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  1. #1
    Anti-liberista
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    Predefinito Bersani prepara l'alleanza con Rifondazione e Pdci

    Insieme alle urne,
    Pd e comunisti cercano l'accordo



    Pierluigi Bersani e Paolo Ferrero

    Ma in caso di vittoria niente esecutivo per Prc e Pdci
    FABIO MARTINI
    ROMA
    Una stretta di mano tra compagni vale più di un accordo sottoscritto davanti al notaio. Venerdì 27 agosto poche ore dopo aver lanciato la proposta del “Nuovo Ulivo”, il leader del Pd Pier Luigi Bersani ha avuto due colloqui. Con Paolo Ferrero, leader della Rifondazione comunista e con Oliviero Diliberto, segretario del Pdci e ad entrambi ha spiegato come ha in mente di rimetterli in gioco: nel caso molto probabile in cui la legge elettorale non dovesse cambiare, il Pd è pronto a stringere una alleanza elettorale con i due partiti comunisti, che a loro volta però dichiareranno di non voler partecipare ad un (eventuale) governo di centrosinistra.

    Una proposta che Ferrero e Diliberto hanno sottoscritto immediatamente: per il loro elettorato tornare al governo è vissuto come uno spauracchio, ma rientrare il prima possibile in Parlamento è invece una sorta di panacea per due partiti che finanziariamente sono sull’orlo del collasso. Quasi tutti i funzionari sono stati messi in cassa integrazione, il quotidiano «Liberazione» è a rischio di chiusura a breve, Paolo Ferrero si è autosospeso il contributo-stipendio e si è rimesso a lavorare alla Regione Piemonte. E che i due partiti comunisti gradiscano assai il patto proposto loro dal Pd lo dimostra il fatto che, senza fare accenno al patto con Bersani, Paolo Ferrero abbia subito diffuso una dichiarazione favorevole: «Condividiamo la proposta di dar vita ad un’Alleanza democratica per sconfiggere Berlusconi».

    Un’intesa che non è stata formalizzata e non lo sarà fino a quando non si entrerà nella stagione elettorale. Soltanto allora si entrerà nei dettagli e si studieranno gli escamotages, a cominciare dal più serio: i comunisti, ammesso e non concesso che la sinistra vinca le prossime elezioni, pur stando fuori, appoggeranno l’eventuale governo? Per ora una ideale stretta di mano è sufficiente, ma l’effetto di questo patto informale equivale ad una piccola rivoluzione copernicana: rimette in gioco due partiti con i quali il Pd aveva deciso di non allearsi più in nome della opzione riformista e dell’abbandono di ogni tentazione massimalista.

    Una scelta assunta prima delle Politiche del 2008 e dopo la quale i partiti comunisti hanno subito tre batoste elettorali consecutive. Ma Bersani, letti e riletti i dati elettorali, si è deciso a fare la prima mossa. In base ad un calcolo pragmatico. Certo, Prc e Pdci (ora riuniti nella Federazione della Sinistra) negli ultimi 4 anni hanno drasticamente ridotto il proprio peso elettorale. Nel 2006, anno della vittoria dell’Unione di Prodi, il Prc era stato votato da 2 milioni e 300mila elettori (pari al 5,8%), mentre al Pdci erano andati 884mila suffragi, il 2,3%. Totale l’8,1%.

    Ma nel 2008, dopo una partecipazione al governo vissuta con senso di colpa e senza mai rivendicare i risultati ottenuti (ritiro delle truppe dall’Iraq, abolizione dello «scalone»), si era determinato un tracollo elettorale e il cartello della Sinistra Arcobaleno (Verdi compresi) aveva ottenuto 1 milione e 124 voti, tutti assieme precipitando al 3,1%. Subito dopo, Nichi Vendola aveva lasciato Rifondazione, fondando la Sel, mentre i comunisti più radicali avevano proseguito la discesa elettorale, ottenendo il 3,4% alle Europee 2009 e il 2,7% alle Regionali 2010. Ma al Pd hanno fatto i conti: la somma dei voti dei comunisti «buoni» e di quelli «cattivi» supera il 6% e persino nel terribile 2008, soltanto con metà di quella percentuale, il centrosinistra avrebbe conquistato diverse regioni andate al centrodestra, compreso il Lazio, col suo ricco «premio».


