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  1. #71
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    Predefinito Re: I confini della Padania

    Lui dice “per ovvie ragioni” ma le vede solo lui queste ragioni, io non vedo alcuna ragione per negare i miei confini storici in cambio dei confini altrui. Suo solo motivo è... che deve negare il confine aborigene,

    cioè il Territorio Ancestrale delle antiche Nazioni o Nazionalità del hinterland Alpino, vale a dire il terreno che va dalle bocche del Rodano alle porte del Reno alle rive del Danubio e della Drava fino alla valle del Po: etnicamente uno dei cinque aplogruppi femminili europei più antichi dell’ultimo glaciale massimo (al di la dei 30/60.000 anni orsono) che insieme ai tre aplogruppi maschili e comunque al di sopra del 37° parallelo Nord (Gibilterra) non hanno pari antichità con nessun altro.

    Al di sopra della linea degli alberi (da Cognac a Tarascona a Cilli e Debrecen fino a Odessa) c’era soltanto il deserto artico e comunque senza esquimesi di sorta. Stiamo parlando degli umani di Heidelberg e di Cromagnòn, noi stessi. Dichiarare qualsiasi altro confine è assurdo.

    Salvo che esista un (altro) progettoe un altro confine, quello bossiano, per cui si dichiara quassicosa ...che però ha già fallito, l’agonia potrebbe durare anni ma se la cosa non ha forza propria è nata morta: stava in piedi finquando c’era Lui caro lei, ma se mancano i suoi latrati appare il vuoto, è fallita perfino la banca.
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  2. #72
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    Predefinito Re: I confini della Padania

    Al nostro post n.45 del 24.08.19 h00.38 terminava la revisione del capitolo sui “caratteri etno-linguistici” dalla pag.10 del quad.3 ed incominciava col post n.46 del 31.08.19 h20.04 quella del capitolo “storia” dalla pag.11 quad.3 dove cito la pag.14 eppoi la pag.13 prima colonna (post n.50) dove non deve apparire ovviamente la Lega Lombarda nei mille anni trascorsi.

    (nel post n.51 del 08.10.19 h20.33 chiedo di rinominare la discussione perchè ho visto che discuto soltanto con me stesso, il primo discussore non ha mai illustrato alcuno dei documenti linkati da lui ed intervenne soltanto per dire di scrivere quello che voglio)

    Nel post n.52 del 08.10.19 h20.36 faccio notare che Oneto pretende confini “naturali” non quelli che siano “naturali” ma quelli che lui dichiara duecento anni dopo Carlomagno, cioè dall’anno mille della nostra Era Volgare, il che è assurdo e tendenzioso perchè ha la pretesa di certificare i confini della barbarie aliena.

    Nel post n.53 del 09.10.19 h16.05 interviene FrancoAntonio indicando confini che, a onor del vero, spaccano in due i territori delle Alpi e dell’Altaitalia lasciandone buona parte nelle mani della barbarie franzosa, germanica, slava, il che (per il buon Diritto degli Aborigeni sul proprio Territorio Ancestrale) è altrettanto assurdo.

    (intervenne qui anche il sig. Glanico insultando la discussione con un filmino fantozziano, che poi venne spostato nelle discussioni padaniche unificate, nemmeno lui ha commentato la sua istessa linkagione ...come noi fossimo un cestino dove buttare il pattume)

    Rispondo quindi a FrancoAntonio, facendo notare che al di là della teoria un confine dev’essere difendibile oppure non esiste ...e noi possiamo difendere il nostro hinterland Alpino soltanto sul filo del Rodano, del Danubio, della Drava e della Linea Gotica, oppure sul mare: i barbari che lo traversano ieri oggi domani van ricacciati oppure pagano l’affitto alle nostre condizioni.

