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Discussione: Affaire Viganò

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    Predefinito Affaire Viganò

    https://www.radiospada.org/2018/08/f...by-pedo-gay-e/

    Seguiamo con un certo distacco i “regolamenti di conti” all’interno della chiesa conciliare, ma nondimeno corre l’obbligo di dare ai nostri lettori tutte le informazioni più rilevanti, ben consapevoli che i problemi sono ben più profondi e più radicali, le soluzioni assai più ardue. Fonte del testo: LifeSiteNews. Ringraziamo naturalmente Marco Tosatti e La Verità per aver contribuito in prima istanza alla divulgazione di (mis)fatti e dati. [RS]


    TESTIMONIANZA di Mons. Carlo Maria Viganò
    Arciv. tit. di Ulpiana – Nunzio Apostolico

    **** testo ufficiale e formattazione originale ****





    In questo tragico momento che sta attraversando la Chiesa in varie parti del mondo, Stati Uniti, Cile, Honduras, Australia, ecc., gravissima è la responsabilità dei Vescovi. Penso in particolare agli Stati Uniti d’America dove fui inviato come Nunzio Apostolico da papa Benedetto XVI il 19 ottobre 2011, memoria dei Primi Martiri dell’America Settentrionale. I Vescovi degli Stati Uniti sono chiamati, ed io con loro, a seguire l’esempio di questi primi martiri che portarono il Vangelo nelle terre d’America, ad essere testimoni credibili dell’incommensurabile amore di Cristo, Via, Verità e Vita.
    Vescovi e sacerdoti, abusando della loro autorità, hanno commesso crimini orrendi a danno di loro fedeli, minori, vittime innocenti, giovani uomini desiderosi di offrire la loro vita alla Chiesa, o non hanno impedito con il loro silenzio che tali crimini continuassero ad essere perpetrati.
    Per restituire la bellezza della santità al volto della Sposa di Cristo, tremendamente sfigurato da tanti abominevoli delitti, se vogliamo veramente liberare la Chiesa dalla fetida palude in cui è caduta, dobbiamo avere il coraggio di abbattere la cultura del segreto e confessare pubblicamente le verità che abbiamo tenuto nascoste. Occorre abbattere l’omertà con cui vescovi e sacerdoti hanno protetto loro stessi a danno dei loro fedeli, omertà che agli occhi del mondo rischia di far apparire la Chiesa come una setta, omertà non tanto dissimile da quella che vige nella mafia. “Tutto quello che avete detto nelle tenebre… sarà proclamato sui tetti” (Lc. 12).
    Avevo sempre creduto e sperato che la gerarchia della Chiesa potesse trovare in se stessa le risorse spirituali e la forza per far emergere la verità, per emendarsi e rinnovarsi. Per questo motivo, anche se più volte sollecitato, avevo sempre evitato di fare dichiarazioni ai mezzi di comunicazione, anche quando sarebbe stato mio diritto farlo per difendermi dalle calunnie pubblicate sul mio conto anche da alti prelati della Curia romana. Ma ora che la corruzione è arrivata ai vertici della gerarchica della Chiesa la mia coscienza mi impone di rivelare quelle verità che con relazione al caso tristissimo dell’arcivescovo emerito di Washington Theodore McCarrick sono venuto a conoscenza nel corso degli incarichi che mi furono affidati, da S. Giovanni Paolo II come Delegato per le Rappresentanze Pontificie dal 1998 al 2009 e da Papa Benedetto XVI come Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America dal 19 ottobre 2011 a fine maggio 2016.
    Come Delegato per le Rappresentanze Pontificie nella Segreteria di Stato, le mie competenze non erano limitate alle Nunziature Apostoliche, ma comprendevano anche il personale della Curia romana (assunzioni, promozioni, processi informativi su candidati all’episcopato, ecc.) e l’esame di casi delicati, anche di cardinali e vescovi, che venivano affidati al Delegato dal Cardinale Segretario di Stato o dal Sostituto della Segreteria di Stato.
    Per dissipare sospetti insinuati in alcuni articoli recenti, dirò subito che i Nunzi Apostolici negli Stati Uniti, Gabriel Montalvo e Pietro Sambi, ambedue deceduti prematuramente, non mancarono di informare immediatamente la Santa Sede non appena ebbero notizia dei comportamenti gravemente immorali con seminaristi e sacerdoti dell’arcivescovo McCarrick. Anzi, la lettera del P. Boniface Ramsey, O.P. del 22 novembre 2000, secondo quanto scrisse il Nunzio Pietro Sambi, fu da lui scritta a richiesta del compianto Nunzio Montalvo. In essa P. Ramsey, che era stato professore nel Seminario diocesano di Newark dalla fine degli anni ’80 fino al 1996, afferma che era voce ricorrente in seminario che l’arcivescovo “shared his bed with seminarians”, invitandone cinque alla volta a passare il fine settimana con lui nella sua casa al mare. Ed aggiungeva di conoscere un certo numero di seminaristi, di cui alcuni furono poi ordinati sacerdoti per l’arcidiocesi di Newark, che erano stati invitati a detta casa al mare ed avevano condiviso il letto con l’arcivescovo.
    L’ufficio che allora ricoprivo non fu portato a conoscenza di alcun provvedimento preso dalla Santa Sede dopo quella denuncia del Nunzio Montalvo alla fine del 2000, quando Segretario di Stato era il Card. Angelo Sodano.
    Parimenti, il Nunzio Sambi trasmise al Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone una Memoria di accusa contro McCarrick da parte del sacerdote Gregory Littleton della diocesi di Charlotte, ridotto allo stato laicale per violazione di minori, assieme a due documenti dello stesso Littleton, in cui raccontava la sua triste storia di abusi sessuali da parte dell’allora arcivescovo di Newark e di diversi altri preti e seminaristi. Il Nunzio aggiungeva che il Littleton aveva già inoltrato questa sua Memoria a circa una ventina di persone, fra autorità giudiziarie civili ed ecclesiastiche, di polizia ed avvocati, fin dal giugno 2006, e che era quindi molto probabile che la notizia venisse presto resa pubblica. Egli sollecitava pertanto un pronto intervento della Santa Sede.
    Nel redigere l’Appunto su questi documenti che come Delegato per le RR.PP. mi furono affidati il 6 dicembre 2006, scrissi per i miei superiori, il Card. Tarcisio Bertone e il Sostituto Leonardo Sandri, che i fatti attribuiti a McCarrick dal Littleton erano di tale gravità e nefandezza da provocare nel lettore sconcerto, senso di disgusto, profonda pena e amarezza e che essi configuravano i crimini di adescamento, sollecitazione ad atti turpi di seminaristi e sacerdoti, ripetuti e simultaneamente con più persone, dileggio di un giovane seminarista che cercava di resistere alle seduzioni dell’arcivescovo alla presenza di altri due sacerdoti, assoluzione del complice in atti turpi, celebrazione sacrilega dell’Eucaristia con i medesimi sacerdoti dopo aver commesso tali atti.
    In quel mio Appunto che consegnai quello stesso 6 dicembre 2006 al mio diretto superiore, il Sostituto Leonardo Sandri, proponevo ai miei superiori le seguenti considerazioni e linea d’azione:
    • Premesso che a tanti scandali nella Chiesa negli Stati Uniti, sembrava che se ne stesse per aggiungere uno di particolare gravità che riguardava un cardinale;
    • e che in via di diritto, trattandosi di un cardinale, in base al can. 1405 § 1, n. 2˚, “ipsius Romani Pontificis dumtaxat ius est iudicandi”;
    • proponevo che venisse preso nei confronti del cardinale un provvedimento esemplare che potesse avere una funzione medicinale, per prevenire futuri abusi nei confronti di vittime innocenti e lenire il gravissimo scandalo per i fedeli, che nonostante tutto continuavano ad amare e credere nella Chiesa.
    Aggiungevo che sarebbe stato salutare che per una volta l’Autorità ecclesiastica avesse ad intervenire prima di quella civile e se possibile prima che lo scandalo fosse scoppiato sulla stampa. Ciò avrebbe potuto restituire un po’ di dignità ad una Chiesa così provata ed umiliata per tanti abominevoli comportamenti da parte di alcuni pastori. In tal caso, l’Autorità civile non si sarebbe trovata più a dover giudicare un cardinale, ma un pastore verso cui la Chiesa aveva già preso opportuni provvedimenti, per impedire che il cardinale abusando della sua autorità continuasse a distruggere vittime innocenti.
    Quel mio Appunto del 6 dicembre 2006 fu trattenuto dai miei superiori e mai mi fu restituito con un’eventuale decisione superiore al riguardo.
    Successivamente, intorno al 21-23 aprile 2008, fu pubblicato in internet nel sito richardsipe.com lo Statement for Pope Benedict XVI about the pattern of sexual abuse crisis in the United States, di Richard Sipe. Esso fu trasmesso il 24 aprile dal Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Card. William Levada, al Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, e fu a me consegnato un mese dopo, il successivo 24 maggio 2008.
    Il giorno seguente consegnavo al nuovo Sostituto Fernando Filoni il mio Appunto, comprensivo del mio precedente del 6 dicembre 2006. In esso facevo una sintesi del documento di Richard Sipe, che terminava con questo rispettoso ed accorato appello a Papa Benedetto XVI: “I approach Your Holiness with due reverence, but with the same intensity that motivated Peter Damian to lay out before your predecessor, Pope Leo IX, a description of the condition of the clergy during his time. The problems he spoke of are similar and as great now in the United States as they were then in Rome. If Your Holiness requests I will submit to you personally documentation of that about which I have spoken”.
    Terminavo questo mio Appunto ripetendo ai miei superiori che ritenevo si dovesse intervenire quanto prima togliendo il cappello cardinalizio al Card. McCarrick e che gli fossero inflitte le sanzioni stabilite dal codice di diritto canonico, le quali prevedono anche la riduzione allo stato laicale.
    Anche questo secondo mio Appunto non fu mai restituito all’Ufficio del Personale e grande era il mio sconcerto nei confronti dei superiori per l’inconcepibile assenza di ogni provvedimento nei confronti del cardinale e per il perdurare della mancanza di ogni comunicazione nei miei riguardi fin da quel mio primo Appunto del dicembre 2006.
    Ma finalmente seppi con certezza, tramite il Card. Giovanni Battista Re, allora Prefetto della Congregazione per i Vescovi, che il coraggioso e meritevole Statement di Richard Sipe aveva avuto il risultato auspicato. Papa Benedetto aveva comminato al Card. McCarrick sanzioni simili a quelle ora inflittegli da Papa Francesco: il cardinale doveva lasciare il seminario in cui abitava, gli veniva proibito di celebrare in pubblico, di partecipare a pubbliche riunioni, di dare conferenze, di viaggiare, con obbligo di dedicarsi ad una vita di preghiera e di penitenza.
    Non mi è noto quando papa Benedetto abbia preso nei confronti di McCarrick questi provvedimenti, se nel 2009 o nel 2010, perché nel frattempo ero stato trasferito al Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, così come non mi è dato sapere chi sia stato responsabile di questo incredibile ritardo. Non credo certo papa Benedetto, il quale da Cardinale aveva già più volte denunciato la corruzione presente nella Chiesa, e nei primi mesi del suo pontificato aveva preso ferma posizione contro l’ammissione in seminario di giovani con profonde tendenze omosessuali. Ritengo che ciò fosse dovuto all’allora primo collaboratore del papa, Card. Tarcisio Bertone, notoriamente favorevole a promuovere omosessuali in posti di responsabilità, solito a gestire le informazioni che riteneva opportuno far pervenire al papa.
    In ogni caso, quello che è certo è che papa Benedetto inflisse a McCarrick le suddette sanzioni canoniche e che esse gli furono comunicate dal Nunzio Apostolico negli Stati Uniti Pietro Sambi. Mons. Jean-François Lantheaume, allora primo Consigliere della Nunziatura a Washington e Chargé d’Affaires a.i. dopo la morte inaspettata del Nunzio Sambi a Baltimora, mi riferì quando giunsi a Washington – ed egli è pronto a darne testimonianza – di un colloquio burrascoso, di oltre un’ora, del Nunzio Sambi con il Card. McCarrick convocato in Nunziatura: “la voce del Nunzio – mi disse Mons. Lantheaume – si sentiva fin nel corridoio.”
    Le medesime disposizioni di papa Benedetto furono poi comunicate anche a me dal nuovo Prefetto della Congregazione per i Vescovi, Card. Marc Ouellet, nel novembre 2011 in un colloquio prima della mia partenza per Washington fra le istruzioni della medesima Congregazione al nuovo nunzio.
    A mia volta le ribadii al Card. McCarrick al mio primo incontro con lui in Nunziatura. Il cardinale, farfugliando in modo appena comprensibile, ammise di aver forse commesso l’errore di aver dormito nello stesso letto con qualche seminarista nella sua casa al mare, ma me lo disse come se ciò non avesse alcuna importanza.
    I fedeli si chiedono insistentemente come sia stata possibile la sua nomina a Washington e a cardinale ed hanno pieno diritto di sapere chi era a conoscenza, chi ha coperto i suoi gravi misfatti. È perciò mio dovere rendere noto quanto so al riguardo, incominciando dalla Curia Romana.
    Il Card. Angelo Sodano è stato Segretario di Stato fino al settembre 2006: ogni informazione perveniva a lui. Nel novembre 2000 il Nunzio Montalvo inviò a lui il suo rapporto trasmettendogli la già citata lettera di P. Boniface Ramsey in cui denunciava i gravi abusi commessi da McCarrick.
    È noto che Sodano cercò di coprire fino all’ultimo lo scandalo del P. Maciel, rimosse persino il Nunzio a Città del Messico Justo Mullor che si rifiutava di essere complice delle sue manovre di copertura di Maciel ed al suo posto nominò Sandri, allora Nunzio in Venezuela, ben disposto invece a collaborare. Sodano giunse anche a far fare un comunicato alla sala stampa vaticana in cui si affermava il falso, che cioè Papa Benedetto aveva deciso che il caso Maciel doveva ormai considerarsi chiuso. Benedetto reagì, nonostante la strenua difesa da parte di Sodano, e Maciel, fu giudicato colpevole e irrevocabilmente condannato.
