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    Predefinito Nepal - La Rivoluzione sull'Everest: la bandiera rossa sul tetto del mondo

    di Marco Quagliaroli

    Il Nepal, giunto all’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1923, è uno dei paesi più poveri del mondo: l’80% dei 30 milioni di abitanti vive con meno di due dollari al giorno sotto il peso della fame, della povertà, dell’analfabetismo, imposta da una anacronistica monarchia assoluta e da un retrogrado e dispotico feudalesimo nobiliare.

    I contadini costituiscono la stragrande maggioranza della forza lavoro in una organizzazione sociale caratterizzata da un’agricoltura di pura sussistenza e scarsamente produttiva.

    E’ in questo contesto che nel 1990 una grande insurrezione popolare costringe il re Birendra a concedere la costituzione. Tuttavia il processo rivoluzionario si radicalizza (scioperi, occupazioni delle terre, manifestazioni studentesche) e nel 1996 il Partito Comunista, guidato da Buspha Kamal Dahal detto Prachanda “il fiero”, inizia la guerra popolare di lunga durata di ispirazione maoista, che, grazie anche alle lotte popolari, riesce in dieci anni a configgere l’esercito regolare.

    Nel frattempo il 4 giugno 2001 il principe ereditario fa massacrare l’intera famiglia reale per poi tentare il suicidio. Viene nominato il nuovo sovrano nella persona di Gyanendra, il quale destituisce il governo guidato dal maggior partito del paese, il Partito del Congresso, e da’ inizio ad una forte stretta repressiva contro le opposizioni. La lotta di classe si acuisce: nel 2006 il Partito del Congresso si schiera con il movimento popolare, l’esercito guerrigliero entra a Katmandu e pone fine alle azioni militari. Il re viene rovesciato, si forma una assemblea costituente che proclama la repubblica democratica federale e una nuova costituzione progressista.

    Nel 2008 le elezioni per il nuovo parlamento premiano i comunisti con il 38% dei voti. Il paese cambia volto. Il nuovo governo rompe con l’India (che da subito aveva mostrato ostilità per il nuovo corso nepalese) apre alla Cina che finanzia l’implementazione delle infrastrutture ed invia aiuti primari in quanto la priorità del paese è l’autosufficienza alimentare.

    Si procede alla riforma agraria che consente ai contadini di possedere per la prima volta la terra nella forma della proprietà statale, cooperativa e familiare; con l’aiuto cinese si compiono i primi passi verso l’industrializzazione del paese; si inizia la costruzione di strade, scuole, ponti, ospedali, case, dighe per la gestione dell’acqua, principale ricchezza del paese; si sviluppa un forte movimento sociale di emancipazione femminile; si confiscano tutti i beni del clero, della famiglia reale e dell’aristocrazia rovesciata. In pochi anni il Nepal conosce una modernizzazione senza precedenti. Prachanda proclama l’inizio della rivoluzione di nuova democrazia.

    Nelle elezioni del 2013 i comunisti ottengono 4 milioni di voti pari al 43% e viene formato un governo costituito da Partito Comunista, Partito Socialista Federale, Partito Nazionale Samjwadi e Forum per i Diritti del Popolo Madhesi che può contare in parlamento 336 seggi su 601.

    La costituzione viene modificata ed è proclamata la repubblica popolare federale. Il 12 ottobre 2015 la compagna Vidhya Devi Bhandari, femminista e membro del Comitato Centrale del Partito Comunista viene eletta presidente della repubblica: un fatto epocale se si considera quale era la condizione delle donne prima della rivoluzione. Tuttavia le difficoltà non mancano.

    Una parte dei madhesi, un gruppo etnico stanziato lungo il confine indo-nepalese, sostenuta dalla cricca reazionaria di Nuova Delhi, si oppone alla nuova costituzione fomentando tumulti e disordini per altro puntualmente repressi dall’esercito. Inoltre il terribile terremoto del 2014 provoca gravi distruzioni e perdite di vita umane interrompendo bruscamente la rinascita del paese. L’India rifiuta di inviare aiuti umanitari e blocca la frontiera. Reparti del servizio di protezione civile e dell’esercito popolare cinese forniscono alle popolazioni così duramente colpite una consistente collaborazione nella difficile opera di ricostruzione.

