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  1. #1
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    Predefinito L’anticosmopolitismo di Leopardi

    L’ANTI-COSMOPOLITISMO DI LEOPARDI

    «Ed ecco un’altra bella curiosità della filosofia moderna. Questa signora ha trattato l’amor patrio d’illusione. Ha voluto che il mondo fosse tutto una patria, e l’amore fosse universale di tutti gli uomini. … L’effetto è stato che in fatto l’amor di patria non c’è più, ma in vece che tutti gli individui del mondo riconoscessero una patria, tutte le patrie si sono divise in tante patrie quanti sono gli individui, e la riunione universale promossa dalla egregia filosofia s’è convertita in una separazione individuale».

    Così si esprimeva Giacomo Leopardi il 3 luglio del 1820.

    Come spiega il noto costituzionalista e grande leopardiano Massimo Luciani, ciò che intende il poeta di Recanati è che, venuto meno l’amore patrio, «l’orizzonte non si è dilatato e l’uomo non è diventato cittadino del mondo, ma ha fatto di se stesso una repubblica in perpetuo conflitto con le altre. Lungi dall’abolire l’ostilità, la scomparsa dell’amor di patria ne produce lo slittamento sul piano individuale. L’amor di preferenza, che aveva trovato nella nazione un luogo di espressione privilegiato, che lo faceva lavorare per l’interesse di una collettività, adesso non può che rifluire sull’individuo, dando luogo ad un vero e proprio sistema dell’egoismo. Quel cosmopolitismo illuminista, che aveva reso evidente che il bene pubblico di una nazione è solo l’egoismo di un gruppo, è assolutamente incapace di costruire in modo più che vagamente sentimentale una nozione concreta di bene universale».

    Quella di Leopardi è, a ben vedere, una riflessione di un’attualità sconcertante. Sebbene, infatti, gli Stati-nazione vengano oggi accusati di essere costruzioni reazionarie, escludenti, particolaristiche, ecc., e da più parti – soprattutto a sinistra – se ne auspichi "il superamento" a favore di una dimensione globale e cosmopolitica ritenuta l’unica capace di incarnare i valori dell’universalismo progressista («nostra patria è il mondo intero»), ciò che la storia ha dimostrato – e che Leopardi aveva così lucidamente intuito – è che proprio gli Stati-nazione hanno dato prova di essere l’unica dimensione politica capace di trascendere le identità individuali, etniche, ideologiche, religiose, ecc. per dar vita a delle identità collettive – in quanto tali includenti, tese proprio al superamento delle differenze tra gruppi precedentemente separati o antagonisti – fondate sull’appartenenza a un corpus politico, su una visione di società, su una serie di diritti e di doveri, sulla partecipazione democratica, ecc. Come disse lo storico francese Ernest Renan: «Sin dalla rivoluzione francese, l’idea di nazione è stata spesso associata a uguaglianza, cittadinanza e rappresentanza».

    In questo senso, l’identità nazionale negli Stati moderni – proprio perché fondata su un’identità politica che trascende le identità individuali – è quanto di più "universalista" si possa immaginare. Senza dubbio, ben più universalista dell’identità "post-nazionale" dei nostri odierni globalisti, che – ancora oggi, a duecento anni di distanza dalle riflessioni di Leopardi – non sembra basarsi su altro all’infuori dell’emancipazione individuale, della "libertà di viaggiare" (per chi se lo può permettere, ça va sans dire) e del disprezzo per le masse plebee ancora primitivamente ancorate a uno specifico territorio e a una specifica "comunità nazionale".

    Insomma, fuori dalla cornice dello Stato nazionale non c’è la fratellanza universale; c’è la barbarie della «separazione individuale».
    Ultima modifica di C@scista; 30-04-19 alle 09:03

  2. #2
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    Predefinito Re: L’anticosmopolitismo di Leopardi

    Quasi tutti conoscono il Leopardi poeta ma pochissimi il Leopardi filosofo

  3. #3
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    Predefinito Re: L’anticosmopolitismo di Leopardi

    Grazie per averlo postato.

  4. #4
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    Predefinito Re: L’anticosmopolitismo di Leopardi

    Citazione Originariamente Scritto da C@scista Visualizza Messaggio
    Quasi tutti conoscono il Leopardi poeta ma pochissimi il Leopardi filosofo
    @C@scista

    Io condivido il 90 % di quello che Leopardi ha detto, sono stato pure preso per i fondelli per questo e quasi insultato, escludendo certi eccessi pessimistici di alcune liriche personali, ma anche quello va contestualizzato; questo pover'uomo, un Grande come poeta e come filosofo, deve ancora subire al giorno d'oggi (spesso per colpa di insegnanti che non sanno spiegarlo o ne ha fatto una macchietta, un autore "accademico") gli attacchi che subiva in vita da critici di scarso valore come era allora il Tommaseo e dai cultori delle magnifiche sorti e progressive e compagnia bella.