    Fu la nomina a Washington e a cardinale di McCarrick opera di Sodano, quando Giovanni Paolo II era già molto malato? Non ci è dato saperlo. È però lecito pensarlo, ma non credo che sia stato il solo responsabile. McCarrick andava con molta frequenza a Roma e si era fatto amici dappertutto, a tutti i livelli della Curia. Se Sodano aveva protetto Maciel, come appare sicuro – non si vede perché non lo avrebbe fatto per McCarrick, che a detta di molti aveva i mezzi anche finanziari per influenzare le decisioni. Alla sua nomina a Washington si era invece opposto l’allora Prefetto della Congregazione per i Vescovi, Card. Giovanni Battista Re. Alla Nunziatura di Washington c’è un biglietto, scritto di suo pugno, in cui il Card. Re si dissocia da detta nomina e afferma che McCarrick era il 14mo nella lista per la provvista di Washington.
    Al Card. Tarcisio Bertone, come Segretario di Stato, fu indirizzato il rapporto del Nunzio Sambi, con tutti gli allegati, e a lui furono presumibilmente consegnati dal Sostituto i miei due sopra citati Appunti del 6 dicembre 2006 e del 25 maggio 2008. Come già accennato, il cardinale non aveva difficoltà a presentare insistentemente per l’episcopato candidati notoriamente omosessuali attivi – cito solo il noto caso di Vincenzo di Mauro, nominato Arcivescovo-Vescovo di Vigevano, poi rimosso perché insidiava i suoi seminaristi – e a filtrare e manipolare le informazioni che faceva pervenire a papa Benedetto.
    Il Card. Pietro Parolin, attuale Segretario di Stato, si è reso anch’egli complice di aver coperto i misfatti di McCarrick, il quale dopo l’elezione di papa Francesco si vantava apertamente dei suoi viaggi e missioni in vari continenti. Nell’aprile 2014 il Washington Times aveva riferito in prima pagina di un viaggio di McCarrick nella Repubblica Centroafricana, per giunta a nome del Dipartimento di Stato. Come Nunzio a Washington, scrissi perciò al Card. Parolin chiedendogli se erano ancora valide le sanzioni comminate a McCarrick da papa Benedetto. Ça va sans dire che la mia lettera non ebbe mai alcuna risposta!
    Lo stesso si dica per il Card. William Levada, già Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e per i Cardinali Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi, e Lorenzo Baldisseri, già Segretario della medesima Congregazione per i Vescovi, e l’Arcivescovo Ilson de Jesus Montanari, attuale Segretario della medesima Congregazione. Essi in ragione del loro ufficio erano al corrente delle sanzioni imposte da papa Benedetto a McCarrick.
    I Cardinali Leonardo Sandri, Fernado Filoni e Angelo Becciu, come Sostituti della Segreteria di Stato, hanno saputo in tutti i particolari la situazione del Card. McCarrick.
    Così pure non potevano non sapere i Cardinali Giovanni Lajolo e Dominique Mamberti, che come Segretari per i Rapporti con gli Stati, partecipavano più volte alla settimana a riunioni collegiali con il Segretario di Stato.
    Per quanto riguarda la Curia Romana per ora mi fermo qui, anche se sono ben noti i nomi di altri prelati in Vaticano, anche molto vicini a papa Francesco, come il Card. Francesco Coccopalmerio e l’Arcivescovo Vincenzo Paglia, che appartengono alla corrente filo omossessuale favorevole a sovvertire la dottrina cattolica a riguardo dell’omosessualità, corrente già denunciata fin dal 1986 dal Card. Joseph Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, nella Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali. Alla medesima corrente, seppur con una ideologia diversa, appartengono anche i Cardinali Edwin Frederick O’Brien e Renato Raffaele Martino. Altri poi, appartenenti a detta corrente, risiedono persino alla Domus Sanctae Marthae.
    Vengo ora agli Stati Uniti. Ovviamente, il primo ad essere stato informato dei provvedimenti presi da papa Benedetto fu il successore di McCarrick alla sede di Washington, il Card. Donald Wuerl, la cui situazione è ora del tutto compromessa dalle recenti rivelazioni sul suo comportamento come vescovo di Pittsburgh.
    È assolutamente impensabile che il Nunzio Sambi, persona altamente responsabile, leale, diretto ed esplicito nel suo modo di essere da vero romagnolo, non gliene abbia parlato. In ogni caso, io stesso venni in più occasioni sull’argomento con il Card. Wuerl, e non ci fu certo bisogno che entrassi in particolari perché mi fu subito evidente che ne era pienamente al corrente. Ricordo poi in particolare il fatto che dovetti richiamare la sua attenzione perché mi accorsi che in una pubblicazione dell’arcidiocesi, sulla copertina posteriore a colori, veniva annunciato un invito ai giovani che ritenevano di avere la vocazione al sacerdozio ad un incontro con il Card. McCarrick. Telefonai subito al Card. Wuerl, che mi manifestò la sua meraviglia, dicendomi che non sapeva nulla di quell’annuncio e che avrebbe provveduto ad annullare detto incontro. Se come ora continua ad affermare non sapeva nulla degli abusi commessi da McCarrick e dei provvedimenti presi da papa Benedetto come si spiega la sua risposta?
    Le sue recenti dichiarazioni in cui afferma di non aver nulla saputo, anche se all’inizio furbescamente riferite ai risarcimenti alle due vittime, sono assolutamente risibili. Il cardinale mente spudoratamente e per di più induce a mentire anche il suo Cancelliere, Mons. Antonicelli.
    Del resto già in altra occasione il Card. Wuerl aveva chiaramente mentito. A seguito di un evento moralmente inaccettabile autorizzato dalle autorità accademiche della Georgetown University, avevo richiamato l’attenzione del suo Presidente Dr. John DeGioia, indirizzandogli due successive lettere. Prima di inoltrarle al destinatario, per correttezza, ne consegnai personalmente copia al cardinale con una mia lettera di accompagnamento. Il cardinale mi disse che non ne era al corrente. Si guardò bene però di accusare ricevimento delle mie due lettere, contrariamente a quanto puntualmente era solito fare. Poi seppi che detto evento alla Georgetown aveva avuto luogo da sette anni. Ma il cardinale non ne sapeva nulla!
    Il Card. Wuerl inoltre, ben sapendo dei continui abusi commessi dal Card. McCarrick e delle sanzioni impostegli da papa Benedetto, trasgredendo l’ordine del papa, gli permise di risiedere in un seminario in Washington D.C. Mise così a rischio altri seminaristi.
    Il Vescovo Paul Bootkoski, emerito di Metuchen, e l’Arcivescovo John Myers, emerito di Newark, coprirono gli abusi commessi da McCarrick nelle loro rispettive diocesi e risarcirono due delle sue vittime. Non possono negarlo e devono essere interrogati perché rivelino ogni circostanza e responsabilità al riguardo.
    Il Card. Kevin Farrell, intervistato recentemente dai media, ha anch’egli affermato di non avere avuto il minimo sentore degli abusi commessi da McCarrick. Tenuto conto del suo curriculum a Washington, a Dallas e ora a Roma, credo che nessuno possa onestamente credergli. Non so se gli sia mai stato chiesto se sapeva dei crimini di Maciel. Se dovesse negarlo, qualcuno forse gli crederebbe atteso che egli ha occupato compiti di responsabilità come membro dei Legionari di Cristo?
    Del Card. Sean O’Malley mi limito a dire che le sue ultime dichiarazioni sul caso McCarrick sono sconcertanti, anzi hanno oscurato totalmente la sua trasparenza e credibilità.
    * * *
    La mia coscienza mi impone poi di rivelare fatti che ho vissuto in prima persona, riguardanti papa Francesco, che hanno una valenza drammatica, che come vescovo, condividendo la responsabilità collegiale di tutti i vescovi verso la Chiesa universale, non mi permettono di tacere, e che qui affermo, disposto a confermarli sotto giuramento chiamando Dio come mio testimone.
    Negli ultimi mesi del suo pontificato papa Benedetto XVI aveva convocato a Roma una riunione di tutti i Nunzi Apostolici, come avevano già fatto Paolo VI e S. Giovanni Paolo II in più occasioni. La data fissata per l’Udienza con il Papa era venerdì 21 giugno 2013. Papa Francesco mantenne questo impegno preso dal suo predecessore. Naturalmente anch’io venni a Roma da Washington. Si trattava del mio primo incontro con il nuovo papa eletto solo tre mesi prima dopo la rinuncia di papa Benedetto.
    La mattina di giovedì 20 giugno2013 mi recai alla Domus Sanctae Marthae, per unirmi ai miei colleghi che erano ivi alloggiatati. Appena entrato nella hall mi incontrai con il Card. McCarrick, che indossava la veste filettata. Lo salutai con rispetto come sempre avevo fatto. Egli mi disse immediatamente con un tono fra l’ambiguo e il trionfante: “Il Papa mi ha ricevuto ieri, domani vado in Cina”.
    Allora nulla sapevo della sua lunga amicizia con il Card. Bergoglio e della parte di rilievo che aveva giocato per la sua recente elezione, come lo stesso McCarrick avrebbe successivamente rivelato in una conferenza alla Villanova University ed in un’intervista al Catholic National Reporter, né avevo mai pensato al fatto che aveva partecipato agli incontri preliminari del recente conclave, e al ruolo che aveva potuto avere come elettore in quello del 2005. Non colsi perciò immediatamente il significato del messaggio criptato che McCarrick mi aveva comunicato, ma che mi sarebbe diventato evidente nei giorni immediatamente successivi.
    Il giorno dopo ebbe luogo l’Udienza con papa Francesco. Dopo il discorso, in parte letto e in parte pronunciato a braccio, il papa volle salutare uno ad uno tutti i Nunzi. In fila indiana, ricordo che io rimasi fra gli ultimi. Quando fu il mio turno, ebbi appena il tempo di dirgli “sono il Nunzio negli Stati Uniti”, che senza alcun preambolo mi investì con tono di rimprovero con queste parole: “I Vescovi negli Stati Uniti non devono essere ideologizzati! Devono essere dei pastori!” Naturalmente non ero in condizione di chiedere spiegazioni sul significato delle sue parole e per il modo aggressivo con cui mi aveva apostrofato. Avevo in mano un libro in portoghese che il Card. O’Malley mi aveva consegnato per il papa qualche giorno prima, dicendomi “così ripassa il portoghese prima di andare a Rio per la Giornata Mondiale della Gioventù”. Glielo consegnai subito liberandomi così da quella situazione estremamente sconcertante e imbarazzante.
    Al termine dell’Udienza il papa annunziò: “Chi di voi domenica prossima è ancora a Roma è invitato a concelebrare con me alla Domus Sanctae Marthae”. Io naturalmente pensai di restare per chiarire quanto prima cosa il papa aveva inteso dirmi.
    Domenica 23 giugno, prima della concelebrazione con il papa, chiesi a Mons. Ricca, che come responsabile della casa ci aiutava ad indossare i paramenti, se poteva chiedere al papa se nel corso della settimana seguente avrebbe potuto ricevermi. Come avrei potuto ritornare a Washington senza aver chiarito ciò che il papa voleva da me? Terminata la Messa, mentre il papa salutava i pochi laici presenti, Mons. Fabian Pedacchio, il suo segretario argentino, venne da me e mi disse: “Il papa mi ha detto di chiederle se lei è libero adesso!” Naturalmente gli risposi che ero a disposizione del papa e che lo ringraziavo per ricevermi subito. Il papa mi condusse al primo piano nel suo appartamento e mi disse: “Abbiamo 40 minuti prima dell’Angelus”.
    Iniziai io la conversazione, chiedendo al papa che cosa avesse inteso dirmi con le parole che mi aveva rivolto quando l’avevo salutato il venerdì precedente. Ed il papa, con un tono ben diverso, amichevole, quasi affettuoso, mi disse: “Sì, i Vescovi negli Stati Uniti non devono essere ideologizzati, non devono essere di destra come l’arcivescovo di Filadelfia, (il papa non mi fece il nome dell’arcivescovo) devono essere dei pastori; e non devono essere di sinistra – ed aggiunse, alzando tutte e due le braccia – e quando dico di sinistra intendo dire omosessuali”. Naturalmente mi sfuggì la logica della correlazione fra essere di sinistra e essere omosessuali, ma non aggiunsi altro.
    Subito dopo il papa mi chiese con tono accattivante: “Il card. McCarrick com’è?” Io gli risposi con tutta franchezza e se volete con tanta ingenuità: “Santo Padre, non so se lei conosce il card. McCarrick, ma se chiede alla Congregazione per i Vescovi c’è un dossier grande così su di lui. Ha corrotto generazioni di seminaristi e di sacerdoti e papa Benedetto gli ha imposto di ritirarsi ad una vita di preghiera e di penitenza”. Il papa non fece il minimo commento a quelle mie parole tanto gravi e non mostrò sul suo volto alcuna espressione di sorpresa, come se la cosa gli fosse già nota da tempo, e cambiò subito di argomento. Ma allora, con quale finalità il papa mi aveva posto quella domanda: “Il card. McCarrick com’è?”. Evidentemente voleva accertarsi se ero alleato di McCarrick o no.
    Rientrato a Washington tutto mi divenne molto chiaro, grazie anche ad un nuovo fatto accaduto solo pochi giorni dopo il mio incontro con papa Francesco. Alla presa di possesso della diocesi di El Paso da parte del nuovo vescovo Mark Seitz il 9 luglio 2013 inviai il primo Consigliere, Mons. Jean-François Lantheaume, mentre io quel medesimo giorno andai a Dallas per un incontro internazionale di Bioetica. Di ritorno, Mons. Lantheaume mi riferì che a El Paso aveva incontrato il Card. McCarrick, il quale, presolo in disparte, gli aveva detto quasi le stesse parole che il papa aveva detto a me a Roma: “I Vescovi negli Stati Uniti non devono essere ideologizzati, non devono essere di destra, devono essere dei pastori…”. Rimasi esterrefatto! Era perciò chiaro che le parole di rimprovero che papa Francesco mi aveva rivolto quel 21 giugno 2013 gli erano state messe in bocca il giorno prima dal card. McCarrick. Anche la menzione da parte del papa “non come l’arcivescovo di Filadelfia” conduceva a McCarrick, perché fra i due c’era stato un forte diverbio a riguardo dell’ammissione alla comunione dei politici favorevoli all’aborto: McCarrick aveva manipolato nella sua comunicazione ai vescovi una lettera dell’allora Card. Ratzinger che proibiva di dare loro la comunione. Di fatto poi sapevo quanto certi cardinali come Mahony, Levada e Wuerl, fossero strettamente legati a McCarrick, avessero osteggiato le nomine più recenti fatte da papa Benedetto, per sedi importanti come Filadelfia, Baltimora, Denver e San Francisco.
