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  1. #41
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    Predefinito Re: Guido Ceronetti (1927-2018)

    Ceronetti contro tutti con ironia
    In "Per le strade della Vergine" lo scrittore spara a zero sul mondo di oggi Dalla Ue all'immigrazione, passando per i giovani, non risparmia nessuno

    Cinzia Romani - Ven, 25/03/2016 - 08:40

    Il Giornale

    Va, pensiero, sull'ali schifate. E Guido Ceronetti, che da decadi ci avverte di quanto sia tragica l'attualità, consegna il suo ultimo zibaldone della ripugnanza, intitolato Per le strade della Vergine (Adelphi, pagg.278, 20 euro).


    Dov'è impossibile trovare tracce di una graduale evoluzione del suo pensiero: la visione metafisica dello scrittore torinese classe 1927, infatti, appariva già compiuta fin dai suoi primi saggi, nei quali ha sempre affrontato la condizione temporale come tortura e stortura dell'Essere.Fedele a questa visione, incentrata sulle aberrazioni che Ceronetti vede diffondersi nel mondo, stavolta arriva direttamente il flusso della sua coscienza, raccolto in oltre trent'anni di stesura saltuaria. Un libro leggibile in qualsiasi punto, per immersione casuale nel suo groviglio di tesori psichici, ma diviso in tre parti e infine interrotto, che affastella amori, cimiteri, sogni, amici, viaggi, cronache, graffiti e scene di vita quotidiana fra il gennaio 1988 e l'aprile 1998, lungo un vagabondaggio così personale da diventare ritratto del più particolare tra i protagonisti della cultura italiana. E intanto, mescolate alle immagini e alle storie, ci sfiorano risposte apodittiche tutt'altro che politicamente corrette. Punto di partenza (ma anche di arrivo) di questo libro è una lettera di Stendhal ad Albert Stapfer. «Gray diceva che chiunque poteva scrivere un buon libro, ed era semplicemente la storia della sua vita», recita l'epistola. E seguendo Ceronetti mentre così, semplicemente, campa, eccolo, alla stazione Termini di Roma l'autore ha preso tanti treni da poterne fare una vita di ferroviere - vivere l'impatto con «la torvità dello scemo tecnologico». È un tipo «occhiali neri. Orologio vistoso. Si mette la cuffia e legge Foto Music. Cerco di non guardare questo turacciolo che armeggia con le cassette». Ma è al Liceo M. (Mamiani?), ancora nella Capitale aborrita, che nell'ora di uscita gli si appalesa un'«umanità già segnata dal nulla ragazzi dei due sessi con le teste rase, o semirase, scatole vuote in movimento. Con quel che li aspetta, il nulla endocranico è la migliore difesa». Altro che il compatimento dell'inerme gioventù disoccupata... Qui occorre difendersi dall'assenza del pensiero degli altri, dalla «loro orfanezza di consistenza mentale», tra «abissi di Disperazione e d'Informazione». Per fortuna, a Roma, «invasa dalle malefiche zingare slave coi loro grappoli di ladruncoli partoriti o rapiti» vive l'amico Federico Fellini, «interrogato dalla polizia sui motivi di depressione del suo massaggiatore»,il giapponese Hideo che aveva fatto «harakiri». Nel suo studio a Corso d'Italia, il Mago di Rimini gli regala «il suo orrendo libro a fumetti con dedica affettuosa».Trascinando per l'Italia la sua pena, la vera orripilazione coglie lo scrittore a Firenze, «sudicia ogni oltre limite, di turismo, di droga, di piombo, di rumore, una brutta bestia chimerica urbana».

