Lo spread vola, vola sempre più su e ogni tanto torna giù, spinto anche dagli epitaffi di alcuni "Guardiani dell'ortodossia" della bandiera azzurra a 12 stelle, e dalle banche europee (spesso le maggiori azioniste delle banche italiane), le quali a loro volta perdono in Borsa come pugili suonati.

In pratica, i grandi gruppi finanziari guadagnano sui debiti "sovrani" dello Stato, in mano alle loro stesse banche, ma si liberano vendono le azioni di queste controllate, in una sorta di "gioco perverso" attraverso l'High Frequency Trading.

Chi e quanto ci sta guadagnando? E nessuna istituzione sovranazionale che controlli quest'altalena, che sa tanto di killeraggio nei confronti di uno dei 6 stati fondatori della Comunità europea. È come una partita di giro, una speculazione sulle prime mosse di politica economica e finanziaria pro del governo giallo-verde; ma è anche una ghiotta occasione per rendere il nostro paese un paese di "serie B", perché troppo competitivo con le alleate Francia e Germania.

Ma chi sono i "Tre moschettieri" che si stanno distinguendo in questo duello verbale ed epistolare con i "Dioscuri" nostrani, Salvini-Di Maio?

Il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, che per decenni ha retto il governo e le finanze del Lussemburgo, ha reso il suo paese un "Paradiso fiscale" specie per le grandi corporation americane del WEB, ed è ormai un "pesce bollito", che non sarà più rinominato. Un'inchiesta condotta dal Consorzio Internazionale dei Giornalisti investigativi (ICIJ), la "Luxembourg Leaks", ha pubblicato nel novembre 2014 i nomi di oltre 300 aziende multinazionali direttamente coinvolte nelle decisioni fiscali prese tra il 2002 e il 2010 dal governo lussemburghese da lui presieduto, che avrebbero consentito accordi fortemente vantaggiosi sui prezzi di trasferimento globale, collegati con speciali direttive dell'Unione Europea, astutamente sfruttate dal regime fiscale del Lussemburgo, grazie a speciali meccanismi di elusione fiscale decisi dal governo Juncker.

Pierre Moscovici, il socialista francese responsabile economico della Commissione, è un altro politico senza futuro e senza più partito (il PS francese è quasi sparito alle ultime presidenziali con il suo residuale 6%), e verrà sbolognato anche lui nel 2019. Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione, è uscito con le ossa rotte dalle recentissime elezioni parlamentari nella sua Lettonia (era stato anche premier), vinte dai partiti sovranisti ed euroscettici, a causa del brusco calo dei consensi per il suo partito Unità ('Vienotiba" in lettone), uno dei tre che componevano la maggioranza uscente, crollato al 6,7% e ottenendo solo 8 seggi. Alle politiche del 2014 aveva ottenuto il 21,8% con 23 seggi. Anche lui quindi sarà un altro politico senza sponde.

Gli altri vertici dell'Eurogruppo dovranno fare i conti alle prossime elezioni di primavera con l'ondata sovranista dall'EST e il neo-protezionismo rigorista del NORD e Centro-Europa. Siamo messi male, purtroppo! Questi "Guardiani" pur di far felici i "poteri forti", che li hanno spalleggiati e coccolati, hanno creato le condizioni perché la grande idea dell'Europa unita e dell'Eurozona diventasse indigesta alla gran maggioranza dell'opinione pubblica del continente. E purtroppo nessuno di loro aveva colto i segnali allarmanti che venivano dalla crisi della Grecia e dal voto per la Brexit di Londra.

E poi fra poco ci saranno a calcare il palcoscenico dei mercati mondiali le 3 principali Società di Rating (Standard &Poor's, Moody's e Fitch), compartecipate dalle stesse banche di affari e fondi di investimento specializzati in questi tipi di speculazioni. Altro che il provincialissimo conflitto di interessi dell'ormai "nonno caimano" Berlusconi! Entro la fine del mese l'Italia e i mercati saranno terremotati dai loro arcigni giudizi, quando stileranno i Rating nazione per nazione. Ma chi sono queste tre potentissime "Parche" dalle quali dipendono i destini finanziari degli stati sovrani?

S&P: Nell'azionariato comparivano a fine 2009, oltre all'azionista di controllo McGraw-Hill, detenuta da Capital World Investors, uno dei primi gestori di fondi Usa, anche la società di asset management State Street Corporation; quindi il fondo d'investimento BlackRock, la società finanziaria Fidelity Investments e il Vanguard Group.

