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    Predefinito Re: Sentenza banca Tercas. L'Italia ora deve chiedere un gigantesco risarcimento dann

    ERCATI
    L'ANALISI|BANCHE
    Quattro anni di polemiche che l’Ue poteva risparmiarci
    – di Alessandro Graziani21 marzo 2019
    Margrethe Vestager, Commissario Ue alla Concorrenza (Afp)
    La sentenza del Tribunale Ue sul caso Tercas sconfessa le decisioni della Commissione sui salvataggi bancari degli ultimi anni e certifica che i risparmiatori italiani coinvolti nei crack di alcuni istituti sono stati le “cavie” inconsapevoli di un teorema sugli aiuti di Stato, imposto dalla Dg Competition della Ue. L’intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi non poteva essere impedito, è il senso della decisione della Corte di Giustizia, come invece è stato fatto dalla commissaria Vestager. Dal crack di Banca Etruria in poi, la storia dei salvataggi bancari è da riscrivere. E con essa, anche quattro anni di polemica politica e istituzionale che ha visto coinvolti i Governi Renzi e Gentiloni, istituita una commissione parlamentare d’inchiesta e, a breve, una seconda.

    Senza i diktat della Ue, anche buona parte della scorsa campagna elettorale per le politiche del 2018 condotta da Lega e M5S avrebbe perso il suo filo conduttore. Non è eccessivo dire che le decisioni della commissione Ue nel piccolo caso Tercas hanno inconsapevolmente condizionato il confronto democratico in Italia e penalizzato un bene costituzionalmente protetto come il risparmio. Ora la decisione del Tribunale europeo sul caso Tercas-Bari ribalta i giudizi su tutti i salvataggi che successivamente sono stati impediti al Fondo interbancario di tutela dei depositi a causa dell’improvvido disegno di Vestager & friends di “sperimentare” gli effetti della direttiva Brrd sui risparmiatori-clienti delle banche.

    Se l’intervento del Ftid, finanziato interamente dalle banche aderenti non fosse stato configurato come aiuto di Stato, anche l’operazione di salvataggio delle quattro banche poste in risoluzione nel novembre 2015 - a cominciare da Banca delle Marche, per la quale erano stati già stanziati 800 milioni - non avrebbe comportato il sacrificio dei diritti dei creditori subordinati e sarebbe avvenuta valutando le sofferenze delle banche a valori di bilancio.

    Il tribunale dell’Unione europea ha finalmente ristabilito le regole ma, oltre ai danni subiti dai risparmiatori coinvolti nei vari default, servirà tempo per ripristinare la fiducia nelle banche compromessa da una normativa mal concepita come quella del “bail in”. Solo la fretta di far partire un esperimento concepito in “vitro” a Bruxelles, poteva prevedere che fin da subito le perdite andassero a carico degli obbligazionisti, compresi quelli che le avevano sottoscritte anni prima, e senza dare il tempo alle banche di emettere a investitori professionali le nuove passività soggette
    a bail in.

  2. #22
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    Predefinito Re: Sentenza banca Tercas. L'Italia ora deve chiedere un gigantesco risarcimento dann


  3. #23
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    Predefinito Re: Sentenza banca Tercas. L'Italia ora deve chiedere un gigantesco risarcimento dann

    Quanto ci sono costate Tercas e le quattro banche

    Gianluca Paolucci su La Stampa dice che la decisione ci costò 4,8 miliardi per capitalizzare le quattro good e bad bank nate con la risoluzione, pagati dal sistema bancario. Più 740 milioni di obbligazioni azzerate, più il costo – incalcolabile – della crisi di fiducia. Almeno 640 milioni di bond subordinati erano in mano a famiglie e risparmiatori (circa 11 mila in totale), che hanno perso quei soldi in seguito ad un decreto del governo. Ci sarebbero anche gli azionisti, ma quello è capitale di rischio e la verità è che le 4 banche, con diverse sfumature, erano sostanzialmente decotte al momento della risoluzione.

    La Popolare di Bari ha fatto sapere che valuterà la possibilità di chiedere un’azione risarcitoria. Si parla anche di possibili rimborsi ai risparmiatori che all’epoca finirono nella risoluzione. Ma soprattutto, quella decisione fu fondamentale nella crescita della rabbia popolare contro il governo Renzi, all’epoca indicato come il responsabile del “furto”.


    https://www.leggilo.org/2019/03/17/p...banca-etruria/


    https://www.startmag.it/economia/ban...-giustizia-ue/

  4. #24
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    Predefinito Re: Sentenza banca Tercas. L'Italia ora deve chiedere un gigantesco risarcimento dann

    Citazione Originariamente Scritto da adry571 Visualizza Messaggio
    Quanto ci sono costate Tercas e le quattro banche

    Gianluca Paolucci su La Stampa dice che la decisione ci costò 4,8 miliardi per capitalizzare le quattro good e bad bank nate con la risoluzione, pagati dal sistema bancario. Più 740 milioni di obbligazioni azzerate, più il costo – incalcolabile – della crisi di fiducia. Almeno 640 milioni di bond subordinati erano in mano a famiglie e risparmiatori (circa 11 mila in totale), che hanno perso quei soldi in seguito ad un decreto del governo. Ci sarebbero anche gli azionisti, ma quello è capitale di rischio e la verità è che le 4 banche, con diverse sfumature, erano sostanzialmente decotte al momento della risoluzione.

