Il Sole 24 Ore

«Fate presto», perché il peggioramento della situazione in Libia potrebbe spingere «800mila migranti e libici a invadere l'Italia e l'Europa». In una intervista all'inviato a Tripoli del Corriere della Sera il premier del governo di Accordo nazionale libico riconosciuto dall'Onu Fayez al-Sarraj lancia un appello alla comunità internazionale e all'Italia perché intervengano nel duro scontro politico militare tra le forze armate dello stesso Sarraj e le milizie del generale ribelle Khalifa Haftar. Per essere ancora più convincente, Sarraj ricorda che il numero enorme dei migranti potenziali rifugiati comprende anche criminali e soprattutto jihadisti legati all'Isis.


Parlando con altri giornalisti, tra cui l'inviato di Repubblica, nel palazzo del governo di Sikka Road il premier libico ha poi ringraziato l'Italia «per aver tenuto aperta l'ambasciata, per mantenere in funzione l'ospedale da campo a Misurata, per il supporto politico che il governo Conte ci sta offrendo». «Siamo di fronte a un'aggressione che potrà diffondere il suo cancro in tutto il Mediterraneo», ha poi concluso: «C'è bisogno che Roma e l'Ue siano unite e ferme nel bloccare la guerra di aggressione di Haftar, che ha tradito la Libia e la comunità internazionale».

La prospettiva di una invasione di migranti-rifugiati fatta balenare dal premier libico rispecchia il quadro della situazione nel paese nordafricano delineata appena qualche giorno fa dal direttore dell'Aise, Luciano Carta, in una lunga audizione davanti al Copasir. Nel suo intervento Carta ha citato, tra le minacce all'interesse nazionale che potrebbero derivare da un'escalation del conflitto libico, sia un rafforzamento del terrorismo islamico, con il consolidamento dell'Isis in alcune aree, sia l'incremento dei flussi migratori, anche se al momento dell'audizione non risultava alcuna concentrazione di migranti lungo le coste libiche pronti a partire verso l'Italia.