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  1. #1
    Il Re del Nord
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    Predefinito Guerra contro i governi progressisti in Sudamerica

    Il Venezuela si avvia verso la ripresa economica

    Il presidente Maduro annuncia una serie di misure per vincere la guerra economica

    di Fabrizio Verde

    Giornata importante, quella di ieri, per il Venezuela. Il presidente Maduro ha infatti annunciato una serie di misure che dovrebbero permettere al paese di liberarsi dalla morsa delle sanzioni, per iniziare a marciare verso il recupero dell’economia. Attualmente devastata dalla guerra economica.

    Si tratta di quelle misure che Maduro stava per annunciare il giorno in cui attraverso l’utilizzo di droni carichi di esplosivo, settori dell’opposizione golpista venezuelana, coadiuvati da Colombia e Stati Uniti, hanno cercato di uccidere il presidente venezuelano. Un attentato che i fake media italiani, nonostante le numerose evidenze emerse, continuano a definire ‘presunto’.

    ¡Todo listo para el arranque de la Reconversión Monetaria! Elevemos las banderas del Programa de Recuperación Económica, Crecimiento y Prosperidad. Vamos a derrotar la Guerra Económica; pido a Dios su bendición y al pueblo su apoyo. ¡Venceremos! pic.twitter.com/l57Bh8i1sB

    — Nicolás Maduro (@NicolasMaduro) 18 agosto 2018

    Bolivar e salari ancorati al Petro

    «Se dollarizzano i prezzi, io ‘petrolizzo’ il salario», così Maduro ha annunciato il nuovo aumento salariale che vale 60 volte lo stipendio mensile corrente. In un nuovo sistema che prevede l’ancoraggio del bolivar sovrano alla criptomoneta Petro, a usa volta legata al barile di petrolio venezuelano.

    I prezzi di beni e servizi saranno determinati grazie a un sistema di fissazione e ancoraggio al Petro. «Tutti i prezzi sono dollarizzati», ha denunciato Maduro, quindi «dobbiamo andare verso un processo di adattamento equilibrato ed equo basato su standard internazionali e con l'ancoraggio a Petro.

    Il presidente ha anche annunciato l'istituzione di un sistema di equilibrio dei prezzi per i prodotti di base del Plan 50 in Petro, con la corrispondente equivalenza in Bolivar Sovrani. Tra i prodotti prioritari di Plan 50 ci sono caffè, zucchero, riso, pasta, fagioli, carne, latte (liquido e in polvere), formaggio bianco, prosciutto, maionese, mais (bianco e giallo), pollo, pesce, farina di grano, olio, nonché vari articoli di igiene personale.

    #Anuncio Presidente Nicolás Maduro: Cada Petro como punto de anclaje del Bolívar Soberano, tendrá un valor de 3.600 Bs.S pic.twitter.com/Zq4ntphZ9k

    — Banco Central de Venezuela (@BCV_ORG_VE) 17 agosto 2018

    Disciplina fiscale

    Il piano per la ripresa, la crescita e la stabilità economica include anche cambiamenti nelle questioni fiscali e tributarie per aumentare le entrate e ridurre il deficit fiscale.

    A questo proposito, il presidente Maduro ha annunciato l'aumento del tasso di imposta sul valore aggiunto (IVA) di quattro punti percentuali, adeguandolo dal 12 al 16 percento, mantenendo le esenzioni per beni e servizi essenziali.

    Viene stabilito inoltre, il pagamento di anticipi dell'1% sulle vendite giornaliere dei contribuenti speciali, che sono complessivamente 133 mila. Nel settore finanziario e assicurativo sarà del 2%.

    Allo stesso modo, per quanto riguarda la tassa sulle grandi transazioni finanziarie (IGTF), viene stabilito un intervallo compreso tra lo 0% e il 2% per l'universo dei contribuenti speciali, ad eccezione del settore industriale e produttivo, necessario per stimolare l'attività produttiva nazionale.

    Niente IVA su alimenti e medicine

    Beni di consumo di massa, come il cibo e le medicine saranno esenti da imposta sul valore aggiunto (IVA), come parte di una serie di leggi che fanno parte del nuovo sistema fiscale e tributario che sarà presentato all’Assemblea Nazionale Costituente (ANC).

    «Sono esonerati tutti i beni di consumo di massa e necessari alla popolazione, come il cibo, le medicine e i beni per l’industria agricola», ha spiegato il ministro per la Comunicazione, Jorge Rodriguez, dal Palazzo Miraflores della capitale Caracas.

    La criptomoneta Petro come bastione per stabilizzare l’economia

    La criptovaluta venezuelana Petro è la prima al mondo ad essere sostenuta dalle riserve di petrolio. Si tratta di un pilastro fondamentale che ha implementato il governo nazionale al fine di ottenere la ripresa economica del paese, ha spiegato l'economista Luis Gavazut.

    Una valuta non inflazionistica, strumento di stabilizzazione, il cui comportamento viene determinato dal prezzo di un barile di petrolio. Gazavut ha affermato che il Petro «non soffrirà oscillazioni perché il suo comportamento sarà determinato dal prezzo del petrolio. Quindi il Petro manterrà un valore stabile nel tempo, che non potrà essere manipolato da pagine straniere come Dólar Today, perché dipende dal prezzo del petrolio internazionale».

    Inoltre, nota l’economista, «la cosa interessante di questa misura adottata dal governo nazionale è che il Petro non può solo ancorarsi al petrolio, ma anche ad altre ricchezze che il paese possiede come l'oro, il coltan, i diamanti».

    https://www.lantidiplomatico.it/dett...ca/5694_25118/
    Venezuela e Zimbabwe nei nostri cuori!

  2. #2
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    Predefinito re: Guerra contro i governi progressisti in Sudamerica

    Come l’opposizione di sinistra del Nicaragua siano opportunisti al servizio dell’occidente