    Non contento della trappola che mi ha aveva teso in 23 giugno 2013 chiedendomi di McCarrick, solo qualche mese dopo, nell’udienza che mi concesse il 10 ottobre 2013, papa Francesco me ne pose una seconda, questa volta a riguardo di un suo secondo protetto, il Card. Donald Wuerl. Mi chiese: “Il Card. Wuerl com’è, buono o cattivo?” “Santo Padre – gli risposi – non le dirò se è buono o cattivo, ma le riferirò due fatti”. Sono quelli a cui ho già sopra accennato, che riguardano la noncuranza pastorale di Wuerl per le deviazioni aberranti alla George Town University e l’invito da parte dell’arcidiocesi di Washington a giovani aspiranti al sacerdozio ad un incontro con McCarrick! Anche questa seconda volta il papa non manifestò alcuna reazione.
    Era poi evidente che a partire dalla elezione di papa Francesco McCarrick, ormai sciolto da ogni costrizione, si era sentito libero di viaggiare continuamente, di dare conferenze e interviste. In un gioco di squadra con il Card. Rodriguez Maradiaga era diventato il kingmaker per le nomine in Curia e negli Stati Uniti ed il consigliere più ascoltato in Vaticano per i rapporti con l’amministrazione Obama. Così si spiega che come membri della Congregazione per i Vescovi il papa sostituì il Card. Burke con Wuerl e vi nominò immediatamente Cupich fatto subito cardinale. Con tali nomine la Nunziatura a Washington era ormai fuori gioco per la nomina dei vescovi. Per giunta, nominò il brasiliano Ilson de Jesus Montanari – il grande amico del suo segretario privato argentino Fabian Pedacchio – Segretario della medesima Congregazione per i Vescovi e Segretario del Collegio dei Cardinali, promuovendolo in un sol balzo da semplice officiale di quel dicastero ad Arcivescovo Segretario. Cosa mai vista per un incarico così importante!
    Le nomine di Blase Cupich a Chicago e di William Tobin a Newark sono state orchestrate da McCarrick, Maradiaga e Wuerl, uniti da un patto scellerato di abusi del primo e quantomeno di coperture di abusi da parte degli altri due. I loro nominativi non figuravano fra quelli presentati dalla Nunziatura per Chicago e per Newark.
    Di Cupich non può certo sfuggire l’ostentata arroganza e sfrontatezza nel negare l’evidenza ormai palese a tutti: che cioè l’80% degli abusi riscontrati è stato nei confronti di giovani adulti da parte di omosessuali in rapporto di autorità verso le loro vittime.
    Nel discorso che fece alla presa di possesso della sede di Chicago, a cui ero presente come rappresentante del papa, Cupich disse, come battuta di spirito, che certo non ci si doveva aspettare dal nuovo arcivescovo che camminasse sulle acque. Sarebbe forse sufficiente che fosse capace di restare con i piedi per terra e che non cercasse di capovolgere la realtà, accecato dalla sua ideologia pro gay, come ha affermato in una recente intervista ad America. Ostentando la sua particolare competenza in materia essendo stato Presidente del Committee on Protection of Children and Young People della USCCB, ha asserito che il problema principale nella crisi degli abusi sessuali da parte del clero non è l’omosessualità e che affermarlo è solo un modo per distogliere l’attenzione dal vero problema che è il clericalismo. A sostegno di questa sua tesi, Cupich ha fatto “stranamente” riferimento ai risultati di una ricerca fatta nell’apice della crisi di abusi sessuali nei confronti di minori dell’inizio degli anni 2000, mentre ha ignorato “candidamente” che i risultati di quell’indagine furono totalmente smentiti dai successivi Rapporti indipendenti del John Jay College of Criminal Justice del 2004 e del 2011, in cui si concludeva che nei casi di abusi sessuali l’81% delle vittime erano maschi. Infatti, P. Hans Zollner, S.J., Vice-Rettore della Pontificia Università Gregoriana, presidente del Centre for Child Protection, Membro della Pontificia Commissione per la Protezione dei minori, ha recentemente dichiarato al giornale La Stampa, che “nella maggior parte dei casi si tratta di abusi omosessuali”.
    Anche la nomina poi di McElroy a San Diego fu pilotata dall’alto, con un ordine perentorio cifrato, a me come Nunzio, dal Card. Parolin: “Riservi la sede di San Diego per McElroy”. Anche McElroy ben sapeva degli abusi commessi da McCarrick, come risulta da una lettera indirizzatagli da Richard Sipe il 28 luglio 2016.
    A questi personaggi sono strettamente associati individui appartenenti in particolare all’ala deviata della Compagnia di Gesù, purtroppo oggi maggioritaria, che già era stata motivo di gravi preoccupazioni per Paolo VI e per i successivi pontefici. Basti solo pensare a P. Robert Drinan, S.J., eletto quattro volte alla Camera dei Rappresentanti, accanito sostenitore dell’aborto, o a P. Vincent O’Keefe, S.J., fra i principali promotori del documento The Land O’ Lakes Statement del 1967, che ha gravemente compromesso l’identità cattolica delle Università e dei Collegi negli Stati Uniti. Si noti che anche McCarrick, allora Presidente dell’Università cattolica del Portorico, partecipò a quell’infausta impresa così deleteria per la formazione delle coscienze della gioventù americana, strettamente associato com’era all’ala deviata dei Gesuiti.
    P. James Martin, S.J., osannato dai personaggi sopra menzionati, in particolare da Cupich, Tobin, Farrell e McElroy, nominato Consultore del Dicastero per le Comunicazioni, noto attivista che promuove l’agenda Lgbt, prescelto per corrompere i giovani che si raduneranno prossimamente a Dublino per l’Incontro mondiale delle Famiglie, non è se non un triste recente esemplare di quell’ala deviata della Compagnia di Gesù.
    Papa Francesco ha chiesto più volte totale trasparenza nella Chiesa e a vescovi e fedeli di agire con parresia. I fedeli di tutto il mondo la esigono anche da lui in modo esemplare. Dica da quando ha saputo dei crimini commessi da McCarrick abusando della sua autorità con seminaristi e sacerdoti.
    In ogni caso, il papa lo ha saputo da me il 23 giugno 2013 ed ha continuato a coprirlo, non ha tenuto conto delle sanzioni che gli aveva imposto papa Benedetto e ne ha fatto il suo fidato consigliere insieme con Maradiaga.
    Quest’ultimo si sente così sicuro della protezione del papa che può cestinare come “pettegolezzi” gli appelli accorati di decine di suoi seminaristi, che trovarono il coraggio di scrivergli dopo che uno di loro aveva cercato di suicidarsi per gli abusi omosessuali nel seminario.
    Ormai i fedeli hanno ben capito la strategia di Maradiaga: insultare le vittime per salvare se stesso, mentire ad oltranza per coprire una voragine di abusi di potere, di cattiva gestione nell’amministrazione dei beni della Chiesa, di disastri finanziari anche nei confronti di intimi amici, come nel caso dell’ambasciatore dell’Honduras Alejandro Valladares, già Decano del Corpo Diplomatico presso la Santa Sede.
    Nel caso del già vescovo ausiliare Juan José Pineda, dopo l’articolo apparso sul settimanale L’Espresso nel febbraio scorso, Maradiaga aveva dichiarato al giornale Avvenire: «È stato il mio vescovo ausiliare Pineda a chiedere la visita, in modo da “pulire” il suo nome a seguito di molte calunnie di cui è stato oggetto». Ora, di Pineda si è pubblicato unicamente che le sue dimissioni sono state semplicemente accettate, facendo così sparire nel nulla qualsiasi eventuale responsabilità sua e di Maradiaga.
    In nome della trasparenza dal papa tanto conclamata, si renda pubblico il rapporto che il Visitatore, il vescovo argentino Alcides Casaretto, ha consegnato più di un anno fa solo e direttamente al papa.
    Infine, anche la recente nomina a Sostituto dell’Arcivescovo Edgar Peña Parra ha una connessione con l’Honduras, cioè con Maradiaga. Peña Parra infatti dal 2003 al 2007 ha prestato servizio presso la Nunziatura di Tegucigalpa in qualità di Consigliere. Come Delegato per le RR.PP. mi erano pervenute informazioni preoccupanti a suo riguardo.
    In Honduras si sta per ripetere uno scandalo immane come quello in Cile. Il papa difende ad oltranza il suo uomo, il Card. Rodriguez Maradiaga, come aveva fatto in Cile con il vescovo Juan de la Cruz Barros, che lui stesso aveva nominato vescovo di Osorno, contro il parere dei vescovi cileni. Prima ha insultato le vittime degli abusi, poi solo quando vi è stato costretto dal clamore dei media, dalla rivolta delle vittime e dei fedeli cileni ha riconosciuto il suo errore e si è scusato, pur affermando che era stato mal informato, provocando una situazione disastrosa nella Chiesa in Cile, ma continuando a proteggere i due cardinali cileni Errazuriz e Ezzati.
    Anche nella triste vicenda di McCarrick, il comportamento di papa Francesco non è stato diverso. Sapeva perlomeno dal 23 giugno 2013 che McCarrick era un predatore seriale. Pur sapendo che era un corrotto, lo ha coperto ad oltranza, anzi ha fatto suoi i suoi consigli non certo ispirati da sane intenzioni e da amore per la Chiesa. Solo quando vi è stato costretto dalla denuncia di un abuso di un minore, sempre in funzione del plauso dei media, ha preso provvedimenti nei suoi confronti per salvare la sua immagine mediatica.
    Ora negli Stati Uniti è un coro che si leva specialmente dai fedeli laici, a cui ultimamente si sono uniti alcuni vescovi e sacerdoti, che chiedono che tutti quelli che hanno coperto con il loro silenzio il comportamento criminale di McCarrick o che si sono serviti di lui per fare carriera o promuovere i loro intenti, ambizioni e il loro potere nella Chiesa si devono dimettere.
    Ma ciò non sarà sufficiente per sanare la situazione di gravissimi comportamenti immorali da parte del clero, vescovi e sacerdoti. Occorre proclamare un tempo di conversione e di penitenza. Occorre ricuperare nel clero e nei seminari la virtù della castità. Occorre lottare contro la corruzione dell’uso improprio delle risorse della Chiesa e delle offerte dei fedeli. Occorre denunciare la gravità della condotta omosessuale. Occorre sradicare le reti di omosessuali esistenti nella Chiesa, come ha recentemente scritto Janet Smith, Professoressa di Teologia Morale nel Sacred Heart Major Seminary di Detroit. “Il problema degli abusi del clero – ha scritto – non potrà essere risolto semplicemente con le dimissioni di alcuni vescovi, né tanto meno con nuove direttive burocratiche. Il centro del problema sta nelle reti omosessuali nel clero che devono essere sradicate”. Queste reti di omosessuali, ormai diffuse in molte diocesi, seminari, ordini religiosi, ecc., agiscono coperte dal segreto e dalla menzogna con la potenza dei tentacoli di una piovra e stritolano vittime innocenti, vocazioni sacerdotali e stanno strangolando l’intera Chiesa.
    Imploro tutti, in particolare i Vescovi, a rompere il silenzio per sconfiggere questa cultura di omertà così diffusa, a denunciare ai media ed alle autorità civili i casi di abusi di cui sono a conoscenza.
    Ascoltiamo il messaggio più potente che ci ha lasciato in eredità S. Giovanni Paolo II: Non abbiate paura! Non abbiate paura!
    Papa Benedetto nell’omelia dell’Epifania del 2008 ci ricordava che il disegno di salvezza del Padre si è pienamente rivelato e realizzato nel mistero della morte e risurrezione di Cristo, ma richiede di essere accolto dalla storia umana, che rimane sempre storia di fedeltà da parte di Dio e purtroppo anche di infedeltà da parte di noi uomini. La Chiesa, depositaria della benedizione della Nuova Alleanza, siglata nel sangue dell’Agnello, è santa ma composta di peccatori, come scrisse Sant’Ambrogio: la Chiesa è “immaculata ex maculatis”, è santa e senza macchia pur essendo composta nel suo itinerario terreno da uomini macchiati di peccato.
    Voglio ricordare questa verità indefettibile della santità della Chiesa ai tanti che sono rimasti così profondamente scandalizzati dagli abominevoli e sacrileghi comportamenti del già arcivescovo di Washington, Theodore McCarrick, dalla grave, sconcertante e peccaminosa condotta di papa Francesco e dall’omertà di tanti pastori, e che sono tentati di abbandonare la Chiesa deturpata da tante ignominie.
    Papa Francesco all’Angelus di domenica 12 agosto 2018 ha pronunciato queste parole: “Ognuno è colpevole del bene che poteva fare e non ha fatto… Se non ci opponiamo al male, lo alimentiamo in modo tacito. È necessario intervenire dove il male si diffonde; perché il male si diffonde dove mancano cristiani audaci che si oppongono con il bene”. Se questa giustamente è da considerarsi una grave responsabilità morale per ogni fedele, quanto più grave lo è per il supremo pastore della Chiesa, il quale nel caso di McCarrick non solo non si è opposto al male ma si è associato nel compiere il male con chi sapeva essere profondamente corrotto, ha seguito i consigli di chi ben sapeva essere un perverso, moltiplicando così in modo esponenziale con la sua suprema autorità il male operato da McCarrick. E quanti altri cattivi pastori Francesco sta ancora continuando ad appoggiare nella loro azione di distruzione della Chiesa!
    Francesco sta abdicando al mandato che Cristo diede a Pietro di confermare i fratelli. Anzi con la sua azione li ha divisi, li induce in errore, incoraggia i lupi nel continuare a dilaniare le pecore del gregge di Cristo.
    In questo momento estremamente drammatico per la Chiesa universale riconosca i suoi errori e in coerenza con il conclamato principio di tolleranza zero, papa Francesco sia il primo a dare il buon esempio a Cardinali e Vescovi che hanno coperto gli abusi di McCarrick e si dimetta insieme a tutti loro.
    Seppur nello sconcerto e nella tristezza per l’enormità di quanto sta accadendo, non perdiamo la speranza! Ben sappiamo che la grande maggioranza dei nostri pastori vivono con fedeltà e dedizione la loro vocazione sacerdotale.
    È nei momenti di grande prova che la grazia del Signore si rivela sovrabbondante e mette la sua misericordia senza limiti a disposizione di tutti; ma è concessa solo a chi è veramente pentito e propone sinceramente di emendarsi. Questo è il tempo opportuno per la Chiesa, per confessare i propri peccati, per convertirsi e fare penitenza.
    Preghiamo tutti per la Chiesa e per il papa, ricordiamoci di quante volte ci ha chiesto di pregare per lui!
    Rinnoviamo tutti la fede nella Chiesa nostra madre: “Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica!”
    Cristo non abbandonerà mai la sua Chiesa! L’ha generata nel suo sangue e la rianima continuamente con il suo Spirito!
    Maria, Madre della Chiesa, prega per noi!
    Maria Vergine Regina, Madre del Re della gloria, prega per noi!