    Tuttavia, è nel Sud che si trova «la massima riserva nazionale di disumanizzazione giovanile, la maggiore industria nazionale della Vittima». E ritorna l'orrore per l'accoglienza indiscriminata, intanto che l'emigrazione selvaggia diventa incubo d'Europa. «La mia natura è di diffidenza, e se fossi uno Stato sarei uno Stato diffidentissimo verso chi sbarca e a poco a poco forma dei gruppi, delle comunità durissime, impenetrabili. A volte penso che stiano piovendo qui, sulle nostre città, degli stormi serrati di becchini». Mentre erra di strada in strada, Ceronetti è colpito da uno strano graffito in cessi aretini: SEMPRE PIÙ VECCHI SEMPRE PIÙ MITI. E gli pare «l'esatta radiografia dell'Europa contemporanea»; meglio chiamare Cioran a Parigi, «da lui almeno niente menzogne sulla vecchiaia». Intanto, però, la patria resta brutta e cattiva: a Empoli bande rapiscono cani di razza per rivenderli ai torturatori, alla stazione di Chiusi un nordafricano si buca in fretta, mentre dei ferrovieri preoccupati cercano la siringa che ha buttato C'è che «la storia d'Italia (estesi crimini, qualche gloria, invasioni a non finire, guerre, canto, genio, chiesa e ancora chiesa) nel XX secolo cessa di essere storia e diventa cronaca criminale, malavita che soffoca la vita». Ci salverà forse la Costituzione, per taluni la più bella del mondo? «Un documento sciocco per il quale si stuzzica Dio perché garantisca che sarà rispettato da un pover'uomo senza vero potere, obbligato a inviare ai cittadini e alle Camere messaggi traboccanti di scemenze», cala la mannaia.In tanta amarezza, vedendo che «i fregnoni che governano ci hanno evirato col coltello del voto», Ceronetti, vegetariano convinto, cena con pere cotte, bietole e lenticchie. Né si fa mancare la presenza femminile, abbastanza assidua in una vita tendenzialmente solitaria: con Laurina vede film muti, con Barbara visita Cioran, con Vilma sogna. Sono donne pazienti, però piangono troppo: «amore e putrefazione, magistrale connubio». Quando muore Giancarlo Pajetta, «vissuto nella menzogna sempre, come i suoi compagni di partito», l'epitaffio è il ricordo d'una foto, a Milano, nel 1945, tra le rotaie del tram: «con Pajetta giovane, magro come Cassio, ci sono il grosso Amendola, il Togliatti e Luigi Longo: dalle facce, una banda di pericolosi delinquenti con il loro capo e mandante (e in realtà lo erano)». Niente «parcere sepultis», perché la più grande delle felicità è la disperazione.

  2. #42
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    Predefinito Re: Guido Ceronetti (1927-2018)

    Il Foglio, rubrica "Preservativi"

    https://www.ilfoglio.it/autore/guido-ceronetti-598/


    ************


    PRTTTTT… In una sigla tutto Pannella, impenitente ottimista e visionarioL'obiettivo di Marco era che il Partito Radicale restasse, libertariamente, una adunata di refrattari, di trasgressori, di non pentiti
    di Guido Ceronetti

    14 Giugno 2016
    PRESERVATIVI
    PRTTTTT… In una sigla tutto Pannella, impenitente ottimista e visionario
    La prima cosa che mi venga in mente per dire di Marco, è che sia meglio rinunciare a rinchiuderlo in uno schema e ricordarsi di una infallibile parola di Spinoza: omnis determinatio est negatio. Nessuna casacca di politologo, nessuna ingessatura culturale gli si conforma. Il premio di Inquieto dell’Anno che in questa stagione viene dato a Finalborgo, così come il Nobel per la Pace, non vedrebbero la reale misura. Meglio non dargli nessun premio, meritandone troppi. Neppure la forma-partito, ormai decrepita, pur avendo Marco nell’approssimativo calco radicale trovato la sua figura, gli si poteva adeguare. Infatti creò una formula alchemica a sua immagine: il Partito transnazionale la cui unica lingua comune non poteva essere che un babelico esperanto.



    Non so in che anno, molti anni fa, incontrai un amico che mi disse: vieni con me al Partito radicale, ti mettono in lista subito, candidano chiunque. Ci vado, infatti vengo subito messo in lista. Presi senza motivo ventinove voti, ma credo tutto venisse annullato per perdersi nei brogli perché bisognava vincesse il candidato surrettiziamente comunista, che era l’ex capo del Cln Franco Antonicelli. Non so se già allora Pannella facesse parte dei Radicali. Marco prese per sé il Partito radicale avendo cura che non divenisse mai un partito di massa e trascurò a lungo che avesse una rappresentanza parlamentare. Il suo obiettivo era che restasse, libertariamente, una adunata di refrattari, di trasgressori, di non pentiti, annettendosi uno spazio senza limiti, ma con un fine preciso di medico politico senza frontiere: il Partito radicale transnazionale – nonviolento – transpartito, allungabile all’infinito (transreligioso- transessuale), fino a mordersi la coda in via di Torre Argentina 76. Quel nome non è siglabile – PRTTTT – (di peggio, in extenso, non c’è che l’Iban).



