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    Predefinito Intervista a Lord Attilio, candidato Presidente PC per ballottaggio presidenziale

    Buongiorno @Lord Attilio, è un onore averla oggi come intervistato.

    Le farò poche e semplici domande, ma molto importanti per il suo elettorato.

    1) Lei è candidato al PC, che ha preso 20 voti, 9 in meno rispetto alle scorse elezioni. E' contento di questo risultato?

    2) E invece come pensa che siano andate le elezioni in generale?

    3) Ci sono stati alcuni dibattiti, ma alla fine eccoci, dovrete affrontare il ballottaggio presidenziale. La domanda è semplice, è pronto per questo momento?

    4) Cosa ne pensa dei suoi rivali politici? Come il PCF o il PL?

    5) E invece, cosa ne pensa del suo alleato, il PSDL?

    Grazie mille, e buona fortuna!
    La verità è che non sai cosa succederà domani.
    La vita è una corsa folle, e niente è garantito.
    Eminem

  2. #2
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    Predefinito Re: Intervista a Lord Attilio, candidato Presidente PC per ballottaggio presidenziale

    Citazione Originariamente Scritto da Inferbus Visualizza Messaggio
    Buongiorno @Lord Attilio, è un onore averla oggi come intervistato.

    Le farò poche e semplici domande, ma molto importanti per il suo elettorato.

    1) Lei è candidato al PC, che ha preso 20 voti, 9 in meno rispetto alle scorse elezioni. E' contento di questo risultato?

    2) E invece come pensa che siano andate le elezioni in generale?

    3) Ci sono stati alcuni dibattiti, ma alla fine eccoci, dovrete affrontare il ballottaggio presidenziale. La domanda è semplice, è pronto per questo momento?

    4) Cosa ne pensa dei suoi rivali politici? Come il PCF o il PL?

    5) E invece, cosa ne pensa del suo alleato, il PSDL?

    Grazie mille, e buona fortuna.
    Buongiorno, grazie per il suo tempo.

    1) Contando l'aggressione padronale e l'ondata di anti-comunismo che serpeggia nel mondo, il nostro non è stato un cattivo risultato. Dentro POL il comunismo sembra minoritario, ma nonostante questo siamo riusciti a portare avanti un'alternativa chiaramente rivoluzionaria e marxista-leninista. Forse questo può aver spaventato qualcuno, ma a noi i voti non interessano, ci interessa il fatto che ogni voto debba diventare un militante pronto a lottare per un cambio rivoluzionario della società. Una minoranza, se agguerrita e conscia della propria missione, può sconfiggere molto facilmente una maggioranza.

    2) Le elezioni in generale, nonostante la stretta vittoria di misura dell'alleanza clerico-liberale, segnano una netta inversione di tendenza per il paradigma economico neoliberista che fino a quel momento aveva dominato incontrastato la scena politica. Il progetto Liberale del Presidente Ronnie, che nei fatti costituisce il nostro più acerrimo avversario è l'espressione piena dell'ideologia padronale e capitalista, ha perso ben 20 voti, un'ecatombe, probabilmente causati dalle politiche di macelleria sociale e dalla strenua difesa del Jobs Act del presidente Ronnie. A stento riesce a superare noi comunisti per un solo voto. Anche la destra del PCF paga duramente il sostegno alle politiche padronali di questo governo, perdendo ben 24 voti. Anche la proclamata astensione del centrosinistra di POL non sortisce l'effetto sperato, incidendo per pochissimi voti. D'altronde la crisi delle socialdemocrazie è arrivata anche su POL. L'unico vincitore di queste elezioni è nei fatti il PSDL che pur non vincendo guadagna 21 voti.

    3) Il Partito Comunista sosterrà al ballottaggio la candidatura di Traiano. Pur non essendo un rivoluzionario, è sicuramente un candidato con il quale ci ritroviamo di più rispetto al precedente, espressione diretta del padronato e dell'alta finanza. Il precedente presidente ha bloccato in maniera anti-democratica l'approvazione della mozione del PC contro il Jobs Act, votata dalla maggioranza del Parlamento, perché contraria ai dogmi liberali dell'austerità e al padronato. Con un presidente come Traiano ciò non succederebbe, anzi sarebbe persino possibile far passare dei punti del nostro programma. Ovviamente il PC è conscio della divergenza con i socialisti democratici e lavora per far sempre prevalere la linea rivoluzionaria su quella riformista, per quanto possibile.

    4) Il PCF e il PL rappresentano l'alleanza clerico-liberale di POL. Sui liberali del presidente Ronnie già mi sono speso lungamente. Il PCF invece è un partito di centrodestra che occhieggia in maniera ipocrita a certo populismo, ma nei fatti finisce sempre per sostenere il liberismo più sfrenato oltre alle semplici parole d'ordine della destra reazionaria. Penso che il punto più basso della loro storia si è avuto quando, occhieggiando al populismo, si sono proposti a favore della cancellazione del Jobs Act, per poi farsi bacchettare vergognosamente dal loro presidente. Penso che sia questa l'origine della loro decadenza come partito, in quanto era ormai evidente a tutti la loro ipocrisia quando si tratta di questioni sociali. Comunque la loro alleanza è logora e penso che alle prossime elezioni peggioreranno ulteriormente.

    5) Il PSDL è sicuramente l'interlocutore con cui meglio ci troviamo a discutere. Tuttavia non bisogna nascondere sotto un tavolo le differenze. La loro posizione sull'Unione Europea è secondo noi non abbastanza radicale, anche se molti dei loro esponenti hanno sempre espresso contrarietà all'euro e all'Unione Europea in passato, perciò lavoreremo perché queste posizioni vengano radicalizzate ed espresse con chiarezza. Inoltre ritengo che la loro idea di riproporre un ipotetico patto tra Capitale e Lavoro sia illusoria in assenza di una seria mobilitazione che noi comunisti abbiamo intenzione di portare sul tavolo, mentre riteniamo giusto che non si debba demonizzare a priori piccoli imprenditori e partite IVA, che man mano che il capitale avanza si proletarizzano. Sull'immigrazione di base non siamo contrari ad un'idea di regolazione (specialmente per quanto riguarda le ONG e i loro legami con la mafia nigeriana), ma riteniamo che un "modello Australia" sia eccessivo e vorremmo che oltre a questo si parli anche della risoluzione dei problemi economici e politici dei paesi di provenienza con rapporti economici di vera solidarietà con questi paesi e di difesa dalle rapine del neo-colonialismo (specialmente francese e statunitense). Ovviamente, queste differenze non devono essere d'ostacolo alla dialettica politica ma anzi migliorarla. A questo proposito, la mia intenzione sarebbe un governo che vari una nuova Costituzione, capitanato da socialisti e comunisti, ma per ora penso che la questione sia fuori discussione.
    Venezuela e Zimbabwe nei nostri cuori!

 

 

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