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Se a Parigi il dolore per l’incendio che ha distrutto Notre-Dame ha lasciato il campo alla volontà di riportare alla luce la cattedrale simbolo della città, Marsiglia è ancora in ginocchio quattro mesi dopo il “dramma della rue d’Aubagne”. Era la mattina del 5 novembre 2018 quando tre immobili si sono accartocciati su se stessi, uccidendo otto persone (fra cui due giovani italiani), nel quartiere di Noailles, cuore pulsante della città a due passi dal porto vecchio. Il crollo non ha sorpreso nessuno; eretto in pieno boom demografico tre secoli fa, il centro di Marsiglia è un ammasso di palazzi senza fondamenta che si stringono gli uni agli altri per farsi coraggio. Nonostante l’emergenza abitativa sia nota da sempre, un’inchiesta di France Info ha rivelato come il Comune non abbia mai utilizzato il fondo di due miliardi di euro stanziato per lottare contro un’insalubrità che interesserebbe ormai più di 100mila persone.
Eppure, gli investimenti non mancano. Sulla spinta della nomina di Marsiglia a Capitale della cultura, nel 2013, hanno visto la luce importanti strutture come il MUCEM (Musée des civilisations de l’Europe et de la Méditerranée), la MMMM (Maison Méditeranéenne des Métiers de la Mode) e il Mif68 (Marseille International Fashion Center), a conferma dell’ambizione della città a diventare il nuovo polo di riferimento della cultura e della moda francesi. Le pallottole fischiano ancora, ma la nuova Marsiglia è riuscita a far dimenticare la guerra fra clan della droga e attira oggi una diaspora parigina benestante, sedotta dal calore mediterraneo e da un mercato immobiliare abbordabile. Per il collettivo cittadino “Un centre-ville pour tous”, il degrado è lo strumento-chiave di una strategia di gentrificazione forzata che Jean-Claude Gaudin (sindaco-patriarca della città da 25 anni) perseguirebbe da tempo. «Il centro di Marsiglia è stato invaso dagli stranieri, io ristrutturo per far tornare i cittadini che pagano le tasse», aveva dichiarato il sindaco nel 2004, prima di lanciare «la più vasta operazione di riabilitazione urbana d’Europa». Un flop: la decrepita avenue de la République non si è mai trasformata negli Champs-Elysées, ma Gaudin ha capito che per sloggiare i proprietari meno abbienti è sufficiente una dichiarazione di inagibilità. Il che, senza aiuti alle ristrutturazioni, li porta a rivendere ai promotori immobiliari. O direttamente al Comune, che si è riservato un diritto di prelazione su fondi di commercio e abitazioni. Appena quattro mesi dopo la catastrofe, sono ben sette i palazzi della rue d’Aubagne dichiarati inagibili sui quali l’amministrazione ha già avanzato delle proposte di acquisto.
Intanto, sempre a Noailles, tradizionalmente affollata di kebab e discount, ha appena aperto L’Idéal, una drogheria di lusso per prodotti alimentari, si sta costruendo un hotel a quattro stelle e il piano urbanistico di vegetalizzazione e pedonalizzazione promette di trasformare questo storico quartiere nel paradiso degli hipster. Il futuro della metropoli si gioca adesso, a due anni dalle elezioni municipali. Intorno al contestato cantiere di rinnovo del mercato popolare de La Plaine, è stato eretto un muro per tenere lontani gli abitanti in collera, che manifestano per non farsi strappar via dalle gru al grido di «Gaudin assassino, Gaudin dimettiti!».