    Nell’aprile 2016 Prachanda visita la Cina per una settimana ed incontra Xi Jinping. Essi hanno parlato dei rapporti bilaterali sia a livello di partito che di stato. Il governo nepalese riconosce la politica di “una sola Cina” e assicura che procederà all’espulsione di 20000 rifugiati tibetani lamaisti e alla confisca dei loro beni. Il compagno Xi Jinping annuncia l’incremento degli investimenti cinesi in Nepal come aiuto internazionalista.

    La linea politica del Partito Comunista, elaborata da Prachanda e da Baburam Bhattari, ideologo del partito, si basa sul marxismo-leninismo e, data la realtà rurale del paese, al pensiero di Mao (tale linea viene chiamata “Cammino Prachanda”.

    Il Primo Ministro Prachanda è nato a Chitwan l’11 dicembre 1954, è laureato in scienze politiche ed è Segretario Generale del partito dal 1994. Nel periodo della guerra popolare ha vissuto in montagna dirigendo le operazioni militari dell’esercito guerrigliero. Il Partito Comunista del Nepal ha elaborato una via nazionale al socialismo realistica e non dogmatica che prevede un’economia a grande prevalenza pubblica (proprietà statale e cooperativa) e un settore privato, per ora costituito solo da capitali di aziende statali cinesi, sotto il controllo dello stato.

    Gli obiettivi primari sono centrati sullo sviluppo delle forze produttive in un contesto sociale in cui la borghesia è numericamente insignificante: crescita della produzione agricola; avvio dell’industrializzazione; incremento delle infrastrutture; acquisizione di tecnologia moderne; eliminazione dell’analfabetismo; implementazione dei sistemi scolastico e sanitario; laicizzazione della società nel rispetto della libertà religiosa; risoluzione del problema della minoranza madhesi. Insomma un grande progetto socialista di rinascita nazionale sotto l’egemonia del Partito Comunista in un quadro politico interno in cui il Partito del Congresso, originariamente filo indiano, è andato sempre più raffreddandosi con Nuova Delhi a causa del suo rifiuto di mandare aiuti umanitari in occasione del terremoto scegliendo invece di ammorbidire la propria opposizione al governo rivoluzionario votando l’approvazione di numerose leggi volute dai comunisti o astenendosi in un contesto geopolitico in cui la giovane repubblica popolare federale da un lato può contare sull’alleanza della Cina ma dall’altro deve fronteggiare l’ostilità dell’India che ormai svolge il ruolo di luogotenenza degli Stati Uniti d’America nel subcontinente.

    Il 26 novembre 2017 in occasione delle elezioni legislative e comunali il popolo nepalese ha scelto il turbo socialismo.

    Da un lato la coalizione di sinistra costituita dal Partito Comunista, Forum Nazionale del Popolo Madhesi (la fazione progressista di questo gruppo etnico) e il Partito Nazionale Samywadi; dall’altro il Partito del Congresso (socialdemocratico e sempre più moderatamente filo indiano) e il Partito Nazionale Democratico ( di orientamento liberal conservatore).

    Il PC ha conquistato l’80% dei sindaci e la presidenza di 6 distretti su 7. Il successivo 7 dicembre si sono svolte le elezioni legislative con i seguenti risultati :

    Partito Comunista 3300000 voti circa 193 seggi – 54,9%

    Forum Nazionale del Popolo Madhesi 18 seggi – 5%

    Partito Nazionale Samiwadi 0,1%.

    La coalizione ottiene quindi il 60% dei suffragi e 211 seggi ben oltre la soglia richiesta dei 2/3 per cambiare la costituzione.

    Partito del Congresso 32,8 % – 63 seggi

    Partito Nazionale Democratico 3,6 % – 1 seggio.

    Per un totale di 36,4 % e 64 seggi.

    Ricordiamo che 165 seggi sono stati assegnati con il sistema uninominale e 110 con il proporzionale. Così, oltre la presidente della repubblica Bandhari, avremo come primo ministro Sharma Oli, con Prachanda vice primo ministro e Segretario Generale del partito. Il compagno Battahari, ideologo del partito, avrà un ministero di rilevante importanza.