    Rispondo anche a Sciadurel, che domandava quale fosse il problema dei confini paduni, e gli ripeto che siano invenzione dei bossiani per fottere denari agli elettori: visto che Oneto li ha inventati da Carlomagno in qua, senza indicare ribellioni o repubbliche, è evidente che siano creati per la classe e la casta dirigente infeudata, ma non per la popolazione “aborigene” che invece ne subisce malamente le voglie. Si noti che Gilberto Oneto non ha citato la Lega Lombarda nè tantomeno Fra’ Dolcino a contestare i poteri alieni.

    Apro allora una parentesi col post n.58 del 21.06.21 h01.11 colle parole di Gilberto Oneto, pezzo da novanta pubblicamente “pentito” su di un giornale svizzero, che quaggiù al Nord forse nessuno potrebbe mai leggere per forza di cose.

    L’altro pezzo da novanta pubblicamente “pentito” lo troviamo al post n.65 del 03.09.21 h01.17 dove illo ‘o ministro dei denari nel più tragico dei governi legajoli (anno 1994) si butta a sinistra alle ultime elezioni di Milano come aveva già fatto l’altro compare varesotto al momento del “ribaltone comunista” ordinato dal Bassi peccazzi sua.

    Comincio a chiudere la parentesi col post n.70 del 24.09.21 h00.19 citando le parole di Oneto a pag.14 quad.3 prima colonna del suo ragionamento sui falsi confini padùli, dove dice che tanto “non possono essere tracciati in maniera specifica giacchè finiscono in buona parte per coincidere (ohibò!) con i confini attuali della repubblica italiana” vale a dire che colla secessione e i diamanti africani e la banca insubrica e le lauree albanesi ci han menato per il naso per quasi quarantanni, grossomodo come il picì e la dicì chè pari sono.

    E adesso ce la prendiamo col Salvini perchè gli ha dato un taglio.
    Ultima modifica di mailander; 27-12-21 alle 01:41 Motivo: virgolame
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  3. #73
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    Predefinito Re: I confini della Padania

    Prima di affrontare l’ultimo capitolo occorre ribadire che nel capitolo “i caratteri etno-linguistici” sul quad.3 a pag.10 terza colonna Gilberto Oneto non indica nessuna isoglossa, cioè non identifica alcun carattere linguistico ...ed altrettanto non indica nessuna istituzione sociale, cioè non identifica alcun carattere etnico.

    Praticamente il capitolo “i caratteri etno-linguistici” è un comizio dove, bontà sua, indica alcuni libri nelle note a piè di pagina, che non riportano però nè isoglosse nè istituzioni sociali padune: le mappe genetiche di Cavalli-Sforza richiamate da Oneto le abbiamo illustrate qui, tutte, ad una ad una.

    Nel capitolo “la storia” si parla soltanto dell’ultimo millennio, coi confini che han durato “almeno” 25 anni, pag.11 terza colonna, praticamente non ha capito come distinguere la Storia dalla cronaca nera, cioè dalle cose che non necessariamente passeranno alla Storia, ma appunto rifiuta gli avvenimenti che precedono l’anno mille: sono sacrosanti, non si toccano e non si discutono... quel che han fatto Romani & barbari va bene così.

    Difatti nella nota a piè di pagina non cita gli Aborigeni (quei che stan sul posto fin dalla origine del posto) ma gli immigranti “Celti e Milano” di cui non ce ne può fregar de meno. Sta dicendo che siamo tutti figli d’immigrati, come a dire che prima dei migratori quaggiù al Nord non c’era nessuno, il deserto, se non fossero arrivati loro a portare la civiltà.

    Nel capitolo “la geografia” non a caso presume le Alpi non come un hinterland (il nostro) ma come un confine ...che risale “addirittura” all’anno 81 oppure al III secolo dell’epoca anticlericale (addirittura) ma se gli dicessimo che nei libri di Cavalli-Sforza i nostri aplogruppi femminili son precedenti a L’ultimo Glaciale Massimo (al di là dei 30.000 anni) cosa fa ...si spara alla tempia?

