, apportando le correzioni e gli emendamenti ritenuti necessari a favore della classe operaia e dei lavoratori della città e della campagna. Inoltre, nel momento in cui tale direzione fosse collettiva e unitaria e non solo del governo, potrebbe prendere su di sè la responsabilità per la conduzione complessiva e coesa del processo di cambiamento, nonchè la sua difesa nazionale ed internazionale, di fronte all'assalto del nemico imperialista.

    Tuttavia, fino ad ora, un tale approccio non è stato preso in considerazione dal governo o dal PSUV. Ma, ancor di più, è sorprendente che, nonostante l'aggravarsi della crisi del capitalismo venezuelano, basato sulle rendite e la dipendenza, con il blocco economico brutale e le azioni putschiste dell'imperialismo e dei suoi agenti nazionali, tendenze al settarismo ed all'esclusione hanno preso forza a seguito delle istanze del governo e dei principali settori del PSUV, a livello nazionale e in molte regioni, nonostante la firma dell'accordo quadro PSUV-PCV.

    A questo proposito, richiamiamo l'attenzione, ancora una volta, sul fatto che gli impegni contenuti nell'"Accordo quadro unitario" firmato da voi nella vostra veste di Presidente del PSUV il 26 febbraio 2018, non sono stati rispettati. Fino ad ora, nonostante la nostra insistenza, abbiamo notato la totale assenza di interesse da parte della direzione nazionale del governo-PSUV a creare le condizioni e le aree di lavoro al fine di affrontare congiuntamente lo sviluppo e l'attuazione di questo importante accordo.

    Ciò è particolarmente grave quando peggiorano in modo estremo le condizioni dei lavoratori, dei contadini poveri e delle persone in generale, nei fatti verificandosi una marcata tendenza ad invertire i passi di progresso e le conquiste popolari raggiunte durante l'amministrazione del presidente Chavez; come il deterioramento e la ri-privatizzazione delle imprese statali, il ritorno dei beni recuperati dai proprietari terrieri nelle mani di questi ultimi, le crescenti violazioni dei diritti del lavoro, lo smantellamento dei contratti collettivi con l'imposizione unilaterale di tabelle salariali che disgregano quanto era stato conquistato, la compiacenza sistematica con i capitalisti nelle controversie di lavoro, le misure di gestione delle crisi che favoriscono il capitale a scapito degli interessi dei lavoratori, ed ulteriori situazioni altamente preoccupanti che minano la forza del processo bolivariano tra le masse lavoratrici delle città e della campagna.

    All'escalation aggressiva del governo imperialista degli Stati Uniti, accompagnata dalla sua politica di isolamento internazionale del nostro Paese, si è unito il boicottaggio del mondo degli affari, le azioni impunite dei gruppi monopolistici, delle mafie del mercato e dei burocrati corrotti e insensibili, fattori che portano a un crollo generale dell'economia e un declino inarrestabile del tenore di vita della nostra gente, la quale sta vivendo un sentimento di impotenza popolare e un'inesplicabile inerzia delle autorità. Tutte le istanze predette esigono dal governo venezuelano e dalle forze del processo bolivariano una risposta energica, straordinaria ed efficace oltre che, a nostro avviso, una necessaria risposta rivoluzionaria e risoluta. Ci riferiamo, in sostanza, ad una nuova concezione del governo, veramente rivoluzionaria popolare e democratica, con nuove politiche economiche, agrarie e del lavoro.

    Nel futuro immediato, sentiamo l'urgente necessità della difesa della patria e della generazione di una forza unitaria operaia, contadina, cooperativa e popolare che ci permetta di affrontare con successo la crisi, l'attivazione immediata della unità di azione patriottica, anti-imperialista e popolar-rivoluzionaria, invitando tutti gli attori che sono pronti a difendere la nostra sovranità e le conquiste democratiche del popolo, per l'impostazione di un nucleo forte di questa ampia unità di azione collettiva e di una direzione unitaria composta dai partiti e dalle organizzazioni del processo bolivariano e del lavoro, contadino, cooperativo e popolare, di portata nazionale, ma non solo quelli diretti o influenzati dal PSUV e dalle sue diverse tendenze, bensì tutte le organizzazioni che affermano di essere rivoluzionarie, di classe, patriottiche e progressive.

