Va bene, ve lo concediamo: ci sono problemi più urgenti del reddito di cittadinanza e di Mimmo Parisi, neo presidente Anpal e guru made in Mississippi dell’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, voluto dal ministro Di Maio per rilanciare le politiche attive del lavoro. Ci sono problemi più urgenti, ma ci tocca la parte dei rompicoglioni, qualche volta. Non fosse altro perché sta succedendo tutto quel che avevamo prefigurato potesse accadere lo scorso 3 febbraio, nelle nostre dieci domande al governo sul mistero Mimmo Parisi. In particolare, è successo che nel decreto crescita (sic) è stata inserita last minute una norma che consente all’Anpal (agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro) la scelta, eventualmente anche senza gara, del software per l’incrocio dei dati tra domanda e offerta di lavoro.

Facciamo un salto indietro, però. Perché allora, quando sollevammo il problema - qui trovate tutto - il nostro Mimmo era solo un misconosciuto professore del Mississippi, spacciato da Di Maio per artefice di un miracolo occupazionale mai esistito - dov’è il miracolo se si insediano una marea di nuove imprese automobilistiche grazie a una fiscalità di vantaggio - e lanciato nella conferenza show di presentazione del reddito di cittadinanza come l’ideatore di una rivoluzionaria app da lui sviluppata, Mississippi Works, il nome che sarebbe stata l’architrave della misura bandiera dei Cinque Stelle.

Già allora, si sollevò più di un sopracciglio. Perché spendere per un’applicazione, anziché investire nell’ammodernamento dei centri per l’impiego, come promesso in campagna elettorale? Perché poi un’applicazione americana realizzata da un professore di sociologia agricola della seconda università del più piccolo stato americano? E come diavolo era spuntato fuori questo Mimmo Parisi, riciclatosi data scientist, consulente del governatore del Mississippi Phil Bryant, l’unico politico coinvolto nell’affaire Cambridge Analytica, relativo ai dati dei cittadini britannici, spediti da Londra al Mississippi per essere rielaborati e usati per influenzare il risultato del referendum su Brexit?

Man mano che il tempo passava, e Parisi veniva nominato presidente di Anpal, i dubbi aumentavano: perché mettere il carro davanti ai buoi, presentando Mississippi Works senza che si fosse svolta prima una regolare gara d’appalto? E soprattutto: se una carica pubblica compra un app da se medesimo non si tratta di un palese caso di conflitto d’interessi? Ed è normale che questo conflitto sia benedetto e annunciato in pompa magna dal ministro da cui quel manager dipende?

Mistero. Che tale rimarrà, peraltro, visto che nessuno ha risposto alle nostre domande, e che il governo non si è degnato di rispondere nemmeno a un’analoga interrogazione parlamentare presentata dal senatore Tommaso Nannicini del Partito Democratico. Però voi cittadini qualche dubbio qua e là dovreste porvelo, prima o poi. Perché se è vero che abbiamo affidato i dati di chi ha richiesto il reddito di cittadinanza a un applicazione realizzata da una società privata guidata da un misconosciuto professore amico del chiacchierato governatore di un misconosciuto stato americano, in spregio a ogni conflitto d’interesse e a ogni gara pubblica, qualche domanda dovreste farvela pure voi. La prima: perché tutto questo? La seconda: in che mani finiscono, i miei dati? Se poi quelle domande se le facessero le opposizioni, o il Colle, ne saremmo ancora più felici.
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