    Nel capitolo “i caratteri culturali e socio-economici” si limita a dire che i confini son quelli dell’attuale repubblica italiana. Neanche una parola sul PIL Prodotto interno lordo, però siamo “parte di un più complesso processo di identificazione” cioè non esistiamo se dobbiamo ancora identificare noi stessi, ma stiamo per esistere grazie al “nation building” pag.13 colonna 2/3 per cui (chissà?) esisteremo. Altro comizio bossiano.

    Ora affrontiamo il suo ultimo capitolo “la volontà popolare” ch’è molto aleatoria, perchè...

    se al primo capitolo non hai dato nè isoglosse nè una istituzione sociale, al capitolo 2 lasci intendere che la storia comincia soltanto nell’ultimo millennio mentre siamo figli di immigranti barbari del millennio precedente, nel capitolo 3 escludi le Alpi spaccandole in due sullo spartiacque, nel capitolo 4 il presunto “popolo padone” deslengua il proprio PIL (quindi sè stesso) nel mercato dello “schema di tipo christalleriano” che ha i confini dell’attuale repubblica italiana...

    allora appare evidente che stai parlando del sesso degli angeli: chi è e dov’è sto popolo?

    La risposta è proprio nel capitolo ultimo “la volontà popolare” a pag.14 colonna due: non c’è nessun popolo, c’è “o ci dovrebbe essere” la volontà della gente di stare con chi gli pare.

    Praticamente, per lui le Nazioni (i Popoli) non esistono: esiste soltanto un grande lunapark dove la “gente” migra dove gli pare e fa tutto quel che gli pare. Mi par di sentire il mio cortile, dove urlano ai parvenues che i giornali van buttati nella carta e le bottiglie nel vetro ma se son di plastica vanno buttate nel sacco giallo, inutilmente, ogni giorno.
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  4. #74
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    Predefinito Re: I confini della Padania

    Di conseguenza, per lui appare come una madonna Ciccone il “ci dovrebbe essere” nella precisa volontà della gente. Nel lunapark bossiano & padanico patrocinato da Gilberto Oneto la (falsa) fonte giuridica è che “c’è (o ci dovrebbe essere)” il rispetto di quel che dice lui col Bossi nei comizii e nelle adunate oceaniche, vale a dire che “forse c’è” o forse non c’è (quello lì è il significato della parola “dovrebbe” in questione) ma... non è mica vero: se colla parola “gente” vuoi dire “nazione o popolo” non esiste alcun “dovrebbe” ma esiste il dato di Fatto di esso Popolo, ivi compreso il suo istesso dato in Diritto.

    Va beh, l’abbiamo visto, avete fallito l’identificazione di un popolo nei capitoli precedenti, perchè ‘sta cosa la state ancora creando con (parole vostre) un “processo di identificazione” per sortire un “building” di tipo “christalleriano” annunciata a pag.13 dalla colonna due alla colonna tre, per cui il “dovrebbe” vi fa anche comodo ma... davanti agli arbitri o al vostro antagonista schierato colle armi in pugno il “dovrebbe” non vale una cicca, lo capiaste o no. Gli arbitri vi sbatteranno in galera o l’antagonista vi prende a fucilate.

    La fonte del “diritto” a parte i tribunali che abbiamo in casa non è il “dovrebbe” ma è prima di tutto la “consuetudine” perchè quel che non è consueto viene di solito rifiutato. Non esiste nessun “dovrebbe” potenziale: quassicosa, o c’è o non c’è.

    Vale a dire che contrariamente al tuo “ci dovrebbe essere” c’è, ovvero esiste, prima di tutto una consuetudine da rispettare (mentre il “dovrebbe” non esiste) ed è la consuetudine del proprio gruppo sociale e della propria Nazione o Nazionalità, vale a dire una consuetudine etnica primordiale che non è comprimibile o gestibile da nessun altri che la Natura. Gli Spartani si lavavano anche col vino e Maicolgiecson si lavava col latte ma rimangono quel che essi sono e come la Natura li ha fatti, sia in Fatto che in Diritto.