    Tuttavia anche in questo suo squarcio d’utopia Pannella sembra tracciare un avvenire creativo guardando di là dal muro e fa della transnazionalità nonviolenta una strada maestra come viene vista da Dostoevskij nei Demoni, una strada che “contiene un’idea”. I partiti nazionali italiani poteva ormai ripudiarli in blocco o schernirli, senza rinunciare ad essere amico di tutti loro. La sua chiave, il suo passepartout carismatico apriva tutte le porte e i portoni. Si alleò una sola volta con un partito ai limiti dell’esistenza: il socialista, e ne nacque l’associazione della Rosa nel Pugno che trovò un notevole consenso e resta da rimpiangere. Soprattutto gli piaceva incarnarsi in associazioni conviventi nell’unico grembo radicale, sostenute dalla medesima intrepida radio: Luca Coscioni, Certi Diritti, Nessuno tocchi Caino, Non c’è pace senza giustizia… Mi duole non aver stabilito un contatto con lui prima del 1998. Fu quando, dopo accanita persecuzione giudiziaria fu dato l’ergastolo in eterno a Eric Priebke, e io mi feci inviare dalla Stampa a intervistarlo a Forte Boccea. La contrarietà a quella condanna fu espressa per primo da Indro Montanelli seguito da Pannella, da Sgarbi, velatamente dal Rabbino Toaff, e dalla mia intervista. Anni dopo la Stampa pubblicò le lettere amichevoli scambiate tra il reietto creato mostro mediatico e la vedova Montezemolo, evento che salvò l’onore del giornalismo italiano.


    Molti anni dopo rividi Marco per una felice idea che ebbi di andare a un congresso radicale a Chianciano. Guarda – pensai durante quell’incontro – come con questo impenitente ottimista e corrosivo politico visionario, al quale mi accomuna il carico tragico degli anni, mi sia facile l’avvicinamento reciproco per il suo straordinario dono della simpatia e dell’amicizia umane!
    Pannella ebbe un’amicizia fraterna con il Dalai Lama di cui Obama si vergognò di mostrarsi apertamente amico. Un altro personaggio con cui strinse una profonda amicizia fu il “prete da marciapiede”, don Andrea Gallo di Genova. Ma, lui, cittadino di Teramo, difficilmente collocabile in una nazionalità, si può vederlo coi colori e la bandiera sventolante da nessuno adottati, del Tibet, che solo a nominarlo come realtà rigorosamente autonoma, fa digrignare i denti al potere cinese.
    A Pannella il Tibetano una rosa di maggio. Addio Marco.


    Il filosofo ignoto

  3. #43
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    Predefinito Re: Guido Ceronetti (1927-2018)

    https://ricerca.repubblica.it/repubb...acchina30.html

    BREVE ELOGIO DEL MANOSCRITTO (A MACCHINA)

    SFIDO, meschino, l'onnipotenza della malvagia vita: scrivere un articolo di giornale interamente con la macchinetta portatile, e su fogli di Carta Favini fuori commercio. Squisita e commestibile la carta, ma il nastro, bicolore purtroppo, è un cane centenario. Non so se mi riuscirà di percorrere per intero le carte nautiche di questo mio pallido Vasco de Gama, essenzialmente di celebrare la gloria unica dei manoscritti usciti di portatile nell'infame secolo in cui ho vissuto, e implicitamente anche la mia, che ho seguitato dal 1950 ad oggi (Signore, fino a quando?) a consegnare carte dattiloscritte agli Editori italiani.

    Fertile di capolavori, il Ventesimo, i cui manoscritti originali hanno fatto e tuttora fanno negli Archivi un ingordo pieno. Mamma Portatile ha partorito fior di roba negli anni: il Voyage di Céline, tutto quando Simenon, l'omnia yiddish e americana di Isaac Singer, tutta la meravigliosa creazione di Herbert George Wells, Conversazione in Sicilia, Brancati, Verga, Sciascia, Piovene, Alvaro, Parise, Ungaretti, Saba, Montale, Merini… E Borges, Doeblin, Varlam Shalamov, Marina Cvetaeva, Achmatova, Proust, Mac Orlan, Osip Mandelstam, Lorca, Cavafis, Seferis, Kazantzakis, le sceneggiature di Elia Kazan, di Hitchcock, di Trumbo, e la finale battuta di Sonia in Zio Vania, e l'addio di Masha a Verschinin, culmini del pianto e Oswald Alving che per non infettare la sorella vuole che il Sole gli sorga dalla madre, e, i Diari di Jünger, e la Grande Guerra di Remarque, e il foglietto memorabilmente dimenticato che all'alba del 25 maggio 1946 un guardiano della Santé inchiodò sulla porta d'ingresso per annunciare a una piccola folla di curiosi l'esecuzione del dottor Petiot, assassino di un centinaio di vittime nel cortile di Rue Lesueur 21… Da noi, lo stupratore elettronico fu, se non sbaglio, Umberto Eco col suo bestseller del "Nome della Rosa", in cui la nuovissima tecnica era genialmente combinata a un intreccio giallo in una libreria di manoscritti medievali. Nei trionfi di guerra i generali americani passavano sotto fitte piogge di fogli dattiloscritti lanciati dai grattacieli dalle dattilografe di New York.