    Condivido sia la visione sulla vita umana a grandi linee, sugli scopi che essa ha, e la sua visione del mondo, della natura, e della società, politica e non. Non ho mai capito se fosse un "liberale risorgimentale" sui generis come credevano molti all'epoca, o un reazionario sempre sui generis in quanto non credente (o credente a suo modo) a differenza del padre cattolicissimo, ma comunque un conservatore.

    In ogni modo non mi piace che sia fascisti (Gentile, Papini, che poi erano anche cattolici conservatori), sia comunisti (Gramsci, Timpanaro), sia cattolici (Carlo Bo, Loretta Marcon) abbiano cercato di accalappiarselo per dire "era uno di noi ante-litteram".

    Lui era lui.

    Forse solo certi poeti come Vincenzo Cardarelli, Umberto Saba ed Eugenio Montale ne hanno davvero raccolto e sviluppato l'eredità.

  5. #5
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    Predefinito Re: L’anticosmopolitismo di Leopardi

    Citazione Originariamente Scritto da Jerome Visualizza Messaggio
    @C@scista

    Io condivido il 90 % di quello che Leopardi ha detto, sono stato pure preso per i fondelli per questo e quasi insultato, escludendo certi eccessi pessimistici di alcune liriche personali, ma anche quello va contestualizzato; questo pover'uomo, un Grande come poeta e come filosofo, deve ancora subire al giorno d'oggi (spesso per colpa di insegnanti che non sanno spiegarlo o ne ha fatto una macchietta, un autore "accademico") gli attacchi che subiva in vita da critici di scarso valore come era allora il Tommaseo e dai cultori delle magnifiche sorti e progressive e compagnia bella.

    Condivido sia la visione sulla vita umana a grandi linee, sugli scopi che essa ha, e la sua visione del mondo, della natura, e della società, politica e non. Non ho mai capito se fosse un "liberale risorgimentale" sui generis come credevano molti all'epoca, o un reazionario sempre sui generis in quanto non credente (o credente a suo modo) a differenza del padre cattolicissimo, ma comunque un conservatore.

    In ogni modo non mi piace che sia fascisti (Gentile, Papini, che poi erano anche cattolici conservatori), sia comunisti (Gramsci, Timpanaro), sia cattolici (Carlo Bo, Loretta Marcon) abbiano cercato di accalappiarselo per dire "era uno di noi ante-litteram".

    Lui era lui.

    Forse solo certi poeti come Vincenzo Cardarelli, Umberto Saba ed Eugenio Montale ne hanno davvero raccolto e sviluppato l'eredità.
    Ma vedi @Jerome io distinguerei i due piani , quello poetico e quello filosofico
    Sul piano poetico letterario è indubbio che ha lasciato un eredità sulla quale molti altri poeti si sono ispirati nelle generazioni successive con piu o meno successo.
    Sul piano filosofico (e molto, molto indirettamente quindi anche "politico" inteso sia pure in senso ampio) a mio parere invece non c'è una vero "erede" filosofico del pensiero leopardiano nella generazioni successive nonostante alcuni tentativi di appropriazione di una parte delle sue idee (ma significativamente mai del suo intero pensiero) da parte di intellettuali del secolo successivo al suo .
    In ogni caso dal mio punto di vista anche se il pensiero di Leopardi era certamente agli esatti antipodi del progressismo (Leopardi rifiuta e "decostruisce" filosoficamente il concetto stesso di "progresso") non puo' ugualmente essere inquadrato (nemmeno indirettamente) nel conservatorismo e nemmeno nel pensiero reazionario e tantomeno puo' essere visto come un precursore del "nichilismo superomistico" di Nietzche
    Ultima modifica di C@scista; 06-05-19 alle 16:39

  6. #6
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    Predefinito Re: L’anticosmopolitismo di Leopardi

    Citazione Originariamente Scritto da C@scista Visualizza Messaggio
    Ma vedi @Jerome io distinguerei i due piani , quello poetico e quello filosofico
    Sul piano poetico letterario è indubbio che ha lasciato un eredità sulla quale molti altri poeti si sono ispirati nelle generazioni successive con piu o meno successo.
    Sul piano filosofico (e molto, molto indirettamente quindi anche "politico" inteso sia pure in senso ampio) a mio parere invece non c'è una vero "erede" filosofico del pensiero leopardiano nella generazioni successive nonostante alcuni tentativi di appropriazione di una parte delle sue idee (ma significativamente mai del suo intero pensiero) da parte di intellettuali del secolo successivo al suo .
    In ogni caso dal mio punto di vista anche se il pensiero di Leopardi era certamente agli esatti antipodi del progressismo (Leopardi rifiuta e "decostruisce" filosoficamente il concetto stesso di "progresso") non puo' ugualmente essere inquadrato (nemmeno indirettamente) nel conservatorismo e nemmeno nel pensiero reazionario e tantomeno puo' essere visto come un precursore del "nichilismo superomistico" di Nietzche
    Qualcuno ha ripreso in minima parte, lo stesso Schopenhauer, Cioran, Sgalambro, von Hartmann, Giuseppe Rensi, Ceronetti e anche Albert Camus ha ammesso un debito verso L., ma nessuno si può dire erede della speculazione filosofica leopardiana, forse Emil Cioran è quello che (pur non conoscendo a fondo l'opera del Leopardi, per sua stessa ammissione) è andato più vicino al "leopardismo filosofico", a suo modo, e facendo un percorso parallelo "vita-filosofia".