    Casomai, un “ci dovrebbe essere” lo troviamo evocato nel “mein kampf” bossiano pubblicato sul nostro Notiziario di marzo 1982 ma ...in contrasto colla proposizione della Lega Lombarda presentata in prima pagina. Oneto l’abbiamo visto per la prima volta nel 1986 e quindi lo sà benissimo, le conosce le carte della Lega Lombarda ed è ignorante d’una presunta Leganord o padanica che fosse.

    La consuetudine può cambiare con il tempo, con la pressione sociale, con la selezione naturale, anche in una popolazione “mendeliana” ma però rimane sempre all’interno di quel gruppo sociale o etnico cioè Nazione o Nazionalità, che è la “gente” nel senso di Società. Per cui esiste anche una consuetudine nel dialogo tra le Nazioni, chè tali sarebbero le pretese pseudonazionaliste padune a scapito dell’ordinamento italiano, essendo la parola “nazione” proibita dai sessantottardoni bossiani e vieppiù proibita la parola “nazionalismo” dal tardo Bossi gandhianoh.

    La consuetudine tra le Nazioni serve alla convivenza, sia in pace che in guerra, ed è parzialmente codificata nel cosidetto Diritto internazionale: che non è un Diritto tra le Nazioni ma tra gli Stati-nazione e cioè soltanto tra gli Stati, i quali appunto si pretendono Nazione ma non necessariamente lo sono.

    Viene sempre ribadita dagli Stati in qualsiasi scontro, anche davanti agli arbitri, mentre viene ribadita pure dagli stessi arbitri: l’Art.38 nello Statuto della Corte di Giustizia della Società delle Nazioni, trapassato tale e quale alla Corte internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite a L’Aja/denHaag volgarmente chiamata Tribunale de L’Aja fin dall’inizio, col Trattato di Pace della Prima Guerra Mondiale, dice che

    ...le fonti del Diritto sono (A) le convenzioni (conventions) purchè espressamente riconosciute tra le parti (vale a dire che le convenzioni possono anche essere rifiutate)

    (B) la consuetudine (custom) come evidenza di una prassi generale accettata quale Diritto (onde per cui non la può rifiutare nessuno)

    (C) i principi generali del Diritto riconosciuti dalle Nazioni civilizzate, appunto “riconosciuti” e quindi “non creati” ergo la “prassi” tipica nel cosidetto Diritto delle Genti volgarmente detto Diritto dei Popoli, che non c’entrano niente cogli Stati nè cogli Stati-nazione, appunto intrappolati nelle convenzioni della lettera (A) e qui la distinzione è oltremodo evidente ...chè la lettera (B) e la lettera (C) vengono a trovarsi al di sopra degli Stati e del Diritto internazionale, ma all’interno del Diritto delle Genti.

    Di conseguenza il “ci dovrebbe essere” del filosofeggiare bossiano padanico è una pretesa gratuita per i fondelli una presunzione colossale, una presa in giro da Bar dello Sport in via Astesani appena fuori dall’orrido bunker di via Bellaria, davanti agli arbitri non vale una cippa, tenetevela per chi vi crede, chè in tribunale vi rideranno dietro.

