Lucano si rende conto, in alcuni passaggi, che i vari dipendenti e assunti dalle cooperative fanno tutt’altro che lavorare, ma di fatto si sarebbe piegato ai meccanismi elettorali. “Egli vorrebbe mandare via quei parassiti, sottolinea il Riesame, da lui stesso assunti e remunerati ma la politica intesa certo, non nella sua accezione pure, glielo impediva così come il pacchetto di voti che a lui sarebbe derivato da quel sistema parassitario che gli consentiva di mantenere quel modello Riace, viziato ab origine“. Intercettazioni fin qui inedite tratteggiano la figura di un sindaco che pensa a soldi, voti e alla propria carriera. Per il Tdl, Lucano trattava gli immigrati residenti a Riace non come persone, ma come numeri: “La sua preoccupazione non era quella di mandare via da Riace gli immigrati non più legittimati, lasciandoli in balia della loro sorte, ma che venissero a mancare i numeri, anche in ragione del fatto che i nuovi rifugiati stavano diminuendo, con la conseguenza che la Prefettura non avrebbe più corrisposto finanziamenti. Ed ecco che le persone, la cui sofferenza e il cui terribile vissuto verrebbero da Lucano portate a vessillo del suo agire, si trasformano contraddittoriamente in freddi numeri”.
“Mi sono fatto un conto”
Un’altra intercettazione è indicativa sul punto. Lucano: “La politica mi tiene a me, sennò un minuto ci stavo a mandare a casa, la politica di merda mi tiene non pensare... perché soltanto di Città Futura (una delle associazioni estranea però, dall’inchiesta della Procura ndr) sono 100 voti, mi sono fatto un conto, tutti quelli che lavorano”.