Le tue conclusioni per certi versi non si distinguono molto da quelle indicate dal saggio scrittore dell'Ecclesiaste, il tale Salomone.
Vanità di vanità è ciò che permea ed attraversa l'esistenza tutta, qui in terra, o meglio "sotto il sole".
Quello infatti, sembra essere il destino silenzioso che accompagna l'uomo alla sua fine.
Ciò scritto, voglio però soffermarmi su quanto tu affermi circa la somiglianza tra uomini e bestie, per giungere poi ad affermare cose circa il loro comune destino.
Ebbene, quel che narri è cosa a dir poco sorprendente proprio perché ad affermarla sei tu, un tale utente Toros, dotato di sensi ed intelligenza.
Forse non hai ben compreso, nello scorrere i tuoi tanti libri, che il tale essere umano, fatto di polvere impastata, è dotato di un'anima e di uno spirito: un essere trino al quale l'Iddio creatore ha donato un'anima vivente, un corpo.
Il destino del corpo è ben noto a scienziati ed osservatori.
E' invece il destino della parte "immateriale" dell'uomo che, a quanto leggo nelle tue "lenzuolate", preferisci venga rivestito di mistero ed ignoranza.
Eppure dovrebbe esserti ben noto il significato di quel "ritorna a Dio", distinto da ciò che "ritorna in terra"; appunto, è il Suo spirito che ritorna a Lui.
Lo stesso dicasi circa l'anima che, creata e rivestita di un corpo, animata da Soffio vitale, presenta in sé elementi di scelta e decisione che ne determinano, liberamente, il suo eterno destino. Appunto, anch'essa ritornerà a Lui, a Colui che è il Giudice di tutti.
Voglio allora, a questo punto, dare un'occhiata alle fondamenta dei tuoi ragionamenti e dei tuoi tanti discorsi; e lo faccio porgendoti una semplice domanda.
Chi è l'uomo e perché è in terra?