    Roma, 22 Agosto 2018

  2. #2
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    Predefinito Re: Affaire Viganò

    https://www.radiospada.org/2018/08/q...-di-bergoglio/

    di Miguel

    Viganò è stato Nunzio Apostolico negli USA fino al 2016 e pare ragionevole credere che negli USA neotrumpiani più di qualcuno si stia facendo abbondantissime risate. L’ex Nunzio, ex Segretario del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, ex Delegato per le Rappresentanze Pontificie, ex Osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, parla da persona informata e competente. Dal 1992 è arcivescovo, nominato da Giovanni Paolo II.

    Ce n’è per tutti. Si sconfina nella commedia trash quando tocca a Bergoglio che in udienza privata afferma: “Sì, i Vescovi negli Stati Uniti non devono essere ideologizzati, non devono essere di destra come l’arcivescovo di Filadelfia, devono essere dei pastori; e non devono essere di sinistra – ed aggiunse, alzando tutte e due le braccia – e quando dico di sinistra intendo dire omosessuali”. Su Bertone si sottolinea in due punti come il cardinale non avesse difficoltà a presentare insistentemente per l’episcopato e per posti di responsabilità candidati notoriamente omosessuali. Sul “predatore” Card. Mc Carrick si afferma che – pur formalmente invitato alla penitenza – andasse con molta frequenza a Roma e si fosse fatto amici dappertutto, a tutti i livelli della Curia. Ma non è qui la sede per entrare troppo nel merito del testo, che in ogni caso è pubblico.

    Si badi, e questo nessuno ancora lo ha sottolineato come si deve: Viganò rade moralmente al suolo – citando nomi, cognomi, luoghi e date – non solo la “chiesa bergogliana” ma l’intera “chiesa (post)conciliare”. Molto indulgente con i Papi polacco e bavarese ma molto poco con gli uomini che li circondavano. Ciò che emerge in maniera nettissima è il degrado completo in cui versa l’istituzione ecclesiastica dal Concilio in poi. Viganò – anche per ragioni anagrafiche – non parla di Paolo VI ma chiunque abbia un abc di storia sa da dove bisogna partire per cogliere l’origine del disastro.

    Troppo comodo però – e già più di un commentatore pare avviato su questa strada – cavarsela buttando la croce sull’argentino, vescovo di Roma che si chiede “chi sono io per giudicare?”. Si tratterebbe di un’operazione facilotta e incompleta.

    Basta leggere – a vario titolo – i nomi degli “accusati”, “coinvolti” (“non potevano non sapere”), manchevoli – per diverse ragioni – di “credibilità”, orchestratori di cariche episcopali filogay, ecc. per capire che i problemi stanno al vertice e non da ieri. Invitando a sfogliare il testo originale con tutte le precauzioni del caso, ci limitiamo ai principali – aggiungendo tra parentesi a nostra cura chi li ha nominati e a che ruolo:

    *

    Angelo Sodano (nominato arcivescovo da Paolo VI, creato cardinale da Giovanni Paolo II)

    Theodore Edgar McCarrick (nominato vescovo da Paolo VI, arcivescovo e creato cardinale da Giovanni Paolo II)

    Tarcisio Bertone (nominato arcivescovo e creato cardinale da Giovanni Paolo II)

    Marc Ouellet (nominato vescovo, arcivescovo e creato cardinale da Giovanni Paolo II)

    Lorenzo Baldisseri (nominato arcivescovo da Giovanni Paolo II, creato cardinale da Francesco)

    Pietro Parolin (nominato arcivescovo da Benedetto XVI, creato cardinale da Francesco)

    William Joseph Levada (nominato vescovo e arcivescovo da Giovanni Paolo II, creato cardinale da Benedetto XVI)

    Leonardo Sandri (nominato arcivescovo da Giovanni Paolo II, creato cardinale da Benedetto XVI)

    Fernando Filoni (nominato arcivescovo da Giovanni Paolo II, creato cardinale da Benedetto XVI)

    Angelo Becciu (nominato arcivescovo da Giovanni Paolo II, creato cardinale da Francesco)

    Giovanni Lajolo (nominato arcivescovo da Giovanni Paolo II, creato cardinale da Benedetto XVI)

    Dominique Mamberti (nominato arcivescovo da Giovanni Paolo II, creato cardinale da Francesco)

    Donald Wuerl (nominato vescovo da Giovanni Paolo II, arcivescovo e creato cardinale da Benedetto XVI)

    Kevin Joseph Farrell (nominato vescovo da Giovanni Paolo II, creato cardinale da Francesco)

    Sean O’Malley (nominato vescovo e arcivescovo da Giovanni Paolo II, creato cardinale da Benedetto XVI)

    Óscar Rodríguez Maradiaga (nominato vescovo, arcivescovo e creato cardinale da Giovanni Paolo II)



    Per non parlare degli accusati di appartenenza alla corrente “filo omosessuale”:

    Francesco Coccopalmerio (nominato vescovo da Giovanni Paolo II, arcivescovo e creato cardinale da Benedetto XVI)

    Vincenzo Paglia (nominato vescovo da Giovanni Paolo II, arcivescovo da Benedetto XVI)

    Edwin Frederick O’Brien (nominato vescovo e arcivescovo da Giovanni Paolo II, creato cardinale da Benedetto XVI)

    Renato Raffaele Martino (nominato vescovo, arcivescovo e creato cardinale da Giovanni Paolo II)

    *

    Ora, pare evidente come cavarsela col “tiro al Bergoglio” risulti veramente poco credibile. Se quanto affermato da Viganò fosse vero – e non si ha motivo di credere il contrario – con questa testimonianza, va ribadito, si raderebbe totalmente al suolo ogni credibilità morale dei conciliar-boy, credibilità di cui non resterebbe in piedi che qualche provvisoria e isolata maceria.

  3. #3
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    Predefinito Re: Affaire Viganò

    Citazione Originariamente Scritto da Guelfo Nero Visualizza Messaggio
    https://www.radiospada.org/2018/08/q...-di-bergoglio/

    Ora, pare evidente come cavarsela col “tiro al Bergoglio” risulti veramente poco credibile. Se quanto affermato da Viganò fosse vero – e non si ha motivo di credere il contrario – con questa testimonianza, va ribadito, si raderebbe totalmente al suolo ogni credibilità morale dei conciliar-boy, credibilità di cui non resterebbe in piedi che qualche provvisoria e isolata maceria.
    Infatti, se Francesco si dimettesse per questa cosa aprirebbe la via ad attacchi sempre più virulenti a qualsiasi futuro Pontefice. E' completamente contro la Chiesa chiederlo. Morto un Papa se ne fa un altro, ma quanto è facile fare una Chiesa nuova dal nulla? Eppure avrebbe più senso del cambio di Papa.
    「寧我負人,毋人負我!」

    "Le case d'ltalia son fatte per noi, è là sul Danubio la casa dei tuoi; Tu i campi ci guasti, tu il pane c'involi, I nostri figliuoli per noi li vogliam."

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    Predefinito Re: Affaire Viganò



    Un approfondimento di attualità

  5. #5
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    Thumbs up Re: Affaire Viganò

    Don Floriano Abrahamowicz ha tenuto una interessantissima e dettagliata conferenza su mons. Carlo Maria Viganò la prima domenica del mese di settembre 2020 in provincia di Trieste, dopo la Santa Messa, per i pochi fedeli presenti tra i quali c'ero anch'io; ha ribadito in sostanza gli stessi concetti fondamentali durante un paio di omelie a Paese ed in una speciale lezione-video approfondendo la questione dell'appartenenza alla vera Santa Romana Chiesa, delle sue note distintive e della sua visibilità, della professione pubblica di integrale fede cattolica necessaria per appartenervi davvero e dell'autorità legittima, v. qui:




    https://www.domusmarcellefebvre.it/
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
    «Don Floriano Abrahamowicz - speciale: risposta a Mgr Viganò
    https://www.youtube.com/watch?v=AXdbGS0pbPY
    Don Floriano Abrahamowicz - Ognissanti (22a d.Pent) + RISPOSTA seconda a Mgr Vigano (Omelia)
    https://www.youtube.com/watch?v=yMST4iVir20

    Don Floriano. Speciale: risposta a Monsignor Viganò
    https://www.youtube.com/watch?v=MlKCwOor6FQ
    Seconda RISPOSTA a Mons. Viganò - don Floriano
    https://www.youtube.com/watch?v=BUKMPbhOsqI
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/ »





    Don Floriano Abrahamowicz il 5 Settembre 2020 ha postato anche una risposta scritta indirizzata a mons. Carlo Maria Viganò tra i commenti presenti sul sito di Marco Tosatti:




    https://www.marcotosatti.com/2020/09...re-della-fede/
    "VIGANÒ: MONS. LEFEBVRE? UN ESEMPLARE CONFESSORE DELLA FEDE. 2 Settembre 2020 Pubblicato da Marco Tosatti"

    "5 Settembre 2020 alle 22:13
    Intendo attraverso questo sito del dr Marco Tosatti essermi messo in contatto con Mgr Viganò. Non è possibile trovare una Sua mail.
    SLGC
    dF

    DON FLORIANO
    5 Settembre 2020 alle 13:25
    rispondo a Mgr Viganò

    Il signore Kokx chiede : «Cosa significa “separarsi” dalla chiesa conciliare secondo l’Arcivescovo Viganò?» e «….cosa pensa che dovrebbero fare i cattolici ora?» Mgr Viganò risponde con una controdomanda toccando tante tematiche: il concetto di Chiesa e contro-chiesa, il concetto di appartenenza alla Chiesa cattolica, la questione dell’autorità ecclesiastica e del suo esercizio, la distinzione fra Chiesa docente e insegnata, i doveri/diritti del clero e dei fedeli, la distinzione fra l’aspetto visibile e invisibile dell’istituzione divina della Chiesa, l’ingiudicabile intenzione del singolo suo membro e l’intenzione palesata giudicabile. Ma l’evocazione di queste tematiche, con riferimento alla parabola del grano e della zizzania, alla vita spirituale e alla storia della chiesa, senza le dovute spiegazioni e distinzioni, più che aiutare il signore Kokx nella sua perplessità sul da farsi lo getta nelle mani del nemico. Distinguiamo il grano dalla zizzania. In una prima parte riportiamo il grano della lettera, nella seconda la zizzania.

    Prima parte: il grano
    1. Mgr. Viganò non risparmia il Concilio vaticano II.
    “…non è possibile alcuna commistione con coloro che propongono dottrine adulterate del manifesto ideologico conciliare…”Parla di coloro che: “… dichiarandosi Cattolici, abbracciano le dottrine eterodosse che si sono diffuse in questi decenni, con la consapevolezza che esse rappresentano una rottura con il Magistero precedente…”
    2. Per Mgr Viganò è dubbia l’appartenenza alla Chiesa cattolica di chi aderisce al Concilio.
    Aggiunge alla citazione precedente: “In questo caso è lecito mettere in dubbio la loro reale appartenenza alla Chiesa Cattolica”
    3. Mgr Viganò non riconosce loro il diritto di rimanere nella Chiesa e ascendere nei suoi gradi.
    “…è impossibile che chi non condivide la fede, la morale, la liturgia e la disciplina della Chiesa Cattolica possa arrogarsi il diritto di rimanere al suo interno e addirittura di ascendere i gradi della Gerarchia.”, “… devono abbandonare la Chiesa … i Modernisti, i quali usurpano il nome cattolico …”
    4. Chiede inoltre che siano cacciati.
    “…la Chiesa Cattolica, …. è invasa da eretici ……: sono costoro che vanno cacciati dal sacro recinto…”
    5. Per Vigano il pesce ‘puzza dalla testa’
    riserva all’operato di Bergoglio l’espressione seguente: “…l’apostasia globalista di questo Pontificato”
    6. Vigano afferma che ci sono due chiese.
    “La Chiesa di Cristo – che non solo sussiste nella Chiesa Cattolica, ma è a titolo esclusivo la Chiesa Cattolica – è solo oscurata, eclissata da una strana chiesa, stravagante insediatasi in Roma, secondo la visione della Beata Anna Catharina Emmerick. Essa convive, come il grano con la zizzania …”
    “Concordo parimenti con quanto osservato da S.E. Mons. Bernard Tissier de Mallerais, circa la compresenza di due entità in Roma: la Chiesa di Cristo è occupata ed eclissata dalla compagine modernista conciliare …..”

