Originariamente Scritto da
Rotwang
La Camicia Rossa
Che cos’è l’antifascismo? Domanda difficile a cui è possibile dare due risposte diverse a seconda del tempo a cui ci riferiamo. Nel secondo dopoguerra, l’antifascismo era un’idea di libertà, democrazia e rispetto che si radicava nel ricordo, profondissimo, di una sanguinosa guerra civile dove non si contrapponevano destra e sinistra, ma libertà ad oppressione, pace a guerra, rispetto a violenza. Era un’idea di libertà vecchio stile: la libertà, collettiva, di poter avere un’opinione diversa senza il rischio di vedersi messi contro un muro. Ma, soprattutto, era un’idea trasversale che attraversava tutto l’arco costituzionale, giacché base fondante del nuovo ordinamento repubblicano e democratico.
Oggi le cose sono invece cambiate. Con la trasformazione della società occidentale in senso sempre più individualista e consumista, l’idea di libertà, prima collettiva, è divenuta ferocemente e infantilmente individuale; e con essa, l’antifascismo, da ideale carico di valore, è allora divenuto lo strumento di una tautologica, e per buona parte vuota, libertà “di fare ciò che voglio”. La libertà non più come valore carico di pathos, storia, rispetto e decoro; non più come manifesto di pensiero emancipato volto al continuo arricchimento del capitale intellettuale umano, bensì come ipocrita riparo del desiderio di comportarsi come animali; cioè come esseri viventi che, con la scusante di non aver raziocinio, sono autorizzati a fare ciò che gli impulsi dell’istinto gli dettano, lasciando così che questa “libertà deviata” diventi un tumore, un cancro che fagocita, con violenza, ogni altro valore fondante della società, come il rispetto per le istituzioni, il decoro, la dignità, l’ordine, il rispetto per lo Stato, la giustizia, la morale e la decenza, che diventano, di fatto, “fascismo”.
Attraverso questo nuovo paradigma, ecco allora che, nel corso degli ultimi trent’anni, sono nate le San Lorenzo d’Italia: luoghi dove, con la scusante di un falso antifascismo, si sono venute a formare anarchia, degrado, violenza. Perché drogarsi e drogare gli altri fino alla morte è divenuto “libertà”; perché distruggere un territorio, facendone una zona franca, non avere e mostrare rispetto per i beni comuni, è una “libertà”; perché decidere di non rispettare la legge giacché “fascista”, occupare e/o rubare beni altrui, è la “libertà” del XXI secolo. Un schema ipocrita, volgare, a tratti patetico, con cui i “centri sociali” propulsori di questa libertà deviata hanno in realtà commesso il peggiore dei crimini: hanno ucciso l’antifascismo e, raccolti i suoi resti, l’hanno resuscitato sotto forma di pirateria contemporanea.