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  1. #1
    Mé rèste ü bergamàsch
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    Predefinito Distanza tra redditi e consumi: spesa delle famiglie e tenore di vita reale

    Fisco: Emilia e Trentino piu' virtuose

    Sole24Ore su 'rischio evasione', in coda Sardegna e Sicilia

    Fisco: Emilia e Trentino piu' virtuose - Economia - ANSA.it

    (ANSA) - ROMA, 6 SET -L'Emilia Romagna e il Trentino sono le regioni fiscalmente piu' fedeli. In coda Sicilia e Sardegna.

    Cosi' uno studio del Sole24Ore.La ricerca mette a confronto spesa delle famiglie e tenore di vita reale. Dai calcoli, nel Mezzogiorno e' presente piu' 'nero' ed economia ombra. Poi i casi:a Ragusa circola il 30% di auto in piu' rispetto a Genova.

    A Sassari e Cagliari si consuma piu' elettricita' di Milano e Roma, a Avellino i depositi bancari sono piu'di Torino e larga parte del Nord-Est.


    06 settembre 2010
    Ultima modifica di Bèrghem; 06-09-10 alle 12:37
    Dato che questa è una Magnum 44, cioè la pistola più precisa del mondo, che con un colpo ti spappolerebbe il cranio, devi decidere se è il caso. Dì, ne vale la pena? ("Dirty" Harry Callahan)

  2. #2
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    Predefinito Rif: Distanza tra redditi e consumi: spesa delle famiglie e tenore di vita reale

    Citazione Originariamente Scritto da Bèrghem Visualizza Messaggio
    Dai calcoli, nel Mezzogiorno e' presente piu' 'nero' ed economia ombra. Poi i casi:a Ragusa circola il 30% di auto in piu' rispetto a Genova.

    A Sassari e Cagliari si consuma piu' elettricita' di Milano e Roma, a Avellino i depositi bancari sono piu'di Torino e larga parte del Nord-Est.
    Sanguisughe.
    Bisogna adattarsi al presente, anche se ci pare meglio il passato.

  3. #3
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    Predefinito Rif: Distanza tra redditi e consumi: spesa delle famiglie e tenore di vita reale

    al sud tenore di vita superiore ormai alle regioni PadanoAlpine
    costi minori, evasione fiscale più che doppia, rispetto per le leggi inesistente
    ma loro sono i "poveri" che siamo costretti ad aiutare, dissanguando le nostre risorse e ipotecando le rimanenti risorse a scapito del futuro di figli e nipoti

    parassiti, ladri e impostori

  4. #4
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    Predefinito Rif: Distanza tra redditi e consumi: spesa delle famiglie e tenore di vita reale

    Queste notizie servono per rincuorare i Padani,.

    Spesso i Padani sono impensieriti dal fatto che non si sa dove finiscono i denari che roma estorce con le tasse al Nord.
    Adesso finalmente qualcuno viene incontro ai dubbi dei Padani.

    I denari mandati al Sud servono per aumentare anche visibilmente il tenore di vita al Sud.
    Tenore che si può calcolare solamente dagli automobili.
    In quanto non pagando le tasse al Sud, diventa difficile calcolare il tenore di vita che esiste in quelle terre benedette da Dio e mantenute dai Padani.

    Pertanto vi è una soddisfazione.
    Sapere che al Sud vi sono i segni di ricchezza.

    E' un onore per uno schiavo colono del Nord sapere che i propri padroni hanno un riscontro a fronte dei sacrifici padani.

    Ossia per un colono sapere che il padrone sta bene, senza far nulla eccetto quello di dare il consenso alle Mafia, è un motivo di orgoglio.

    Inoltre i Padani con le tasse devono avere l'orgoglio di poter mantenere anche la classe politica più ladra del mondo.

    Intanto sarebbe necessario fare delle ricerche per vedere se il Vaticano, che pensa sempre ai suoi figli, ha dato un santo protettore di riferimento ai politici ladri.

    Un santo forte e robusto che protegga tutti questi ladri quando operano.
    Ultima modifica di jotsecondo; 06-09-10 alle 13:18
    O si taglia o il caos

  5. #5
    tra Baltico e Adige
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    Predefinito Rif: Distanza tra redditi e consumi: spesa delle famiglie e tenore di vita reale

    finiti i bei tempi in cui nord e sud consumavano uguale (pur avendo il nord un economia infinitamente superiore).

