roma non è mai stato un semplice comune, e gli interventi dello Stato non sono mancati nemmeno nel passato. Nel 2010, il governo Berlusconi fece una norma per mettere nelle casse romane 200 milioni all’anno tra entrate prese dai passeggeri in transito dagli scali romani e, soprattutto, la super-addizionale Irpef per i residenti, la cui quota aggiuntiva è del 9 per mille a Roma, rispetto all’8 del tetto nazionale. È proprio su quest’ultimo punto che Virginia Raggi ha messo i riflettori, spiegando che nel 2021, con la chiusura della gestione commissariale, l’Irpef per i romani potrà essere ridotta
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La notizia dell'accollo del vecchio debito romano sulle spalle della «fiscalità generale», cioè di tutti noi, è vera. Ma datata. Risale al 31 maggio 2010, quando il governo Berlusconi creò un fondo da 300 milioni all'anno per finanziare la bad company capitolina, aggiungendo al pacchetto altri 200 milioni all'anno chiesti ai passeggeri degli aerei che partono dagli scali romani e ai residenti con la super-addizionale Irpef. La nuova regola, ora scritta all'articolo 38 delle bozze del decreto atteso martedì in consiglio dei ministri per il via libera finale, in realtà non aggiunge un euro al conto salato che le casse pubbliche e private pagano puntualmente da nove anni. Anzi, crea i presupposti per chiudere la struttura parallela nel 2021, e abbandonare insieme a lei la quota aggiuntiva dell'addizionale Irpef che a Roma è del 9 per mille quando il tetto nazionale è fermo all'8.