    Mentre salutiamo le intenzioni positive dell'appello presidenziale del Primo Maggio, ad aprire un processo di consultazione per una "rettifica" nella gestione del governo, riteniamo sia necessario andare oltre perché non abbiamo semplicemente bisogno della ricerca di rettifiche nei metodi e nelle procedure nella gestione del governo, ma, come abbiamo sottolineato sopra, necessitiamo di una nuova concezione del governo, una nuova direzione politica del processo (direzione collettiva, unitaria e conseguentemente rivoluzionaria del processo) e nuove politiche volte a rifondare e ricostruire il modello economico venezuelano sotto la guida della classe operaia e dei lavoratori della città e della campagna, smantellando il potere dei monopoli e delle mafie, allontanando la borghesia dal controllo dell'economia nazionale.

    Al fine di presentare queste proposte con maggiore ampiezza e dettaglio, nonché per scambiare altre complesse e necessarie osservazioni per la difesa e l'approfondimento del processo di cambiamento, proponiamo ancora una volta, Compatriota Presidente, di tenere un incontro di lavoro tra Lei e il nostro Ufficio politico.

    Senza ulteriori indugi, ribadiamo il nostro saluto cordiale, patriottico e rivoluzionario.

    L' Ufficio politico del Comitato centrale del Partito Comunista del Venezuela (PCV)

    https://www.resistenze.org/sito/te/p...e14-021567.htm
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  5. #15
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    Predefinito Re: Guerra contro i governi progressisti in Sudamerica

    Sapevo che Maduro non sta facendo abbastanza. Però dato il tentato golpe imperialista, l'unica soluzione sensata è quella di cagare il cazzo da dentro il Grande Polo Patriottico, come fanno i compagni del PCV.
    Venezuela e Zimbabwe nei nostri cuori!

  6. #16
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    Predefinito Re: Guerra contro i governi progressisti in Sudamerica

    Appoggio incondizionato al Presidente Maduro, al suo governo ed alle masse popolari venezuelane

    Lettera Aperta

    L’Associazione di Solidarietà fra i Popoli “Alma Rebelde” con sede nazionale a Ravenna congiuntamente alle altre associazioni e collettivi che sottoscrivono la presente dichiarazione pubblica sono attive nel sostegno alla Rete Italiana di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana “CaracasChiAma”.

    La Rete “CaracasChiAma” negli ultimi anni, a partire dal 2014, svolgendo un intenso lavoro di informazione e mobilitazione sul territorio italiano ed a livello internazionale, è cresciuta in modo esponenziale, grazie anche al riconoscimento e all’appoggio di compagne e compagni del Venezuela che hanno in passato animato le attività dell’Ambasciata del Venezuela a Roma e dei Consolati a Napoli e Milano, come Alfredo Viloria Pérez, già Primo segretario dell’Ambasciata a Roma o Amarilis Gutiérrez Graffe, già Console a Napoli, a cui va tutto il nostro riconoscimento ed appoggio. Compagne e compagni che hanno sempre dimostrato la loro indiscutibile e determinata adesione al Chavismo, dedicandosi pienamente allo sviluppo della Rivoluzione Bolivariana. Costoro, insieme a diversi altri funzionari chavisti – o comunque professionisti di riconosciuta capacità – sono stati in questi anni sorprendentemente osteggiati, utilizzati o anche oggetto di tentativi di manipolazione, persino in alcuni casi spinti gli uni contro gli altri, quando non allontanati dai propri incarichi – come accaduto nei tentativi di screditare l’onorabilità di compagni come Giancarlo Di Martino, attuale Console a Milano, o come accaduto nei casi di Marcela Kahn, Miriam Castellanos, Marianela Urdaneta, Eleanor Franchi, Belkis Espinal, per citare solo i casi più evidenti e che sono all’oggi di nostra conoscenza – cosicché la Rete Italiana di Solidarietà si è vista progressivamente ostacolata di fronte alle rappresentanze istituzionali venezuelane in Italia. Rappresentanze istituzionali di cui oggi, sotto gli occhi di tutti, abbiamo assistito alla deriva malcelata quanto accelerata verso destra. Anzi, da parte dell’ex ambasciatore Isaías Rodríguez, di concerto con altri poco chiari personaggi italiani, sono stati messi in campo negli ultimi anni diversi tentativi – seminando discordie e alimentando conflitti inutili quanto evitabili – di annullamento della Rete, solo parzialmente riusciti. Pur non essendo stato possibile sinora svolgere i semestrali incontri nazionali decisi democraticamente dalle organizzazioni di base in Italia, a causa di questo evidente sabotaggio interno, cosa che ha ostacolato lo sviluppo delle relazioni tanto con l’Ambasciata quanto con i Consolati, la Rete ha comunque continuato a svolgere altrimenti le proprie attività secondo i principi del protagonismo popolare democratico e partecipativo (dagli incontri ed eventi territoriali all’informazione corretta nelle reti sociali).