    Ora consumano più del nord .

    Le cose pian piano si chiariscono almeno su una cosa : chiunque parli di federalismo solidale è un delinquente, qualsiasi settentrionale che dice : poverini dobbiamo aiutarli è un coglione.

    Porca puttana come ce lo stanno mettendo nel culo.
    Siamo un popolo di deficenti.



  6. #6
    Mé rèste ü bergamàsch
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    Predefinito Rif: Distanza tra redditi e consumi: spesa delle famiglie e tenore di vita reale

    I dati dell'anno scorso sempre sul tema...


    Citazione Originariamente Scritto da Bèrghem Visualizza Messaggio
    In media si consuma il 19% in più di quanto si dichiara al fisco

    APCOM- Fisco,i consumi superano i redditi dichiarati.Record in Calabria

    Roma, 7 set. (Apcom) - Gli italiani consumano molto più di quanto dichiarano al Fisco. "I consumi delle famiglie nel 2007, ultimo anno confrontabile, hanno staccato i valori dei redditi dichiarati con il modello Unico o il 730, che in media si sono fermati il 20% sotto il livello delle spese". Questo il risultato di un'inchiesta condotta dal Sole24ore di oggi secondo cui la forbice si allarga fino anche al 50% se si guarda alle regioni del Sud. "In Calabria la distanza tra spese e redditi dichiarati sfiora il 50%, in Sicilia è al 38,6% e si mantiene sopra quota 30% anche in Campania e Puglia. La fotografia fiscale - spiega il quotidiano - si presenta meno sgranata al Nord, dalla Lombardia dove si spende solo il 5,8% in più di quel che si dichiara, al Piemonte (13,3%) e all'Emilia Romagna (14,6%). Il Lazio con il 19,5% e le Marche con il 18,8% sono in linea con la media nazionale del 19%".
    Citazione Originariamente Scritto da Bèrghem Visualizza Messaggio
    I consumi sono il 20% in più
    di quanto si dichiara al fisco


    di Marco Mobili

    I consumi sono il 20% in più di quanto si dichiara al fisco - Il Sole 24 ORE

    Il tenore della vita reale degli italiani viaggia a livelli molto più alti di quelli registrati dal fisco. I consumi delle famiglie - nel 2007, ultimo anno confrontabile - hanno staccato i valori dei redditi dichiarati con il modello Unico o il 730, che in media si sono fermati il 20% sotto il livello delle spese. In media, perché in alcune regioni come la Calabria la distanza fra spese e redditi dichiarati sfiora il 50%, in Sicilia è al 38,6% e si mantiene sopra quota 30% anche in Campania e Puglia. La fotografia fiscale si rivela meno sgranata al Nord, dalla Lombardia (dove si spende "solo" il 5,8% in più di quel che si dichiara) al Piemonte (13,3%) e all'Emilia Romagna (14,6%). Il Lazio, con il 19,5%, e le Marche con il 18,8%, sono in linea con la media nazionale del 19 per cento.

    Discorso a parte meritano Trentino Alto Adige e Valle d'Aosta, dove la forbice fra consumi e redditi ufficiali è aperta come nei territori del Mezzogiorno ma il fenomeno si spiega anche con altri fattori. Occorre considerare infatti che queste regioni autonome offrono ai residenti contributi e incentivi per l'acquisto di beni di valore importante (valga per tutti, la prima casa) per cui in realtà l'entità dei consumi è da riferire non solo a redditi prodotti dalle famiglie ma anche agli aiuti ricevuti dagli enti.

    Certo, l'equazione «dimmi quanto consumi e ti dirò quanto guadagni» va un po' precisata. Se fosse sempre vera, la caccia agli evasori fiscali sarebbe quasi un gioco da ragazzi, anche per la stessa amministrazione finanziaria. E il redditometro sarebbe lo strumento perfetto per stanare i furbi delle tasse.