    Max Blumenthal e Nils McCune
    Gray Zone Project

    Il movimento di rinnovamento sandinista (Movimiento Renovador Sandinista – MRS) è il braccio intellettuale di sinistra della politica reazionaria in Nicaragua. La sua base popolare è minuscola, ma è stata abile nel corteggiare il sostegno occidentale. In un recente episodio del mio podcast Moderate Rebels con Ben Norton, ho chiesto a Nils McCune del ruolo del Movimento Rinnovatore Sandinista (Movimiento Renovador Sandinista – MRS) spacciando il recente colpo di Stato in Nicaragua come mobilitazione popolare progressista. McCune, residente da tempo della città nicaraguense di Tipitapa, ha lavorato a stretto contatto con il movimento campesino rurale del Paese e ha osservato il colpo di Stato sul campo. È anche un acuto osservatore della politica e della storia del Paese. Di seguito l’audio della nostra discussione e trascrizione dei commenti di McCune sul MRS, la sua collaborazione con la destra del Nicaragua e l’importanza di spacciare il colpo di Stato alla sinistra liberale occidentale. L’episodio completo può essere ascoltato qui.
    Nils McCune: Penso che per decenni, probabilmente per secoli, l’élite abbia fatto politica, giusto? E tutti gli altri hanno il compito di svolgere semplicemente l’attività economica che consente all’élite di rimanere dov’è. E in Nicaragua, quel modello è durato per decenni e decenni fino al 1920 quando, finita la guerra civile in cui gli Stati Uniti furono coinvolti e che usarono come pretesto per occupare il Paese, emerse la figura di Augusto César Sandino che formò l’esercito per combattere la presenza degli Stati Uniti qui. E quell’esercito si basava sull’idea di una lotta dura in cui l’élite cedeva terreno a lavoratori e contadini, perché solo operai e contadini hanno la forza di condurre una lotta a lungo termine per i propri interessi capace di battere l’imperialismo. Questa era la sua tesi, ed era davvero l’ideatore della guerriglia nelle Americhe, fu il primo ad usarla. Ebbe successo I marines statunitensi lasciarono il Nicaragua dopo sei anni di occupazione. E poi Sandino fu tradito e ucciso da Somoza, il cui regime iniziò. Ma la ragione che va ricordata è che quando la Rivoluzione Sandinista prese il potere nel 1979, ci fu una combinazione di famiglie oligarchiche scontente di Somoza, e così di giovani rivoluzionari da tutte le classi sociali. Così molti dei quadri più alti, di governo, del Fronte Sandinista degli anni ’80 erano in realtà i figli di tali famiglie oligarchiche, per esempio i fratelli Cardenal che furono ministri dell’educazione e della cultura, così Carlos Fernando Chamorro proprietario di La Barricada. Quindi in quel periodo c’era un ruolo per tipi come le pecore nere di tali famiglie oligarchiche, arrivate a essere rivoluzionari in quel contesto. Ma non appena il Fronte Sandinista perse il potere nel 1990, ci fu l’esodo di tali figli dell’oligarchia dal partito, perché erano abituati a fare i ministri. Non volevano essere figure dell’opposizione in un partito di opposizione, non volevano difendere le conquiste della rivoluzione sulle strada, combattendo i poliziotti. Non volevano soffrire col popolo nicaraguense. Molti se ne andarono comprando case a Los Angeles, Miami o Spagna. Molti continuano a scrivere libri. E ciò che è interessante è che, (interrotto per un momento da Max che alza un libro, The Country under My Skin) sì, Gioconda Belli, giusto? Belli è una delle altre famiglie famose dell’oligarchia in Nicaragua. Quindi costoro presero le loro vite illustri. In alcuni casi mantennero i contatti cogli attivisti solidali statunitensi che diedero tempo, energia, sudore, a volte la vita, per sostenere la rivoluzione sandinista e che spesso fecero amicizia con persone che parlavano inglese, che avevano posizioni di rilievo nel Fronte Sandinista. Quindi gli ex-sandinisti hanno sempre avuto attenzione dalla sinistra europea e degli Stati Uniti. E tale parte del MRS fu formata da una combinazione di legittime lamentele col Fronte sandinista, al congresso del 1994, così come da una sorta di tendenza socialdemocratica che all’epoca voleva liquidare il marxismo, affermando che il socialismo era un’idea sorpassata, e volendo formare nuove alleanze. Quindi, una volta formato quel partito, iniziarono a creare la propria idea di ciò che potevano fare. Non hanno mai avuto sostegno popolare, non hanno mai organizzato un quartiere come il Fronte Sandinista, e non sono mai usciti a difendere le conquiste della rivoluzione. Quindi, non appena parteciparono alle elezioni, raccolsero solo il classico 2%. Nel frattempo, il Fronte Sandinista, con tutti i suoi eredi, legato alla grande maggioranza della popolazione, soffrì con essa ma non ebbe mai meno del 35% del voto qui. Quindi questa è davvero la chiave per iniziare a capire le due forze politiche che rivendicano la tradizione sandinista.
    C’è anche dell’altro. C’è una figura, Monica Baltodano, che fa una sorta di analisi di estrema sinistra. Quindi abbiamo l’MRS, che fa un’analisi socialdemocratica, il Movimento Rinnovatore Sandinista, e poi c’è un MRS di estrema sinistra, il Movimento per il Salvataggio del Sandinismo. In entrambi i casi, sono il braccio intellettuale sinistro della politica reazionaria in Nicaragua, che ha continuamente cercato di distruggere il Fronte Sandinista e la memoria storica della sua lotta, per consentire all’élite di fare del Nicaragua la copia dei molti Paesi dove la sinistra non è mai stata in grado di prendere il potere e dirigere il Paese. Il segreto qui, e ciò che rende il Nicaragua diverso, è che c’è il ricordo storico della sconfitta del regime di Somoza e dell’élite nella costruzione di una base popolare nazionale. E quel ricordo è ciò che consente ai nicaraguensi di affrontare l’imperialismo. È una fonte costante di forza, ed è quello che si cerca. Questa è la mia opinione sul MRS. Sono molto forti, fuori dal Paese, sono molto deboli nel Paese. Non c’è un membro del MRS a Tipitapa perché è una città proletaria. Dubito che ci siano membri del MRS della classe operaia in tutto il Nicaragua. Hanno un’enorme influenza nelle ONG e furono i più agili nel ricevere sostegno dall’estero.

    Traduzione di Alessandro Lattanzio

    Come l?opposizione di sinistra del Nicaragua siano opportunisti al servizio dell?occidente ? Aurora
    Venezuela e Zimbabwe nei nostri cuori!

  3. #3
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    Predefinito re: Guerra contro i governi progressisti in Sudamerica

    La grande vittoria del Sandinismo

    Carlos Fonseca Terán,
    Internationalist 360°


    È passato quasi un mese dalla grande vittoria vinta dai sandinisti contro il colpo di Stato della destra. Durante questo periodo sono sorti alcuni problemi che considero necessari affrontare, e questi sono: l’uso di termini come paramilitarismo e colpo di Stato; giustizia, riconciliazione e determinate politiche da seguire al riguardo; il dialogo nazionale; 6% alle università; e infine, un argomento che non è stato ben analizzato ed è praticamente sconosciuto, ma la cui analisi è importante riprendere, e cioè la riforma della previdenza sociale, usata dalla destra come pretesto per iniziare i suoi piani golpisti; riforme che a causa della disinformazione che ancora persiste, alcuni sandinisti pensano che fossero sbagliati o almeno, fossero un male necessario, ma qui dimostrerò che non è così e che, al contrario, sono utili al popolo nicaraguense.