    Seconda parte: la zizzania
    1. “il semplice fatto di essere battezzati e membra vive della Chiesa di Cristo non implica l’adesione alla compagine conciliare; questo vale anzitutto per i semplici fedeli e per i chierici secolari e regolari che, per varie ragioni, si considerano sinceramente Cattolici e che riconoscono la Gerarchia"
    È vero che ‘tutti i validamente battezzati in stato di grazia sono membri vivi della Chiesa di Cristo’. Perché Viganò scrive Chiesa di Cristo e non Chiesa cattolica? Lui stesso afferma che la Chiesa di Cristo sussiste - ‘subsistit in’- solamente nella Chiesa cattolica. Evita il termine Chiesa cattolica per non dovere rispondere a Kokx che deve abbandonare la compagine conciliare come il protestante, l’ortodosso scismatico e l’eretico lo devono fare.
    Viganò vuole rassicurare Kokx dell’eventuale innocenza personale di cuore di chi si trova nella compagine conciliare. Questa innocenza personale di cuore, però, può esistere anche in colui che con l’uso limitato della ragione è stato battezzato validamente, per esempio in una chiesa scismatica orientale o in una setta protestante o appunto anche nella compagine conciliare. Per tutti questi non vi è responsabilità di implicazione nelle rispettive compagini protestanti, scismatiche o conciliari. Il signor Kokx non si consola con chi senza colpa personale, non è implicato nella compagine conciliare. Come il protestante o l’ortodosso che scopre la visibile appartenenza alla rispettiva compagine settaria eretica e scismatica, così anche il Kokx realizza s’interroga sul da farsi rispetto alla compagine visibile conciliare. Se Kokx fosse in quel stato di innocenza paventatogli da Viganò, appunto la domanda non sfiorerebbe la sua mente.
    La zizzania sta nell’omissione da parte di Viganò della distinzione dell’ambito dell’intenzione del singolo membro e della compagine appunto visibile ed esterna di quella strana chiesa stravagante.
    L’innocenza personale cessa una volta preso coscienza della compagine conciliare e subentra l’obbligo grave di abbandonare fisicamente la compagine visibile della chiesa apostata.
    Per i semplici fedele, per il clero, Mgr Viganò compreso, vi è l’obbligo di abbandonare la compagine visibile conciliare. Altrimenti corrono sì il rischio di abbandonare la compagine visibile della vera Chiesa di Cristo per aderire alla chiesa conciliare che oltre la dottrina ha anche perso come gli anglicani il sacerdozio.
    2. “In questo caso è lecito mettere in dubbio la loro reale appartenenza alla Chiesa Cattolica, nella quale tuttavia essi ricoprono ruoli ufficiali che conferiscono loro autorità. Un’autorità esercitata illecitamente, se lo scopo che si prefigge è di obbligare i fedeli ad accettare la rivoluzione imposta da dopo il Concilio".
    In questo passaggio la zizzania si mescola col grano in quanto Viganò, dopo avere giustamente messo in dubbio l’appartenenza alla Chiesa cattolica di coloro che consapevolmente promuovono il manifesto ideologico conciliare, invece di almeno mettere in dubbio la loro autorità, non esita di affermare contro il diritto canonico e la sana dottrina, che questa gerarchia da lui chiamata ‘apostata’, eretica, ricopre ruoli che conferiscono loro autorità. Questa affermazione è direttamente opposta alla promessa di Nostro Signore: NON PRAEVALEBUNT. Il signore Kokx deve sapere che in virtù di questa promessa è metafisicamente escluso che un eretico eserciti sia membro visibile della Chiesa e eserciti un ruolo qualsiasi. Nel momento stesso che professa l’eresia si autoesclude dal corpo visibile della Chiesa.
    3. “ma i Modernisti, i quali usurpano il nome cattolico proprio perché esso è l’unico burocratico elemento che consente loro di non essere considerati al pari di qualsiasi setta eretica".
    La zizzania sta nel nascondere dietro un ‘elemento burocratico’ il dovere di ogni battezzato e cresimato, di smascherare, denunciare ed evitare la compagine conciliare quale setta eretica.
    4. ” Non cediamo quindi alla tentazione di abbandonare – pur con giustificato sdegno – la Chiesa Cattolica, col pretesto che essa è invasa da eretici e fornicatori: sono costoro che vanno cacciati dal sacro recinto, in un’opera di purificazione e di penitenza che deve partire da ciascuno di noi".
    La zizzania sta nel confondere la Chiesa cattolica con la compagine conciliare e nel confondere il fornicatore con l’eretico e di conseguenza applicare all’eretico e al fornicatore gli stessi criteri di appartenenza alla Chiesa. Sbagliatissimo. Il fornicatore va ‘cacciato’ in carcere mentre l’eretico se ne è andato da solo. L’autorità poi viene a confermare con un atto ufficiale questa auto-esclusione dell’eretico. Guai al fedele o al chierico che pensa poter/dover portare sottomissione filiale a ‘superiori’ eretici apostati solo perché un Pio XIII non li ha ancora dichiarati tali. Il fornicatore in carcere è membro visibile della Chiesa mentre l’eretico non lo è più.
    Viganò non spiega cosa è la visibilità della Chiesa cattolica e cosa mi rende formalmente partecipe o mi esclude dalla compagine visibile della Chiesa cattolica. Se avesse spiegato al signore Kokx che la professione pubblica di una fede differente da quella cattolica esclude, mentre la professione pubblica dalla fede cattolica dà accesso alla compagine visibile della Chiesa cattolica, Viganò avrebbe incoraggiato Kokx di abbandonare la compagine conciliare senza sì e ma.
    L’errore di Viganò sul concetto di Chiesa e mondo eretico e apostata sembra risalire ad un fraintendimento della parabola del grano e della zizzania. S. Agostino insiste nel distinguere questa parabola da quella dei pesci buoni/cattivi nella rete immersa nel mare. S. Agostino contrariamente a Viganò non pone la zizzania e il grano n e l l a Chiesa, nella diocesi e nella parrocchia perché spiega appunto che la zizzania non essendo il grano, non è membro visibile appartenente alla Chiesa. Infatti alla differenza della rete che significa la compagine visibile della Chiesa che contiene pesci cioè membri buoni e cattivi, il campo è il mondo e non la compagine visibile della Chiesa.
    Ecco che gli esempi dei santi come S. Atanasio gettano una luce differente sulla odierna situazione.
    Infatti S. Atanasio considerava i semiariani d’un lato ‘fuori dalla chiesa visibile’ dall’atro lato cercava di colloquiare con loro per chiarire una terminologia all’epoca non ancora chiara. Oggi invece dopo che il magistero nei secoli ha ben chiarito i concetti c’è Ratzinger che afferma: non ci sono limiti visibili di appartenenza alla Chiesa. Mai S.Atanasio avrebbe consigliato al signore Koky di stare nella diocesi ariana cercando un ‘prete bravo’ considerando il grano e la zizzania sotto lo stesso tetto della Chiesa di Cristo. Spero che Mgr Viganò non continui questa diabolica confusione ratzingeriana, ma, come ci sembrava stesse per avvenire, risorga al cattolicesimo e esca insieme al signor Kokx dalla compagine conciliare. Coraggio eccellenza!"







    Don Francesco Ricossa dell’Istituto Mater Boni Consilii in questa recente intervista del mese di dicembre 2020 ha a sua volta analizzato e commentato gli articoli e le dichiarazioni pubbliche di mons. Carlo Maria Viganò sul "Concilio Vaticano II", sulla "nuova messa", ecc. evidenziandone sia alcuni indubbi meriti che i vari limiti dal punto di vista del Cattolicesimo e del Magistero della Chiesa:



    https://www.sodalitium.biz/intervist...-maria-vigano/
    «Intervista a don Francesco Ricossa sul pensiero di mons. Carlo Maria Viganò
    Mons. Viganò ha fatto parlare molto di sé, in questi ultimi mesi, per le critiche circostanziate e puntuali che ha portato nei confronti dell’operato di J.M. Bergoglio. In questa intervista don Ricossa, superiore dell’Istituto Mater Boni Consilii e direttore della rivista Sodalitium, spiega la posizione dell’Istituto e commenta le affermazioni di mons. Carlo M. Viganò.
    https://www.youtube.com/watch?v=4BUKgMiWwRc
    Intervista a don Ricossa su mons. Viganò - Centro Studi Giuseppe Federici
    Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
    https://youtu.be/4BUKgMiWwRc
    Intervista a don Francesco Ricossa sul pensiero di Mons. Carlo Maria Viganò»
    http://www.centrostudifederici.org/i...a-mons-vigano/





    Luca, SURSUM CORDA – HABEMUS AD DOMINUM!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

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    Predefinito Re: Affaire Viganò

    Per documentazione

    https://www.radiospada.org/2021/03/%...r-radio-spada/

    RS: Buongiorno Eccellenza, La ringraziamo per il dialogo che intratterremo. Partiamo da Galleria neovaticana, il libro di Marco Tosatti di cui Lei ha scritto la prefazione. Ci permetta di raccontarLe un aneddoto: non era passata che qualche ora dall’annuncio dell’invio in stampa, e già su Twitter si manifestava un profilo con un sondaggio – basandosi solo sulla copertina e sul titolo, evidentemente – per chiedere quanto fosse evangelico stampare un volume dedicato a scabrose accuse e a fatti non sempre edificanti. Cosa risponderebbe a questa obiezione?

    CMV: Mi sia qui permesso di ricordare che Benedetto XVI nei mesi che precedettero la sua decisione di assumere il titolo singolare di “papa emerito”, istituì una Commissione cardinalizia, presieduta dal Cardinale Herranz, e composta dai Cardinali Tomko e De Giorgi, con l’incarico di svolgere un’accurata indagine concernente le notizie riservate diffuse da Vatileaks. In quell’occasione, dovetti insistere con il Cardinale Herranz perché potessi deporre, atteso che non era sua intenzione interrogarmi nonostante fossi coinvolto in prima persona come autore dei documenti riservati destinati al Pontefice, che erano stati trafugati e consegnati alla stampa. Consegnai loro un corposo dossier in cui rendevo conto di tutte le disfunzioni e della rete di corruzione di cui ero venuto a conoscenza e che ebbi a fronteggiare come Segretario Generale del Governatorato. Accompagnai quel dossier con una lettera, in cui tra l’altro scrissi: “Sono molto addolorato per il grave danno procurato alla Chiesa e alla Santa Sede dalla fuga di tanti documenti riservati… Se vi sono dei responsabili per tali atti inconsulti, ben più grave è la colpa di chi si è reso responsabile di tanta corruzione e degrado morale nella Santa Sede e nello Stato della Città del Vaticano, e quella di alcuni cardinali, prelati e laici che, pur sapendo, hanno preferito convivere con tanta sporcizia, addormentando le loro coscienze pur di compiacere al superiore potente e far carriera. Spero che almeno questa Commissione Cardinalizia, per amore alla Chiesa, sia fedele al Santo Padre e faccia tutta la pulizia necessaria da Lui voluta e non permetta che questa Sua iniziativa sia ancora una volta insabbiata… Numerosi sono stati i giornalisti di vari paesi che hanno cercato di contattarmi… Sono stato zitto, per amore alla Chiesa e al Santo Padre. La forza della verità deve sgorgare dall’interno della Chiesa e non dai media… Prego per Voi Cardinali, perché abbiate il coraggio di dire la verità al Santo Padre; e prego per il Santo Padre, perché abbia la forza di far sì che essa venga alla luce nella Chiesa.”
    Quella mole di informazioni, assieme alle altre prove raccolte dai tre Cardinali, avrebbe consentito un’operazione di pulizia: tutto è stato insabbiato! e può solo costituire un ulteriore elemento di ricatto per i nomi ivi contenuti e, da ormai otto anni, un’occasione di discredito nei confronti di chi viceversa ha servito fedelmente la Chiesa e la Santa Sede.
    Necesse est enim ut veniant scandala; verumtamen væ homini per quem scandalum venit (Mt 18, 7). Denunciare la corruzione dei chierici e dei Prelati si è imposto come un gesto di carità nei riguardi dei fedeli e un atto di giustizia nei confronti della Chiesa martoriata, perché da un lato mette in guardia il popolo di Dio dai lupi travestiti da agnelli e li mostra per quello che sono, e dall’altro dimostra che la Sposa di Cristo è vittima di una conventicola di lussuriosi avidi di potere, allontanati i quali essa può tornare a predicare il Vangelo. Non è chi porta alla luce gli scandali che pecca contro la carità evangelica, ma chi quegli scandali li compie e li copre. Le parole del Signore non danno adito ad equivoci.

    RS: Come si sa, andando oltre il tema morale, risulta impossibile non individuare nel tracollo dottrinale il cardine stesso della crisi nella Chiesa. In relazione a questo, in più occasioni Lei ha manifestato una critica serrata al Vaticano II. Sul punto Le chiederemmo una specificazione ulteriore. Parlando con Sandro Magister ha attaccato: «la favola bella dell’ermeneutica – ancorché autorevole per il suo Autore – rimane nondimeno un tentativo di voler dar dignità di Concilio ad un vero e proprio agguato contro la Chiesa». Possiamo dunque chiarire che il problema non è individuabile solo dal Vaticano II ma nel Vaticano II? Detto in altri termini: il processo rivoluzionario ha avuto una svolta con il “Concilio” e non solo dopo il “Concilio”? Non semplicemente lo spirito vaticansecondista, ma anche la lettera è da mettere sotto accusa?

    CMV: Non vedo come si possa sostenere che vi sia un presunto Vaticano II ortodosso di cui nessuno ha parlato per anni, tradito da uno spirito del Concilio che pure tutti elogiavano. Lo spirito del Concilio è ciò che lo anima, quello che ne determina la natura, la particolarità, le caratteristiche. E se lo spirito è eterodosso mentre i testi conciliari non sembrano essere dottrinalmente eretici, questo è da attribuire ad un’astuta mossa dei congiurati, all’ingenuità dei Padri conciliari e alla connivenza di quanti hanno preferito guardare altrove, sin dall’inizio, piuttosto di prendere posizione con una chiara condanna delle deviazioni dottrinali, morali e liturgiche.
    I primi ad essere perfettamente consapevoli dell’importanza di mettere mano ai testi conciliari per poterli poi usare per i propri scopi furono Cardinali e Vescovi progressisti, in particolare tedeschi e olandesi, con i loro periti. Non a caso essi fecero in modo di rifiutare gli Schemi preparatori preparati dal Sant’Uffizio e ignorarono i Desiderata dell’Episcopato mondiale, ivi compresa la condanna degli errori moderni, specialmente del comunismo ateo; riuscirono anche ad impedire la proclamazione di un dogma mariano, vedendo in esso un «ostacolo» al dialogo ecumenico. La nuova leadership del Vaticano II fu possibile grazie ad un vero e proprio colpo di mano, al ruolo preminente del Gesuita Bea e dall’appoggio di Roncalli. Se gli Schemi fossero stati mantenuti, nulla di quello che uscì dalle Commissioni sarebbe stato possibile, perché essi erano impostati sul modello aristotelico-tomistico che non permetteva formulazioni equivoche.
    La lettera del Concilio va quindi messa sotto accusa perché è da questa che è partita la rivoluzione. D’altra parte: sapreste citarmi un caso nella storia della Chiesa in cui un Concilio Ecumenico sia stato deliberatamente formulato in modo equivoco per far sì che ciò che esso insegnava nei suoi atti ufficiali venisse poi sovvertito e contraddetto nella pratica? Ecco: basta questo per catalogare il Vaticano II come un caso a sé, un hapax sul quale gli studiosi potranno cimentarsi, ma che dovrà trovare soluzione da parte dell’Autorità suprema della Chiesa.

    RS: Come è avvenuta la Sua presa di coscienza in relazione a questa crisi? Un processo graduale? Un fatto immediato e sviluppatosi nel breve periodo?

    CMV: La mia presa di coscienza è stata progressiva, ed è iniziata relativamente presto. Ma comprendere, o iniziare a sospettare che quanto ci fu presentato come frutto dell’ispirazione dello Spirito Santo fosse in realtà suggerito dall’inimicus homo non è bastato a far crollare quel senso di sofferta obbedienza alla Gerarchia, anche in presenza di molteplici prove della malafede e del dolo di alcuni suoi esponenti. Come ho già avuto modo di dichiarare, quello che allora vedevamo concretizzarsi – parlo ad esempio di alcune novità come la collegialità episcopale o l’ecumenismo o il Novus Ordo – potevano apparire come dei tentativi di venire incontro al comune desiderio di rinnovamento, sull’onda della ricostruzione del dopoguerra. Dinanzi al boom economico e ai grandi eventi politici, la Chiesa sembrava doversi in qualche modo svecchiare, o così ci dicevano tutti, ad iniziare dal Santo Padre. Chi era abituato alla disciplina preconciliare, all’ossequio all’Autorità, alla venerazione del Pontefice Romano non osava nemmeno pensare che quello che ci veniva surrettiziamente mostrato come un mezzo per diffondere la Fede e convertire alla Chiesa Cattolica tante anime era in realtà un veicolo, un inganno dietro cui si celava, nella mente di alcuni, l’intenzione di cancellare progressivamente la Fede e lasciare le anime nell’errore e nel peccato. Quelle “novità” non piacevano quasi a nessuno, men che meno ai laici, ma ci erano presentate come una sorta di penitenza da accettare, avendone in cambio una maggior diffusione del Vangelo e la rinascita morale e spirituale di un mondo occidentale prostrato dalla Guerra e minacciato dal materialismo.
    Cambiamenti radicali iniziarono con Paolo VI, con la riforma liturgica e la drastica proibizione della Messa tridentina. Mi sentii personalmente ferito ed impotente quando, come giovane segretario all’allora Delegazione apostolica di Londra, la Santa Sede proibì all’Associazione Una Voce la celebrazione di una sola Messa secondo il Rito Antico nella cripta della Cattedrale di Westminster.
    Durante il Pontificato di Giovanni Paolo II alcune delle istanze più estreme del Concilio trovarono una spinta propulsiva nel pantheon di Assisi, negli incontri nelle moschee e nelle sinagoghe, nelle richieste di perdono per le Crociate e l’Inquisizione, con la cosiddetta purificazione della memoria. La carica eversiva di Dignitatis humanae e di Nostra ætate fu evidente in quegli anni.
    Venne poi Benedetto XVI e la liberalizzazione della liturgia tradizionale, fino ad allora ostentatamente avversata, nonostante le concessioni papali successive alle Consacrazioni episcopali di Ecône. Malauguratamente le devianze ecumeniche non cessarono nemmeno con Ratzinger, e con esse l’ideologia conciliare che le giustificavano. L’abbandono di Benedetto e l’avvento di Bergoglio continuano ad aprire gli occhi a moltissime persone, soprattutto ai fedeli laici.