    Col “ci dovrebbe essere” Gilberto Oneto prepara il terreno, alla terza riga, seconda colonna, pag.14 del quad.3 nel capitolo “la volontà popolare” doppiamente linkato qua sopra nel primo post per farne puntuale recensione.
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  5. #75
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    Predefinito Re: I confini della Padania

    Cosicchè, l’attuale struttura giuridica che regge i rapporti tra gli Stati (e giocoforza anche tra i Popoli) fin dalla Prima Guerra Mondiale riconosce coll’Art.38 che le prassi tra queste istituzioni umane siano (A) le convenzioni (purchè riconosciute) e (B) la consuetudine (ancorchè non riconosciuta) quale Diritto (C) tra le Nazioni civilizzate ...però Oneto ci dice che invece vale molto di più la “voglia” di stare con chi ti pare:

    praticamente, siccome gli africani non la smettono di rincorrerci quaggiù al Nord mentre tedeschi slavi galli e galline non la smettono di rincorrerci quaggiù al Sud, pure colle armi, ce li dobbiamo tenere tutti sul gobbo, visto che la loro “voglia” sarebbe sacrosanta più della nostra voglia ...il nostro parere lo gestisce lui e quell’altro a Gemogno eppoi lo propongono ad Arcore.

    Tra l’altro, non si capisce di “chi” stia parlando, perchè dice “volontà della gente” in modo generico, non dice “della mia stessa gente” se ne guarda bene: non ha mai dato una isoglossa linguistica nè un aplogruppo genetico nè una istituzione sociale, salvo millantare che siamo tutti figli degli immigranti barbari e nemmeno dello stesso tipo, dovremmo essere “francionitudeschi” cioè Celti e nello stesso tempo Longobardi, il diavolo e l’acquasanta, più o meno come dire “nigerianogiapponesi” un po’ come quei pantaloni caffelatte “alla celentano” il sogno de la sciura Baldrini.

    Ancora più sessantottardo del Bossi (dal Notiziario della Lega Lombarda di marzo 1982) Gilberto Oneto aggiunge che “la precisa volontà della gente di stare con chi gli pare” migrando a destra e a manca, secondo lui e cioè secondo loro due “costituisce uno dei principi fondamentali (1) sia del federalismo che (2) della democrazia più completa” la parola “democrazia” talequale non bastava,

    appunto due cose che a pigmei masai papua irochesi genovesi esquimesi mapuche navajo zulù tibetani toscani ungheri nizzardi finni inglesi e lumbard NON gliene può fregar di meno.

    Però siamo nel 1996 appena dopo il “ribaltone” glielo dice il capataz, lui si deve allineare. La citazione dello starsene “con chi gli pare” sta nella nota n.10 in fondo alla stessa pag.14 quad.3 gen-feb 1996 due anni dopo averlo cacciato via come un cane è del prof. Gianfranco Miglio,

    che però è fuori luogo, prima di tutto perchè si trova nel suo libro “disobbedienza civile” pubblicato nel 1993 a pag.20 dal Mondadori, per cui ...nel proporre una “disobbedienza” il prof. sta “rifiutando” la norma presunta: se quello “stare con chi ti pare” è una proposta disobbediente, mi pare ovvio che NON costituisca per niente “uno dei principii fondamentali etc.” ma costituisca piuttosto rifiuto e antitesi ai cosidetti “principii fondamentali etc.” vantati da Oneto.

    Che scoperta. Poi è fuori luogo perchè Miglio prende due o tre “cantonate” dicendo (A) che “lo stare con chi si vuole, vuol dire autodeterminazione e auto-organizzazione” ma

    non è mica vero, non esiste un paragone del genere in nessun documento che fosse proposto alla firma oppure votato in una qualsiasi assemblea di alto livello in Diritto internazionale, tipo l’assemblea delle Nazioni Unite o presso il Consiglio di Sicurezza del ONU o presso la Corte internazionale di Giustizia, o qualsiasi altra assemblea fra Rappresentanti degli Stati o fra Rappresentanti di Nazioni non costituite in Stato, o assemblea che si fosse riunita presso queste organizzazioni o in qualsiasi altro posto fra di essi concordato, per esempio a Helsinki nel caso della CSCE o a Ginevra nel caso delle Convenzioni umanitarie o a Parigi nel caso del UNESCO oppure ovunque si riunisca il G7 o il G8 quale che fosse il livello di rappresentanza.

