Doveva essere una marcia trionfale: «Quindici minuti dopo la proclamazione degli eletti, faremo la giunta», aveva annunciato Matteo Salvini dopo l’onda di piena del centrodestra. È invece una corsa a ostacoli. Un mese dopo il trionfo di Solinas, il 26 febbraio, e quindici giorni dopo la proclamazione degli eletti, la Sardegna non ha ancora una giunta. Ne ha, anzi, una più che dimezzata: soltanto 5 assessori su 12.

Il governatore Christian Solinas in apnea, Salvini contrariato e il centrodestra nel caos nonostante la solida maggioranza (48 per cento e 36 seggi su 60). E se non si troverà presto un accordo, martedì c’è il rischio che il consiglio regionale rimanga privo di presidente, fatto con un solo lontano precedente, nel 1986. Per la massima carica dell’assemblea centrodestra spaccato tra il candidato della Lega Michele Pais, 20 voti, e Antonello Peru (FI) 16. Un voto che ripropone le divisioni nella maggioranza: per Pais Lega (8 seggi), Partito Sardo d’Azione (7), FdI (3). Dall’altra parte Forza Italia (5 seggi), Riformatori (4), Udc (3). Voto segreto, impossibile sapere come si siano schierate le formazioni minori. Il caos balla sui numeri. La Lega vuole 3 assessorati e la presidenza del consiglio, FI insiste su 2 assessorati e la presidenza, i Riformatori su 2 incarichi come il PSd’Az. Udc e Fratelli d’Italia, Sardegna 20/20 e l’accoppiata Forza Paris e Sardegna Civica chiedono un assessore ciascuno: 13 richieste per 12 assessorati. Un rebus che Solinas ha contribuito a ingarbugliare con la nomina dei 5 assessori: 1 delle Lega (Sanità), 2 di FI (Bilancio e Lavoro), 1 sardista (Turismo), 1 Fratelli d’Italia (Ambiente).

La scelta del presidente del consiglio e degli assessori sono collegate; sui nomi dei candidati polemiche e veleni: il neo titolare del turismo Gianni Chessa ha esordito con un «Vendiamo le nostre bellezze… bisogna mettere a reddito la Sardegna», che ha scatenato le reazioni degli ambientalisti. Una parte del centrodestra ritiene poi inopportuna l’insistenza su Antonello Peru, che alle elezioni politiche aveva incassato un no anche da Salvini: Peru, 6 mila preferenze, è il più votato, ma ha il fardello di due arresti per associazione per delinquere, processi e altre inchieste in corso, una sospensione per 6 mesi in applicazione della legge Severino ed è nella lista degli «impresentabili» della commissione antimafia.

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