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    Predefinito Torniamo alla lira, lo dice pure S&P

    DI PAOLO BECCHI E GIOVANNI ZIBORDI

    liberoquotidiano.it

    Vogliamo dirlo chiaro e tondo: lo Stato italiano è vittima dell’usura. Gli interessi si cumulano sugli interessi e fanno crescere il debito anche se non ci si indebita più. Da 25 anni lo Stato non ha o meglio non avrebbe bisogno di indebitarsi perché incassa più tasse di quello che spende: nell’ultimo anno circa 30 miliardi di tasse in più delle spese, ma risulta in deficit di circa 40 mld l’anno perché paga circa 70 mld l’anno di interessi. Questo succede dall’inizio degli anni ‘90: da allora lo Stato ha pagato 2.500 miliardi di interessi, più del debito. Lo Stato ha un debito di circa 2.360 miliardi anche se da 25 anni non si indebita perché ha pagato ben 2.500 miliardi di interessi dai primi anni ‘90. Questo è un caso classico di usura, l’incremento del debito dovuto solo all’accumulo nel tempo degli interessi e che diventa impossibile da ripagare perché gli interessi sono troppo alti.

    L’aumento dello spread è un fenomeno di usura ai danni dello Stato. Ecco perché.

    VITTIME DI USURA

    Al momento un risparmiatore italiano che compri titoli di Stato guadagna, al netto dell’inflazione, più del 2% netto e se compra iBtp a 10 anni quasi un 2,5% netto più dell’inflazione. Nel resto del mondo chi compra i titoli di Stato oggi al massimo invece recupera l’inflazione (così in America) oppure perde ogni anno, se si considera l’inflazione (in Germania). Un risparmiatore tedesco che compri titoli di Stato tedeschi a 10 anni perde, al netto dell’inflazione, circa il 2% netto e se compra titoli a uno o due anni perde il 3% netto! In Germania i tassi di interessi a 10 anni sono infatti scesi sotto lo 0,5% (e quelli a 1 o 2 anni sono meno di 0%), e con inflazione intorno al 2%. Per cui lo Stato tedesco riduce il suo debito ogni anno, grazie al fatto che il risparmiatore che compri i titoli di Stato perde dal 2% al 3% l’anno, regala cioè una parte dei suoi soldi allo Stato. Questo succede perché la Germania ha poco debito pubblico? Balle. Lo stesso avviene in Giappone, dove con debito pubblico doppio di quello italiano lo Stato paga lo 0,1% in media con inflazione sopra l’1%.

    In Italia i tassi di interesse sui titoli di Stato a 10 anni sono saliti al 3,5%, livello pari a prima della crisi del 2008. Ma allora l’inflazione era intorno al 3% e oggi è intorno all’1% per cui questi sono i tassi più alti in termini reali degli ultimi 10 anni. Questo significa che chi mette soldi in titoli di Stato a 10 anni guadagna il 3,5% di un Btp contro inflazione all’1,2% ma lo Stato si svena. A questi tassi di interesse lo Stato deve far crescere i suoi incassi di tasse almeno del 3,5% annuo solo per restare in pari. Se il Pil non cresce almeno del 3,5% (inclusa inflazione) il peso del debito aumenta.

    LO STATO NON È UNA FAMIGLIA

    Mettersi in questa situazione è assurdo, perché lo Stato a differenza di una famiglia o impresa non è obbligato a indebitarsi, può emettere moneta. Che lo Stato debba avvalersi del potere di emettere moneta non è solo una tesi “populista”, ma quello che sanno tutti nel mondo finanziario. Standard & Poor’s, la società di rating, nel suo comunicato sull’Italia ha spiegato che «i rating degli Stati che hanno ceduto l’emissione della moneta e il controllo del tasso di cambio ad una Banca Centrale sovranazionale (la Bce…), secondo i nostri criteri sono uguali a quelli degli Stati che emettono debito in una valuta estera… i rating del debito pubblico emesso in valuta locale tendono ad essere più alti di quelli del debito in valuta estera».

    È chiaro? S&P dice che se uno Stato può emettere moneta ha un rating più alto di uno Stato che cede l’emissione di moneta a una Banca centrale sovranazionale come la Bce. L’Italia, cioè, avrebbe un rating più alto se avesse la lira e il controllo della sua Banca centrale, che può emettere moneta. Le società di rating dicono che è meglio dal loro punto di vista se uno Stato può stampare moneta e lo Stato italiano non potendo più farlo, a causa dell’Euro, ha un rating più basso ora. Perché se puoi stampare moneta puoi sempre ripagare il debito pubblico che è nella tua moneta.