    Abbiamo appreso, inoltre, che nelle ultime settimane, poco prima dell’uscita di scena del precedente ambasciatore, all’interno della stessa Ambasciata sono persino stati occultati, per ordine dello stesso ex ambasciatore, tutti i quadri e i simboli che rappresentano il Comandante Eterno Hugo Rafael Chávez Frías perché ritenuti, evidentemente da alcuni burocrati non poco ottusi, “non istituzionali”.

    Ci risulta inoltre, non da oggi ma da diversi anni – come più volte in differenti occasioni e da diverse parti segnalato – assolutamente incompatibile, esiziale e nefasta la presenza all’interno dell’Ambasciata in Italia, con incarichi di alto livello, di personaggi legati a doppio filo con gli ambienti della destra controrivoluzionaria ed antichavista, come nel caso della signora Maria Elena Uzzo di Giannattasio. Pubblica e notoria è la totale estraneità di questa signora con la storia ed i fondamenti della Rivoluzione Bolivariana e della Rete Bolivariana stessa, come pubblica e notoria è la sua intima amicizia e collaborazione, ad esempio, con la “giornalista” italo-venezuelana Marinellys Tremamunno, tra i volti televisivi in Italia più conosciuti e rabbiosi della mobilitazione controrivoluzionaria antichavista.

    Abbiamo rispettato, rispettiamo e continueremo a rispettare le decisioni del Presidente Maduro tese al sano sviluppo della Rivoluzione Bolivariana ed esattamente per questo consideriamo imprescindibile denunciare ciò che in tutta evidenza non è accettabile poiché minaccia le sorti della Rivoluzione stessa, come lo è la pratica di continuare ad alimentare il nemico in casa propria.

    Consideriamo altrettanto imprescindibile il dibattito franco e aperto, senza adulazioni di sorta, così come è giusto che lo stesso Presidente Maduro pretende che sia, senza timori reverenziali e incondizionatamente leali nell’azione: noi non siamo assoldati in alcun modo, motivo per il quale i rivoluzionari possono rinunciare ad un incarico ma non alla Rivoluzione.

    Chi come noi sostiene la Rete Italiana di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana “CaracasChiAma”, si riconosce nel Potere Popolare Costituente in Azione, e in questo senso siamo decisi ad alimentarla ed appoggiarla, e senza dubbio, a sua volta, essa stessa continuerà ad essere un punto di riferimento affinché gli opportunisti ed i profittatori, i pusillanimi e i codardi, gli adulatori e i parassiti, come ha ricordato lo stesso Presidente Maduro, non abbiano più alcun margine di agibilità e di manovra nella loro azione di sabotaggio contro la Diplomazia di Pace Bolivariana, la Diplomazia Rivoluzionaria costruita dal Comandante Eterno Hugo Rafael Chávez Frías.

    Affermiamo la nostra volontà e determinazione di non consentire a nessuno, in alcun modo, di opporsi al processo di sviluppo della Rivoluzione Bolivariana sotto la direzione del Presidente Maduro.

    Per i motivi sopra descritti riteniamo necessario ricominciare da dove eravamo rimasti, ossia da quello che doveva essere e comunque sarà il Sesto Incontro di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana della Rete “CaracasChiAma” che, come deciso due anni fa, proponiamo si tenga a Napoli, tra il 28 e 30 giugno 2019, in occasione della Festa della Riscossa Popolare. Convochiamo tutte le compagne e tutti i compagni solidali con la Rivoluzione Bolivariana a partecipare e dare il proprio contributo per la costruzione di questo evento.




    ¡CHÁVEZ VIVE! ¡LA LUCHA SIGUE!

    ¡INDIPENDENCIA Y PATRIA SOCIALISTA!

    ¡VIVIREMOS Y VENCEREMOS!

    ¡AQUÍ NO SE RINDE NADIE!

    ¡LEALES SIEMPRE! ¡TRAIDORES NUNCA!

