FERMATELI ALLA FRONTIERA
di Sandokan
[ 12 settembre 2018 ]
La notizia ha dell'incredibile.
Michelle Bachelet, alto Commissario Onu per i diritti umani ha annunciato che ha
«...intenzione di inviare ispettori in Italia per valutare il riferito forte incremento di atti di violenza e di razzismo contro migranti, persone di discendenza africana e Rom».
Se provassimo a fare una lista nera dei paesi del mondo in cui i diritti umani sono calpestati, scopriremmo che sarebbe sterminata. Scopriremmo anzi di molto peggio, che esistono regimi dispotici che si fondano sulla repressione sanguinosa delle opposizioni politiche, delle minoranze nazionali ed etniche, in cui il cosiddetto Stato di diritto è solo un miraggio, che malgrado violino la stessa carta delle Nazioni unite, ne fanno parte a pieno titolo ed anzi, a turno, siedono nel Consiglio di sicurezza.
Non risulta che questi paesi siano stati attenzionati o sanzionati.
Potremmo quindi fare l'elenco dei casi di "crimini contro l'umanità" (che vengono compiuti ogni giorno e ad ogni latitudine) senza che l'Onu muova un dito.
Potremmo infine ricordare tutte le occasioni in cui le Nazioni unite hanno avallato e in certi casi sostenuto sanguinose guerre imperialiste di aggressione.
Insomma, che l'Alto commissariato voglia mettere sotto accusa l'Italia prima ancora che azione grottesca è una vera e propria provocazione.
Quale sia l'obbiettivo è facile da comprendere (rendere la vita impossibile al governo giallo-verde), chi ci sia dietro anche: la potente setta politica cosmopolitica che agisce per conto di potenti multinazionali globali che dominano il mondo e che non tollerano ostacoli sulla via del loro predominio, a maggior ragione se si tratta di stati e nazioni. Una setta imperialista che teorizza la "società meticcia", che perora e promuove le migrazioni.
E certo che l'iniziativa della Bachelet è simbolica; e certo che non avrà, all'atto pratico, chissà quali conseguenze. Ma i simboli contano in politica, e molto anche. Si vuole dimostrare che nessun popolo è padrone a casa propria, che c'è un super-potere globale che tutti tiene sotto scacco e in caso di disobbedienza ha potere di punizione e sanzione.
Fossimo un Paese effettivamente sovrano, un Paese indipendente custode della propria sovranità nazionale, impediremmo a questi ispettori l'ingresso nel nostro Paese.
E qui vengo al caso ungherese.
Viktor Orban non è certo uno stinco di santo. Ma a spodestarlo dovrebbe pensarci lo stesso popolo ungherese, non questa Unione europea matrigna, campione mondiale della violazione dei diritti sociali (vedi quel che ha fatto alla Grecia!).
La questione delle sanzioni all'Ungheria rappresenta un precedente decisivo perché solleva una questione giurisdizionale essenziale: chi prevale, in ultima istanza, un'entità come l'Unione o lo stato nazionale?
Viktor Orban non mi piace affatto, ma non per questo si può riconoscere a Bruxelles la facoltà, oltre che di ficcare il naso negli affari interni dei singoli paesi, di decidere addirittura chi debba governarli.
Ancora una volta c'è di mezzo la questione della sovranità. Per questo, fossi stato un parlamentare europeo, avrei votato contro le sanzioni all'Ungheria, come avrei votato contro quelle alla Russia.
sollevazione: FERMATELI ALLA FRONTIERA di Sandokan