3. Indipendenza economica o istituzionale?
"Meglio una Repubblica di straccioni
che una Colonia di miserabili".
(Antonio Simon Mossa)
Dalla precedente lettura del contesto politico economico sociale “autonomistico”, per quanto parziale, non dovrebbe più sorgere alcun dubbio su quali debbano essere le priorità da affrontare, rispetto all’essenza causale del malessere - da individuare con estrema precisione – che ha ridotto il Popolo sardo e la sua terra in una situazione agonizzante.
Il vero problema non è mai stato di carattere solo o prevalentemente economico, tuttaltro.
Non si devono confondere le cause con gli effetti.
Si può infatti sostenere che lo Stato italiano ha usato ed imposto modelli economici completamente estranei al nostro territorio, mortificando ed impedendo l’evolversi della cultura produttiva locale, radicata nella tradizione e nel rispetto dell’ambiente. Una cultura comunque aperta all’innovazione, funzionale ai bisogni dei Sardi, in grado di esaltarne qualità e specificità, senza alterare ecosistemi e biodiversità presenti.
Una cultura economica organica, “a tutto campo”, che nasce dalla nostra storia millenaria - le cui “presunte” dominazioni non hanno cancellato – e capace di orientare il proprio futuro riscattandosi, nel contesto internazionale.
La dipendenza è soprattutto legata a segmenti produttivi e industriali che, paradossalmente, importando materie prime per le lavorazioni di base e lasciando inquinamento e miseri salari vede viceversa l’esportazione di risorse materiali locali, la cui trasformazione ed il conseguente valore aggiunto viene effettuato fuori dall’Isola e poi magari importando nuovamente i prodotti a caro prezzo.
Ora, se l’economia delle imprese italiane, europee o multinazionali che operano in Sardegna entrano in crisi, chi ne fa le spese sono stati e saranno sempre i lavoratori sardi.
In sostanza, il nodo che ha impedito e tuttora impedisce l’evoluzione virtuosa del sistema economico sardo, in un contesto “glocal”, è l’assenza di potere decisionale anche in materia di politica economica da parte della “Regione Autonoma della Sardegna” sul proprio territorio e nella rappresentanza in ambito europeo e internazionale.
Pertanto, l’ostacolo principale da rimuovere è il rapporto di sudditanza istituzionale della Sardegna nei confronti dello Stato italiano.
Quindi, il primo obiettivo in termini di priorità rimane, a nostro avviso, il riconoscimento politico, giuridico e istituzionale, della Nazione sarda.