    Non esiste nessun documento del genere, tra la mezza dozzina di Carte che trattano, oppure citano di sfroso, il concetto di “autodeterminazione” così com’è. Lasciando perdere “auto-organizzazione” che, nel merito, è una parola semplicemente assurda.

    Poi dice (B) che i titolari di codesti “grandi diritti naturali indisponibili” sono “tutte le convivenze e i gruppi comunque pervenuti all’autocoscienza dei rispettivi componenti” e cioè cani & porci. Buttando letteralmente nel cesso migliaia e migliaia d’anni di Nazionalità, escludendo di fatto Popoli & Nazioni, ma anche escludendo gli Stati di ieri e di oggi.

    Mi sembra di sentire quel ragazzino di Cernusco sul Naviglio, che nel parlatojo padanico di Chicchiricchignolo sul Pado diceva spavaldamente che “l’uomo è misura di se stesso, per cui anche il mio cortile ha il diritto di autodeterminazione” più bossiani di così si muore. Difatti adesso sta raccogliendo firme per far brevettare il rubinetto idrosanitario come bandiera della regione lombardia, insieme ad altri cervelloni.

    Ovviamente (C) Miglio dice che la cultura occidentale riconosce “per la prima volta” tutta ‘sta roba ...ma non ti dice “quando” fu la prima volta. Non indica una Data nè documento in cui appaia il concetto di “autodeterminazionabilità” di quei presunti “conviventi e gruppi” titolari di questo presunto Diritto, così negato alle Nazioni ai Popoli agli Stati.

    A che serve obiettare che “convivenze e gruppi” siano i Popoli le Nazioni gli Stati le Nazionalità così come li troviamo nei documenti del Diritto internazionale, quando con la parola “convivenze e gruppi” ce ne stiamo fottendo del Diritto internazionale?

    Se non mi dai una Data e un documento ...di cosa e di chi state parlando? Praticamente, Gilberto Oneto sta introducendo i tre documenti che vuole presentare quale “iter giuridico padanizzatore” facendo piazza pulita della dimensione etnica:

    le varie Dichiarazioni dei Diritti dell’Uomo (nota.11) la Dottrina Wilson sull’Autodeterminazione delle Nazioni (nota.12) la Carta di Helsinki sull’Autodeterminazione dei Popoli, tutt’e tre a pag.14 tre cose che non hanno nulla a che vedere con la dimensione etnica e nulla a che vedere con l’indipendenza di qualsiasi nuovo Stato, regione, provincia, Comune o Città in qualsiasi parte del mondo.

    Poi li vediamo, ma quello è il solito latrato bossiano.
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  6. #76
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    Predefinito Re: I confini della Padania

    Le tre Carte che nel 1996 Gilberto Oneto sta millantando in uso nel Diritto internazionale come fossero un “iter giuridico padanizzamentatore” esistono soltanto nella fantasia dei ministri bossiani, assisi nel governo di Roma insieme al Mis e a Foit che durerà solo sette mesi fino al “ribaltone” comunista in dicembre 1994 e sono Carte che servono furbescamente in quel momento a mandare sul binario morto tutta la forza disponibile, raccolta in oltre dieci anni: se non si possono impugnare per la bisogna sono inutili, e allora perchè me le metti sul piatto?

    Se il tuo antagonista non è vincolato a quelle Carte, dato che le prime due non le ha firmate e la terza non è applicabile alle Nazioni che non siano già costituite in Stato, hai parlato “a vanvera” hai mentito nella sostanza. Chi te l’ha fatto fare? Te l’ha fatto fare il capataz, oppure fai parte anche tu della casta bossiana, i lacchè.

    Nessuna delle tre Carte è un Trattato (una Convenzione) tra le parti, e quindi non impegnano nessuno a parte le vostre meningi: centottanta parlamentari e nessuno che abbia detto al Bossi “sta roba non interessa nè al nostro antagonista nè agli eventuali arbitri che intervengano” e tantomeno se ne è parlato al parlatojo padanico nella villetta di Chichignolo sul Podo oppure in quell’altra a Bagnolo Solfito, dove il Bossi interveniva, ma di suo non ne sapeva una cippa.