    I “paramilitari” e il colpo di Stato
    Il colpo di Stato e la destra terrorista ci accusano di aver usato forze “paramilitari” contro la popolazione civile che dimostrava pacificamente. Il termine “paramilitari” viene usato per le forze militari irregolari legate al governo e, quindi, parallele alle forze armate e di polizia legalmente costituite, cioè non agivano subordinate alle forze istituzionali per la difesa, l’ordine e la sicurezza militari, dato che se lo facessero, non sarebbero forze parallele, ma ausiliarie delle forze armate e di polizia, come nel caso dei battaglioni di fanteria della riserva negli anni ottanta, costituiti da combattenti volontari e che sostennero il peso della guerra fino al 1984 quando iniziò il servizio militare patriottico, attuato dalle truppe reclutate come le forze armate sono reclutate in molti Paesi dove esiste il servizio militare, e che oltre ai riservisti non erano professionisti militari, ma persone organizzate e armate dallo Stato per la difesa del Paese nel quadro della guerra d’aggressione imposta dall’imperialismo statunitense. I combattenti che accompagnavano le forze di polizia nell’offensiva della carovana della libertà, per la liberazione delle città tenute in ostaggio dal colpo di Stato e dal terrorismo fascista dell’estrema destra, sono quindi una forza ausiliaria della Polizia Nazionale, subordinata ad essa e quindi parte organica di questa istituzione. Quella forza ausiliaria, legittima e organica, è quella che negli anni ottanta era conosciuta come Polizia Volontaria, a cui, come i battaglioni della Riserva, ebbi l’onore di appartenere. Tuttavia, le forze militari organizzate dalla destra, in tale tentativo di rovesciare il nostro governo, possono essere considerate paramilitari, poiché diversamente da ciò che accade coi movimenti armati antigovernativi in altre circostanze, tali forze erano guidate da ex-militari sandinisti, traditori della causa rivoluzionaria, come molti ex-capi sandinisti degli anni ottanta, e come loro facevano parte di quel tipo di fratellanza ideologica che ebbe inizio come riformismo socialdemocratico poi divenuta estrema destra, chiamata Movimento di rinnovamento sandinista. Dico che in questo caso è valido riferirsi a forze paramilitari, perché sebbene siano forze contrarie al governo, l’idea di reclutarne i membri, la loro organizzazione, formazione e direzione fu responsabile del personale il cui addestramento militare avvenne nelle forze armate e di polizia costituite in quanto tali, motivo per cui è anche legittimo chiamare tale tentativo di rovesciare il governo sandinista colpo di Stato, dato che era inteso a rovesciare un governo che usa parte delle forze istituzionali dello Stato a cui appartiene il governo, sia militari (forze armate, polizia, con aderenti attivi o in pensione, in questo caso alcuni in pensione) che politiche (potere legislativo, potere giudiziario). Va chiarito qui che sebbene tale gruppo di ex-militari avesse tradito i sandinisti organizzando forze paramilitari contro il nostro governo rivoluzionario, le forze armate e di polizia del Nicaragua hanno dimostrato impegno alla legalità e un livello elevato di coscienza patriottica, popolare e rivoluzionaria, in corrispondenza all’origine e al carattere del potere rivoluzionario come potere del popolo.

    Giustizia e riconciliazione
    È ironico che chi finge di presentarsi come forza civile che protesta pacificamente, abbia “comandanti” nelle proprie file, come è cinico che il colpo di Stato e la destra terrorista si lagnino e ci condannano per i mandati di arresto contro i loro auto-nominati “comandanti”, perché… come vorresti essere il “comandante” di un fallito tentativo di rovesciare un governo e poi aspettare che non t’imprigionino, se anche tu presumi di essere di fronte a una “dittatura”? È lo stesso di ciò che succede a i presunti “prigionieri politici”, come ora chiamano chi viola i diritti umani, i torturatori e gli aggressori della popolazione civile nella fase del complotto, attualmente detenuti e perseguiti legalmente per i crimini commessi e il cui pericolo per la società è la loro liberazione, cosa inammissibile. A tale riguardo, è importante ribadire l’appello al dialogo e alla riconciliazione tra persone, tra parenti, amici, vicini di casa, colleghi di lavoro opposti durante la crisi, poiché la stragrande maggioranza di chi era dalla parte opposta al Sandinismo erano persone manipolate dalla guerra psicologica nell’ambito dei piani per rovesciare governi che non servono gli interessi dell’imperialismo USA e, quindi, vittime dei colpi di Stato; ma si deve saper distinguere tra manipolatori e semplici partecipanti ad attività pacifiche contro il governo e chi ha commesso crimini, poiché la riconciliazione non può essere sinonimo di impunità, perché la libertà di tali criminali, oltre a essere un pericolo per la società, sarebbe disastrosa alla necessaria applicazione delle leggi a chi le trasgredisce, oltre a chi ha commesso crimini nel tentativo di golpe, a cui facevano già parte anche criminali del crimine organizzato, con cui ebbero un’altra serie di gravi crimini nella carriera da criminali. Nel caso di funzionari statali, è assolutamente legittimo che chi partecipò a violenze contro il governo o manifestato contro ciò che considerano una dittatura, siano licenziati dalle istituzioni di questo governo e dello Stato in generale, poiché se non avviene, governo e Stato accetterebbero nelle loro istituzioni funzionari le cui azioni vanno contro la loro politica, oltre ad essere evidentemente potenziali boicottatori delle istituzioni pubbliche, danneggiando principalmente il popolo.
    Nel caso dei dottori licenziati, per esempio, ciò non era dovuto al fatto che essi curavano i feriti nelle marce, come loro alleati e difensori, ma che erano i medici delle truppe controrivoluzionarie del terrorismo che ordiva un colpo di Stato, organizzando postazioni mediche che facevano parte della struttura militare violenta contro lo Stato e il popolo nicaraguensi, di cui esistono prove abbondanti. Sarebbe sbagliato, tuttavia, escludere i funzionari dalle istituzioni pubbliche per il solo fatto di non essere sandinisti, purché siano buoni lavoratori, poiché i lavoratori cattivi dovrebbero essere corretti o, in casi estremi, licenziati, ma indipendentemente che siano sandinisti o no, perché ci sono casi in cui i compagni sandinisti fanno male il loro lavoro a causa di mancanza di mistica rivoluzionaria, amore per il popolo, senso del dovere e l’idea sbagliata che, poiché sono sandinisti, sono intoccabili. I sandinisti non sono una gilda politica in agguato per il potere da distribuire a titolo personale, ma un movimento rivoluzionario che combatte per il potere e la sua conservazione nelle mani del popolo, come mezzo per la trasformazione rivoluzionaria della società e con esso raggiungere il benessere materiale e spirituale di tutti gli esseri umani. Infine, dobbiamo stare attenti alla possibilità che ci siano alcuni opportunisti e cattivi leader che vogliono approfittare della situazione attuale per escludere i compagni sandinisti, o anche i lavoratori statali non sandinisti, motivati da ragioni personali, cosicché non ci siano persone che li indicano per le cattive azioni. In questo senso, e anche in generale per garantire l’uso di criteri adeguati in tutte le decisioni e per una condotta coerente coi principi rivoluzionari, il corretto funzionamento delle strutture organizzative di base dell’FSLN, che non dovrebbe essere solo dettata dall’attivismo, ma per garantire l’efficienza delle istituzioni nel caso di strutture organizzate in questo settore, e per promuovere la partecipazione popolare al governo, nel caso di strutture organizzate a livello territoriale, in cui è essenziale praticare critica e autocritica, richiedendo criteri la cui esistenza e attuazione è possibile solo con la formazione ideologica e lo studio politico, che deve essere un altro dei contenuti fondamentali del lavoro delle nostre strutture, a tutti i livelli.