    RS: Tema distinto ma connesso a questo è quello relativo ai protagonisti della stagione conciliare e post-conciliare. Fermiamoci un attimo sulla figura di Ratzinger: risulta innegabile, pur con sfumature diverse, il ruolo del teologo bavarese tanto al Vaticano II quanto dopo (ricordiamo che dal 1981 al 2005 è stato Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, dal 2005 al 2013 ha regnato sul Soglio di Pietro, dal 2013 è “Papa emerito”). Da parte nostra il giudizio sulla portata del ratzingerismo è certamente negativo: sotto la sua amministrazione della CdF hanno prosperato quelle stesse devianze che oggi vediamo “fiorire” in modo esplicito; appena eletto al Soglio ha tolto la tiara dallo stemma pontificio; ha proseguito sulla via dell’ecumenismo indifferentista rinnovando le scandalose celebrazioni di Assisi; a Erfurt è arrivato al punto di affermare «Il pensiero di Lutero, l’intera sua spiritualità era del tutto cristocentrica», nel Motu proprio Summorum Pontificum ha definito la Messa di sempre e il Novus Ordo come due forme dello stesso rito (quando al contrario implicano due teologie totalmente diverse); ha poi creato questo ibrido improbabile del “Papa emerito vestito di bianco” che – al netto delle intenzioni, che non giudichiamo – sembra essere non solo un pericoloso equivoco, ma un ingranaggio quasi necessario del dualismo che anima l’attuale dinamica della dissoluzione ecclesiale. Questi pochi esempi, cui ne potrebbero seguire molti altri, sono a nostro avviso rivelatori del fatto che Ratzinger, da sempre e pur con ruoli e posizioni non identiche, è stato dall’altra parte della barricata. Abbiamo già visto la Sua affermazione sulla «favola bella dell’ermeneutica», ma anche in altre occasioni Lei ha fatto notare alcuni aspetti problematici del pensiero di Ratzinger. Ci riferiamo in particolare a una sua recente dichiarazione su LifeSiteNews in cui ha sostenuto: «Sarebbe però auspicabile che egli, soprattutto in considerazione del Giudizio Divino che lo attende, si allontani definitivamente da quelle posizioni teologicamente errate – mi riferisco in particolare a quelle dell’Introduzione al cristianesimo – che sono ancora oggi diffuse in università e seminari che si vantano di chiamarsi cattolici». Le chiediamo dunque: se dovesse sintetizzare il Suo giudizio sul pensiero del teologo bavarese cosa direbbe ai nostri lettori? Inoltre: Lei ha avuto la possibilità di operare a stretto contatto con Benedetto XVI, cosa può dirci di lui sul piano umano? Non è – sia chiaro – una domanda su aspetti riservati, ma sulla personalità che ha potuto conoscere da vicino.

    CMV: I punti che avete elencato, pur con alcune sfumature, mi trovano purtroppo concorde, non senza un vivo dolore. Molti atti di governo di Benedetto XVI sono in linea con l’ideologia conciliare, della quale il teologo Ratzinger è da sempre strenuo e convinto sostenitore. La sua impostazione filosofica hegeliana lo ha portato ad applicare lo schema tesi-antitesi-sintesi in ambito cattolico, ad esempio considerando i documenti del Vaticano II (tesi) e gli eccessi del postconcilio (antitesi) componibili nella famosa “ermeneutica della continuità” (sintesi); né fa eccezione l’invenzione del Papato emerito, dove tra l’essere Papa (tesi) e il non esserlo più (antitesi) si è scelto il compromesso del rimanerlo solo in parte (sintesi). La stessa mens ha determinato quanto è avvenuto per la liberalizzazione della liturgia tradizionale, affiancata al suo contraltare conciliare nel tentativo di non scontentare né i fautori della rivoluzione liturgica né i difensori del venerando rito tridentino.
    Il problema è quindi di matrice intellettuale, ideologica: esso emerge ogniqualvolta il teologo bavarese ha voluto dare una soluzione alla crisi che affligge la Chiesa: in tutte queste occasioni la sua formazione accademica influenzata dal pensiero di Hegel ha creduto di poter mettere insieme gli opposti. Non ho motivo di dubitare che Benedetto XVI abbia voluto a suo modo compiere un gesto di conciliazione con le istanze del tradizionalismo cattolico; né che egli non sia consapevole della situazione disastrosa in cui versa il corpo ecclesiale; ma l’unico modo per restaurare la Chiesa è seguendo il Vangelo, con uno sguardo soprannaturale e con la consapevolezza che Bene e Male, per decreto di Dio, non possono esser messi insieme in un fantomatico juste milieu, ma che sono e rimangono inconciliabili e opposti, e che servendo due padroni si finisce per scontentare entrambi.
    Per quanto riguarda la mia conoscenza diretta di Benedetto XVI, posso dire che negli anni del suo Pontificato in cui ho servito la Chiesa in Segreteria di Stato, al Governatorato e come Nunzio negli Stati Uniti, mi sono fatto l’idea che egli si sia circondato di collaboratori inadeguati, inaffidabili o anche corrotti, che hanno ampiamente approfittato della “mitezza” del suo carattere e di quella che potrebbe essere considerata come una certa sindrome di Stoccolma soprattutto nei confronti del Card. Bertone e del suo Segretario particolare.

    RS: In alcuni articoli apparsi su CatholicFamilyNews.com si faceva notare come la Sua posizione sulla situazione della Chiesa sia prossima a quella di Mons. Bernard Tissier de Mallerais, uno dei quattro Vescovi consacrati da Mons. Lefebvre. Dalla stessa fonte si riportava una Sua frase secondo cui lo stesso Mons. Lefevbre sarebbe un confessore esemplare della Fede. Alla luce anche della ferma critica al Vaticano II e, d’altro canto, della Sua non adesione al sedevacantismo, verrebbe da ipotizzare che l’impostazione che Lei promuove sia molto vicina a quella della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Può dirci qualcosa in proposito?

    CMV: Da molte parti del mondo cattolico, specialmente nei milieux conservatori, si sente affermare che Benedetto XVI sarebbe il vero Papa e che Bergoglio sarebbe un antipapa. Questa opinione si basa da un lato sulla convinzione che la sua Rinunzia sia invalida (per il modo in cui è stata formulata, per le pressioni esercitate da forze esterne o per la distinzione tra munus e ministerium papale) e dall’altro sul fatto che un gruppo di Cardinali progressisti avrebbe cercato di far eleggere al Conclave del 2013 un proprio candidato, in violazione delle norme della Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis di Giovanni Paolo II. Aldilà della plausibilità di queste argomentazioni, che se confermate potrebbero invalidare l’elezione di Bergoglio, questo problema può esser risolto solo dall’Autorità suprema della Chiesa, quando la Provvidenza si degnerà di porre fine a questa situazione di gravissima confusione.

    RS: Parliamo del futuro. In questi anni burrascosi Lei ha inteso servire la Chiesa con interventi scritti, con video, partecipando a iniziative e con tutte le attività che chi La segue ben conosce. Per il domani intravede la possibilità che la Sua missione episcopale prenda forme diverse? Pensa a qualche attività specifica? Con una più marcata presenza pubblica?

    CMV: La mia età, le vicissitudini di questi ultimi anni e la situazione della Chiesa non mi permettono di fare progetti, come peraltro non ho mai fatto in tutta la mia vita. Lascio che la Provvidenza disponga di me come crede, mostrandomi di volta in volta la via che devo percorrere. Spero di tutto cuore che la mia testimonianza, specialmente per quanto riguarda la comprensione dell’inganno che si sta consumando nella Chiesa, permetta a Cardinali, a miei Confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio di aprire gli occhi, in un gesto di umiltà, di coraggio e di confidenza nella potenza di Dio. Non possiamo continuare a difendere la causa e l’origine della crisi presente solo perché non vogliamo riconoscere di essere stati tratti in inganno: questa ostinazione nell’errore sarebbe una colpa peggiore dell’errore stesso.

    RS: La ringraziamo per aver risposto alle nostre domande: speriamo non manchino occasioni per confronti futuri.

    11 Marzo 2021
    Feria Quinta infra Hebdomadam III in Quadragesima

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    Predefinito Re: Affaire Viganò

    “Neovatican Gallery”: the book of M. Tosatti (foreword by Mgr Viganò, intro by M. Hickson) now in english!



    NEOVATICAN GALLERY: Modernism, Unmentionable Vices and Corruption in the Time of Bergoglio (Marco Tosatti, foreword by Mgr. C. M. Viganò, intro by M. Hickson) is now available on Amazon!

    We are pleased to offer below the Publisher’s Note written by Piergiorgio Seveso, President of Edizioni Radio Spada:

    If the Edizioni Radio Spada was a person signing a document, we would use two words to express who we are and the foundation of our dignity: courage and realism.

    It takes courage to face, with neither frills nor sophisms, the terrible and incapacitating crisis the social structure of the Church is going through. This is not simply a difficult time, a time of decline as has often occurred in history, but something uniquely subversive. The content of salvation is emptied, the apostolate impaired, due to heretic and impious doctrines, to both weak and wicked practices.

    It is a crisis made by men. Ultimately it is a crisis of Faith that stems from the rebirth of modernism, which Roncalli and Montini enthroned under St Peter’s baldacchino. These two men, who are the “Castor and Pollux” of the subversion have made Catholicism and the Church militant undergo the worst catastrophe of all times. Jorge Mario Bergoglio is their faithful disciple, their echo: nothing more, nothing less.

    But it takes realism as well: first, to remain practical, bearing in mind our limitations in what we are able to do (which is never enough); secondly to see how “residual” Catholicism is frail and divided: a peripheral archipelago that tries to keep its identity, instead of embracing Revolution.

    Just like a defeated army, among our rank there is confusion, despair, delusion, psychosis and stereotypical attitudes, besides – of course – the virtue, prayer and reparation lived by so many good souls who chose silence over hustle and bustle.

    Can a simple publisher, even if fully Catholic, carry out the public “good fight” amid this world? Can it change the course of events, ultimately can it initiate the counter-revolution? Can it become the leader of an insurgency – without making it laughable and neglected?

    Frankly and incontrovertibly, we answer: no, it cannot, it should not, and, rebus sic stantibus, it will not. What we aim at is education and piety, a well-built and rich Catholic culture that is far from Vatican II, and a chronicle of these pernicious times. We inexhaustibly collect material to write Church history with which, someday in the future, Church history will be written – hence the purpose of this book, written by the industrious Marco Tosatti and featuring Archbishop Carlo Maria Viganò’s foreword.

    With courage and realism, we accept the responsibility of publishing this work: non recusamus laborem, we do not draw back in the face of indecent, repulsive subjects. Even these can give a new perspective to our readers from which to observe the longtime doctrinal crisis.

    Let us say a few more words on this point. We are not choosing to live “looking through the keyhole”; we do not crave scandals; nor does proclaiming heresy necessarily imply some kind of moral disorder. Some people spread heterodoxy without showing any sinful behavior, whiole others enshrine the Catholic faith bearing more than one flaw.

    But let us record the link between triumphant neomodernism, on the one hand, and on the other hand some specific kind of perversion which cannot, by its very nature, remain unrelated to the Church’s government and hierarchy – meaning decisions, appointments, and statements. We do not want to go deeply on every particular case, even those enumerated in this book. We cannot, we refuse to: these episodes are way too disturbing. We therefore rely on our Marco Tosatti’s trustworthy work.

    We want to further explain: this book is not a judicial news collection, nor a guessing game by the confessional door. Mercy and justice do not allow us to judge anyone’s internal forum, nor we can fail to give others the benefit of the doubt, or state anything out of the “beyond any reasonable doubt” standard. Human courts are still human. Dossiers and investigations have been followed by controversy, defenses, counterattacks, clarifications, so that everyone has the right – and the duty – to deepen the topic.

    But this is not the point – we must not look at one single tile, but at the mosaic as a whole: the big picture, the overall sense.

    As the saying goes, de minimis non curat praetor – the law does not concern itself with trifles. Today’s Catholic hierarchy has forgotten God’s rights and worships anthropocentrism and relativism. Compared to that, everything else seems just small and minor, albeit shameful.

    We warmly thank Marco Tosatti, Maike Hickson and Archbishop Carlo Maria Viganò, entering the big Radio Spada family – and you, dear fellow readers, enjoy!

    Piergiorgio Seveso,

    President SQE of Ed. Radio Spada
    Ultima modifica di Guelfo Nero; 04-05-21 alle 12:46

  8. #8
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    Predefinito Re: Affaire Viganò

    Fonte: https://soldatidelre.it/il-nuovo-lib...azioni-morali/

    Tratto da Duc In Altum

    È uscito da alcuni giorni l’ultimo libro di Marco Tosatti, Galleria neovaticana. Modernismo, vizi innominabili e corruzione ai tempi di Bergoglio (prefazione di Carlo Maria Viganò, introduzione di Maike Hickson), Edizioni Radio Spada, 128 pagine, 12 euro. Propongo qui la nota editoriale firmata da Piergiorgio Seveso.

    di Piergiorgio Seveso*

    Se le Edizioni Radio Spada fossero una persona e dovessero firmare un documento, siglerebbero il foglio con due parole che fanno sì che la nostra casa editrice sia tale, che sia degna della propria causa e degna di sé: coraggio e realismo.

