Il Senato ha approvato il disegno di legge della maggioranza di riforma costituzionale che taglia il numero dei deputati (da 630 a 400) e dei senatori (da 315 a 200). I si sono stati 185, i no 54, gli astenuti 4. Il testo passa ora alla Camera. Trattandosi di una riforma costituzionale il disegno di legge richiederà una doppia lettura conforme delle due Camere. In favore della legge hanno votato M5s e Lega, che avevano presentato il testo, ma anche Forza Italia e Fratelli d’Italia, che hanno detto che la loro scelta è una “apertura di credito” alla maggioranza sul tema delle riforma, che richiederà una verifica nei passaggi successivi. Contrari il Pd, Liberi e Uguali e il gruppo delle Autonomie. I democratici avevano presentato un emendamento che legava il taglio dei parlamentari alla trasformazione del Senato in una Camera delle Autonomie, ma la proposta è stata dichiarata inammissibile dalla presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati. Di qui il loro no.


Sulla carta dovevano essere tutti d’accordo. Come oggi questa maggioranza, in passato anche Partito democratico e prima ancora Forza Italia avevano proposto di ridurre il numero degli eletti se non di abolire proprio l’elezione del Senato. Ma, come emerso già chiaramente ieri con le proteste del Pd che ha parlato di “assassinio della democrazia”, il voto unanime sul disegno di legge di riforma costituzionale auspicato dal ministro Riccardo Fraccaro resta un miraggio. La conferma è arrivata nella tarda serata di mercoledì, quando i senatori democratici si sono incontrati e hanno ribadito la linea del No al provvedimento. L’approvazione all’unanimità eviterebbe il passaggio del referendum, non previsto in caso di consenso di due terzi dell’Aula in seconda lettura.

Cosa prevede il ddl: confronto con le altre democrazie
Il provvedimento prevede la riduzione del numero dei deputati da 630 a 400 e del numero dei senatori eletti da 315 a 200: in totale da 945 a 600. Inoltre il numero dei senatori di nomina presidenziale non potrebbe essere superiore a cinque. La modifica costituzionale si applica dal primo scioglimento o cessazione delle Camere, ma non prima di sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge. Il Pd ha parlato di “taglio della democrazia” mentre per Fi “serve solo a distruggere il Parlamento”. Negli Stati Uniti la Camera dei rappresentanti è composta da 435 membri e il Senato da 100. In Spagna i cittadini eleggono i membri del Congresso dei deputati (35o) e 208 senatori su 266 totali. I francesi eleggono i membri dell’Assemblea nazionale, 577 deputati, mentre il Senato (che non vota la fiducia) ha 348 grandi elettori. Sistema simile in Germania, dove il Bundestag conta ben 709 eletti (ma è un numero variabile), mentre la Camera Alta, il Bundesrat, appena 69. Nel Regno Unito la Camera dei comuni, ramo dominante rispetto a quella dei Lord, conta 650 parlamentari.


E con il taglio parte la riforma per adeguare il Rosatellum
Dopo l’approvazione della riforma che taglia il numero di senatori e deputati, il Senato ha iniziato l’esame della legge elettorale che dovrebbe essere applicata in conseguenza della riduzione dei parlamentari, il cosiddetto Rosatellum ter. Il testo, presentato da M5s e Calderoli, prevede infatti di applicare l’attuale sistema elettorale – il Rosatellum – anche al caso di un minor numero di eletti nei due rami del Parlamento. Il disegno di legge contiene una delega al governo a ridisegnare i collegi che, ovviamente saranno meno numerosi e più grandi. La delega riguarda sia i collegi uninominali che quelli plurinominali proporzionali. Nella seduta odierna si svolgerà solo la discussione generale.

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