    Il dialogo
    La stessa destra che ha boicottato il dialogo, usandolo come tribuna del suo discorso politico radicalizzato e delle ambizioni di potere dei suoi auto-nominati portavoce, o sospeso dai suoi mediatori prevenuti ogni volta che voleva, ora richiede un dialogo, ed è giusto, perché è il modo civile per risolvere le differenze di qualsiasi tipo, ed è per questo che i sandinisti sono stati i suoi principali promotori. Ma ci sono due problemi. Uno di questi è l’idoneità dei mediatori e un altra la rappresentatività degli interlocutori o controparte del governo. Come tutti sanno, i vescovi come mediatori, salvo eccezioni onorevoli, sono esplicitamente ed attivamente favorevoli al piano per rovesciare il governo. Da parte loro, i rappresentanti del colpo di Stato nel dialogo erano capi autonominati:
    I proprietari delle caramelle ideologiche chiamate ONG, gestite dagli stessi sin dalla loro fondazione, in alcuni casi da quasi trent’anni, come Cenidh, o che nessuno ha scelto in molti casi nemmeno in quelle organizzazioni, nemmeno come rappresentanti dei nicaraguensi che non sono d’accordo col sandinismo, anche se si presentano come rappresentanti della “società civile”.
    I “rappresentanti degli studenti” non eletti dagli studenti e che quasi nessuno conosceva nelle università prima di questa crisi;
    I rappresentanti della società private che rappresentano solo una parte dei grandi proprietari, ma il cui peso nell’economia, anche se li rappresentano tutti, è circa il 30% del prodotto interno lordo, poiché il resto è distribuito tra piccoli e medi imprenditori ed investitori stranieri.
    Quando nel dialogo fu chiesta la rimozione dei blocchi, tali rappresentanti illegittimi e fraudolenti si opposero, ma non solo perché non gli era conveniente, ma perché anche se avessero accettato o avuto la volontà di farlo contribuendo alla pace, non sarebbero stati in grado di farlo, perché la gente sui blocchi, come la stragrande maggioranza delle persone che in qualche modo partecipavano alle violenze o alle proteste contro il governo, non lo voleva. Eppure c’erano ed abbondano manifestazioni di rifiuto di ciò da parte delle stesse persone mobilitate, convinte e manipolate dalla destra. L’accettazione di tali interlocutori e la proposta alla Conferenza episcopale di mediare fu solo un segno di buona volontà del governo sandinista per superare la crisi col dialogo, coi trasportatori, gli studenti, tra gli altri compreso il COSEP, senza rivendicare di rappresentare l’intera compagnia privata. Riguardo la mediazione, e solo per dare un esempio che tenga conto dell’importanza di mantenervi la presenza della Chiesa cattolica, messa in pericolo dai principali mediatori della Conferenza episcopale, un possibile buon mediatore poteva essere il Vaticano attraverso il Nunzio, che a suo favore aveva agito con la prudenza che dovrebbe essere proprio dei mediatori nella crisi, anche se per rafforzare questo difficile lavoro sarebbe meglio sia accompagnato da altri attori con legittimità e prestigio sufficienti, ma tralasciando i vescovi già falliti come mediatori, provocando anche un silenzioso fuggi fuggi dei parrocchiani.

    Il budget dell’università
    Indubbiamente, e soprattutto all’inizio della crisi, molti studenti universitari furono manipolati dalla guerra psicologica condotta dalla destra nell’ambito del loro complotto. Ora solo una minoranza di studenti universitari persiste nel rifiuto del governo sandinista, ma è un settore che da sempre si oppone a noi per ragioni ideologiche. Ciò è dovuto, tra l’altro, al fatto che solo il sandinismo ha reso possibile l’accesso all’istruzione superiore ai settori popolari in Nicaragua, manifestato dal 6% del bilancio generale della Repubblica assegnato alle università su iniziativa del FSLN da molti anni ormai, e questo è sempre stato da loro negato quando governava la stessa destra che intende continuare a manipolare gli studenti, ed è per questo che in un certo momento e nel modo più cinico fu detto che il 6% trasferito all’UCA fu negato, poiché le autorità corrispondenti chiarirono che il 6% è garantito a tutte le università già incluse, nonostante le gravi perdite economiche causate al Paese dalla stessa destra che ora vuole presentarsi come difensore degli interessi degli studenti, e ciò fu anche sostenuto dalle autorità delle università private. Cioè, distruggono l’UNAN-Managua e poi rivendicano il 6% per l’UCA, che sarà dato come è stato chiaro, un’università che, come le altre università private, non fu toccata dai capi del golpe, con l’eccezione di UPOLI. Questa affermazione demagogica derivava dall’interpretazione corretta di alcune affermazioni distorte da parte delle autorità dell’università che dichiaravano che non avrebbero ripreso le lezioni a causa dei ritardi degli esborsi governativi, pienamente comprensibili considerando il danno all’economia causato dal tentativo di colpo di Stato. Sappiamo che l’UNAN-Managua non potrà eiprendere le lezioni quest’anno a causa dei danni causate alle sue strutture dal colpo di Stato, che d’altra parte, se fosse giunto al potere, avrebbe negato alle università questo 6%. Ciò è il risultato dell’azione di alcuni gruppi di studenti, tra i quali molti che avevano capito quali interessi si muovevano dietro il tentativo di rovesciare il governo sandinista. In altre parole, solo la destra ha danneggiato il corpo studentesco universitario, mentre il sandinismo è l’unica forza politica che ha garantito l’università ai nicaraguensi dalle risorse scarse, difendendo e mettendo in pratica l’istruzione gratuita e assicurando la consegna del 6% alle università pubbliche, in parte sovvenzionate con questo budget.