    – Associazione di Solidarietà fra i Popoli “Alma Rebelde” (Ravenna, Reggio Emilia, Parma, Forlì-Cesena, Milano, Savona, Como, Bergamo, Firenze, Pisa, Jesi, Roma, Napoli, Brindisi, Reggio Calabria) –almarebelde.org

    – Comitato Italo-Venezuelani Chavisti del Piemonte (Torino)

    – Associazione Culturale Metamundi (Mantova, Firenze) – youtube: mediamundi

    – Associazione Eco Mapuche – (Forlì)

    – Comitato Italia-Venezuela Bolivariano (Roma) – @ComitatoItaliaVenezuelaBolivariana

    – A.I.A.S.P. (Roma) – @aiaspcasadeipopoli

    – C.A.O.S. (Roma) – @collettivo-Antiimperialista-Organizzazione-per-la-Solidarietà

    – Patrioti per l’autodeterminazione dei popoli (Roma) – @groups/1573138842990000

    – ALBAinformazione – per l’Amicizia e la Solidarietà tra i Popoli (Napoli, Salerno, Catania) – albainformazione.com

    – GAlleЯi@rt (Napoli) – @galleri.art1

    – Gruppo di Volontariato NIKA (Napoli) – @NikaNapoli


    https://albainformazione.com/2019/06/05/21460/
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  7. #17
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    Predefinito Re: Guerra contro i governi progressisti in Sudamerica

    Il Nicaragua denuncia crimini d'odio e terrorismo dell'opposizione



    Il Nicaragua denuncia i "crimini d'odio" commessi contro i sandinisti e il "terrorismo e colpi di stato" promosso dall'opposizione nelle proteste del 2018.

    La vicepresidente nicaraguense, Rosario Murillo, ha denunciato il caso di Bismarck Martinez, un lavoratore del municipio di Managua (capitale), il cui corpo è stato trovato quasi un anno dopo essere stato dato per disperso nel contesto della crisi scoppiata l'anno scorso.



    “Quelli che abbiamo denunciato sono crimini d’odio, crudeli, umilianti, trattamenti degradanti, disumani e distruttivi promossi attraverso il terrorismo, per realizzare un golpe nel nostro paese”, ha lamentato Murillo,che oltre ad essere vicepresidente è moglie del presidente, Daniel Ortega.

    Il leader sandinista ha sottolineato che il governo ha denunciato e continuerà a denunciare questi crimini, "perché questo è ciò che ha sofferto il popolo nicaraguense".

    Martinez era un militante sandinista la cui scomparsa è stata segnalata nel giugno dello scorso anno.

    La scorsa settimana è stato trovato in una fossa e la sua identità è stata confermata dall'Istituto di medicina legale.

    In base alla versione ufficiale, il lavoratore sandinista in questione è stato rapito, torturato e ucciso da un gruppo di manifestanti dell'opposizione che hanno bloccato la strada nella città di Jinotepe, Carazo (sud), tra giugno e luglio 2018.

    Il Nicaragua soffre una grave crisi dal 18 aprile 2018, quando le proteste sono iniziate contro le riforme della legge sulla sicurezza sociale, successivamente abrogate. Queste rivolte hanno portato a 199 morti, secondo l'esecutivo del paese.

    Secondo l'amministrazione di Ortega, dietro i violenti scontri c'era una "cospirazione" e un "colpo di Stato" promosso da gruppi sostenuti dagli Stati Uniti e dal narcotraffico.

    Il governo continua a lanciare appelli all'opposizione per il dialogo per raggiungere la pacificazione del Nicaragua e porre fine alla crisi socio-politica che ha causato il declino economico, la migrazione e la disoccupazione.

    https://www.lantidiplomatico.it/dett...ne/5694_28795/
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  8. #18
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    Predefinito Re: Guerra contro i governi progressisti in Sudamerica

    Il popolo del Nicaragua perdona, ma non dimentica

    Un anno è passato da quel martedì 30 maggio, giorno nefasto per la pace e la stabilità del Nicaragua, nel quale morirono persone innocenti e altre centinaia soffersero ferite.


    Un uomo alza un cartello alludendo alla pace, lunedì 30 aprile del 2018, durante una marcia in appoggio al Governo: Sì al dialogo e No alla violenza, a Managua. Photo: TELESUR

    Un anno è passato da quel martedì 30 maggio, giorno nefasto per la pace e la stabilità del Nicaragua, nel quale morirono persone innocenti e altre centinaia soffersero ferite.

    È passato un anno da quel martedì 30 maggio quando morirono persone innocenti e centinaia soffersero ferite. Fomentare azioni violente era la strategia fertile dell’opposizione per provocare il caos nel paese centroamericano, soprattutto tra aprile e maggio del 2018, con aggressioni dirette contro i simpatizzanti del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN), e contro ufficiali dell’ordine pubblico e civili che non militavano in nessun partito politico.