    Ci vuole coraggio ad affrontare, frontalmente e senza fronzoli rassicuranti o ipnotici sofismi, la crisi terribile e incapacitante che l’edificio storico e sociale della Chiesa sta attraversando. Non una fase critica, non un periodo di ripiegamento ed involuzione, di quelli di cui la storia è ricolma, ma una crisi unica ed eversiva che ne svuota dall’interno il contenuto salvifico e ne riduce drasticamente la capacità apostolica, crisi di dottrine eretiche ed empie, crisi di prassi ora deboli, ora scellerate, crisi di uomini. In ultima analisi si tratta di una crisi di Fede che trova la sua origine nella rinascita del modernismo, intronizzato sotto le colonne tortili del baldacchino di San Pietro da Roncalli e da Montini.

    Di questi Castore e Polluce della sovversione, di questi artefici della più grave, avvilente e imbastardente catastrofe che il Cattolicesimo Romano (ovvero la Chiesa militante) ha dovuto subire nella sua storia, Jorge Mario Bergoglio è fedele discepolo, tardivo epigono, rinnovata eco. Nulla di più, nulla di meno.

    Ci vuole altrettanto realismo anzitutto per non perdere il senso della misura e del limite in tutto ciò che facciamo (che è poco e comunque mai abbastanza, date le attualità necessità ecclesiali) e in secondo luogo per vedere le amplissime debolezze e divisioni di quel Cattolicesimo Romano residuale, sarei tentato di scrivere, marginale, che tenta di mantenersi tale e di non snaturarsi in amplessi adulterini con la Rivoluzione.

    Come in ogni esercito vinto (ma non domo) regnano tra le nostre file confusione, disperazione, foghe allucinatorie, involuzioni psicotiche e pose da commedia dell’arte, accanto beninteso alle silenziose virtù oranti e riparatrici di tante anime buone che spesso preferiscono il silenzio al tramestio della pubblica piazza. Dal punto di vista però delle pubbliche “buone battaglie”, può una semplice casa editrice, pur se integralmente cattolica, cambiare quest’ordine di cose, avventurarsi in percorsi reazionari e controrivoluzionari che non le competono, capeggiare insorgenze che rischierebbero ben prima che il deserto, il ridicolo?

    Rispondiamo francamente e incontrovertibilmente: no, non può, non deve e, rebus sic stantibus, non lo farà. Può invece contribuire all’istruzione e alla pietà di molti, alla formazione di una sana e ricca cultura cattolica, estranea alla lettera e allo spirito del Concilio Vaticano II, ed infine a fare la cronaca e fors’anche la storia di questi anni drammatici e perniciosi.

    Questo libro dell’operoso Marco Tosatti, impreziosito editorialmente da una prefazione di monsignor Carlo Maria Viganò, rientra in questa inesausta raccolta di materiali che serviranno a scrivere la storia della Chiesa negli anni a venire e ancora più propriamente la storia degli anni bergogliani.

    Con coraggio e realismo, non recusamus laborem, non retrocediamo di fronte all’onere di darlo alle stampe, non ci tiriamo indietro di fronte a materie e argomenti che certamente sono scabrosi e ripugnanti ma possono fornire ai nostri lettori un’altra angolatura da cui osservare l’annosa crisi dottrinale che sta attraversando la compagine ecclesiale.

    Proprio per questo, aggiungiamo a questa nota editoriale qualche breve postilla.

    Per scelta – di vita e di linea editoriale – non siamo usi osservare il mondo dal buco delle serrature, né abbiamo vocazioni scandalistiche, né tantomeno avalliamo il tipico automatismo secondo il quale alla proclamazione di dottrine ereticali si accompagnino necessariamente disordini morali. Ci possono essere banditori di dottrine violentemente eterodosse che non manifestarono, né manifestano alcun disordine comportamentale e al contempo custodi della Fede romana, non privi di abbondanti mende.

    Quello che a noi interessa è annotare il rapporto storico tra neomodernismo trionfante e taluni casi di devianze morali, che per loro stessa natura non possono rimanere estranee al governo della Chiesa, alle scelte gerarchiche e ai posizionamenti dottrinali e sociali delle attuali “gerarchie”. Lo facciamo senza entrare nel merito dei singoli casi e delle particolari evenienze, peraltro copiose ed impressionanti, citate nel libro. Non potremmo farlo, non vogliamo farlo, tanto è forte l’olezzo che promana da esse. Per la loro attendibilità ci affidiamo all’acribia e alla passione documentaria del nostro scrittore.

    Un chiarimento ulteriore: quanto segue non è e non può essere letto come un centone di cronache giudiziarie o come una speculazione sui mormorii di un confessionale. Per carità e giustizia, nulla possiamo dire sul foro interno di ogni singola persona citata e nulla vogliamo stabilire contro la presunzione d’innocenza e il beneficio del dubbio cui vanno soggette anche le sentenze definitive dei tribunali umani. Ai dossier e alle inchieste riportate sono seguite polemiche, difese, contrattacchi, precisazioni: a ognuno il diritto – e persino il dovere – di approfondire. Non è questo il punto: non è alla singola tessera del mosaico che bisogna guardare ma all’intera opera, al suo senso complessivo, all’orizzonte che delinea.

    In fondo, ripetiamo l’antico adagio: de minimis non curat praetor. Di fronte alle attuali gerarchie, dimentiche dei diritti di Dio e danzanti intorno alla statua della Cibele dell’antropocentrismo e del relativismo religioso, tutto ci appare piccolo, minore, meschino, corollario, per quanto turpe possa essere.

    Un ringraziamento di cuore all’autore del volume, all’autrice dell’introduzione e al prefatore, che con quest’opera entrano di diritto nella grande famiglia di Radio Spada e a voi cari lettori, buona lettura!

    *presidente SQE dell’Associazione Edizioni Radio Spada
    Ultima modifica di Guelfo Nero; 04-05-21 alle 12:45

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    Predefinito Re: Affaire Viganò

    Nuova conversazione a tutto campo Radio Spada – Mons. C. M. Viganò

    RS: Eccellenza, eccoci a “completare” la nostra intervista di inizio marzo in occasione della presentazione del libro Galleria Neovaticana, con Sua prefazione (ora il volume è disponibile in inglese col titolo Neovatican Gallery e a brevissimo sarà pubblicato anche in spagnolo). Innanzitutto rileviamo che quella conversazione ha fatto in poche settimane il giro del mondo, è stata tradotta in molte lingue e ha aperto un ampio dibattito. Largamente prevalenti l’interesse e l’attenzione, qua e là qualche critica minoritaria – soprattutto sul tema “Benedetto XVI” – ma non molto consistente sul piano teologico: la polemica riguardava principalmente il tema da Lei sollevato in relazione a una certa influenza hegeliana sul pensiero di Ratzinger. Divideremmo la conversazione di oggi in alcune parti che preannunciamo qui a beneficio dei lettori, per favorire la fruizione: una sul ruolo attuale del mondo anglofono nella difesa della Tradizione, una sulla questione mariana, una sulla questione liturgica, infine una sull’ecumenismo. Iniziamo dunque con il tema del mondo anglofono, a cui si rivolge la nuova edizione dell’opera di Marco Tosatti. Se storicamente l’opposizione all’ideologia conciliare “parlava molto il francese” (anche per il ruolo-guida di Mons. Marcel Lefebvre), oggi si nota un’estensione significativa di questo fronte tra coloro che parlano inglese, in particolare nel mondo statunitense. Non va peraltro dimenticato, pur con i limiti evidenti che ebbe quell’operazione, il celebre “Indulto di Agatha Christie”, un segnale non indifferente per l’epoca (inizio anni ‘70). Lei conosce da decenni – per via dei Suoi incarichi diplomatici – la realtà anglofona, in particolare con riferimento al Suo ruolo di Nunzio a Washington; ebbene: cosa pensa di questa evoluzione? A cosa può essere dovuta? Che prospettive intravede in questo senso?

    CMV: Immagino che il motivo per cui l’opposizione all’ideologia conciliare parlasse inizialmente in francese – per riprendere la Sua espressione – fosse dovuto al fatto che in quegli anni la Francia poteva vantare intellettuali di un certo spessore, laici e chierici, per i quali era evidente lo strettissimo legame tra le vicende sociali e quelle ecclesiali. Non dimentichiamo che la Francia si trovava dinanzi agli aspri conflitti sociali del Sessantotto e ad una forma di ultraprogressismo che in Italia era forse meno diffusa, soprattutto al di fuori delle grandi città. In Francia si ebbe una maggiore percezione della rivoluzione in atto in un Paese di tradizione cattolica che aveva già vissuto le persecuzioni e gli esiti dei governi anticlericali. L’Inghilterra, dove il Cattolicesimo minoritario si è sempre dovuto confrontare con l’Anglicanesimo, l’evidenza dell’avvicinamento della chiesa conciliare alle posizioni liturgiche e dottrinali del Protestantesimo portò ad una risposta altrettanto ferma e corale da parte dei fedeli e di tanti acattolici, i quali consideravano incomprensibile la resa della Santa Sede alla mentalità secolarizzata della società moderna. Il cosiddetto «Indulto di Agatha Christie» manifestò lo sgomento di tanti intellettuali per la decisione di cancellare la liturgia tradizionale, che costituiva l’elemento di differenza rispetto agli Anglicani e suonava come una sconfessione di secoli di eroica resistenza dei Cattolici alla persecuzione religiosa. Il sano ecumenismo preconciliare che aveva favorito un costante movimento di ritorno di Anglicani in seno alla Chiesa Cattolica proprio negli anni Settanta, specialmente a seguito della riforma liturgica, conobbe una battuta d’arresto e le “conversioni” si orientarono verso le chiese orientali. Secondo le tesi eterodosse conciliari, si pensava invece che si dovessero lasciare nello scisma e nell’eresia anche quanti avrebbero desiderato o desideravano con cuore sincero rientrare nell’unico Ovile sotto l’unico Pastore.

    L’Italia, sede del Papato e politicamente guidata dalla Democrazia Cristiana, rispose in modo molto più marginale alla rivoluzione conciliare, forse proprio a causa del fatto che apparentemente il Cattolicesimo non sembrava a rischio di estinzione.

    Il risveglio degli Stati Uniti è più recente, ed è frutto del ritardo con cui i Cattolici americani hanno visto minacciata la fede e la liturgia nella vita di tutti i giorni. Negli anni Cinquanta la Chiesa americana era in grande espansione, grazie all’azione lungimirante di Pio XII e all’apostolato di tanti ottimi Prelati, tra i quali non possiamo non ricordare l’Arcivescovo Fulton Sheen. Quell’entusiasmo proprio di una Nazione relativamente giovane, quelle innumerevoli conversioni e la “freschezza” del Cattolicesimo statunitense ritardarono probabilmente la manifestazione esteriore della crisi, che peraltro era già iniziata nelle Università dei Gesuiti e nelle conventicole del progressismo da cui uscirono Biden, Kerry, Pelosi e altri politici “cattolici” (qui).

    Temi legati alla Morale cattolica come il rispetto della vita furono inoltre condivisi da Presidenti che pure cattolici non erano, con il plauso dell’Episcopato e dei fedeli. È solo recentemente che la spaccatura tra la base e i vertici della società e della Chiesa si è fatta più percepibile: da un lato con Presidenti dichiaratamente abortisti – ad iniziare da Bill Clinton – e dall’altro con Vescovi molto più vicini alle istanze del progressismo europeo ormai dilagante non solo in Francia e in Inghilterra, ma anche in Italia e nei Paesi di forte tradizione cattolica come la Spagna, il Portogallo, l’Irlanda. Questa spaccatura ha evidenziato la distanza tra i cittadini e i politici, tra i fedeli e i Vescovi: è normale – e direi lodevole e provvidenziale – che dinanzi al tradimento della classe politica e della Gerarchia si sia avuto un risveglio delle coscienze, che nel presidente Trump ha visto un difensore dei valori tradizionali del popolo americano in cui anche i Cattolici potevano riporre fiducia. La frode elettorale dello scorso 3 Novembre ha viceversa rinsaldato il pactum sceleris del deep state e della deep church, portando alla Casa Bianca un Presidente sedicente cattolico ma totalmente asservito all’ideologia globalista e ai piani del Nuovo Ordine Mondiale, con l’appoggio determinante di Vescovi, intellettuali e media cattolici ultraprogressisti. La gestione della pseudopandemia negli USA ha mostrato il vero volto della deep church, aprendo gli occhi a molti fedeli e facendo loro comprendere le complicità esistenti tra i fautori del Great Reset. Quando l’esito reale delle Presidenziali sarà finalmente evidente e si potrà procedere a nuove elezioni non viziate da interferenze e manipolazioni, Biden trascinerà con sé anche la deep church americana, ridando slancio all’impegno sociale dei Cattolici, specialmente a quanti tra di loro non intendono accettare adulterazioni della Fede, della Morale e della Liturgia della Chiesa.

    RS: Mai come in questo periodo è sentito il tema della devozione mariana. Il “dibattito” – chiamiamolo così – sui titoli della Vergine si è acceso dopo che Bergoglio ha sminuito ancora una volta il peso della Corredenzione. Per difendere le prerogative di Maria abbiamo recentemente dato alle stampe il “Libro d’Oro di Maria Santissima”: non crediamo che possa esistere un Cattolicesimo senza Maria, del resto crediamo che non sia possibile non individuare nel Concilio e in chi ha gestito il post-Concilio la causa dell’assalto anti-mariano che stiamo vivendo. Da un lato con vere e proprie picconate – dirette e indirette – per mezzo di discorsi pubblici e “documenti”, dall’altro lasciando galleggiare un sentimentalismo neo-apparizionista che pare la negazione del vero culto mariano. Non dimentichiamo che con Giovanni Paolo II sul soglio di Pietro e Ratzinger alla Congregazione per la Dottrina della Fede furono condotte – in nome dell’ecumenismo e con le targhe alterne tipiche della dinamica rivoluzionaria[1] – operazioni inaccettabili in questo senso. Valgano due piccoli esempi: 1. Nel 1996, durante il XII Congresso Mariologico Internazionale di Częstochowa un gruppo di teologi – tra cui tre “ortodossi”, un anglicano e un luterano – pubblicarono una dichiarazione contro la proclamazione del dogma della Corredenzione. In perfetto stile dialogante-indifferentista – ed è questo il punto nodale della questione – furono definiti “ambigui” i titoli di Corredentrice, Mediatrice e Avvocata, il testo fu poi pubblicato sul quotidiano della Santa Sede[2]; 2. Mettendo provvisoriamente in secondo piano le disastrose conseguenze della “Riforma” sul culto mariano e quasi si potesse amare Maria separandola dal Corpo Mistico di Cristo, oscurando il suo ruolo di “Trionfatrice di tutte le eresie”, Giovanni Paolo II affermò nell’udienza generale del 12 Novembre 1997: “Gli scritti di Lutero manifestano ad esempio amore e venerazione per Maria, esaltata come modello di ogni virtù: egli sostiene l’eccelsa santità della Madre di Dio ed afferma talvolta il privilegio dell’Immacolata Concezione, condividendo con altri Riformatori la fede nella Verginità perpetua di Maria”[3]. Nella sua esperienza personale, come ha vissuto il declino “conciliare” del culto mariano? Come prelato, cosa può dirci in merito a ciò che ha visto – in relazione a questo tema – nei lunghi anni di attività in Italia e all’estero? Maria SS. ha avuto un ruolo nella sua “presa di coscienza” rispetto alla crisi nella Chiesa?