    Le riforme per la sicurezza sociale
    La questione delle riforme della sicurezza sociale è stata ignorata nelle analisi a causa dell’immediata revoca all’inizio della crisi, ma è necessario riprendere la discussione a causa del ruolo di pretesto per portare a termine le azioni che hanno dato il via al frustrato processo per il rovesciamento del governo. Una delle cause fondamentali della crisi finanziaria dell’INSS è che la sicurezza sociale in Nicaragua, dal ritorno del Sandinismo al potere nel 2007, copre un numero maggiore di beneficiari e benefici per l’assicurato. Tra i soggetti assicurati che prima non lo erano, vi sono le vittime della guerra e i beneficiari della pensione ridotta creata dal governo sandinista a beneficio di chi, avendo raggiunto l’età di pensionamento (60 anni) senza aver completato le 750 settimane stabilite per ricevere la pensione di anzianità, con 250 settimane sufficienti per ricevere questa prestazione, salvava molti nicaraguensi che, poiché sandinisti, furono licenziati dai governi della stessa destra che ora intende rappresentarli. Tra i benefici che non ricevevano prima e che ora ricevono i beneficiari della sicurezza sociale, ci sono: tomografia e esami di risonanza magnetica, emodialisi, chemioterapia, esami radiologici, assistenza all’estero, medicinali non inclusi in precedenza. Ma c’è un altro fattore nella crisi finanziaria dell’INSS, la frode commessa contro questa istituzione dai grandi imprenditori privati che consiste nell’auto-nominare o nominare parenti e prestanome in posizioni fasulle guadagnando salari fittizi, per beneficiare della sicurezza sociale. Ma il sistema attuale include un tetto salariale di 82953,22 cordobe, ove l’assicurato non doveva pagare di più, ma ricevere più benefici, ovviamente avvantaggiando chi guadagnava di più. Una delle riforme consisteva proprio nell’eliminare tale tetto salariale ai contributi, così i grandi imprenditori non potevano più defraudare l’INSS, contribuendo così alla sua crisi finanziaria. Le altre riforme erano aumenti dei contributi ai lavoratori e, in misura maggiore, ai datori di lavoro, oltre alla creazione della quota per i pensionati. L’aumento dei contributi dei datori di lavoro (dal 19% al 22,5%, con un aumento del 3,5%) era considerevolmente più elevato rispetto all’incremento dei contributi dei lavoratori (dal 6,25% al 7%, con un incremento dello 0,75%), ma ciò che non fu detto della riforma e che i detrattori nascondono che l’aumento dei contributi dei lavoratori e l’istituzione dei contributi ai pensionati (del 5%) era di molto inferiori ai benefici aggiuntivi che beneficiari (lavoratori e pensionati) ricevono dalla sicurezza sociale rispetto a quelli ricevuti prima del ritorno al potere dell’FSLN, e specialmente nel caso degli anziani che ricevono la pensione ridotta, poiché non esisteva nell’era neoliberista. Cioè, per lavoratori e pensionati il risultato fu a loro favore, poiché continuano a ricevere molto più di prima e, allo stesso tempo, l’INSS fu salvato dall’attuale crisi finanziaria, garantendo la continuità di tali benefici; non è così nel caso dei datori di lavoro e di chi aveva alti salari, a cui non sarà più permesso ricevere di più e contribuire di meno, una misura che poneva fine alle frodi degli imprenditori che saccheggiano la sicurezza sociale. Ciò spiega perché fu il COSEP e non i sindacati a dimostrare contro le riforme, e questo è ciò che risolve la domanda di chi dentro e fuori il Nicaragua ha visto correttamente, non bevendosi la storia della destra, perché consapevoli dell’impossibilità per i datori di lavoro di difendere gli interessi dei lavoratori e dei pensionati.
    L’altra opzione per salvare l’INSS è la proposta dell’FMI e delle società private che consiste nell’aumentare l’età pensionabile, aumentare il numero delle settimane quotate, eliminare la pensione ridotta ed escludere le vittime di guerra e mettere all’asta lo stipendio massimale che i grandi proprietari delle aziende sfruttano fraudolentemente. A causa delle caratteristiche neoliberiste di tale proposta, il nostro governo lo ritenne inaccettabile, soprattutto sull’eliminazione della pensione ridotta e l’esclusione delle vittime di guerra, optando per applicare riforme già note, e ciò spiega perché, se le riforme applicate dal governo era neoliberista, come molti dissero, gli Stati Uniti, promotori del neoliberismo attraverso FMI e Banca Mondiale, non avrebbero assunto un ruolo bellicoso nella campagna contro il nostro governo, oltre a finanziare i capi del golpe attraverso le ONG che vivono col budget assegnato da USAID e NED. Ma a prescindere da tutto, è ancora necessario, e ora più che mai a causa del deterioramento della situazione economica causata dal colpo di Stato di destra, fare qualcosa per salvare la sicurezza sociale nel nostro Paese, quindi a un certo punto questo problema va considerato nel quadro della ricerca del consenso che ha sempre caratterizzato il nostro governo di riconciliazione e unità nazionale, come parte di un eventuale rilancio del dialogo, incerto a questo punto a causa dell’autoritarismo della destra e del fallimento della sua strategia. A destra era facile manipolare le riforme con la narrativa che i lavoratori e gli anziani perdevano denaro, quando era vero il contrario, come appena dimostrato, ma tale manipolazione era possibile a causa della disinformazione tra gli studenti e le persone in generale su quanto queste riforme fossero realmente benefiche per u settori della società (lavoratori e pensionati), e che alla disinformazione era dovuta all’indebolimento della partecipazione popolare nelle decisioni governative che al lavoro politico delle strutture organiche del FSLN, in particolare a livello territoriale, tuttavia, ciò non era dovuto ai fallimenti delle nostre strutture, ma a determinati stili di lavoro e metodi di conduzione politica che vanno corretti. Di conseguenza, la grande sfida per noi sandinisti è rafforzare il nostro modello politico di partecipazione popolare nella gestione pubblica e migliorare il contenuto del lavoro delle strutture politiche del Fsln come avanguardia rivoluzionaria del popolo nicaraguense, oltre a garantire tutto ciò che rafforza le organizzazioni d’avanguardia, comprese la nostra istituzione ed organizzazione politica, facendo funzionare organi di amministrazione come Congresso e Assemblea Nazionale Sandinista, prendendo in considerazione l’importanza del nostro Programma e degli Statuti, che vanno analizzati, riformati se necessario, ed applicati assicurando ul carattere collettivo della leadership rivoluzionaria, e rafforzando al contempo la leadership sandinista a tutti i livelli, oltre a rafforzare il lavoro politico e riprendere la formazione ideologica, lo studio politico, la critica e l’autocritica come pratiche quotidiane nelle nostre strutture, garantendosi il buon andamento delle istituzioni pubbliche e la partecipazione popolare nel processo decisionale del governo e nella definizione delle politiche pubbliche, al fine di avere, come disse Germán Pomares, “Il campo seminato e la libertà assicurata che ci permetteranno”, come disse Ricardo Morales Avilés, “di cambiare così tante cose… prima il potere, la proprietà, noi; dopo: aria fresca e mais per tutti, aria e fiori per tutti”.

    Traduzione di Alessandro Lattanzio

    La grande vittoria del Sandinismo ? Aurora
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  4. #4
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    Predefinito re: Guerra contro i governi progressisti in Sudamerica

    Drone contro Maduro, Bloomberg conferma la versione di Caracas e ridicolizza l'"informazione" italiana

    Vi ricordate i poveri media italiani fare ironia dopo il tentato assassinio attraverso un drone contro il presidente del Venezuela Nicolas Maduro ad una parata del 4 agosto scorso? E vi ricordate i stessi poveri media italiani ridicolizzare le accuse di Caracas che aveva puntato il dito contro la Colombia, paese dove i terroristi si erano addestrati e avevano trovato terreno fertile?

    Bene, in un articolo pubblicato venerdì 17 agosto, Bloomberg li ridicolizza tutti in un colpo solo!

    Bloomberg, attraverso una fonte interna, ha rivelato infatti come due differenti gruppi hanno pianificato il colpo di stato contro il governo venezuelano si siano incontrati nell'aprile di quest'anno a Bogotà, in Colombia, per mettere a punto il piano d'attacco del drone avvenuto poi il 4 agosto scorso.

    Il primo gruppo, secondo quanto riporta Bloomberg, consisteva in alcuni membri militari attivi nelle quattro componenti delle Forze armate nazionali bolivariane (FANB), che avevano come obiettivo quello di impedire le elezioni presidenziali del 20 maggio, rapire il presidente Nicolás Maduro e "giustiziarlo". Questi piani sono abortiti grazie al lavoro di intelligence delle forze di sicurezza dello Stato venezuelano, che hanno infiltrato la cosiddetta "Operazione Costituzione" (nome che era stato loro assegnato dai cospiratori) e arrestato una dozzina di questi soldati e un paio di civili.

    Il secondo gruppo era composto principalmente da civili. Secondo Bloomberg, hanno progettato di assassinare Maduro e hanno chiesto al gruppo militare di unire le forze. In quell'incontro, prosegue Bloomberg, hanno mostrato video di droni armati imbarcati da Miami e testati in una fattoria colombiana. Questo dato è coerente con le prove presentate dal Ministro della Comunicazione e Informazione Jorge Rodríguez, che ha mostrato come uno dei droni era stato manovrato in una fattoria nella città di Chinácota, situato a 45 chilometri da Cucuta, dipartimento di Santander Nord, dove sono stati addestrati i terroristi.

    Bloomberg sostiene inoltre che il gruppo militare ha rifiutato di partecipare all'operazione, perché i civili "sembravano poco professionali" e inoltre non erano interessati a uccidere Maduro. Uno dei partecipanti all'incontro di aprile a Bogotà ha detto a Bloomberg che crede che le persone con cui il suo gruppo ha incontrato siano stati gli autori dell'attentato frustrato.

