https://www.huffingtonpost.it/2019/0...ia_a_23701365/
Al capezzale di Forza Italia
Anche al San Raffaele fila di questuanti in cerca di rassicurazioni sul loro futuro. Breve viaggio nella fine di un regno
Al capezzale sono andati a trovarlo in parecchi perché il povero Berlusconi, ultimamente, non sta tanto bene. La scorsa settimana è stato operato d'urgenza per ernia, qualche settimana prima invece si è ricoverato, sempre d'urgenza, al San Raffaele, dopo che la glicemia ha toccato il picco di 800. Alto rischio, per intenderci. E lì è rimasto per giorni, attaccato a una flebo, in attesa che si ristabilissero valori normali. Accade così, a una certa età, con una vita sregolata. Perché l'uomo non ama stare a casa con un libro e un brodino. E ha ricominciato a frequentare la divertente compagnia che la sera si ritrova a Villa Maria, dove era stata confinata la Pascale, tornata assai in auge nel favoloso mondo berlusconiano, assieme all'altra "badante" dei tempi d'oro, Maria Rosaria Rossi. Un dolcetto in più, un bicchierino d'amaro o grappa, una notte passata fuori e ti ritrovi attaccato a una flebo.
Questo articolo, per gli amanti del genere, è breve viaggio nella fine del regno, che dopo il 26 maggio, è destinato a sgretolarsi senza neanche tanta gloria. Al capezzale – i diretti interessati lo negheranno, ma è gente che ha sempre avuto l'abitudine di smentire le notizie vere – si sono presentati l'avvocato Niccolò Ghedini e la Gelmini per perorare la causa della "rottura totale con Salvini", perché "così non si va avanti", "non può trattarci così", e così via. Rottura nel senso di mettere fine alle alleanze che verranno e a quelle che ci sono, ovvero tutte le giunte del Nord.
All'uomo la testa funziona ancora, e non gli suonava tanto il ragionamento di fare, questa l'espressione molto usata da quelle parti, "una nuova traversata nel deserto", come dopo la sconfitta nel 96 col ritorno nel 2001. Opposizione dura, durissima, al governo sovranista, alle giunte, a tutto, per poi tornare – chi ci sarà – a ciclo di governo finito. Parliamoci chiaro, è iniziato il grande girotondo attorno al letto del vecchio leader, col tema salute, fine, successione, sdoganato nei cinici ragionamenti dei suoi, tra chi lo spinge a candidarsi perché, in fondo, "se succede l'irreparabile" è una "sorta di effetto Berlinguer", che nelle urne aiuta, e chi pensa alla "traversata nel deserto", in verità immaginando il "dopo", con un partito che, a quel punto potrà allearsi anche con il centrosinistra, senza più Berlusconi tra i piedi. È il girotondo – segnatevi questa previsione – in cui i laudatores di oggi saranno i becchini di domani, e proprio coloro che lo spingono oggi a salvare il salvabile perché "tu presidente sei l'unico", il giorno dopo saranno i primi a dire che bisogna voltare pagina, perché stavolta non ci sono più alibi. Il 4 marzo, dopo la bruciante sconfitta, il Cavaliere aveva comunque un repertorio di scuse, sia pur poco credibili, perché "non ero candidato, ma il candidato era Tajani", stavolta no, le urne diranno che è superato Berlusconi.
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Resta la domanda, che in parecchi continuano a rivolgergli: "Silvio, ma chi te lo fa fare?". Non c'è risposta razionale. Se non una. L'indole. Marcello Dell'Utri, uno che lo conosce bene, lo ha sempre detto, in tempi non sospetti: "Il dopo Silvio non ci sarà. Finirà tutto con lui".