    In un paese dove i livelli di violenza sono insignificanti se si considerano le cifre storiche, nuovamente l’insicurezza era provocata dallo scontro politico e sociale che esacerbava i comportamenti delinquenziali per screditare il Governo legalmente costituito.

    Un video pubblicato di recente dall’organizzazione Juventud Presidente, ricorda che arrivarono a Managua proprio quel giorno, gruppi d’estrema destra provenienti da differenti regioni del paese che, si presumeva, volevano assistere a un concerto per la pace organizzato dal FSLN. Arrivò anche una carovana di sandinisti che veniva del nord, ma fu imboscata in un attacco nel quale morirono due persone e 20 furono ferite.

    I golpisti provocarono nella capitale forti scontri.

    Nella zona di Tiscapa, un gruppo armato aggredì coloro che alla fine del concerto si disponevano a prendere gli autobus per il ritorno.

    Si parlò anche di cecchini collocati dalle forze del Governo nelle terrazze per affrontare le marce dell’opposizione, un altro modo per incolpare il FSLN e far sì che - così come accadde - i grandi media della stampa occidentale e le organizzazioni tristemente celebri come l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) puntassero loro cannoni contro il sandinismo.

    Pochi giorni fa i membri della delegazione del Governo del Nicaragua al tavolo dei negoziati, hanno precisato che si avanza nel consolidamento della pace e che si sentono impegnati con l’organizzazione di tutta l’attività sociale, lavorativa e comunitaria e le mobilitazioni per la piena ristrutturazione del paese, affermando così il Programma per Ristabilire la Sicurezza, il Lavoro e la Pace dall’intesa sociale.

    Telesur ha precisato che sono recluse 336 persone vincolate ai fatti del 2018 e ne mancano 142 che – come parte del processo e dell’accordo con la costituzione e le legge di questo paese – dovranno esse scarcerate in regime di convivenza familiare prima del 18 giugno prossimo.

    Inoltre sono state create 500 Commissioni di Riconciliazione Giustizia e Pace nei municipi e nelle località della nazione per realizzare l’intesa tra diversi settori della popolazione.

    Un Comunicato del Governo di Riconciliazione e Unità Nazionale (GRUN) segnala importanti passi avanti «nell’attenzione integrale, con appoggi solidali a centinaia di famiglie che sono ricevute in qualità di vittime sofferenti per il terrorismo golpista» e che si presenterà in qualità della Legge, un Piano Integrale d’Attenzione alle Vittime (PIAV), centrato nel principio de «perdonare, non dimenticare e non ripetere».(GM – Granma Int.)

    Il popolo del Nicaragua perdona, ma non dimentica ? Esteri ? Granma - Organo ufficiale del PCC
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  9. #19
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    Predefinito Re: Guerra contro i governi progressisti in Sudamerica

    Questa per gli scemi del villaggio trotskisti era la rivoluzione contro il cattivo regime.
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  10. #20
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    Predefinito Re: Guerra contro i governi progressisti in Sudamerica

    Honduras: 10 anni di golpe e neoliberismo

    Katu Arkonada Cubadebate, Contra el Terrorismo Mediático



    Le mobilitazioni popolari si succedono in Honduras. In questi giorni sono 60 mila medici e insegnanti sul piede di guerra contro un sistema politico che cerca, per imposizione del Fondo Monetario Internazionale, la privatizzazione della salute e dell’istruzione. Le mobilitazioni hanno un tale grado di sostegno popolare per la Polizia Nazionale ha aderito allo sciopero, costringendo il governo di Juan Orlando Hernandez (JOH) a schierare le forze armate in compiti di repressione delle proteste popolari.

    Ma questa storia inizia 10 anni fa, il 28 giugno 2008, quando 200 militari incappucciati entrano, di notte e con l’inganno, nella residenza presidenziale di Tegucigalpa e strappano, in pigiama, il presidente Mel Zelaya per, dopo una breve passaggio in una base militare, deportando in Costarica, nonostante il fatto che l’articolo 102 della Costituzione proibisca espressamente che nessun honduregno possa essere espatriato o consegnato ad uno stato straniero.