    Il fatto più interessante di quest'articolo di Bloomberg è che non mette in discussione la veridicità dell'assassinio tentato, come hanno fatto in modo tragicomico la quasi totalità dei media mainstream italiani, al contrario fornisce dati che supportano l'indagine del governo nazionale. Certo se leggete l'AntiDiplomatico non avete bisogno di aspettare il 17 agosto e Bloomberg per sapere che quello che viene riportato dal giornale unico del mainstream italiano.

    Per un approfondimento vi consigliamo anche quest'articolo di Mision Verdad di commento dell'articolo di Bloomberg.

    https://www.lantidiplomatico.it/dett...iana/82_25132/
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  5. #5
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    Predefinito re: Guerra contro i governi progressisti in Sudamerica

    Abbandonare il Nicaragua significa favorire il neo-colonialismo!

    Il governo del Nicaragua aveva ribadito la sua volontà di affidare alla cooperazione con una compagnia cinese (e non a una multinazionale occidentale) il progetto di realizzazione di un canale che avrebbe dovuto unire l’Atlantico al Pacifico, che per di più sarebbe stato alternativo al canale di Panama controllato dagli Stati Uniti. Guarda caso, di lì a poco sono iniziate le proteste e il cancan mediatico sulla nuova “dittatura” di Daniel Ortega.

    E così, dopo il Venezuela di Nicolas Maduro, che nel giro di una notte per tutti i governi atlantici e i media europei diventava una “dittatura”, ora di presunto dittatore ne abbiamo un altro: un dittatore che vince democraticamente le elezioni su base pluripartitica, che quando le perde si ritira (come avvenuto nel 1989) e che, tornato al governo, avanza delle riforme ma è disposto a rinegoziarle qualora il popolo le contesti. Possiamo dire che l’America latina ultimamente pullula di “apprendisti-dittatori” un po’ tanto naiff?!

    Oltre ai media mainstream che scrivono sotto dettatura in base a chi caccia la grana, anche l’estrema sinistra, quella che è sempre più a sinistra di tutti e che pensa solo ad attaccare i governi progressisti (“burocratici”, “traditori”, “moderati” e naturalmente immancabilmente “stalinisti”) è stato lanciato un appello pubblico per abbattere il governo “dittatoriale” sandinista. Promotore in Svizzera di questa campagna di odio contro un paese che lotta per la sua sovranità contro le ingerenze imperialiste, è naturalmente – e come potrebbe essere altrimenti? – il Movimento per il Socialismo (MPS, legato al Segretariato Unificato della Quarta Internazionale trotzkista) che aderisce al coro della destra come prima l’aveva fatto contro il Venezuela bolivariano e prima ancora contro Cuba socialista.

    Il governo del Nicaragua è tutto rosa e fiori? Certo che no, il paradiso in terra non esiste, men che meno per un marxista! Vi sono contraddizioni anche forti nel sandinismo, vi sono pure arretramenti rispetto alla Rivoluzione del 1979, non fosse altro che il contesto internazionale è oggi molto meno favorevole a un discorso socialista, ma è evidente a tutti che quello è il governo – nel contesto dato del Nicaragua – più avanzato socialmente, e persino il più democratico possibile in un’ottica di classe oggi immaginabile.

    E’ un governo che sta promuovendo la pace, il multipolarismo, la sovranità nazionale nel contesto del processo di integrazione bolivariana in America latina. Sì, nonostante Daniel abbia fatto compromessi difficili da ingoiare, il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN) sta consolidando l’indipendenza del Nicaragua, e questo infastidisce l’imperialismo atlantico. Attaccare il governo sandinista, inventandosi pure che si tratti di una dittatura, è sinceramente uno schifo, una coltellata alla schiena, un atto irresponsabile che spacca la resistenza dei popoli contro il neoliberismo e il neocolonialismo, che frena il processo di integrazione bolivariana, che indebolisce l’idea del multipolarismo e della pace e anzi legittima l’ingerenza statunitense e la guerra.

    Quella in corso in Nicaragua non è una protesta sociale, ma sono forme di destabilizzazione violenta dove vengono assassinati poliziotti e sindacalisti e dove si chiede di rovesciare un governo eletto democraticamente, oltre che la svolta a destra del paese. Poi è chiaro, i compagni di MPS possono far finta che i manifestanti siano tutti trotzkisti rivoluzionari che vogliono il vero socialismo: ma i sogni sono una cosa, la realtà è ben altra! D’altronde quando mai ne hanno azzeccata una? Pensate che nel 1991 quando l’Unione Sovietica crollava il trozkista Ernest Mandel scriveva che Boris Eltsin era un sincero progressista… eh già, fu talmente tanto rivoluzionario che privatizzò l’economia russa e distrusse tutte le conquiste sociali per i lavoratori.

    Il marxismo insegna a cogliere – con il senso politico – il punto nevralgico, cioè la contraddizione primaria, l’elemento “macro” di una situazione, tenendo presente l’interesse collettivo, cioè quello della classe sociale di riferimento. E’ questa una delle differenze maggiori rispetto alla cultura politica liberale che invece adora i dettagli e la microstoria, quella in cui a prevalere è l’individualità. Noi possiamo criticare questa o quella riforma del governo nicaraguense, ma è evidente che a Daniel viene rimproverato in realtà solo una cosa: e cioè di essere organico al progetto dell’ALBA. Questo è infatti il perno della discussione all’interno dei circoli politico-economici che contano! In quelle sedi non si parla dell’età pensionistica in Nicaragua, si parla di orientamenti strategici dell’economia e l’avversario principale a uno sviluppo di tipo capitalistico e parassitario è proprio l’ALBA. E’ su questo aspetto che si gioca tutto, il resto sono dettagli che possiamo tener conto nell’approfondimento, ma che non sono determinanti per capire dove vuole andare a parare l’avversario di classe. Il conflitto principale in America latina non è certo comunismo vs. capitalismo, bensì è la posizione che si assume verso l’ALBA, cioè il freno maggiore (nella fase storica in cui si trova l’America latina) al grande capitale atlantico (cioè all’imperialismo).

    Di fronte a una controversa riforma pensionistica a muoversi non sono stati tanto lavoratori e pensionati, ma gruppi di studenti benestanti di un’università in mano ai gesuiti. In seguito la protesta si estende in altre città e diventano violente. Certo, la reazione della Polizia è stata in alcuni casi esageratamente repressiva, ma quando delle proteste assumono un carattere insurrezionale con dei manifestanti armati di fucile (che infatti uccidono un poliziotto!), che assaltano sedi politiche e aggrediscono cittadini sulla pubblica via, devastando ritrovi pubblici e supermercati, la situazione non è certo più quella di un banale mantenimento dell’ordine pubblico, ma è una questione di sicurezza nazionale! Peraltro quando il 21 aprile scorso Daniel, rendendosi conto del forte malcontento, ritira la riforma pensionistica e riapre il dialogo sociale, le proteste non si placano! Al contrario il Consiglio superiore delle imprese private (cioè il padronato nicaraguense), alleato ai partiti della destra reazionaria, ha ribadito la propria determinazione per deporre il presidente. Insomma la protesta sulle pensioni era una scusa per giustificare un vero e proprio tentativo di colpo di Stato. Vergognoso il fatto che a questa attività golpista egemonizzata dalla destra più violenta abbiano aderito gli studenti del centro-sinistra “liberal” filo-occidentale e naturalmente gli immancabili “utili idioti” dell’estrema sinistra anarchica e trotzkista il cui obiettivo è sempre e solo attaccare i socialisti e i comunisti che stanno al governo del Paese.

