Gli anti-cav vogliono l’italietta
di Angela Pellicciari
(da Il Tempo, 07 Agosto 2010)
Reductio ad unum: in epoca moderna questa è una legge, e non si scampa. Nell’Ottocento, quando l’Italia non era ancora omologata al coro progressista della modernità, essendo saldamente ancorata alle sue radici cattoliche e romane, cioè universali, bisognava correre ai ripari. Bisognava che anche da noi trionfasse la logica del liberalismo, della massoneria, della libertà di coscienza intesa alla maniera protestante. Bisognava che l’Italia diventasse, per la prima volta nella sua storia, una colonia. Una colonia in cui potessero dettare legge gli interessi economici ed ideologici delle grandi potenze del tempo: Inghilterra, Francia, Germania, Stati Uniti e via dicendo.
I Savoia si sono prestati alla bisogna ed è stato Risorgimento. E’ stata cioè la fame generalizzata, l’irrisione di tutti i principi sbandierati dalla costituzione, l’emigrazione di massa, la libertà pretesa dall’1% della popolazione contro il restante 99. L’Italia liberale, finita la catastrofe della prima guerra mondiale, è confluita nel fascismo. Mussolini ha provato ad alzare la testa nei confronti delle grandi potenze, per un po’ c’è quasi riuscito, poi anche lui è stato ributtato nell’angolo da dove ha stretto Hitler. Nel secondo dopoguerra la classe dirigente cattolica, dopo cento anni, ha rimesso in piedi una nazione distrutta. Non però senza pagare il pegno a chi di dovere. E così De Gasperi, convocato da Matteoli alla Banca Commerciale, promette che la Democrazia Cristiana gestirà sì il potere economico e politico ma si guarderà bene dal mettere il naso in quello culturale. Detto in parole povere De Gasperi firma la condanna a morte dell’Italia cattolica.
Negli ultimi anni c’è Berlusconi. Il quale ha di suo una potenza tale, sia economica che politica, che gli permette, per la prima volta nella storia dell’Italia unificata, di avere un margine di autonomia significativo rispetto all’angolino cui l’Italia è destinata. Ma come si permette, Berlusconi? Chi è Berlusconi? Ma cosa si è messo in testa? E così, sono ormai più di dieci anni, che in Italia e fuori d’Italia è partita la crociata: non passerà. Non andrà lontano. Centinaia di processi, attenzioni mirate da parte di tutti gli organi dello stato, campagne di stampa internazionali, irrisione, disprezzo, odio.
E noi? E noi italiani? Buona parte della nostra pubblica opinione, illuminata da chi di dovere, colonizzata come al solito dai poteri che si rispettano e che regolarmente stanno al di fuori dei confini nazionali, si unisce, giuliva, al coro antiberlusconiano. Ma Berlusconi, incredibilmente, resiste. Gli mettono spie nel letto, lo sberleffano in ogni modo e lui non molla. Allora passano ad infamare gli uomini che lo circondano. Si inventano logge (chi scrive non è un’estimatrice della massoneria) solo per fare rumore e colpire meglio, ma lui ancora regge. L’ultimo attacco gli viene suscitato dalle viscere del suo stesso partito. Da quel PDL che ha trionfato alle elezioni.
Quando ci accorgeremo che il coro antiberlusconiano serve solo a farci restare l’eterna italietta, la disprezzabile italietta, che, contenta, si accoda al coro antitaliano di chi, sempre in nome della libertà e della democrazia, ci vuole soggetti ad obbedienze altrui?
Angela Pellicciari