    Gilberto Oneto le scrive qui, a pag.14 quad.3 seconda colonna, ma ...si è mai presentato in una qualsiasi conferenza internazionale proponendo le tre Carte che ha millantato? Se non ha mai fatto una proposta alle altre presunte Nazioni, come fa a pretendere di essere accolto come una di loro? Le tre Carte non sono scelte a casaccio, sono scelte proprio per turlupinare gli elettori: indirizzare la forza verso un binario morto.
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  7. #77
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    Predefinito Re: I confini della Padania

    Ovviamente, se le stesse Carte vengono riproposte qui ancora oggi, è chiaro che quel particolare “ordine di scuderia” è tutt’ora in vigore: non è che il partito abbia dato un calcio nelle gengive ai banditi ...essi sono ancora lì a prendere il rimborso elettorale ed il vitalizio, sono ancora sulle poltrone delle aziende di Stato (quello italiano) a Milano Bergamo Lecco Mantova Venezia e Roma. Non a caso, Gilberto Oneto lo scrive nel 1996 ma ...l’ordine di scuderia viene riproposto ancora oggi, così come vengono riproposte le sue pagine con questa discussione.

    Poi, la prassi citata dalla Corte di Giustizia all’Art.38 non appare per la prima volta: la ritroviamo nella Convenzione de L’Aja sulla guerra terrestre (anno 1899) e nei tentativi di Convenzioni di Ginevra dopo la battaglia di Solferino (anno 1859) ma è molto più antica ed è raccontata per filo e per segno da Alberico Gentili (anno 1589) a Londra, dov’era scappato per non finire sul rogo come Giordano Bruno dieci anni più tardi. Ma la troviamo anche in Cicerone e meglio ancora in Tucidide. Tutta roba che Oneto cogli evangelizzatori gandhiani della padunia ha buttato nel cesso.

    Senza citare altre firme, alcune Convenzioni de L’Aja e alcune Convenzioni di Ginevra vennero firmate anche dallo Stato italiano, per cui impegnano qualsiasi interlocutore: come mai Gilberto Oneto invece propone soltanto quelle tre Carte improponibili?

    ...credo proprio che l’istessa domanda sia la migliore risposta.
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  8. #78
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    Predefinito Re: I confini della Padania

    Difatti, la furbizia di Oneto è tenere alla larga i Lumbard dalle cose da fare: nessuna di quelle tre Carte ha una dimensione etnica, non è utilizzabile per alcuna difesa giuridica di parte etnica. Parola che Oneto ha buttato nel cesso come tutti i bossiani. Parola proibita dal sistema e, appunto, dai suoi lacchè, i servi della burocrazia dovevano snazionalizzare i Lumbard, inventando che le Carte disponibili (soltanto tre pensa un Po) siano invece valide per la Padunia dell’uberto iscariota, ancora in mutande mentre stava già suonando la diana.

    Per i soldi. Gli attuali 54 migliardi della gàbola fischiale, più il rimborso ‘lettorale anche quello migliardario, più le mille poltrone negli enti pubblici mangiasoldi, più i 21 millioni al mese dei parlamentari regionali e statali, mentre quelli ‘uropeisti il triplo, e la loro pensione vita natural durante, ma c’è dell’altro: quando il capataz venne pizzicato colle mani nella marmellata dei primi duecento millioni, mille anni fa dando poi la colpa a Pratelli, in tribunale ha dichiarato in favor di telecamere (cioè senza alcuna vergogna) che un consigliere ‘gionale mette a posto la famiglia per tre generazioni.

    Povero ‘neto. Credi veramente che un tribunale (poniamo quello de L'Aja) ti prenda sul serio con quelle tre Carte?

    Tre Carte.
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