    L’appello diffuso da questi “anti-capitalisti” usa come al solito una retorica emotiva e fuorviante, in cui si sprecano parole utilissime per indignare chi legge: “speranza”, “sogni”, “energie ribelli”, ecc. In esso si parla esplicitamente di un “governo illegittimo e criminale”. Talmente illegittimo che è stato votato dal 72,4% degli elettori con il 66% di partecipazione. Talmente criminale che ha dimezzato la povertà in dieci anni e che garantisce il 75% dell’energia da fonti rinnovabili. Il governo di Daniel sarebbe però soprattutto anti-sociale: stranamente però nel 2017 la Camera degli USA ha approvato all’unanimità il “Nicaraguan Investment Conditionality Act” che mette il veto a ogni prestito che le istituzioni internazionali potrebbero elargire al governo nicaraguense. E come mai questa misura? Semplice: il Nicaragua – spiega l’ONG “Alliance for Global Justice” viene accusata dai neo-liberisti di utilizzare “foreign assistance to support social spending on health and education which have become an ever larger proportion of the national budget” (insomma l’accusa è di spendere soldi in ambito sanitario e scolastico!). Non è un caso se il 57% del budget statale nicaraguense è dedicato al settore educativo (con un incremento da 109 milioni di dollari a 436 milioni di dollari in circa dieci anni), per non parlare delle infrastrutture come la costruzione di ospedali a Managua, Puerto Cabezas, ecc.

    Sarò poco politically correct ma chi da sinistra lavora per rovesciare il governo sandinista, in questa fase storica fa solo un favore a Donald Trump! Una cosa infatti è criticare – legittimamente, da compagni e in modo costruttivo – alcune delle scelte politiche di Daniel, spesso dettate dalla necessità contingente e dalla tattica politica, tutt’altra cosa è supportare un piano golpista ai danni del governo democratico di Managua!

    Abbandonare il Nicaragua significa favorire il neo-colonialismo!  ? Sinistra.ch
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  6. #6
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    Predefinito re: Guerra contro i governi progressisti in Sudamerica

    Venezuela rompe le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti d'America.

    di Clara Statello

    Nicolas Maduro annuncia la rottura di qualsiasi rapporto diplomatico e politico con il governo USA e dà 72 ore di tempo all'intero corpo diplomatico per lasciare il paese. Questa la perentoria risposta che il legittimo Presidente della Repubblica Bolivariana dà, dal palazzo di Miraflores dinnanzi a un bagno di folla, al video in cui il vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence chiedeva, a nome di Donald Trump, al popolo venezuelano di riconoscere l'autoproclamato "presidente ad interim" Juan Guaidò.


    Di fatto il governo di Washington tenta sfacciatamente di imporre un presidente fantoccio a guida del Venezuela, sotto il ricatto della destabilizzazione politica, della violenza di strada, della guerra economica e civile.

    Sembra il riproporsi di un copione, quello dell'11 settembre cileno, con cui gli Stati Uniti, posero fine all'esperimento socialista di Allende e allo stato di diritto nel paese del Cono Sur con il tragico colpo di stato fascista, approfittando del conflitto istituzionale tra governo progressista e parlamento filo-oligarchico e dopo una lunga guerra economica. Uno scenario del tutto simile a quello che è in corso attualmente in Venezuela.

    "Quelli che mi chiamano dittatore vogliono imporre al Venezuela un presidente non eletto dal popolo. Come si chiama questo?"

    Maduro denuncia apertamente gli Stati Uniti, dietro il tentativo di colpo di stato in corso, che utilizzano l'opposizione per destabilizzare il paese e dividere il popolo. Chiama il popolo alla mobilitazione permanente, studiando, lavorando e marciando per le strade per difendere attivamente il diritto alla pace. Chiama all'unità contro le ingerenze esterne, contro i tentativi di dividere il popolo venezuelano e scatenare una guerra fratricida. Chiama alla resistenza contro le guarimbas, la violenza e il golpismo. Chiama i governatori, i sindaci ascendere per le strade e stare a fianco della gente, per contrastare gli effetti guerra economica. Una guerra economica imposta dall'esterno, con il blocco economico, le politiche sul prezzo del greggio, il contrabbando e il mercato nero del cambio, che mira ad esasperare le condizioni di vita del popolo, generare malcontento e sabotare il processo socialista. Il 2019, dice, dovrà essere l'anno in cui l'economia verrà definitivamente recuperata, con la crescita, con l'uguaglianza, gli investimenti sociali.

    Chiama alla difesa della democrazia, della stabilità, dell'indipendenza, dell'autodeterminazione e della pace. "Io non mi sono formato alla Escuelas de las Americas, come voi, signori imperialisti. Io mi sono formato nei quartieri popolari, nelle assemblee sindacali. Come disse Bolivar trionferà il popolo. Trionferà la sovranità popolare". Chiama il popolo a rifiutare la xenofobia, a lavorare assieme a peruani, equadoregni, boliviani residenti in Venezuela per costruire il processo socialista. Attacca Lenin Moreno come traditore e nazifascista che incita il popolo del suo paese all'odio xenofobico contro i venezuelani, a causa dei pogrom contro cittadini venezuelani che si sono verificati negli scorsi giorni in Equador, provocando 4 morti di decine di feriti.

    Chiede l'itervento della magistratura contro chi oggi attenta all'ordine costituzionale e alla pace. L'Assemblea Nazionale non ha il potere di eleggere il presidente della repubblica e non esiste costituzionalmente la figura del presidente ad interim. Con l'elezione di Guaidò, l'AN disconosce in maniera permanente l'ordine costituzionale e lo stato di diritto. Un disconoscimento mirato alla destabilizzazione e alla guerra civile. Gli atti dell'AN sono quindi stati dichiarati nulli dal Tribunale di Giustizia, perché viziati di incostituzionalità giuridica. Una forzatura mirata a rovesciare l'esito delle elezioni presidenziali di maggio e consegnare il governo a forze gradite agli Usa e ai paesi del gruppo Lima. Un tentativo di usurpare il potere da parte dell'opposizione, una interferenza negli affari interni di un paese sovranno, da parte degli Usa e dei paesi del "patio trasero", ovvero il gruppo di Lima. Il potere di Guaidò poggia unicamente su questa investitura esterna, è il primo presidente di uno stato ad essere eletto dal governo degli Stati Uniti d'America. Lo stesso Guaidò, prestando giuramento in mezzo alla strada, dinnanzi ai suoi seguaci, ha dimostrato in maniera grottesca la propria autoreferenzialità, la propria estraneità alle istituzioni.

    La risposta di Maduro a questa violazione smaccata di qualsiasi principio democratico, è stata esemplare: un accorato appello all'unità, alla resistenza, al trionfo del potere popolare. Mille voci si sono alzate al grido "El pueblo unido, jamas serà vencido".

    Trump non avrà il suo 11 settembre: il popolo, le istituzioni, l'esercito bolivariano sono uniti più che mai per difendere la Patria Socialista dal condor dell'imperialismo. Evo Morales con un tweet, rinnova il sostegno al Venezuela e garantisce che non torneranno ad essere il patio trasero degli Stati Uniti.

    Il Messico di Amlo, Cuba, il Nicaragua rivoluzionario di Ortega, El Salvador sono accanto al Venezuela. Così come la Russia, la Turchia e la Cina.

    La storia non tornerà indietro.