    CMV: Ciò che accomuna gli eretici di tutti i tempi è l’insofferenza nei confronti del culto riservato alla Santissima Vergine e della dottrina mariana che esso presuppone e di cui è espressione liturgica. Non vi è peraltro da stupirsi: Satana vede nella Madre di Dio Colei che nel Suo Figlio ha schiacciato il capo dell’antico Serpente, che nel corso della Storia ha sbaragliato gli assalti dell’Inferno contro la Chiesa e che alla fine dei tempi conseguirà la vittoria finale sull’Anticristo e su Satana.

    La Santissima Trinità si compiace di condividere l’opera della Redenzione con Nostra Signora, alla Quale ha concesso privilegi che nessuna creatura ha mai nemmeno potuto concepire, primi fra tutti quello di averLa preservata dal peccato originale e di averne custodito intatta la Verginità prima, durante e dopo la nascita del Salvatore. In Maria, nuova Eva, Satana vede la creatura che trionfa su di lui, riparando alla tentazione e alla caduta di Eva: ecco perché Ella è Corredentrice, assieme a Cristo nuovo Adamo.

    La devozione filiale alla Madonna è difficilissima da sradicare nel popolo cristiano: anche dopo la pseudoriforma protestante e dopo lo scisma anglicano il culto della Vergine era sopravvissuto, al punto da richiedere particolari sforzi per cancellarlo: è difficile strappare dal cuore dei semplici l’amore verso la Madre celeste, quando esso è così spontaneo, naturale e consolatorio. Penso ai casi di eretici ritornati in seno alla Chiesa grazie alla devozione a Maria Santissima, anche solo per un Ave Maria che la loro madre aveva insegnato a recitare da piccoli. E questa devozione è semplice, umile, dolce, confidente, purissima; essa non viene meno in chi ignora le vette della dottrina, perché ci vede figli e vede Lei come Madre, al di là di tutto, riconoscendo in Lei la Salvatrice, la Misericordiosa, l’Avvocata a cui ricorrere sempre e nonostante tutte le nostre colpe, anche quando ci spaventa alzare lo sguardo verso il Suo divin Figlio che abbiamo offeso. «Ecco tua madre» (Gv 19, 26-27).

    Per questo Satana odia «la Signora», come La chiama durante gli esorcismi: egli sa benissimo che la potenza di Gesù Cristo non solo non è minimamente offuscata dalla Madre, ma anzi ne è esaltata, perché mentre il suo orgoglio lo ha sprofondato all’Inferno, l’umiltà di Lei l’ha esaltata sopra tutte le creature, concedendoLe di portare nel Suo seno quel Figlio di Dio che Lucifero non tollerava potesse incarnarsi, assumendo un corpo umano.

    Il declino del culto mariano dopo il Concilio è solo l’ultima espressione, e direi la più aberrante e scandalosa, dell’avversione di Satana nei riguardi della Regina del Cielo. Esso è uno dei segni che quell’assise non viene da Dio, come non vengono da Dio coloro che osano anche solo mettere in discussione i titoli e i meriti della Vergine Santissima. D’altra parte, quale figlio si permetterebbe di abbassare la propria madre, per compiacere i nemici di suo padre? E quanto più grave è questa abbietta complicità con eretici e pagani, quando è in causa l’onore della Madre di Dio e Madre nostra? la Prediletta della Trinità, che Dio Padre ha eletta Sua Figlia, Dio Figlio a propria Madre e lo Spirito Santo a propria Sposa?

    Credo che il dono della mia “conversione”, della mia presa di coscienza dell’inganno conciliare e dell’apostasia presente sia stato possibile grazie alla mia devozione costante nei confronti della Madonna, alla quale mai sono venuto meno. Porto con me il ricordo vivissimo della recita del Santo Rosario sin da bambino, quando sotto i bombardamenti alleati – nell’aprile 1944 – mia madre ci portava nel rifugio antiaereo sotto la nostra casa di Varese e mi stringeva a sé invocando la protezione della Madonna, la Cui immagine era rischiarata da un piccolo lume. La Corona benedetta ha sempre animato la mia preghiera.

    Sarà la Vergine Santa, con il Suo calcagno, a schiacciare gli idoli infernali che infestano e profanano la Chiesa di Suo Figlio; Lei a restituire la Corona regale al Figlio, spodestato dai Suoi stessi Ministri; Lei a sostenere e proteggere i buoni in queste ore di tenebre; Lei ad impetrare grazie di conversione e pentimento nei peccatori.

    RS: Anche il tema liturgico è rilevante. Oggi ci pare che una delle battaglie più ardue sia spiegare ai fedeli la profonda differenza che corre tra la Messa di sempre e quella risultata dalla rivoluzione neomodernista-conciliare. Non solo per la teologia che è sottesa, ma per la storia stessa della “Messa di Paolo VI”. Pochi sono i cattolici a conoscenza del fatto che quella riforma fu fatta con l’ausilio di una commissione cui parteciparono noti esponenti protestanti, con l’esito che ora vediamo, ovvero un rito ecumenico. Purtroppo oggi non manca un clima di “indifferentismo sostanziale” in materia liturgica, figlio pure dei contenuti contraddittori del “Motu Proprio Summorum Pontificum” di Benedetto XVI, come abbiamo accennato nella conversazione precedente[4]. Trattando anche del tema della Messa, in un Suo intervento sul sito dell’amica Dott.ssa M. Guarini il 9 giugno 2020, Lei ha affermato: «Quando nel corso della Storia si sono diffuse eresie, la Chiesa è sempre intervenuta prontamente a condannarle, com’è avvenuto al tempo del Conciliabolo di Pistoia del 1786, che del Vaticano II fu in qualche modo anticipatore». Può ampliare questa riflessione? Riferendosi alla bolla Auctorem Fidei, che elementi si possono evidenziare in relazione all’attualità? Come agire per rendere manifesti al maggior numero di persone i fatti che sono implicati in questo paragrafo?

    CMV: Concordo con Lei sul fatto che sia quantomeno difficile sostenere che il Corpo Mistico possa elevare al Suo Capo la preghiera liturgica – che è atto ufficiale, solenne e pubblico – con una voce doppia: questa duplicità può significare doppiezza, e ripugna alla semplicità e alla linearità della Verità cattolica, così come ripugna a Dio, la Cui Parola è eterna ed è la Seconda Persona della Santissima Trinità. Cristo non può rivolgerSi al Padre con una voce perfetta – che i Novatori chiamano “forma straordinaria” – e allo stesso tempo con una voce imperfetta, ammiccante ai nemici di Dio, in una “forma ordinaria”.

    D’altra parte, la stessa infelicissima espressione “forma ordinaria” tradisce la consapevolezza di una “ordinarietà” che nel linguaggio comune indica qualcosa di non speciale, di scontato, di poco valore o di scarso livello: dire che una persona è “ordinaria” non suona certo come complimento. Credo quindi che questa situazione vada accettata e sopportata come una fase transitoria, in cui certamente la Liturgia tradizionale ha modo di tornare a diffondersi facendo tanto bene alle anime, in vista di un necessario ritorno all’unico rito cattolico e alla indispensabile abolizione della sua versione conciliare. Non dimentichiamo che nella Liturgia la Chiesa si rivolge alla Maestà di Dio, non agli uomini; i battezzati, membra vive della Chiesa, si uniscono alla preghiera liturgica per il tramite dei Sacri Ministri, che sono “pontefici” tra loro e la Santissima Trinità. Fare della liturgia una sorta di evento antropocentrico è quanto di più alieno allo spirito cattolico.

    Il mio riferimento al Conciliabolo di Pistoia è dovuto alla significativa riproposizione degli errori condannati dalla Bolla Auctorem Fidei nei testi conciliari ed ancor più del cosiddetto “magistero” del postconcilio. Dico significativa perché, come in Dio la Verità è coessenziale, così anche la menzogna e l’errore sono il marchio di Satana, il quale ripete il suo grido di ribellione attraverso i secoli, sempre attaccando la Verità che egli odia di un odio inestinguibile. Da Ario a Loisy, da Lutero a Fr. Martin s.j.LGBTQ l’ispiratore è sempre lo stesso. Per questo la Chiesa condanna sempre l’errore e afferma sempre la medesima Verità, per questo gli eretici ripropongono sempre gli stessi errori. Nulla di nuovo rispetto all’infedeltà del popolo di Israele con il vitello d’oro o all’abominazione di Assisi, dellaPachamama e di Astana.

    RS: Quasi a consuntivo di quanto detto sin qui, risulta difficile non entrare più specificamente nel tema dell’ecumenismo che, come si nota anche dalle questioni precedenti, è strettamente legato con tutti gli aspetti della crisi alla quale assistiamo. Presente in maniera conclamata almeno dagli incontri di Paolo VI con Atenagora e dal bacio al piede dell’“ortodosso” Melitone, via via trionfante nelle varie Assisi 1986 (Giovanni Paolo II) e 2011 (Benedetto XVI) sino al documento di Abu Dhabi e all’effige pagana portata in San Pietro durante il Sinodo Amazzonico, questo cammino indifferentista risulta frontalmente condannato – nella teoria e nella prassi – da innumerevoli documenti pontifici (valgano per tutti la “Mortalium Animos” di Pio XI, la “Pascendi” di Pio X e il “Sillabo” di Pio IX). Ripugnante non solo al lume soprannaturale della Fede ma prima di tutto al lume naturale della ragione in quanto illogico, falso e perverso, è risuscito a prosperare per la connivenza aperta dei cosiddetti “progressisti” e, purtroppo, di non pochi “conservatori”. Nella Sua esperienza, e in particolare nelle diverse missioni che ha svolto nei vari continenti, ha riscontrato – almeno in via privata – qualche presa di coscienza dell’Episcopato su questo tema? Ovvero: al netto delle “prudenze” pubbliche, esiste tra il Clero chi almeno a microfoni spenti riconosce la gravità di questa apostasia? Se sì, la consapevolezza le pare cresciuta nel corso degli anni con l’aggravarsi degli atti compiuti?

    CMV: I Vescovi e i sacerdoti che amano Nostro Signore sanno perfettamente che tra la Fede rivelata e la dottrina conciliare vi è un’incongruenza insanabile. E lo sanno perfettamente anche i mercenari, mitrati o meno, che propagano l’errore e si fanno promotori della rivoluzione. Ma mentre i mercenari intendono davvero cambiare la Chiesa per trasformarla in una sorta di ONG imbevuta di principi massonici, i buoni Pastori non si rassegnano a credere che molti cedimenti rappresentino non la necessaria conseguenza di ben precisi errori insinuati dal Vaticano II, ma quasi un incidente di percorso che prima o poi verrà in qualche modo corretto. Questo errore filosofico e psicologico, ancor prima che teologico, li induce a cercare di tenere insieme la matrice della crisi presente e la fedeltà al Magistero immutabile della Chiesa, in un’opera titanica destinata al fallimento perché è appunto vana e innaturale.

    Mi permetto un paragone. Se il medico riscontra dei sintomi di una precisa malattia, la sua diagnosi identifica la patologia e adotta una terapia volta ad eliminare la causa dei sintomi, non a cancellare solo i sintomi; e men che meno potrà curare i sintomi, rifiutandosi di collegarli alla malattia, perché così facendo darebbe un sollievo momentaneo al paziente ma lo condurrebbe alla morte. Lo stesso avviene nella cosa pubblica: se un governante riscontra un incremento della criminalità dovuto all’immigrazione incontrollata, potrà certamente arrestare i criminali, ma non otterrà alcun risultato se non fermerà l’immigrazione clandestina. Ora, se questo è evidente in questioni della vita quotidiana, perché dovrebbe valere altrimenti in questioni ben più gravi come quelle che riguardano l’adorazione dovuta alla Maestà di Dio, l’onore della Chiesa e la salvezza delle anime?

    Penso che i miei Confratelli dovrebbero avere l’umiltà di riconoscere l’inganno nel quale sono caduti; di identificare la causa dottrinale, morale e liturgica all’origine della crisi; di ritornare indietro dal comodo sentiero che hanno erroneamente intrapreso, per poi riprendere quello stretto e irto che hanno abbandonato e che nel corso dei secoli ha dimostrato di essere l’unico percorribile: la via della Croce, del sacrificio di sé, della testimonianza eroica alla Verità, ossia a Gesù Cristo. Quanto ciò avverrà, si moltiplicheranno gli attacchi del Demonio e dei suoi servi contro la Chiesa, com’è sempre avvenuto: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15, 18-27), ma conquisteranno il Cielo e la palma della vittoria. Viceversa, se crederanno di poter venire a patti con il mondo e il suo principe, essi dovranno rispondere a Dio delle anime loro affidate. E della loro.

    Questa compiacenza nei riguardi della mentalità del secolo tradisce forse una mancanza di coraggio e una pusillanimità, l’esatto contrario di ciò che dev’essere un Cattolico e ancor più un Ministro di Dio: «Il regno dei cieli soffre violenza e i violenti lo conquistano» (Mt 11, 12).

    RS: La salutiamo e ringraziamo per questa conversazione.

    [1] Non stupisce che, come da copione “rivoluzionario”, vi siano stati in questo periodo anche pronunciamenti “favorevoli” al culto mariano, ovviamente alternati con pratiche opposte e inseriti in un contesto generale neomodernistico, producendo gli esiti ormai noti.

    [2] L’Osservatore Romano, 4 giugno 1997.

    [3] Udienza generale del 12 novembre 1997,

    http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/audiences/1997/documents/hf_jp-ii_aud_12111997.html

    [4] In particolare si noti il passaggio: “Art. 1. Il Messale Romano promulgato da Paolo VI è la espressione ordinaria della “lex orandi” (“legge della preghiera”) della Chiesa cattolica di rito latino. Tuttavia il Messale Romano promulgato da S. Pio V e nuovamente edito dal B. Giovanni XXIII deve venir considerato come espressione straordinaria della stessa “lex orandi” e deve essere tenuto nel debito onore per il suo uso venerabile e antico. Queste due espressioni della “lex orandi” della Chiesa non porteranno in alcun modo a una divisione nella “lex credendi” (“legge della fede”) della Chiesa; sono infatti due usi dell’unico rito romano”.

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