    Insieme alle urne, Pd e comunisti cercano l'accordo - LASTAMPA.it

    ---------------------------------------------------------------------------------------------

    Bene ci stiamo muovendo sulle alleanze,ottimo l'accordo elettorale con Rifondazione comunista e i Comunisti italiani.
    Ultima modifica di SteCompagno; 08-09-10 alle 11:34
    VOTA NO AL REFERENDUM DEL 4 DICEMBRE
    UN NO COSTITUENTE PER LA DEMOCRAZIA CONTRO L'AUSTERITA'
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  2. #2
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    Predefinito Rif: Bersani prepara l'alleanza con Rifondazione e Pdci

    Citazione Originariamente Scritto da SteDiessino Visualizza Messaggio
    Insieme alle urne,
    Pd e comunisti cercano l'accordo



    Pierluigi Bersani e Paolo Ferrero

    Ma in caso di vittoria niente esecutivo per Prc e Pdci
    FABIO MARTINI
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    Una stretta di mano tra compagni vale più di un accordo sottoscritto davanti al notaio. Venerdì 27 agosto poche ore dopo aver lanciato la proposta del “Nuovo Ulivo”, il leader del Pd Pier Luigi Bersani ha avuto due colloqui. Con Paolo Ferrero, leader della Rifondazione comunista e con Oliviero Diliberto, segretario del Pdci e ad entrambi ha spiegato come ha in mente di rimetterli in gioco: nel caso molto probabile in cui la legge elettorale non dovesse cambiare, il Pd è pronto a stringere una alleanza elettorale con i due partiti comunisti, che a loro volta però dichiareranno di non voler partecipare ad un (eventuale) governo di centrosinistra.
    Una proposta che Ferrero e Diliberto hanno sottoscritto immediatamente: per il loro elettorato tornare al governo è vissuto come uno spauracchio, ma rientrare il prima possibile in Parlamento è invece una sorta di panacea per due partiti che finanziariamente sono sull’orlo del collasso. Quasi tutti i funzionari sono stati messi in cassa integrazione, il quotidiano «Liberazione» è a rischio di chiusura a breve, Paolo Ferrero si è autosospeso il contributo-stipendio e si è rimesso a lavorare alla Regione Piemonte. E che i due partiti comunisti gradiscano assai il patto proposto loro dal Pd lo dimostra il fatto che, senza fare accenno al patto con Bersani, Paolo Ferrero abbia subito diffuso una dichiarazione favorevole: «Condividiamo la proposta di dar vita ad un’Alleanza democratica per sconfiggere Berlusconi».

    Un’intesa che non è stata formalizzata e non lo sarà fino a quando non si entrerà nella stagione elettorale. Soltanto allora si entrerà nei dettagli e si studieranno gli escamotages, a cominciare dal più serio: i comunisti, ammesso e non concesso che la sinistra vinca le prossime elezioni, pur stando fuori, appoggeranno l’eventuale governo? Per ora una ideale stretta di mano è sufficiente, ma l’effetto di questo patto informale equivale ad una piccola rivoluzione copernicana: rimette in gioco due partiti con i quali il Pd aveva deciso di non allearsi più in nome della opzione riformista e dell’abbandono di ogni tentazione massimalista.

    Una scelta assunta prima delle Politiche del 2008 e dopo la quale i partiti comunisti hanno subito tre batoste elettorali consecutive. Ma Bersani, letti e riletti i dati elettorali, si è deciso a fare la prima mossa. In base ad un calcolo pragmatico. Certo, Prc e Pdci (ora riuniti nella Federazione della Sinistra) negli ultimi 4 anni hanno drasticamente ridotto il proprio peso elettorale. Nel 2006, anno della vittoria dell’Unione di Prodi, il Prc era stato votato da 2 milioni e 300mila elettori (pari al 5,8%), mentre al Pdci erano andati 884mila suffragi, il 2,3%. Totale l’8,1%.

    Ma nel 2008, dopo una partecipazione al governo vissuta con senso di colpa e senza mai rivendicare i risultati ottenuti (ritiro delle truppe dall’Iraq, abolizione dello «scalone»), si era determinato un tracollo elettorale e il cartello della Sinistra Arcobaleno (Verdi compresi) aveva ottenuto 1 milione e 124 voti, tutti assieme precipitando al 3,1%. Subito dopo, Nichi Vendola aveva lasciato Rifondazione, fondando la Sel, mentre i comunisti più radicali avevano proseguito la discesa elettorale, ottenendo il 3,4% alle Europee 2009 e il 2,7% alle Regionali 2010. Ma al Pd hanno fatto i conti: la somma dei voti dei comunisti «buoni» e di quelli «cattivi» supera il 6% e persino nel terribile 2008, soltanto con metà di quella percentuale, il centrosinistra avrebbe conquistato diverse regioni andate al centrodestra, compreso il Lazio, col suo ricco «premio».