    Con questa salda guida rivoluzionaria la giovane Repubblica Popolare Federale potrà accelerare il processo di modernizzazione socialista entrando nella Via della Seta e rafforzando ulteriormente i già stretti rapporti con la Cina. Nello scorso mese di marzo tutto ciò è stato definitivamente suggellato con la visita di XI Jinping in Nepal.

    I compagni cinesi, che stanno dando un contributo fondamentale alla ricostruzione del paese dopo il terribile terremoto del 2014, hanno iniziato, in collaborazione con i lavoratori nepalesi, la costruzione di una grande centrale idroelettrica, ferrovie, autostrade, scuole, ospedali e stanno sviluppando la meccanizzazione dell’agricoltura. Si sta sviluppando anche una capillare campagna di alfabetizzazione di massa.

    Secondo il primo ministro il compagno Oli il paese crescerà nei al ritmo del 10% annuo.

    Il Nepal entra così a pieno a titolo nella comunità dei paesi socialisti e nel fronte antimperialista mondiale.

    Perché questa rivoluzione viene ignorata in Italia anche da quei comunisti che appaiono come più ortodossi? L’eurocentrismo, il settarismo e il dogmatismo devono essere gettati nella spazzatura della storia.

    Proprio all’infausta categoria del dogmatismo ignorare una rivoluzione socialista solo perché non e’ guidata dalla classe operaia ma dai contadini. Tutti i processi rivoluzionari che si sono verificati, e vittoriosamente, sono avvenuti in paesi con ristretti nuclei di proletariato di fabbrica in mezzo a sterminate masse di contadini (Russia, Cina, Corea, Cuba, Vietnam, Laos, Eritrea, Angola, Mozambico); decisamente egemone invece la classe operaia in altre situazioni come Venezuela e Bolivia.

    Cosa avrebbero dovuto fare i comunisti nepalesi? Rinunciare alla rivoluzione poiché quasi assente la classe operaia? Sarebbe come affermare che i bolscevichi non avrebbero dovuto edificare il socialismo in un paese solo poiché in Europa non si era verificata la rivoluzione proletaria. Non è dirimente che la guida del processo rivoluzionario sia della classe operaia o dei contadini, l’importante è la vittoria della rivoluzione.”

    Si tenga presente che la vittoria dei comunisti nepalesi ha dato forte impulso alle guerre popolari in India, Filippine, Buthan e Afghanistan: tutte realtà rivoluzionarie ignorate dagli spocchiosi comunisti del nostro paese.

    Oggi “il vento dell’est soffia più forte del vento dell’ovest “questi partiti comunisti in Asia stanno proponendo ai popoli oppressi la seconda edizione del socialismo dopo il il 1989 che ovviamente non può essere la replica della prima. Essi stanno facendo ritornare il socialismo-comunismo un’opzione credibile e praticabile per intere aree del pianeta.

    https://ilventodellest2019.wordpress...tto-del-mondo/

  2. #2
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    Predefinito Re: Nepal - La Rivoluzione sull'Everest: la bandiera rossa sul tetto del mondo

    Wow che rivoluzione, lì le donne sono rinchiuse se hanno le mestruazioni, comunisti solo a parole come sempre.

  3. #3
    Lo spirito del '22
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    Predefinito Re: Nepal - La Rivoluzione sull'Everest: la bandiera rossa sul tetto del mondo

    Citazione Originariamente Scritto da Rotwang Visualizza Messaggio
    Wow che rivoluzione, lì le donne sono rinchiuse se hanno le mestruazioni, comunisti solo a parole come sempre.
    Chiamali scemi
    Hitler or Hell.

  4. #4
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    Predefinito Re: Nepal - La Rivoluzione sull'Everest: la bandiera rossa sul tetto del mondo

    Citazione Originariamente Scritto da Rotwang Visualizza Messaggio
    Wow che rivoluzione, lì le donne sono rinchiuse se hanno le mestruazioni, comunisti solo a parole come sempre.
    Apparte il fatto che provi a fare politica con i luoghi comuni, che è il modo migliore per non capirci nulla,
    all'assemblea costituente nepalese del 2008 è stato eletto il primo deputato gay d'Asia
    https://en.wikipedia.org/wiki/Sunil_Babu_Pant
    dunque nel campo dei cosiddetti "diritti civili" sono pari ai partiti di quaquaraqua occidentali.

    Ritenta, sarai più fortunato.

 

 

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