    L’argomento per il colpo di stato era l’intenzione di Mel Zelaya di collocare un’urna nelle prossime elezioni, promuovendo un referendum che desse il via a riforme costituzionali. Ma ciò era la forma. La sostanza era che Zelaya, un proprietario terriero che aveva vinto le elezioni con il supporto del Partito Liberale, aveva dato una svolta a sinistra dopo aver conosciuto i disagi del popolo honduregno, impantanato nella povertà e violenza, e anche, con l’autorizzazione del Parlamento, aveva incorporato l’Honduras prima in Petrocaribe e poi nell’ALBA.

    Questo è stato il primo golpe vincente contro i governi del ciclo progressista, e lo è stato contro il suo anello più debole, inaugurando un periodo di restaurazione conservatrice in lungo ed in largo per l’America Latina, che è stato seguito da colpi di stato parlamentari in Paraguay contro Fernando Lugo, o in Brasile contro Dilma Rousseff, mentre si sviluppava il lawfare, la guerra giudiziaria contro dirigenti progressisti come Lula da Silva, Cristina Fernandez de Kirchner e Rafael Correa.

    Ma l’Honduras ha vissuto altri due golpe, in questo caso elettorali.



    Nel 2013, e con Mel Zelaya di nuovo nel paese, ma impossibilitato a presentarsi, Xiomara Castro è stata la candidata alla presidenza del Partito Libertà e Rifondazione (Libre). L’inesperienza di Libre e la sua ineguale distribuzione territoriale hanno portato a che le elezioni fossero manipolate a vantaggio di Juan Orlando Hernández. Un solo dato: nello stesso momento in cui si produceva il riconteggio, i magistrati del Tribunale Supremo Elettorale erano riuniti con l’ambasciatrice USA in Honduras.

    Ma è stato nel 2017, quando il terzo golpe, secondo elettorale, questo ora non come tragedia ma come farsa, consuma quello iniziato nel 2009. In un’elezione in cui Libre ed il PAC di Salvador Nasrallah affrontavano la rielezione di JOH, il comunicato, per la nulla sospetta, Segretaria Generale dell’OSA sul risultato delle elezioni, getta più chiarezza di qualsiasi analisi politica che possiamo scrivere: intrusioni umane deliberate nel sistema informatico, eliminazione intenzionale di tracce digitali, impossibilità di conoscere il numero di opportunità in cui il sistema è stato violato, valigie di voti aperte o senza verbale, improbabilità statistica estrema per quanto riguarda i livelli di partecipazione all’interno dello stesso dipartimento, schede elettorali in uno stato di recente stampa ed altre irregolarità, aggiunte alla stretta differenza di voti tra i due candidati più votati, rendono impossibile determinare con la necessaria certezza il vincitore.

    Tre colpi di stato in 10 anni, uno militare e due elettorali, è il bilancio di uno dei paesi più poveri e più diseguali d’America Latina, e tutto con un obiettivo molto chiaro, l’imposizione del modello neoliberale mediante la violenza in un paese chiave, sempre è stata la sua retroguardia strategica, per le operazioni USA in America Centrale. L’impunità con la quale si è assassinata l’avvocatessa ambientale Berta Caceres in un paese che ha il fratello del presidente JOH accusato di gestire le rotte ed il traffico di cocaina verso gli USA, è probabilmente la migliore, e forse più terribile metafora di come si è imposta la dottrina dello shock per disciplinare la popolazione civile.



    Una dottrina dello shock la cui conseguenza più drammatica sono le carovane di migliaia di persone che vengono sfrattate dalle loro vite frutto dell’espropriazione sociale neoliberale e lasciano alle spalle famiglia ed effetti personali per cercare di raggiungere l’american way of life, anche a costo di rischiare di essere estorti, rapiti o assassinati nel tragitto.

    È per questo che i fratelli migranti centroamericani in generale, e gli honduregni in particolare, devono essere trattati come rifugiati politici di una dittatura, quella del modello neoliberale, e quando i mass media vogliono parlarci di diritti umani o del dramma migratorio in altre parti più distanti, esigiamo che vadano in Honduras e ci dicano non solo ciò che gli è utile del reality show per ottenere più audience, ma le cause reali di questa migrazione di massa.

    E per iniziare a risolvere questo dramma, facciamo nostro il comunicato di Libre del 20 giugno, firmato da Mel Zelaya lo stesso giorno in cui le forze armate assassinavano il tassista Erick Peralta a El Pedregal, e per il quale si dichiarano in lotta permanente contro la dittatura diretta dagli USA dal 2009, chiarendo: JOH deve andarsene ora.

    (Tratto da La Jornada)

    https://www.cubainformazione.it/?p=43466
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