La Repubblica

L'omosessualità non è più reato in Angola. Non solo: è punibile con il carcere, fino a due anni, la discriminazione basata sull'orientamento sessuale. Lo ha deciso il Parlamento di Luanda che ha adottato il primo Codice penale del Paese da quando ottenne l'indipendenza dal Portogallo nel 1975. Nella nuova legge è stata abbandonata la dicitura "vizi contro natura" che era ampiamente interpretata come un divieto di condotta omosessuale. Facendo un ulteriore passo in avanti nel campo della tutela dei diritti, il governo ha deciso che chiunque rifiuti di assumere o fornire servizi a persone in base al loro orientamento sessuale può essere condannato a due anni di carcere. Lo riferisce Human rights watch.

155 parlamentari hanno votato a favore, sette si sono astenuti e uno ha votato contro.

L'Angola è guidata da settembre 2017 dal presidente João Lourenço, succeduto a Jose Eduardo dos Santos, leader del Paese per quasi quattro decenni. Lourenco ha cercato in vari modi di prendere le distanze dal suo predecessore, lanciando una campagna contro la corruzione che ha messo all'angolo diversi alti funzionari dell'ultimo governo. Ha anche cercato di riparare i rapporticon la comunità internazionale, da tempo critica nei confronti dei diritti umani in Angola, e ha espresso interesse ad aderire al Commonwealth e alla comunità francofona internazionale.