Lino Banfi: L'Opposizione lo denigra ma lo nominò Cavaliere di Gran Croce

Accusato di "calpestare il merito" con la sua nomina all'Unesco, Banfi venne insignito delle più alte onorificenze al Merito dai governi precedenti.

Lino Banfi membro della CommIssione Italiana per l'Unesco. La notizia, annunciata dal vicepremier Luigi Di Maio all'evento M5s relativo al reddito di cittadinanza, è stata prima bollata come una fake news sui social network, poi - una volta verificata - ha dato la stura a sfottò, insulti, ingiurie e il consueto repertorio di veleni contro i grillini, rei di sdoganare "l'incompetenza", "l'ignoranza" e di svilire "il merito".

Particolarmente agguerriti nell'inveire contro la scelta di Lino Banfi, i simpatizzanti ed esponenti della Sinistra, in particolare nel Partito Democratico, che hanno sottolineato quanto la decisione di nominare il comico all'Unesco fosse del tutto inopportuna (eufemismo).

Peccato che bastasse una piccola ricerca per scoprire che, il 27 dicembre 1998, Il Quirinale (su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri, allora presieduto dall'ex esponente dem Massimo D'Alema) Lino Banfi Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana. Onorificenza di altissimo profilo destinata a "ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, della economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari."

Anche dalle parti di Forza Italia, con meno veemenza, ma comunque con qualche sopracciglio alzato, la notizia dell'approdo del comico pugliese all'Unesco è stata accolta con una certa perplessità.

Eppure, il 2 giugno 1994, sempre su richiesta della Presidenza del Consiglio dei Ministri, allora presieduto da Silvio Berlusconi, il Quirinale aveva nominato Lino Banfi Grande Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana onde "ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, della economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari.".

Lino Banfi, riassumendo, vent'anni fa veniva insignito delle più alte onorificenze nel campo della Cultura italiana da governi di Centrosinistra e di Centrodestra eppure, da ieri, viene ricordato soltanto come il protagonista di film scollacciati e pecorecci di "serie Z" nell'atto di spiare dal buco della serratura Edvige Fenech sotto la doccia. A questo punto, occorrerebbe domandarsi: se davvero - come appare in queste ore di sfottò continui ai danni del comico e dei suoi "mecenati" grillini - il contributo alla Cultura da parte del signor Pasquale Zagaria in arte Lino Banfi è stato solo quello di cui sopra, per quale motivo al mondo nel 1994 e nel 1998 i governi in carica, non certo pentastellati, lo premiavano con le più elevate attestazioni culturali della Repubblica Italiana? Come può oggi "calpestare e svilire il merito" un personaggio che, da oltre vent'anni, è titolare delle due più alte onorificenze al Merito assegnategli dallo stesso Presidente della Repubblica? Misteri, e paradossi, tutti italici.

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