    Il punto, però, è che non sempre è possibile individuare una correlazione diretta tra consumi e reddito: molti possono "spendere" attingendo dal risparmio oppure indebitandosi. Eppure il confronto tra quanto mediamente si sborsa per mantenere sé e la propria famiglia (il dato sui consumi finali è quello indicato nella Relazione generale sulla situazione economica del Paese, 2008, pubblicata dal ministero dell'Economia e delle Finanze) e quanto si dichiara al fisco, qualche problema lo segnala. E riaccende l'attenzione, e per certi aspetti l'allarme, sui temi dell'evasione fiscale e del sommerso, oltre ché sul ruolo dell'economia illegale.

    La ricerca del Sole. I dati elaborati dal Sole 24 Ore dicono che ogni 100 euro lordi indicati nel modello Unico ben 120 se ne vanno in acquisti di tutti i tipi di beni e servizi. Come accennato, si potrebbe osservare che alcuni consumi (almeno quelli più importanti, l'acquisto della casa per esempio) si sostengono attingendo ai risparmi o a forme di indebitamento. Tuttavia questa circostanza è certamente riequilibrata e corretta da almeno tre punti che occorre considerare:

    1) il confronto è stato operato con il reddito complessivo lordo e non con quello netto spendibile (più basso, in media, del 20-25%);

    2) non tutto ciò che viene guadagnato viene speso (c'è una componente di risparmio, pur in calo rispetto al passato);

    3) chi consegue redditi in nero ed evade il fisco non necessariamente li spende, ma può anche risparmiarli.

    A riprova di ciò c'è il fatto che il confronto diventa ancora più impietoso se i consumi vengono confrontati non con il reddito dichiarato, ma con il reddito fiscale effettivamente disponibile per le famiglie (e quindi dopo aver tenuto conto di deduzioni, detrazioni e imposta pagata).

    Calabria peggio di tutte. A livello nazionale la distanza tra acquisti e guadagni (fiscali) sale a circa il 50%: come dire che ciò che viene denunciato nei modelli fiscali basta per pagare la metà dei consumi. In Calabria, il divario tra entrate dichiarate e uscite vola all'80% e la Lombardia, che rimane comunque la regione più virtuosa, arriva a sfiorare il 40 per cento.

    Le differenze tra regioni restano, naturalmente, una delle questioni più spinose. Tanto più se si guarda distintamente ai valori procapite dei redditi e dei consumi. Così, per esempio, in Calabria si dichiarano redditi mediamente inferiori della metà rispetto a quelli dichiarati in Lombardia.

    Distanza che però non si riproduce osservando i consumi, che sono certamente inferiori a quelli dei lombardi ma si scostano al massimo del 30% circa
    .

    Un'ultima considerazione riguarda il fatto che, a livello nazionale e in valore assoluto, i consumi totali (916 miliardi nel 2008) superano i redditi dichiarati (770 miliardi) per circa 146 miliardi di euro. Che diventano poco meno di 170 se invece di considerare il reddito lordo dichiarato si osserva il reddito disponibile.

    Valori, in fondo, non molto distanti dalle più accreditate stime sull'economia sommersa, sempre oscillanti tra i 150 e i 200 miliardi di euro.

    7 settembre 2009
    Citazione Originariamente Scritto da Bèrghem Visualizza Messaggio
    I costi della società parallela

    di Carlo Trigilia

    I costi della società parallela - Il Sole 24 ORE

    Se si gira per il centro di Palermo, o di altri grandi città meridionali, si resta colpiti dai livelli di consumo: negozi di lusso, auto di grossa cilindrata, locali alla moda. Con le debite differenze spesso la stessa sensazione può cogliere chi si trova a passeggiare per centri minori. Forte appare poi il contrasto tra la ricchezza privata e la povertà di servizi pubblici e attrezzature collettive. Naturalmente, ciò non vuol dire che non esistano situazioni di forte disagio economico e sociale, specie nelle periferie urbane. Nel complesso, però, risulta difficile conciliare queste immagini quotidiane con i dati che ci vengono dalle statistiche sui redditi dichiarati al fisco. Come si può spiegare questo contrasto?

