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    Avamposto
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    Storia cronologica della Banca d’Italia




    10 Agosto 1893 – La Banca d’Italia viene istituita con la legge n. 449 del 10 agosto 1893, dalla fusione di quattro banche: la Banca Nazionale del Regno, la Banca Nazionale Toscana, la Banca Toscana di Credito e dalla liquidazione della Banca Romana.
    Con una serie complessa di fusioni fra queste banche, si forma quella che diventerà l’attuale Banca d’Italia. Artefici dell’operazione sono alcune famiglie di banchieri, soci storici: Bombrini, Diavolo, Bastogi, Balduino.

    28 Aprile 1910 Con Regio Decreto 28 Aprile 1910, n. 204, fu approvato il testo unico delle leggi sugli istituti di emissione e sulla circolazione dei biglietti di banca. All’art. 1 venne stabilito che “la facoltà di emettere biglietti di banca od altri titoli equivalenti pagabili al portatore ed a vista, è concessa, per un periodo di venti anni, dal 10 Agosto 1893, ai seguenti istituti: banca d’Italia, con un capitale di 240 milioni, diviso in 300 mila azioni nominative da lire 800 ciascuna; banco di Napoli; banco di Sicilia”.
    06 Febbraio 1926 si vara la prima legge bancaria, Legge n. 812 del 06.02.1926: la Banca d’Italia diventa l’unica banca abilitata ad emettere moneta, con l’attribuzione del compito fondamentale di vigilare sull’intero sistema bancario. La Banca d’Italia si accaparra le riserve metalliche del Banco di Sicilia e del Banco di Napoli.
    Subito dopo l’occupazione del Sud, l’allora Banco di Sicilia disponeva di una ingente riserva aurea, ma si impedì a questa banca di recuperare dal mercato le sue monete d’oro per convertirle in carta moneta. Se ciò fosse stato consentito, il Banco di Sicilia avrebbe potuto emettere banconote per un valore pari o superiore ai 1.200 milioni e occupare, in tal modo, il primo posto nel mercato finanziario italiano. Le banche del nord non possedevano riserve di questa portata. Con buona tattica, l’oro del sud venne via via rastrellato per passare in mano dapprima alla Banca d’Italia e successivamente alle varie Banche private sue socie.


    11 Giugno 1936 – Con il Decreto n. 1067 dell’ 11 giugno 1936, veniva approvato lo Statuto della Banca d’Italia che assumeva, ad honorem, la forma giuridica di Istituto di Diritto Pubblico. In definitiva la Banca d’Italia diventava, a tutti gli effetti, una Banca Centrale.
    La Banca d’Italia, con la legge bancaria del 1936, ottiene come prerogativa il potere di emissione della moneta, e riceve il compito di vigilare sulle banche italiane.

    Tale ruolo assunse un definitivo assetto con il R. D. L. 12/03/1936, n. 375 (convertito con modificazioni nella Legge 7 Marzo 1938, n. 441), e con il successivo statuto, approvato con R. D. 11/06/1936, n. 1067.

    Queste disposizioni legislative confermarono l’autonomia della banca d’Italia, alla quale, per la prima volta, fu esplicitamente riconosciuta la qualifica di “Istituto di Diritto Pubblico”, nonostante fosse sostanzialmente mantenuta la sua organizzazione interna originaria, che, come si è accennato, era quella di una società anonima.