    La Popolare di Bari ha fatto sapere che valuterà la possibilità di chiedere un’azione risarcitoria. Si parla anche di possibili rimborsi ai risparmiatori che all’epoca finirono nella risoluzione. Ma soprattutto, quella decisione fu fondamentale nella crescita della rabbia popolare contro il governo Renzi, all’epoca indicato come il responsabile del “furto”.


    https://www.leggilo.org/2019/03/17/p...banca-etruria/


    https://www.startmag.it/economia/ban...-giustizia-ue/
    Mi devi spiegare una cosa.

    Voi inciuciati gialloverdi per anni avete fatto falsa e squallida propaganda accusando il governo del Pd di aver salvato le banche.

    Ed adesso avete anche il coraggio di accusare la commissione Ue di non aver permesso al governo del Pd di salvare le banche?

  5. #25
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    Predefinito Re: Sentenza banca Tercas. L'Italia ora deve chiedere un gigantesco risarcimento dann

    La corte di Strasburgo ha dato ragione all’Italia, ma al di là della questione giuridica sulla natura privatistica o no del Fondo interbancario di tutela dei depositi, ha di fatto messo in discussione il rigore della Commissione europea nella gestione delle crisi bancarie dopo che la direttiva BRRD aveva chiuso la porta ai capitali pubblici. E va ricordato che la stalla era stata chiusa dopo che i buoi francesi, tedeschi, spagnoli e inglesi erano tranquillamente scappati. Fuori era rimasta solo l’Italia le ccuiui banche – essendo rimaste immuni dalle febbri dei titoli “tossici” e della bolla edilizia – avevano l’unico torto di essere colpite con un ritardo dovuto esclusivamente a fattori ciclici.

    La Commissione ha assunto un criterio ancora più restrittivo di quello della Direttiva, senza prendere in considerazione che nell’ansia di affermare il principio del rigore si sono applicati i nuovi criteri del burden sharing e del bail-in alle passività bancarie già emesse e anche a quelle sottoscritte da risparmiatori individuali. Giuridicamente possibile, ma nei fatti si sono cambiate le regole a gioco già iniziato. Questo avrebbe consigliato nelle prime applicazioni una flessibilità che la signora Verstager ha categoricamente rifiutato.

    La disponibilità di capitali privati (nell’interpretazione restrittiva bocciata a Strasburgo) è stata considerata come il banco di prova della possibilità di far sopravvivere una banca in crisi. Una sorta di giudizio di Dio di sapore medievale. Senza tener conto del fatto che in un mercato azionario che già penalizza pesantemente le banche sane, trovare investitori disposti a impiegare capitali in banche in crisi è una nuova versione di Mission Impossible.

    Gli Stati Uniti – che hanno lasciato ampiamente la crisi alle loro spalle – hanno risanato mille delle 1500 banche dichiarate problematiche dopo la crisi. E guarda caso, nella maggior parte degli esiti favorevoli è stato utilizzato uno strumento che usa fondi forniti dallo stesso meccanismo di assicurazione federale dei depositi (che ha sicura natura pubblica). Si tratta del cosiddetto Loss-share purchase and assumption, in cui la Fdic assume una certa parte del rischio di perdita, entro limiti predeterminati.

    Perché piaccia o no, meccanismi di backstop pubblici sono sempre necessari per risolvere le crisi bancarie. La storia delle liquidazioni italiane di questi anni (fino ad arrivare al caso delle banche venete) dimostra come in nome di un astratto rigore “di mercato” sia stata di fatto realizzata un'enorme distruzione di valore. Quando tante banche (spesso solo la parte migliore di esse) sono state vendute al prezzo di una tazzina di caffè, solo perché non c’erano capitali privati disposti ad appoggiare piani di risanamento che avevano non poche probabilità di successo, qualcuno a Bruxelles dovrebbe avere l’onestà intellettuale di fare autocritica.

    Ma non basta. Il caso Tercas come ha ricordato ieri “Il Sole – 24 Ore” ha costituito un precedente che ha sbarrato la strada a soluzioni meno traumatiche come nel caso delle quattro banche poste in liquidazione alla fine del 2014 e soprattutto ha impedito al governo italiano di resistere alla decisione della Commissione. Come avrebbero reagito i mercati? Si è chiesto ieri l’ex ministro Padoan.

    Ma soprattutto, nelle more del ricorso, la Bce non avrebbe potuto erogare credito perché si sarebbe di fatto schierata contro la massima istituzione comunitaria. In mancanza di un meccanismo di appello di urgenza (quello che è previsto in tutte le giurisdizioni amministrative e civili nazionali) la Commissione finisce così per avere un autentico diritto di vita e di morte sulle banche in crisi. Avere ragione oggi a cinque anni di distanza è una ben magra consolazione dopo il danno subito dai risparmiatori e dall’intera comunità bancaria nazionale. Ma è la prova che le responsabilità vanno cercate soprattutto a Bruxelles, non a Roma come vogliono certi processi sommari.

    https://www.google.com/amp/amp.ilsole24ore.com/pagina/ABIER1gB

 

 
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