    Anche Cioran è nato in ambiente molto religioso (padre prete ortodosso), anche lui distaccatosi da quell'ambiente, zona periferica (Transilvania e Stato Pontificio), anche lui rapporto difficilissimo con la madre, anche lui con problemi di salute che hanno segnato l'adolescenza; come Leopardi nel periodo delle canzoni patriottiche (All'Italia) e dello zibaldone citato, ha vissuto una fase "nazionalistica" e patriottica (la Guardia di Ferro, Trasfigurazione della Romania), ma entrambi furono avversi al progresso comunemente inteso; entrambi dalla politica sono finiti nella disillusione e nel ripiego nel privato, echi di gnosticismo in entrambi ("Ad Arimane", "A sé stesso" e "Dialogo Natura e Islandese" in L., "Il funesto demiurgo" in C.), rapporti difficili coi "progressisti" dell'epoca (Cioran vs. Sartre e Camus; Leopardi vs. Gino Capponi, Manzoni, Tommaseo, e la linea che seguirà a loro), col discrimine che Cioran non ha mai scritto poesia, aveva una compagna e ha avuto comunque una vita molto lunga, mentre Leopardi no.

    Un Plutarco modeno potrebbe scriverci una Vita parallela volendo.

  7. #7
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    Predefinito Re: L’anticosmopolitismo di Leopardi

    Citazione Originariamente Scritto da C@scista Visualizza Messaggio
    Ma vedi @Jerome io distinguerei i due piani , quello poetico e quello filosofico
    Sul piano poetico letterario è indubbio che ha lasciato un eredità sulla quale molti altri poeti si sono ispirati nelle generazioni successive con piu o meno successo.
    Sul piano filosofico (e molto, molto indirettamente quindi anche "politico" inteso sia pure in senso ampio) a mio parere invece non c'è una vero "erede" filosofico del pensiero leopardiano nella generazioni successive nonostante alcuni tentativi di appropriazione di una parte delle sue idee (ma significativamente mai del suo intero pensiero) da parte di intellettuali del secolo successivo al suo .
    In ogni caso dal mio punto di vista anche se il pensiero di Leopardi era certamente agli esatti antipodi del progressismo (Leopardi rifiuta e "decostruisce" filosoficamente il concetto stesso di "progresso") non puo' ugualmente essere inquadrato (nemmeno indirettamente) nel conservatorismo e nemmeno nel pensiero reazionario e tantomeno puo' essere visto come un precursore del "nichilismo superomistico" di Nietzche
    Praticamente era un grillino

  8. #8
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    Predefinito Re: L’anticosmopolitismo di Leopardi

    Citazione Originariamente Scritto da Jerome Visualizza Messaggio
    @C@scista

    Io condivido il 90 % di quello che Leopardi ha detto, sono stato pure preso per i fondelli per questo e quasi insultato, escludendo certi eccessi pessimistici di alcune liriche personali, ma anche quello va contestualizzato; questo pover'uomo, un Grande come poeta e come filosofo, deve ancora subire al giorno d'oggi (spesso per colpa di insegnanti che non sanno spiegarlo o ne ha fatto una macchietta, un autore "accademico") gli attacchi che subiva in vita da critici di scarso valore come era allora il Tommaseo e dai cultori delle magnifiche sorti e progressive e compagnia bella.

    Condivido sia la visione sulla vita umana a grandi linee, sugli scopi che essa ha, e la sua visione del mondo, della natura, e della società, politica e non. Non ho mai capito se fosse un "liberale risorgimentale" sui generis come credevano molti all'epoca, o un reazionario sempre sui generis in quanto non credente (o credente a suo modo) a differenza del padre cattolicissimo, ma comunque un conservatore.

    In ogni modo non mi piace che sia fascisti (Gentile, Papini, che poi erano anche cattolici conservatori), sia comunisti (Gramsci, Timpanaro), sia cattolici (Carlo Bo, Loretta Marcon) abbiano cercato di accalappiarselo per dire "era uno di noi ante-litteram".

    Lui era lui.

    Forse solo certi poeti come Vincenzo Cardarelli, Umberto Saba ed Eugenio Montale ne hanno davvero raccolto e sviluppato l'eredità.
    per me è erede di un certo filone dell' umanesimo 'pessimistico', in linea di continuità con l' alberti e machiavelli..
    «che giova ne la fata dar di cozzo?»

    “Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è ottima”

  9. #9
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    Predefinito Re: L’anticosmopolitismo di Leopardi

    Citazione Originariamente Scritto da Indra88 Visualizza Messaggio
    per me è erede di un certo filone dell' umanesimo 'pessimistico', in linea di continuità con l' alberti e machiavelli..
    Machiavelli però era principalmente politico, secondo me viene da Lucrezio

 

 

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