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    Bene ci stiamo muovendo sulle alleanze,ottimo l'accordo elettorale con Rifondazione comunista e i Comunisti italiani.
    Mi sembra di aver già visto questa cosa, nel 1996, I° governo Prodi e famosa "desistenza", il risultato lo sappiamo.

    Ferrero e Diliberto mi sembrano degli apprendisti stregoni.

    Bersani mi sembra voglia fare lo stesso giochetto di D'Alema nel 1998, però adesso non c'è più Cossiga.

    Se si partecipa ad una alleanza bisogna partecipare al governo, in caso di vittoria, e per partecipare al governo, bisogna che il programma sia condiviso, non basta correre tutti assieme per battere Berlusconi.
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  3. #3
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    Predefinito Rif: Bersani prepara l'alleanza con Rifondazione e Pdci

    Si prepara la solita Caporetto, insomma.
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  4. #4
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    Predefinito Rif: Bersani prepara l'alleanza con Rifondazione e Pdci

    Invito tutti sinceri comunisti a votare PD. Tanto sappiamo come andrà a finire con i compagni che, come in passato, voteranno tutto ciò contro cui avevano mobilitato il proprio elettorato (aumento spese militari, età pensionabile etc). A questo punto meglio sinceri liberali che falsi comunisti.
    "Non c'è amore più grande di chi dona la vita per gli amici" (Gv 15,13)

  5. #5
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    Predefinito Rif: Bersani prepara l'alleanza con Rifondazione e Pdci

    Citazione Originariamente Scritto da AgnusDei Visualizza Messaggio
    Invito tutti sinceri comunisti a votare PD. Tanto sappiamo come andrà a finire con i compagni che, come in passato, voteranno tutto ciò contro cui avevano mobilitato il proprio elettorato (aumento spese militari, età pensionabile etc). A questo punto meglio sinceri liberali che falsi comunisti.
    Appunto per questo dicevo che l'alleanza NON deve essere elettorale, solamente contro Berlusconi, ma deve essere di programma.

    Ma Ferrero e Diliberto, "grandissimi politici", non sembrano averlo capito.
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  6. #6
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    Predefinito Rif: Bersani prepara l'alleanza con Rifondazione e Pdci

    Fidati Ferrero e Diliberto con una rappresentanza parlamentare e i rimborsi elettorali non faranno un cazzo di niente contro un ipotetico governo di centro-sinistra

    non siamo nel 98 quando Rifondazione aveva l'8 e rotti per cento
    Ultima modifica di SteCompagno; 10-09-10 alle 10:56
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  7. #7
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    Predefinito Rif: Bersani prepara l'alleanza con Rifondazione e Pdci

    Citazione Originariamente Scritto da Rasputin Visualizza Messaggio
    Si prepara la solita Caporetto, insomma.
    Pensare che il buon occhetto era già a metà del guado; i successori, per paura, sono tornati indietro.
    Bersani non potrebbe riportare il simbolo " falce e martello" ?

    Che tanto nessuno lo scambia per ex comunista.

  8. #8
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    Predefinito Rif: Bersani prepara l'alleanza con Rifondazione e Pdci

    ma magari yure,magari
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  9. #9
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    Predefinito Rif: Bersani prepara l'alleanza con Rifondazione e Pdci

    Citazione Originariamente Scritto da Gianky Visualizza Messaggio
    Appunto per questo dicevo che l'alleanza NON deve essere elettorale, solamente contro Berlusconi, ma deve essere di programma.

    Ma Ferrero e Diliberto, "grandissimi politici", non sembrano averlo capito.
    Quale programma? Anno zero?