    Paolo Becchi e Giovanni Zibordi

    Fonte: https://www.liberoquotidiano.it/

    4.11.2018

  2. #2
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    Predefinito Re: Torniamo alla lira, lo dice pure S&P

    Chi l’avrebbe mai detto ?!?!?!

  3. #3
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    Predefinito Re: Torniamo alla lira, lo dice pure S&P

    Che Becchi non capisce nulla di economia? Hai ragione, roba da non credere...

  4. #4
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    Predefinito Re: Torniamo alla lira, lo dice pure S&P

    Citazione Originariamente Scritto da i-alca Visualizza Messaggio
    Che Becchi non capisce nulla di economia? Hai ragione, roba da non credere...
    Non capisco perché ti limiti all'economia.

  5. #5
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    Predefinito Re: Torniamo alla lira, lo dice pure S&P

    Citazione Originariamente Scritto da Noumeno Visualizza Messaggio
    DI PAOLO BECCHI E GIOVANNI ZIBORDI

    liberoquotidiano.it

    Vogliamo dirlo chiaro e tondo: lo Stato italiano è vittima dell’usura. Gli interessi si cumulano sugli interessi e fanno crescere il debito anche se non ci si indebita più. Da 25 anni lo Stato non ha o meglio non avrebbe bisogno di indebitarsi perché incassa più tasse di quello che spende: nell’ultimo anno circa 30 miliardi di tasse in più delle spese, ma risulta in deficit di circa 40 mld l’anno perché paga circa 70 mld l’anno di interessi. Questo succede dall’inizio degli anni ‘90: da allora lo Stato ha pagato 2.500 miliardi di interessi, più del debito. Lo Stato ha un debito di circa 2.360 miliardi anche se da 25 anni non si indebita perché ha pagato ben 2.500 miliardi di interessi dai primi anni ‘90. Questo è un caso classico di usura, l’incremento del debito dovuto solo all’accumulo nel tempo degli interessi e che diventa impossibile da ripagare perché gli interessi sono troppo alti.

    L’aumento dello spread è un fenomeno di usura ai danni dello Stato. Ecco perché.

    VITTIME DI USURA

    Al momento un risparmiatore italiano che compri titoli di Stato guadagna, al netto dell’inflazione, più del 2% netto e se compra iBtp a 10 anni quasi un 2,5% netto più dell’inflazione. Nel resto del mondo chi compra i titoli di Stato oggi al massimo invece recupera l’inflazione (così in America) oppure perde ogni anno, se si considera l’inflazione (in Germania). Un risparmiatore tedesco che compri titoli di Stato tedeschi a 10 anni perde, al netto dell’inflazione, circa il 2% netto e se compra titoli a uno o due anni perde il 3% netto! In Germania i tassi di interessi a 10 anni sono infatti scesi sotto lo 0,5% (e quelli a 1 o 2 anni sono meno di 0%), e con inflazione intorno al 2%. Per cui lo Stato tedesco riduce il suo debito ogni anno, grazie al fatto che il risparmiatore che compri i titoli di Stato perde dal 2% al 3% l’anno, regala cioè una parte dei suoi soldi allo Stato. Questo succede perché la Germania ha poco debito pubblico? Balle. Lo stesso avviene in Giappone, dove con debito pubblico doppio di quello italiano lo Stato paga lo 0,1% in media con inflazione sopra l’1%.

    In Italia i tassi di interesse sui titoli di Stato a 10 anni sono saliti al 3,5%, livello pari a prima della crisi del 2008. Ma allora l’inflazione era intorno al 3% e oggi è intorno all’1% per cui questi sono i tassi più alti in termini reali degli ultimi 10 anni. Questo significa che chi mette soldi in titoli di Stato a 10 anni guadagna il 3,5% di un Btp contro inflazione all’1,2% ma lo Stato si svena. A questi tassi di interesse lo Stato deve far crescere i suoi incassi di tasse almeno del 3,5% annuo solo per restare in pari. Se il Pil non cresce almeno del 3,5% (inclusa inflazione) il peso del debito aumenta.

