crolli delle scorse settimane nella chiesa cinquecentesca di Santa Maria del Popolo degli Incurabili e le lesioni nella farmacia monumentale attigua riaccendono i riflettori sullo stato di conservazione del centro storico di Napoli e sui lavori del grande progetto Unesco, che prevede restauri e ristrutturazioni di monumenti e strade nel perimetro dell’antico insediamento greco-romano conosciuto come centro antico.

Sul crollo nel complesso monumentale degli Incurabili – che ha imposto lo sgombero di reparti dell’ospedale omonimo e di abitazioni – è in corso un’inchiesta della Procura di Napoli. Tre giorni fa la Regione Campania ha approvato un nuovo finanziamento di 80 milioni, nell’ambito dei piani per l’edilizia sanitaria, per la messa in sicurezza dell’intero complesso. Risorse che si aggiungono ai 4milioni del Grande Progetto Unesco destinati al recupero della Farmacia e all’allestimento del “Museo delle arti sanitarie e di storia della medicina” (in un’area diversa da quella del crollo).

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Ma è dell’intero Progetto di valorizzazione del Centro storico Unesco che ora si auspica una decisa accelerazione. Il grande intervento di recupero avanza, infatti, molto lentamente. Parliamo di un programma da 100 milioni (di cui 2,9 del Por Campania Fesr 2007-2013 e 97 circa del Por Campania Fesr 2014-2020) che dopo più di dieci anni dall’avvio ha raggiunto la spesa rendicontata di 15 milioni circa (dato del Comune di Napoli aggiornato al 18 aprile) pari al 15% del totale delle risorse disponibili.

Eppure, è in ballo sin dal 2007. Il grande progetto infatti era partito con la Programmazione 2007-2013. Ed è stato poi trasferito su quella successiva. Per completare la rendicontazione dell’intero importo c’è tempo fino al 31 dicembre 2023. Termine entro il quale il Comune di Napoli – beneficiario delle risorse – ha fiducia di poter mettere la parola fine.

Ad oggi sono cinque gli interventi completati, dieci i cantieri aperti e con lavori in corso, cinque sono giunti all’ aggiudicazione definitiva dei lavori e gli altri sette sono in fase di gara o di progettazione esecutiva. Per questi ultimi, in particolare, non ci sono molte possibilità di tagliare il traguardo nei tempi di Bruxelles.

Tra i cantieri chiusi, con veri gioielli riportati a nuovo e in questi giorni meta di fiumi di turisti, c’è quello del Duomo, con una passeggiata aerea e ristrutturate cappelle, mentre devono ancora partire l’ampliamento dell’area archeologica e i restauri. Sono completati i lavori nelle Chiese di Santa Maria della Colonna, nel Complesso di Santa Maria Maggiore, Cappella Pontaniana e Cappella Pignatelli. Mentre sono in corso i lavori nella Chiesa di San Pietro Martire, nella Biblioteca dei Girolamini, a San Paolo Maggiore, nello storico palazzo di giustizia di Castelcapuano, nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano, e in quella adiacente al Conservatorio di San Pietro a Maiella. Si è rivelato complessa l’intervento di riqualificazione degli spazi urbani (in tre lotti per un totale di 30 milioni) sia per la vastità dell’area che per l’intesa urbanizzazione. È appena partito – con i saggi – il cantiere di recupero delle Mura Aragonesi a Porta Capuana. Il “Tempio della Scorziata”, chiesa semidistrutta dai bombardamenti prima e dal terremoto dell’80 poi, attende il via libera alla progettazione definitiva.

Una lunga storia. Nel 2013, quando secondo i programmi gli interventi avrebbero dovuto essere già vicini alla conclusione, solo allora arriva da Bruxelles l’ammissione al finanziamento. Delle risorse stanziate con il Por Campania 2007 - 2013, alla chiusura della programmazione (31 dicembre 2015), la spesa rendicontata ammontava a soli 2,9 milioni. La Campania chiede la “fasizzazione”, cioè il trasferimento nella programmazione 2014-2020, e riparte. «C’è stato un errore a monte – spiega l’assessore regionale Bruno Discepolo, tecnico attento alle opere e alle trasformazioni della città – comprendere in un solo Grande progetto ben 27 interventi che coinvolgono numerosi soggetti e riguardano situazioni molto diverse» . «Una scelta obbligata – per Roberta Amirante, docente di Progettazione architettonica del Dipartimento di Ingegneria civile –. Si sta lavorando intensamente. Non si può non tener conto della complessità». L’assessore all’Urbanistica Carmine Piscopo: «Voglio precisare che abbiamo impegnato circa il 40% delle risorse».Piscopo precisa: «Certamente il patrimonio storico artistico di tutte le città d’arte ha necessità di finanziamenti cospicui a cui i comuni non possono provvedere. Dapprincipio per il piano Unesco Napoli c’erano 400 milioni ,poi la Regione li ha ridotti a 100. Quanto ai tempi, quando si interviene sulla storia sono lunghi».

La preoccupazione per un centro antico a rischio è tangibile. «Bisogna accelerare la spesa, la complessità non può essere un alibi – dice Ambrogio Prezioso, ex vicepresidente di Inarc – Ma è bene aver chiaro che 100 milioni per il centro antico di Napoli sono pochi, sono una goccia nel mare, e che è necessario attivare anche finanziamenti privati, sul modello dell’intervento di Della Valle sul Colosseo».
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