    Impossibile mi pare possa nascere un'opera di pensiero da uno strumento elettronico, naturale invece siano nati saggi fondamentali dalle portatili. Bergson, Rensi, Heidegger, Hanna Arendt, Gadamer, Jaspers, Wittgenstein, Schmitt, Berdiaev, Florenskij sono passati di là. E il lugubre ertotismo di rivelazione di Yasunari Kawabata. E anche, sciagura a noi, le carte scrupolose di Eichmann, i referti di Mengele, e tutto quanto Mein Kampf! Inaffidabilmente appassionati, le memorie storiche sulla rivoluzione russa di Trotkzij, furono lavoro di portatile, e non so in quali condizioni. Ma anche, quando al portone del fortino messicano si presentò Ramón Mercader (fratello occulto della moglie bis del nostro amato bigamo Vittorio De Sica, l'attrice Maria) con un arsenale impressionante sotto l'impermeabile, e aveva da porgergli, in lettura-trappola per distrarlo, alcuni foglietti ovviamente battuti sulla portatile, il vecchio capo rivoluzionario li prese con fiducia e inforcò gli occhiali.

    Non mi pare che l'avvento delle scritture elettroniche abbia contribuito ad un minimo miglioramento etico del genere alfabetizzato. Ed ecco, ce l'ho fatta. Ora mi toccherà correggere a mano i miei ininterrotti errori di portatile di bandiera, e accendere un lumino per propiziarmi i correttori.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

    Guido Ceronetti

  4. #44
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    Predefinito Re: Guido Ceronetti (1927-2018)


  5. #45
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    Predefinito Re: Guido Ceronetti (1927-2018)

    Il popolo che sbarca è di uomini validi, tra i diciotto e i quaranta, che pagano un esoso biglietto. Le donne sono rare ed è facilissimo metterne qualcuna per la commozione, possibilmente incinta, in Paesi dove né le donne né i bambini contano troppo. In qualità di profughi da guerre, lo scenario di guerra è da trovare. Le folle di veri profughi le conosciamo: prevalgono le donne e i bambini, ci sono immagini strazianti di vecchi che si trascinano... Qui l'anomalia è sbadigliante: di vecchi neanche l'ombra, e di aneliti a trovare lavoro non ce n'è spreco. Allora, c'è un plausibile scopo? Portare scompiglio politico e sociale in una Italia afflitta da sgoverno cronico? Saldarsi ad una comunità religiosa islamica preesistente già forte di voce, e da tempo? Azione in vista di un sogno, che potrebbe prendere corpo, di califfato europeo in cui l'europeo autoctono diventerebbe dhimmi (cristiano o ebreo tollerato, pagante tassa)? Italia come prima e più fragile preda?

  6. #46
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    Predefinito Re: Guido Ceronetti (1927-2018)

    L'Europa oggi è una tana enorme di antisemiti che s'ignorano e si mascherano. Quando si trattasse di accogliere i nostri fratelli israeliani profughi le porte spontaneamente aperte sarebbero poche; le molte cristiane e atee chiuse farebbero il ripugnante gesto della quenelle di Dieudonné. I preti si affannano per accogliere islamici da tutta l’Africa, ma non so quanti parroci e vescovi per il controesodo degli Ebrei che scegliessero la via della nuova Golah si muoverebbero. Nello stesso tempo non ci sarebbe nessun ritorno a una Palestina indipendente come predicano i nostri intellettuali: non ci sarebbe che un immenso vuoto. Israele di cento anni dopo insediato dalla fine del secolo XIX e l’entità Palestina sono due siamesi: se li separi li uccidi: Intendersi o morire. Gaza di Hamas esulterebbe, forse, Teheran avrebbe raggiunto il fine insensato di Khomeini, ma Gerusalemme non pullulerebbe che di focolari spenti, di fornelli con ragnatele

  7. #47
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    Predefinito Re: Guido Ceronetti (1927-2018)

    3 giugno 1989
    Finalmente una morte da tutti desiderata! Quella del criminale iraniano Khomeini, uno dei grandi sanguinari del secolo. E folle in delirio che piangono la frusta che ha cessato di flagellarle...
    (Incluso in "Per le strade della Vergine", 2016)

  8. #48
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    Predefinito Re: Guido Ceronetti (1927-2018)

    Per te, Jerome, con affetto...



    ... e per la buonanima di Ceronetti.
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
    "O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch

  9. #49
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    Predefinito Re: Guido Ceronetti (1927-2018)

    Ah, dimenticavo...



    ORA E SEMPRE QUENELLE!
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
    "O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch

  10. #50
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    Predefinito Re: Guido Ceronetti (1927-2018)

    Citazione Originariamente Scritto da Kavalerists Visualizza Messaggio
    Ah, dimenticavo...



    ORA E SEMPRE QUENELLE!
    Dieudonne' nazista!

 

 
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