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Focolaio all'ospedale Maggiore. L'immunologo alla Leopolda: "Possibile avere ancora oggi decessi per questo virus?"
"In Messico dal 1996 non hanno più vittime per morbillo, possibile che da noi ora sia morta una persona a Trieste? Mi ha chiamato ieri la Rai per intervistarmi su questo". Così Roberto Burioni, l'immunologo virologo che si batte contro le fake news sui vaccini, intervistato da Matteo Renzi alla Leopolda 9 a Firenze. Già perché all'ospedale Maggiore di Trieste ci sono sette i casi fino ad ora accertati di morbillo, di cui quattro riguardano operatori sanitari. Fra questi emerge un caso di morte sospetta, dopo che il virus è stato rintracciato in un paziente affetto già da polmonite e altre patologie.
Secondo quanto rende noto l'Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste (AsuiTs), non è ancora possibile stabilire quali di queste siano le cause del decesso. Bisognerà, per questo, attendere la prossima settimana, quando verranno resi noti nuovi aggiornamenti sull'estensione del focolaio che sta assumendo dimensioni più corpose. Il primo caso, emerso nei giorni scorsi, riguardava una donna colpita da una grave forma di polmonite. Altri due casi si sono manifestati lunedì tra il personale sanitario e ulteriori due sono stati riscontrati effettuando precise analisi su due persone ricoverate per una polmonite. Gli ultimi due tra mercoledì sera e ieri. Gli infetti sarebbero stati rintracciati in diversi reparti degli ospedali Maggiore e di Cattinara, mentre l'Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste conferma che sono in atto tutte le azioni di profilassi previste nei confronti dei dipendenti e dei pazienti potenzialmente a rischio.
Dal primo gennaio a oggi, in Italia ha ricordato il direttore sanitario dell'Asuits, Aldo Mariotto, "ci sono stati 2.248 casi dal primo gennaio al 31 agosto", rendendo noto che le azioni di vaccinazione stanno coinvolgendo 200-250 soggetti tra dipendenti, fornitori e famigliari Si tratta "di una malattia frequente".
"Era abbastanza prevedibile", secondo il direttore del dipartimento di Igiene e sanità pubblica, Riccardo Tominz, "che prima o poi vi fosse un focolaio perché il tasso di vaccinazione è molto basso. Solamente la fascia 1-17 anni è risalita al 90%". Complessivamente a livello locale è all'87%, "e siamo al di sotto della soglia dell'immunità di gregge che è del 95%". La vaccinazione, ricordano gli esperti, pur se altamente consigliata rimane facoltativa anche tra il personale sanitario.