Moody's: L'azionista di riferimento di Moody's risulta Warren Buffett (il terzo uomo più ricco al mondo, finanziatore delle campagne presidenziali di Obama e della Clinton), con la holding Berkshire Hathaway. Quindi, Capital World Investment, ValueAct Capital, T. Rowe, Vanguard, State Street e BlackRock. Fitch: Azionista quasi totalitario la Hearst Corporation, potente conglomerato americano delle Telecomunicazioni e media.

Come si può notare le prime due società di Rating hanno tra i loro azionisti due finanziarie attivissime sui mercati mondiali, come la State Street Corporation e Black Rock. Quest'ultima è una potenza finanziaria planetaria, che a dicembre 2017 gestiva un patrimonio totale di oltre 6.000 miliardi di dollari. Risulterebbe il principale azionista singolo delle società finanziarie JPMorgan Chase, Bank of America, Citibank, Apple, McDonald's, e delle petrolifere ExxonMobil e Shell.

In Germania attraverso diversi fondi è il maggiore azionista unico in Daimler, Deutsche Bank, ING, Lufthansa, Bayer, BASF e Deutsche Börse. Nel 2014 i suoi investimenti in Italia ammontavano a 58 miliardi di euro. Secondo la Consob, sempre nel 2014 era azionista tra l'altro di: Banco Popolare, 6,851%; Unicredit, 4,999; Banca Popolare di Milano, 5,149%; Azimut Holding, 5,004%; Intesa Sanpaolo, 5,004%; Telecom Italia, 6%; Atlantia/Autostrade, 5,02; Assicurazioni Generali, 2,8%

Di recente le 3 agenzie di Rating sono incappate in Italia in un'inchiesta giudiziaria avviata dalla Procura di Trani. Drastico il giudizio dei magistrati: "Fitch, insieme a Standard & Poor's e Moody's è sotto inchiesta per l'accusa di aver manipolato il mercato con dati falsi, in modo pluriaggravato e continuato. Gli indagati sono due dirigenti dell'agenzia che ha sede a Parigi e il legale rappresentante in Italia della società stessa".

Secondo il presidente dell'Adusbef, Elio Lannutti, oggi senatore dei 5Stelle: "Finalmente è emerso e si è presa coscienza del fatto che le tre sorelle, Standard & Poor's, Moody's e Fitch sono un pericolo vagante per la sovranità degli stati in materia economica e finanziaria e che emettono report a orologeria, visto che fra i loro soci ci sono le banche più importanti e potenti al mondo, la Credit Union, la Ing e altre. Insomma sono molti i conflitti di interesse presenti in queste agenzie di rating e ora se ne ha consapevolezza, anche politica, che si tratta di entità private che rappresentano un pericolo per la stabilità economico-finanziaria degli Stati e per i risparmiatori".

Il Presidente della BCE, Mario Draghi, il 24 gennaio 2011 dichiarò inoltre davanti al Pubblico Ministero della Procura di Trani: "Bisogna fare a meno delle agenzie di rating: sono altamente carenti e discreditate". La Procura di Trani ha contestato loro l'aggravante di "aver cagionato alla Repubblica Italiana un danno patrimoniale di rilevantissima gravità, che dovranno risarcire".

Dal 2011 la magistratura americana ha svolto indagini sul loro conto, relative all'operato sia prima sia dopo la crisi finanziaria del 2008, con il sospetto di aver manipolato il mercato con dati non veritieri sui cosiddetti "titoli tossici". Il 5 febbraio del 2013, addirittura i legali della Casa Bianca hanno fatto causa alla Standard & Poor's. Sono stati richiesti 5 miliardi di dollari di risarcimento danni, per aver gonfiato alcuni titoli immobiliari, i mutui subprime, che contribuirono a determinarne la crisi nel 2008.

La European Securities and Markets Authority (Esma), l'autorità europea di vigilanza sui mercati, il 2 luglio 2012, ha avviato un'indagine sulle procedure seguite dalle tre agenzie nella loro valutazione della solidità patrimoniale delle banche. Il presidente dell'Esma, Steven Maijoor, dopo i recenti "downgrade di massa", ha sollevato il dubbio "se vi siano sufficienti risorse analitiche" presso le tre agenzie.

Forse è tempo di rivedere la celebre frase di Humphrey Bogart rivolta un tempo alla stampa con un più attuale e calzante: "Sono i mercati, bellezza!"


Quei conflitti d’interesse dietro allo spread e ai rating