    19 Aprile 1948 Degna di rilievo è la norma contenuta nel 4° comma dell’art. 25 (come modificato dal D. P R. 19/04/1948, n. 482, e successivamente sostituito dall’art. 1 del D. P R. 18 Luglio 1992), con la quale si stabilisce che il Governatore della banca d’Italia, tra l’altro, “dispone, in relazione alle esigenze di controllo della liquidità del mercato, le variazioni alla ragione normale dello sconto e alla misura dell’interesse sulle anticipazioni in conto corrente e a scadenza fissa presso la banca d’Italia, con proprio provvedimento da pubblicarsi nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana”. Tutto ciò, per porre in evidenza l’enorme potere attribuito al Governatore, capace di incidere in maniera decisiva sulla vita della Nazione, tanto più che la sua nomina non incontra limiti temporali, a meno di dimissioni o di revoca, quest’ultima disposta dal Consiglio Superiore, ed approvata con decreto del Presidente della Repubblica promosso dal Presidente del Consiglio dei Ministri di concerto col Ministro per il Tesoro, sentito il Consiglio dei Ministri (v. art. 19, 1° e 6° comma, dello statuto, così modificato rispettivamente dall’art. 1 del D. P R. 14 Agosto 1969, n. 593, e dal D. P R. 19 Aprile 1948, n. 482). Per concludere su questo specifico argomento, e per dimostrare come il potere politico abbia continuato nel tempo a defilarsi dalla responsabilità di mantenere una competenza di tanta importanza, quale è quella concernente il tasso di sconto (le manovre sul quale in aumento o in diminuzione acquistano una grandissima rilevanza per il tessuto sociale della Nazione).
    07 Febbraio 1992 – Legge n. 82 (tra l’altro promossa dall’allora Ministro del Tesoro, Guido Carli, che, guarda caso, era stato Governatore della Banca d’Italia), ha attributo all’Istituto di Emissione la facoltà di disporre le variazioni del tasso ufficiale di sconto senza doverla più concordare con il Ministro del Tesoro, vale a dire con lo Stato (per avere un’idea, quanto meno approssimativa, dell’importanza del tasso di sconto e di quello sulle anticipazioni, concesse dalla banca Centrale alle banche ordinarie, basti sapere che dalle loro variazioni dipende non solo il costo del denaro, cioè l’interesse che i clienti debbono pagare alle banche, ma anche l’importo degli interessi sulle obbligazioni e sui titoli pubblici. Queste variazioni, che incidono così profondamente sull’economia del paese, sono dunque decise soltanto dal Governatore della Banca d’Italia.
    04 gennaio 2004 – Il numero 01 di “Famiglia Cristiana”, riporta alla pag. 22, per la prima volta nella Storia l’elenco dei soci di Bankitalia con le relative percentuali di interesse:
    “Stranamente la Banca d’Italia è una società per azioni che appartiene a banche italiane e, in misura minore, a compagnie d’assicurazione. E sorprendentemente l’elenco dei suoi azionisti è riservato. Per fortuna ci ha pensato un dossier di Ricerche & Studi di Mediobanca, diretta da Fulvio Coltorti, a scoprire quasi tutti i proprietari della Banca d’Italia. Indagando a ritroso sui bilanci di banche, assicurazioni eccetera, ha annotato le quote che segnalavano una partecipazione nel capitale della Banca d’Italia. Così il ricercatore è riuscito a ricostruire gran parte dell’azionariato della nostra massima istituzione finanziaria. Come si può notare, tre banche da sole “controllano” la Banca d’Italia” (da R & S, Ricerche & Studi di Mediobanca, 2003, pag. 1.149).

    20 Settembre 2005 – L’elenco soci è reso ufficialmente reso disponibile sul [sito ufficiale di Bankitalia].
    27 Settembre 2005 – Arrigo Molinari, ex questore di Genova che aveva denunciato l’anomalia messa in evienza dallo studio di Mediobanca è assassinato in circostanze poco chiare a circa 2 settimane dall’udienza [FONTE].
    28 Dicembre 2005 – Pubblicazione sulla gazzetta ufficiale della legge atta a ritrasferire, entro il 2008, le quote di partecipazione allo Stato ed agli enti pubblici. L 262/2005 Art 19, comma 10 :
    <<10. Con regolamento da adottare ai sensi dell’articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, è ridefinito l’assetto proprietario della Banca d’Italia, e sono disciplinate le modalità di trasferimento, entro tre anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, delle quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia in possesso di soggetti diversi dallo Stato o da altri enti pubblici.>>

    31 Sicembre 2005 – il Governo non ha disdetto il contratto tra lo Stato Italiano e la Banca d’Italia per l’erogazione dei «servizi di Tesoreria dello Stato», quindi il contratto è automaticamente rinnovato per altri 20 anni, ovvero fino al 31 dicembre 2030. La scadenza era fissata per il 31 dic 2010 ma doveva avvenire con un preavviso di almeno 5 anni.
    21 Luglio 2006 – La sentenza 16751 delle sezioni riunite della Cassazione, ha affermato che la Banca d’Italia “non è una società per azioni di diritto privato, bensì un istituto di diritto pubblico secondo l’espressa indicazione dell’articolo 20 del R.D. del 12 marzo 1936 n.375″.
    16 Dicembre 2006 – E’ cambiato l’Art.3 dello Statuto Bankitalia eliminando il comma che ne decretava l’obbligo di essere posseduta a maggioranza pubblica. Il nuovo statuto è firmato dal Presidente del Consiglio Romano Prodi, dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dal Ministro dell’economia Tommaso Padoa Schioppa.
    Ad oggi la maggioranza delle quote della Banca d’Italia sono ancora di proprietà di soggetti privati: [dal sito ufficiale di Bankitalia].
    Conclusioni:

    La Banca d’Italia che dovrebbe svolgere un ruolo di controllo sulle banche commerciali italiane è invece attualmente controllata proprio da queste ultime

    Questo in violazione dello Statuto della Banca d’Italia (Art.3) fino al 16 Dicebre 2006 e in violazione della Legge n. 262 del 28 Dicembre 2005 che giace inosservata da 3 anni

    La Banca d’Italia non è “d’Italia”





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    Citazione Originariamente Scritto da Avamposto Visualizza Messaggio

    16 Dicembre 2006 – E’ cambiato l’Art.3 dello Statuto Bankitalia eliminando il comma che ne decretava l’obbligo di essere posseduta a maggioranza pubblica. Il nuovo statuto è firmato dal Presidente del Consiglio Romano Prodi, dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dal Ministro dell’economia Tommaso Padoa Schioppa.
    Ad oggi la maggioranza delle quote della Banca d’Italia sono ancora di proprietà di soggetti privati: [dal sito ufficiale di Bankitalia].
    Conclusioni:

    nessuno lo sa

 

 

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