    Il confronto tra redditi dichiarati e i consumi per abitante - proposto dal Sole 24 Ore - conferma che non si tratta di un'immagine impressionistica ma di una divaricazione reale, particolarmente evidente in alcune regioni del Sud. Certo, lo scarto tra redditi dichiarati e consumi è anche influenzato da altri fattori, tra cui i beni consumati dai turisti, le rimesse degli emigranti, l'uso del risparmio o il ricorso al debito, oltre che la tendenza a evadere. Ma quando si arriva a differenze di oltre il 35%, come speso accade nel Sud, è evidente che ci troviamo in presenza di un circuito economico-sociale alternativo a quello legale: una sorta di società parallela, anche se strettamente legata a quella visibile.

    Del resto, è significativo che le stesse regioni si segnalino per la più ampia diffusione del lavoro non regolare (che raggiunge punte di oltre il 20%, e nel Mezzogiorno è il doppio del Centro-Nord), e per il maggior radicamento dell'economia criminale.

    Per spiegare questo circuito economico-sociale alternativo - che evade il fisco, ma anche la normativa sul lavoro, o quella sulla sicurezza e sull'inquinamento - il punto di partenza non può che essere l'intervento pubblico. A prima vista, può sembrare strano che venga chiamato in causa il modo in cui funzionano le istituzioni politiche. Molti potrebbero pensare che la diffusione dell'economia sommersa non sia che l'effetto di una situazione di sottosviluppo economico, come accade in molti paesi arretrati. Ma non è del tutto vero per il Sud.

    Da oltre 50 anni, infatti, il settore pubblico trasferisce al Sud più risorse di quante ne riceva, con l'obiettivo di aiutare lo sviluppo. Eppure, paradossalmente, sono cresciuti i consumi, alimentati da una diffusa economia sommersa, ma non uno sviluppo autonomo.

    Il fatto è che i trasferimenti pubblici da soluzione si sono trasformati in problema. La classe politica locale e regionale si è trovata a gestire risorse crescenti in un quadro di fragilità storica della società civile e di debolezza della cultura civica. In questa situazione, il consenso politico si è basato sull'assistenzialismo e sul clientelismo: sulla tendenza a distribuire benefici particolari piuttosto che offrire beni e servizi collettivi.

    Le conseguenze sono state rilevanti, perché non solo non si sono rafforzate adeguatamente attività capaci di stare mercato, ma si è determinato l'effetto perverso di favorire l'economia sommersa e la sua componente criminale. Come è potuto accadere?

    Le attività imprenditoriali sane hanno incontrato forti difficoltà a svilupparsi per carenza di infrastrutture e servizi, inefficienza e arbitrarietà delle amministrazioni pubbliche. Per fortuna, in molte aree del Sud, iniziative capaci di stare sul mercato sono cresciute, ma tra notevoli difficoltà e non in misura tale da poter assorbire il bisogno di occupazione. Da qui un primo fattore: un'ampia offerta disponibile ad accettare lavoro nero o addirittura criminale (una via percorsa da molti giovani). A questa componente se ne aggiunge un'altra particolarmente presente al Sud: una vasta area di dipendenti del settore pubblico, spesso precari, con remunerazioni molto basse o sussidi assistenziali, che integrano il loro reddito con attività in nero. Ma chi utilizza queste risorse lavorative?

    Anzitutto, una piccola imprenditorialità operante soprattutto nel settore dei servizi a bassa produttività (commercio, alberghi, ristoranti, altri servizi alle persone), per i quali lavoro nero e evasione fiscale sono requisiti strutturali per stare sul mercato; ma diffusa anche nelle costruzioni, in agricoltura, e in misura minore nel manifatturiero.

    L'altro grande protagonista è la criminalità organizzata, specie nelle regioni dove più forte è lo scarto tra redditi dichiarati e consumi. Queste sono le aree dove vecchie tradizioni di imprenditorialità criminale si sono modernizzate in stretto rapporto con una pubblica amministrazione debole e più permeabile alla corruzione. Si tratta, appunto, di Calabria, Sicilia, Campania e Puglia. Non a caso sono queste le aree dove appare più forte il contrasto tra consumi privati e squallore pubblico.