  10. #10
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    Predefinito Rif: Bersani prepara l'alleanza con Rifondazione e Pdci

    la strategia dello shopping partitico di Bersani comincia a dare i suoi frutti...avvelenati

    LE ALLEANZE
    Ferrero e Diliberto in lista,
    l'ira di Veltroni scuote il Pd
    L'ex segretario ai suoi: minata la ragione fondativa
    del partito. E con il leader PRC collabora un ex BR



    Bersani e FerreroROMA - I veltroniani Marco Minniti, Giorgio Tonini e Walter Verini chiedono la convocazione di una Direzione nazionale. Gli ex popolari di Beppe Fioroni mordono il freno. Nel Pd si è aperto un vero e proprio «caso». Che, come diceva l'altroieri Walter Veltroni ai suoi, riuniti in fretta e furia in mattinata, rischia di minare «la ragione fondativa del partito».
    Il fatto è questo: Pier Luigi Bersani ha incaricato Maurizio Migliavacca di tessere i rapporti con i cespugli (Verdi, Socialisti, Prc e Comunisti Italiani) in vista delle prossime elezioni politiche, con lo scopo non di stringere un'alleanza elettorale, bensì di presentare direttamente nelle liste del Pd un gruppo di esponenti di queste forze politiche. Ad allarmare una fetta del partito è l'indiscrezione secondo cui questo patto è stato già siglato con Oliviero Diliberto e Paolo Ferrero. E un patto di questo tipo, secondo i veltroniani, snaturerebbe il Pd.

    Si parla di un accordo che prevede una decina di parlamentari del Prc e del Pdci eletti nelle liste del Partito democratico. Soprattutto deputati, perché i vertici di via del Nazareno ritengono che il Senato, dopo il voto, potrebbe diventare determinante: lì non è affatto scontato che Silvio Berlusconi ottenga la maggioranza. E allora mandare a Palazzo Madama esponenti di due partiti che hanno già annunciato la loro decisione di non entrare in nessun governo sarebbe controproducente: complicherebbe la partita del Pd al tavolo di un eventuale esecutivo «altro» con Pier Ferdinando Casini. Già, perché l'intesa prevede anche questo: che la sinistra possa non entrare in un futuribile governo. E la cosa rende ancora più inquieti i veltroniani che vedono svanire definitivamente il progetto originario del Pd.

    In cambio, Paolo Ferrero e Oliviero Diliberto voteranno alle primarie per il candidato del Partito democratico, cioè, per il segretario Pier Luigi Bersani. Il che, sia detto per inciso, non costa molto né al leader del Prc né a quello del Pdci, visto che l'altro candidato sarà quel Nichi Vendola con cui sono entrambi in pessimi rapporti. Veltroni, per opporsi a questa operazione, ha mandato avanti Minniti, Verini e Tonini a chiedere «che si riuniscano al più presto gli organismi collegiali di partito, a partire dalla Direzione Nazionale», perché «bisogna definire tutti insieme quale linea politica, ed eventualmente elettorale, tenere». Quel che più allarma l'ex leader del Pd è che non vi sia stata neanche la solita smentita di rito: segno che si è veramente molto avanti nel progetto del Nuovo Ulivo, che altro non sarebbe se non un Partito democratico allargato ai cespugli. Con Vendola invece una simile operazione è più difficile. Basta sentire quel che dice il governatore della Puglia: «Ferrero, Diliberto e Nencini hanno bisogno dell'ombrello protettivo del Pd, noi no».


    In questo contesto si è aggiunto un altro elemento di preoccupazione per la minoranza del partito: la decisione di Ferrero di prendere a lavorare con sé l'ex brigatista Francesco Piccioni, che ora lavora al Manifesto. Piccioni, nome di battaglia Michele, partecipò all'assalto alla sede del comitato regionale della Democrazia cristiana in piazza Nicosia, a Roma, che si concluse con l'uccisione di due rappresentanti delle forze dell'ordine. Ex brigatista non pentito (dal carcere rivendicò politicamente, in quanto militante delle Br, gli attentati a Gino Giugni ed Ezio Tarantelli), ha scontato la sua pena, e adesso dovrebbe aiutare Ferrero, il quale inizialmente avrebbe voluto dargli il ruolo di portavoce. Il segretario di Rifondazione ha poi dovuto soprassedere per motivi di opportunità e ora vuole affidargli un ruolo importante, ma più in ombra. Anche questa notizia ha già fatto il giro dei palazzi della politica ed è giunta alle orecchie di più di un esponente del Pd. Facile immaginare le reazioni. Altrettanto facile prevedere che quello delle alleanze sarà uno dei primi ostacoli che Bersani dovrà affrontare.

    Maria Teresa Meli
    10 settembre 2010

    http://www.corriere.it/politica/10_s...4f02aabe.shtml
    Ultima modifica di Zefram_Cochrane; 10-09-10 alle 11:25
    Nè DAVANTI Nè DI DIETRO, MA DI LATO

 

 
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