“Il sardismo non è soltanto autonomismo universale applicato alla Sardegna, ma anche e soprattutto il principio del socialismo rivoluzionario mondiale applicato al popolo sardo”.

Gianfranco Pinna

I miei studi universitari, al Politecnico di Milano, hanno coinciso con gli anni del cosiddetto “neo-sardismo”.
Nella seconda metà degli anni ’70, infatti, l’unico modo per conoscere e farsi un’idea di ciò che sul piano politico-culturale avveniva in Sardegna, era anche attraverso i periodici che in quel particolare periodo venivano stampati e diffusi.
“Su Populu Sardu”, “Nazione Sarda”, “Sa Sardigna” e appunto “Sa Republica Sarda” erano i principali, assieme ad altri tra i quali “Su Disterru” e “Ajò” prodotti nell’ambito dell’emigrazione.
In particolare “Sa Republica Sarda”, concepito dalla lungimiranza di Gianfranco Pinna, è stato quello “controcorrente” e contemporaneamente più attento a tutte le componenti dell’area sardista, indipendentista, nazionalitaria. Tutte le firme più autorevoli degli intellettuali “militanti” hanno lasciato approfondite analisi politiche e culturali sulla società sarda.
Dell’editore e giornalista Gianfranco Pinna, scomparso a 59 anni nel 2003, è possibile conoscerne il ritratto e ricordo pubblicato nel numero 3/7 di “Sa Republica” dello stesso anno, scritto dalla moglie e giornalista co-fondatrice della Alfa Editrice Maria Marongiu; assieme a quelli di Francesco Casula, Placido Cherchi, Eliseo Spiga.
L’alfa Editrice, per merito di Maria Marongiu e della sua famiglia, ha proseguito l’opera di produzione e divulgazione delle opere di importanti autori, legate all’identità, alla storia, alla letteratura, alla lingua sarda (nelle sue varianti), e più in generale alla cultura sarda, così come avrebbe fatto il suo fondatore.
Invito pertanto a visitarne il sito web poiché sicuramente, chi legge, troverà pubblicazioni di grande interesse; oltre al prezioso archivio del periodico che dal 1977 al 2005 ha offerto uno spaccato del dibattito politico sviluppatosi attorno al sardismo e non solo, ancora attualissimo.

Dal sito:

"Dobbiamo razionalizzare e rendere comprensibile al popolo sardo, oggi fuorviato dal funzionarismo dei partiti coloniali, quella intuizione di libertà che lo agita. Quella libertà si chiama indipendenza politica ed economica e giustizia sociale: libertà che significa che i sardi debbono essere prima di tutto padroni della loro terra, arbitri dei loro destini".