    trigilia@unifi.it
    Citazione Originariamente Scritto da Bèrghem Visualizza Messaggio
    Ultima modifica di Bèrghem; 06-09-10 alle 13:47
    Dato che questa è una Magnum 44, cioè la pistola più precisa del mondo, che con un colpo ti spappolerebbe il cranio, devi decidere se è il caso. Dì, ne vale la pena? ("Dirty" Harry Callahan)

  7. #7
    phasing out
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    Predefinito Rif: Distanza tra redditi e consumi: spesa delle famiglie e tenore di vita reale

    Citazione Originariamente Scritto da Quayag Visualizza Messaggio
    Porca puttana, ce lo stanno mettendo nel culo.
    Disse concitatamente il padano mentre un'équipe di chirurghi gli applicava 38 punti di sutura in sede perineale.
    Ultima modifica di semipadano; 06-09-10 alle 13:48
    L'occasione fa l'uomo italiano

  8. #8
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    Predefinito Rif: Distanza tra redditi e consumi: spesa delle famiglie e tenore di vita reale

    In Sardegna e Sicilia la distanza massima tra redditi e consumi

    di Giovanni Parente e Gianni Trovati

    In Sardegna e Sicilia la distanza massima tra redditi e consumi - Il Sole 24 ORE

    A Ragusa circola quasi il 30% di auto in più rispetto a Genova o a Bolzano. A Sassari e Cagliari si consuma in proporzione più energia elettrica rispetto a Milano e a Roma, mentre a Campobasso e Avellino l'aumento dei depositi bancari fa impallidire le performance che si registrano a Torino, Pavia e in larga parte del Nord-Est.

    Stranezze dell'Italia dei consumi, che disegnano una mappa ricca di sorprese rispetto alle geografie consuete della ricchezza del paese. Chi è a caccia di stereotipi deve invece guardare la classifica dei redditi: lì troverà confermate quasi tutte le certezze che ha coltivato finora. Morale della storia: il rilancio di redditometro e accertamenti sintetici, con cui l'amministrazione finanziaria contesterà i consumi che non trovano giustificazioni nella dichiarazione dei redditi, promette di far faville soprattutto a Sud.

    Esperienza empirica e dati analitici confermano che la ricchezza si concentra nelle regioni del Nord, ma il problema è nel rapporto fra i livelli di reddito ufficiali e le dinamiche effettive dei consumi. Una spia del rischio evasione fiscale con due precisazioni doverose. Dichiarare meno redditi al Fisco non è un fenomeno che riguarda solo un'area del paese. In altri termini, l'evasione non è e non può essere un fenomeno concentrato solo al Sud. Allo stesso tempo, però, dove la differenza tra reddito e tenore di vita è più ampia, il rischio aumenta e comunque la situazione deve far riflettere. A maggior ragione ora. Perché, dopo la manovra estiva, la strategia antievasione del fisco punterà ancora di più sul redditometro e sugli incroci telematici fra i dati relativi a redditi, abitazioni, prestazioni sociali, beni di consumo (per esempio le auto), e proprio su questi aspetti il Mezzogiorno squaderna le incongruenze maggiori e più diffuse.

    Per misurarle il centro studi Sintesi ha messo a confronto il reddito disponibile nel 2008 con sette indicatori di consumo. La scelta non è stata casuale. Perché si tratta di voci che anche il nuovo redditometro terrà in considerazione. Ne è venuto fuori un indice che, sostanzialmente, misura la distanza tra quanto si ha e quanto si spende. Più il valore è negativo, più il livello dei consumi galleggia sopra le disponibilità effettive "ufficiali". Mentre l'esatto opposto si verifica nel caso in cui il numero sale da zero in su.

    Emerge così una spaccatura diametrale tra le due aree del paese. Una distanza visibile con maggiore evidenza nel dettaglio regionale, dove Sardegna, Sicilia e Campania registrano una distanza massima. Mentre agli antipodi viaggiano su un livello di consumi inferiore al reddito la quasi totalità delle regioni settentrionali con Emilia Romagna, Trentino Alto Adige e Piemonte a vestire gli abiti di capofila.