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  7. #7
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    Predefinito re: Guerra contro i governi progressisti in Sudamerica

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  8. #8
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    "O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch

  9. #9
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    Predefinito re: Guerra contro i governi progressisti in Sudamerica

    Dichiarazione dell’Ufficio Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista del Venezuela (PCV) contro l’aggressione imperialista al popolo venezuelano

    Nella conferenza stampa straordinaria tenutasi venerdì 25 gennaio Oscar Figuera, Segretario Generale del Comitato Centrale del PCV, ribadisce che si sta sviluppando un colpo di stato lanciato dall’imperialismo USA, dai governi lacchè dell’America Latina e dalla servile destra venezuelana antipatriottica che, disconoscendo Nicolas Maduro come presidente costituzionale della Repubblica Bolivariana del Venezuela, tentano di instaurare un governo fantoccio nel Paese e creare le condizioni per un quadro di violenza politica che può condurre alla guerra civile, con la quale giustificare l’intervento diretto da parte della reazione internazionale.

    Di fronte a questa realtà, il PCV ha concordato di:

    - attivare tutte le capacità del PCV, JCV [l’Organizzazione giovanile comunista, n.d.t.] e dei fronti di massa politici per promuovere la più ampia alleanza patriottica, democratica e popolare-rivoluzionaria contro il golpe imperialista;
    - continuare a promuovere la solidarietà internazionale dei partiti comunisti e operai e il movimento progressista mondiale, che si sta sviluppando attraverso il Dipartimento di Politica Internazionale del PCV, la JCV, il COSI [Comitato di Solidarietà Internazionale, organizzazione venezuelana, membro dal 1972 del Comitato Esecutivo del World Council of Peace, n.d.t.] e i fronti politici di massa, espressa in decine di azioni e messaggi di solidarietà provenienti da diverse organizzazioni come il Consiglio Mondiale della Pace, la Federazione Sindacale Mondiale, Federazione Democratica Internazionale delle Donne, Federazione Mondiale della Gioventù Democratica, partiti comunisti del mondo e di altre organizzazioni;
    - promuovere la più ampia alleanza patriottica, democratica e popolare-rivoluzionaria, che deve avere espressione nell’integrazione della direzione del processo venezuelano, che permetta di sconfiggere l’aggressione imperialista e risolvere i gravi problemi del nostro popolo;
    - promuovere un governo di ampia alleanza patriottica e democratica popolare-rivoluzionaria, che colpisca i settori alleati dell’imperialismo USA, principalmente i monopoli, in particolare il settore finanziario speculativo, che quotidianamente saccheggia il nostro popolo;
    - sviluppare un ampio piano di mobilitazione nazionale e internazionale che aggreghi il movimento operaio-contadino, comunale e popolare, civile e militare, credenti e non credenti uniti in difesa della patria;
    - esigere che i governi nazionali, regionali e comunali esercitino la loro autorità per neutralizzare le mafie della speculazione e della corruzione che agiscono impunemente, le azioni necessarie per recuperare il potere d’acquisto dei salari e l’accesso ai beni e ai servizi di base;
    - sostenere la richiesta di una riunione immediata del GPPSB [Grande Polo Patriottico Simon Bolivar, coalizione di governo, n.d.t] con il presidente Nicolas Maduro Moros, insistendo allo stesso tempo su un bilaterale con il capo dello stato in cui presentare le proposte del PCV, che consenta l’uscita rivoluzionaria dalla presente crisi capitalista.

    - Di fronte all’aggressione imperialista, il PCV, la JCV e i fronti politici di massa guideranno l’unità più ampia patriottica, democratica, popolare-rivoluzionaria per sconfiggere il colpo di stato in atto.
    - Esprimiamo la nostra solidarietà ai venezuelani che in tutto il mondo soffrono per atti di xenofobia promossi dai governi di destra, in particolare in Ecuador. Condanniamo questa politica al servizio dell’imperialismo nordamericano che cerca di raggiungere i suoi obiettivi di dominio, dividendo, disgregando e opprimendo i nostri popoli.
    - Il PCV sostiene la decisione del governo di interrompere le relazioni diplomatiche e consolari con il governo degli Stati Uniti.
    CONTRO IL GOLPE IMPERIALISTA!

    UNITI IN DIFESA DELLA PATRIA!

    Dichiarazione dell'Ufficio Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista del Venezuela (PCV) contro l'aggressione imperialista al popolo venezuelano | La Riscossa
    Venezuela e Zimbabwe nei nostri cuori!

  10. #10
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    Predefinito re: Guerra contro i governi progressisti in Sudamerica

    I Partiti Comunisti e Operai dell'Unione Europea contro l'aggressione alla Rivoluzione Bolivariana

    solidnet.org

    Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it

    All'appello, promosso dal Partito Comunista Portoghese e sottoscritto dai partiti comunisti dell'Unione Europea, per l'Italia hanno aderito PCI, PRC e PC

    Basta con le interferenze e l'aggressione contro il Venezuela!

    Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana e il popolo venezuelano!



    Condanniamo fermamente l'escalation di interferenze e ricatti dell'Unione Europea contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela, in linea e concordati con l'operazione di "auto-proclamazione" di un presidente fantodccio, manovrato e comandato dall'Amministrazione Trump che, in un'arrogante violazione del diritto internazionale, cerca di rovesciare il presidente legittimo, Nicolás Maduro, eletto con voto popolare, e di sovvertire l'ordine costituzionale venezuelano.

    Respingiamo l'inammissibile dichiarazione dell'Unione Europea che minaccia il riconoscimento di un "Presidente" creato dagli Stati Uniti, in linea con la sua collusione con il colpo di stato del 2002, con il boicottaggio, l'azione terroristica e la crisi economica, finanziaria, politica e diplomatica e la confisca illegale di beni e risorse finanziarie, che sono alla base dei problemi economici del Venezuela e delle difficoltà sofferte dal suo popolo.

    Respingiamo l'escalation dell'aggressione nei confronti del Venezuela perpetrata dagli Stati Uniti, dall'UE e dai governi del cosiddetto "Gruppo di Lima", che attacca la sovranità e i diritti del Venezuela e del popolo venezuelano, e cerca di saccheggiare le sue immense risorse, come il petrolio.

    Chiediamo la fine dell'interferenza e dell'aggressione contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela e il rispetto per la sua sovranità e indipendenza!

    Facciamo appello alla solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana e il popolo venezuelano!

    I partiti firmatari

    SolidNet List Parties:

    Communist Party of Belgium
    Communist Party of Britain
    AKEL (Cyprus)
    Communist Party of Bohemia and Moravia
    Communist Party in Denmark
    Communist Party of Finland
    French Communist Party
    German Communist Party
    Communist Party of Greece
    Hungarian Workers' Party
    Communist Party of Ireland
    Workers Party of Ireland
    Italian Communist Party
    Party of the Communist Refoundation – European Left (Italy)
    Communist Party (Italy)
    Communist Party of Luxembourg
    Communist Party of Malta
    New Communist Party of the Netherlands
    Portuguese Communist Party
    Communist Party of Spain
    Communist Party of the Peoples of Spain
    Communist Party of the Peoples of Spain
    Communist of Catalonia

    Other Parties:

    Union of the Galician People
    Galician Nationalist Bloc

    I Partiti Comunisti e Operai dell'Unione Europea contro l'aggressione alla Rivoluzione Bolivariana
    Venezuela e Zimbabwe nei nostri cuori!

 

 
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