    LO STATO NON È UNA FAMIGLIA

    Mettersi in questa situazione è assurdo, perché lo Stato a differenza di una famiglia o impresa non è obbligato a indebitarsi, può emettere moneta. Che lo Stato debba avvalersi del potere di emettere moneta non è solo una tesi “populista”, ma quello che sanno tutti nel mondo finanziario. Standard & Poor’s, la società di rating, nel suo comunicato sull’Italia ha spiegato che «i rating degli Stati che hanno ceduto l’emissione della moneta e il controllo del tasso di cambio ad una Banca Centrale sovranazionale (la Bce…), secondo i nostri criteri sono uguali a quelli degli Stati che emettono debito in una valuta estera… i rating del debito pubblico emesso in valuta locale tendono ad essere più alti di quelli del debito in valuta estera».

    È chiaro? S&P dice che se uno Stato può emettere moneta ha un rating più alto di uno Stato che cede l’emissione di moneta a una Banca centrale sovranazionale come la Bce. L’Italia, cioè, avrebbe un rating più alto se avesse la lira e il controllo della sua Banca centrale, che può emettere moneta. Le società di rating dicono che è meglio dal loro punto di vista se uno Stato può stampare moneta e lo Stato italiano non potendo più farlo, a causa dell’Euro, ha un rating più basso ora. Perché se puoi stampare moneta puoi sempre ripagare il debito pubblico che è nella tua moneta.



    Paolo Becchi e Giovanni Zibordi

    Fonte: https://www.liberoquotidiano.it/

    4.11.2018
    Il problema nasce dopo che fai aumentare gli spread come nel 2011 e 2018.

    Dal 2012 al 2018 la spesa per interessi sul pil ė in costante calo.
    Nel 2018 ē al 3,8.
    E ricordiamo anche che nel 1992 era al 12 per cento.

  6. #6
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    Predefinito Re: Torniamo alla lira, lo dice pure S&P

    Citazione Originariamente Scritto da Dav. c. G. Visualizza Messaggio
    Il problema nasce dopo che fai aumentare gli spread come nel 2011 e 2018.

    Dal 2012 al 2018 la spesa per interessi sul pil ė in costante calo.
    Nel 2018 ē al 3,8.
    E ricordiamo anche che nel 1992 era al 12 per cento.
    per cosa sta la c di Dav. c. G
    ciao ciao

  7. #7
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    Predefinito Re: Torniamo alla lira, lo dice pure S&P

    Citazione Originariamente Scritto da Dav. c. G. Visualizza Messaggio
    Il problema nasce dopo che fai aumentare gli spread come nel 2011 e 2018.

    Dal 2012 al 2018 la spesa per interessi sul pil ė in costante calo.
    Nel 2018 ē al 3,8.
    E ricordiamo anche che nel 1992 era al 12 per cento.
    non hai capito nulla ma chi si meraviglia in fondo?

  8. #8
    Agente Z
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    Predefinito Re: Torniamo alla lira, lo dice pure S&P

    Citazione Originariamente Scritto da bimbogigi Visualizza Messaggio
    per cosa sta la c di Dav. c. G
    io una mezza idea l'avrei...

  9. #9
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    Predefinito Re: Torniamo alla lira, lo dice pure S&P

    Becchi non ha capito un cazzo, ma non è una novita'
    When the facts change, I change my mind. What do you do, sir? John Maynard Keynes

  10. #10
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    Predefinito Re: Torniamo alla lira, lo dice pure S&P

    Io di uno con il modo di fare e la faccia di Paolo Becchi temdo a non fidarmi.
    Poi vedo che tutto il discorso vuole essere sostenuto da queste frasi:

    "i rating degli Stati che hanno ceduto l’emissione della moneta e il controllo del tasso di cambio ad una Banca Centrale sovranazionale (la Bce…), secondo i nostri criteri sono uguali a quelli degli Stati che emettono debito in una valuta estera… i rating del debito pubblico emesso in valuta locale tendono ad essere più alti di quelli del debito in valuta estera».

    È chiaro? S&P dice che se uno Stato può emettere moneta ha un rating più alto di uno Stato che cede l’emissione di moneta a una Banca centrale sovranazionale come la Bce."

    Da cui deduco che:
    - A Becchi piacciono i criteri di Standard & Poors
    - A Becchi piacciono gli stati "trassoni" sul debito
    - Nessuno si ricorda dell'Argentina

 

 
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