    Il problema ha una sua cronicità. A testimoniarlo è il confronto storico tra le tendenze registrate su scala provinciale. La dinamica 2006-2008 (in basso la tabella riepilogativa) mostra come tutte le aree meridionali restino incagliate nella parte bassa della graduatoria. Anche a posizioni invertite (eccetto le ultime due che rimangono come due anni prima Ragusa e Catania) il risultato non cambia. L'unica enclave settentrionale con uno scostamento negativo è Aosta. Ma il dato ha una sua spiegazione in contributi e incentivi per l'acquisto di beni di valore importante (in particolar modo immobili) che sono erogati, naturalmente a derminate condizioni, dagli enti locali, e permettono quindi di non intaccare il reddito.

    Più in generale, il nodo dei redditi sommersi, figlio per una fetta importante del lavoro irregolare, è del resto solo una delle manifestazioni di una infedeltà fiscale che nelle regioni del Mezzogiorno si estende anche ad altri aspetti. Accanto al redditometro, nei piani del governo la lotta a queste forme di evasione dovrebbe arrivare dall'attuazione del federalismo fiscale. Il capitolo «municipale», che ha ottenuto il primo via libera in consiglio dei ministri prima della pausa estiva, punta dritto sull'evasione immobiliare, prevedendo super-sanzioni ai proprietari che affittano in nero e super-premi agli inquilini che denunciano, se funziona aiuterà soprattutto i sindaci del Sud, dove le locazioni fantasma abbracciano un immobile affittato ogni tre, mentre al Nord la loro incidenza oscilla fra il 4 e il 10 per cento.

    Il decreto sulla fiscalità regionale, previsto per questo mese, dovrebbe invece proporre le contromisure all'evasione Iva, mettendo in relazione l'imposta devoluta a ogni regione con il gettito effettivo prodotto sul suo territorio. Anche su questo aspetto, due dati sono sufficienti per indicare le dimensioni del problema: in Lombardia il gettito Iva, innalzato dai consumi di chi abita fuori regione, vale il 30% della spesa delle famiglie, in Calabria è all'1,8 per cento.


    6 settembre 2010
    Dato che questa è una Magnum 44, cioè la pistola più precisa del mondo, che con un colpo ti spappolerebbe il cranio, devi decidere se è il caso. Dì, ne vale la pena? ("Dirty" Harry Callahan)

  9. #9
    Mé rèste ü bergamàsch
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    Predefinito Rif: Distanza tra redditi e consumi: spesa delle famiglie e tenore di vita reale

    Differenza tra redditi e livello di benessere provincia per provincia

    http://www.ilsole24ore.com/pdf2010/S...5-8683b263ee67
    Dato che questa è una Magnum 44, cioè la pistola più precisa del mondo, che con un colpo ti spappolerebbe il cranio, devi decidere se è il caso. Dì, ne vale la pena? ("Dirty" Harry Callahan)

  10. #10
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    Predefinito Rif: Distanza tra redditi e consumi: spesa delle famiglie e tenore di vita reale

    ecco la soluzione.


    OK FEDERALISMO MA DEVE ESSERE IN INTERESSE TUTTI -"Il federalismo è possibile solo se sarà fatto "nell'interesse di tutta l'Italia, non soltanto nella parte più sviluppata del Paese. Bossi sa che è possibile realizzare il federalismo, ma solo se nell'interesse generale" e se non è "a scapito del Mezzogiorno". E' un passaggio dell'intervento del presidente della Camera, Gianfranco Fini, dal palco di Mirabello. "Bossi - ha detto Fini - è un leader popolare, abbiamo polemizzato tante volte, solo chi non conosce la storia oltre che la geografia può pensare che la Padania esista davvero. Ma capisce che quella bandiera che alzato per primo, fra lo scetticismo e l'ironia, quella del federalismo oggi può essere bandiera che determinerebbe il compimento di una missione storica. Quel federalismo è possibile solo se è nell'interesse di tutta Italia non solo in quella della parte più progredita. Nella commissione bicamerale che dovrà verificare i decreti attuativi del federalismo fiscale dovremmo discutere e non lasciare la discussione all'asse Tremonti-Calderoli" La riforma del federalismo fiscale in questo senso deve servire, secondo Fini "per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia".


    Fini: il Pdl non esiste più ma avanti senza ribaltoni - Politica - ANSA.it

 

 
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