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CRONACA
Don Biancalani a Lucca per predicare accoglienza: "I cittadini lucchesi non sono Casapound"
sabato, 27 ottobre 2018, 10:09
di annalisa ercolini
Nonostante le polemiche di questi giorni, condite dallo striscione di CasaPound: “Don Biancalani non è il benvenuto a Lucca”, ieri sera nella sala del Dopolavoro ferroviario la stanza era gremita. L’incontro con Don Massimo Biancalani e l’assessore al sociale Lucia Del Chiaro era promosso da Aeliante, Amani Nyayo, Chiesa Valdese, Conpartecipo, Emergency Lucca e Osservatorio per la Pace Capannori. Fra il pubblico alcuni rappresentanti della Cgil e poi loro, i “ragazzi” (come le chiama il prete) della parrocchia di Vicofaro.
La serata è iniziata con un fragoroso applauso al grido di: Benvenuti.
Ormai dal 2016, Don Biancalani si presenta da solo, il suo modello di ospitalità è stato ostacolato e criminalizzato. L’introduzione del Don è avvenuta con le parole: “Non è un’iniziativa spot ma un’idea che abbiamo maturato per ragionare sui diritti umani e lo facciamo con l’esperienza di Vicofaro. Dobbiamo far vedere che la città di Lucca, i cittadini lucchesi non sono CasaPound.” Biancalani comincia con toni mesti: “Questa vostra partecipazione mi crea un certo imbarazzo, io mi dico sempre che questa dimensione del pubblico, delle assemblee non è la mia dimensione. Io sono un prete semplice, insegnante di religione. Non sono un esperto di teologia, non sono un esperto della bibbia. Anche sul fenomeno dell’immigrazione non ho una valenza scientifica. Sono un prete che ha avuto l’ardire di mettere in pratica quello che fu un appello di Papa Francesco nel settembre del 2015. Eravamo già in piena crisi emigranti. Il primo messaggio venne dato a Lampedusa. Ogni parrocchia, monastero e ogni location religiosa apra le porte ai migranti.”
Dalle parole del Papa, Massimo Biancalani parte per organizzarsi scoprendo il terrore del resto delle persone. “Nessuno – ribatte il Don – sapeva come ci dovevamo regolare per accogliere i migranti. Da qui comincia la mia storia.”
Il Don misura le parole, pacatamente: “Non è un invasione, sono numeri grossi che ci possono spaventare: 100/120 persone.” Biancalani che ha due parrocchie, ha raccontato la sua esperienza sul processo di ospitalità avvenuto nel 2016: “Quando arrivò tutta quell’umanità. Cercai di organizzarmi facendo un piccolo cast e accogliemmo 20 ragazzi. Si tratta di ragazzi giovanissimi. Oggi, ne ospitiamo circa un centinaio che dormono sui materassi anche in chiesa. Le abbiamo messi nella canonica, nell’appartamento.” La struttura un ex convento di cappuccini è enorme e accoglie migranti mentre fuori tutto il mondo antagonista, laico. “E’ un complesso stupendo, non eravamo all’anno zero. Certamente gli impianti non erano adeguati alle normative di ora. Comunque, è una prova bellissima, di straordinaria ricchezza a livello culturale, morale.” Nel lungo discorso parla a tutti ma guarda i suoi ragazzi che si trovano in sala, in piedi e loro lo ascoltano senza batter ciglio. Il Don, sottolinea la mancanza di Monsignor Tardelli, della città di Pistoia: “Invece, venni sostenuto da un lucchese Massimo Toschi, un carissimo amico.”
“Noi abbiamo commesso due peccati. – ribadisce il Biancalani. - Il primo che tutti mi rinfacciano anche i politici è quello di parlare. Il compito è quello di denunciare le ingiustizie. Si vive e si racconta con l’esperienza. E’ sbagliato abbassare la testa. Io invece penso che sia importantissimo per tutti. Il secondo è accogliere. E’ come dire al prete di non fare il prete. Una funzione del prete è quella di accogliere.”
Biancalani parla anche di un documento firmato da 190 persone, mai arrivato in parrocchia ma spedito al prefetto, al sindaco e al vescovo che ha creato non pochi problemi. “Ora faremo un accesso agli atti perché riteniamo che molte firme non siano del quartiere.”
Il prete parla di cuore, sensibilità, accettazione, sottolineando come tutto questo dovrebbe essere normale. Rimarca la condivisione, il dialogo cuore a cuore istintivo nell’essere umano, la compassione e la conoscenza di un territorio: l’Africa ben diverso e distante dalla nostra concezione di vita ma per questo assolutamente comprensibile. Nonostante le difficoltà sopportate il prete si è alzato da solo narrando: “E’ facilissimo essere estromessi, la mancanza a una lezione di italiano, un’assenza ingiustificata. Molti migranti perdono dei benefici in questo modo. E poi cosa gli spetta? La strada.”
Tira le somme con toni decisamente accesi l’assessore Del Chiaro: “Io sono davvero qui per portare i saluti della città, dei suoi amministratori, del sindaco, della giunta e dei consiglieri tutti. Mi riferisco allo striscione. Un commento lo voglio fare. Uno o più d’uno che mette lo striscione senza metterci la faccia rende la misura della vigliaccheria. Venite qui a dirci le cose. Guardate in faccia le persone. Mandarlo a dire oltre che mafioso è un atto di estrema vile vigliaccheria.”