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Discussione: immortalità degli dei

  1. #11
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    Predefinito Re: immortalità degli dei

    Macrobius, Saturnalia 3.8.2
    "There's also a statue of Venus on Cyprus, that's bearded, shaped and dressed like a woman, with scepter and male genitals, and they conceive her as both male and female. Aristophanes calls her Aphroditus, and Laevius says: Worshiping, then, the nurturing god Venus, whether she is male or female, just as the Moon is a nurturing goddess. In his Atthis Philochorus, too, states that she is the Moon and that men sacrifice to her in women's dress, women in men's, because she is held to be both male and female." [10]







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  2. #12
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    Predefinito Re: immortalità degli dei

    La Dea Cinghiale, quinta delle Sette Dee Madri Saptamatrika. Chaurasi Varahi Deul, Odisha, India. Ph: Marialuisa Sales, 2016









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  3. #13
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    Predefinito Re: immortalità degli dei

    SerApis il dio Alessandrino legato ad Osiride ed elevato a rango di dei Massimo dai Tolomei di Alessandro il Grande. Il maschio muta ma Iside rimane in tutta la sua maestosa ed eterna femminilità.

  4. #14
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    Predefinito Re: immortalità degli dei

    Altar of Isis
    Left: mystic stone with snake and right: Anubis-Hermès. The words “Isidi Sacr” are engraved on the snake. 2nd century AD. Musei Capitolini, Rome.




  5. #15
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    Predefinito Re: immortalità degli dei

    FESTA DI ASTARTE E ADONE
    Rito per il Solstizio secondo la bellissima Liturgia della Compagnia di Iside!





    Informazioni su questo sito web



    compagniaiside.blogspot.com


    FESTA DI ASTARTE E ADONE
    Festa di Astarte e Adone - Liturgia della Fellowship of Isis

  6. #16
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    Predefinito Re: immortalità degli dei

    Il Cristo-Zeus Pantogratore



  7. #17
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  8. #18
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    Predefinito Re: immortalità degli dei

    Alla mostra di Padova sui PaleoVeneti rimane in disparte la massima divinità REITIA





    VENETKENS sminuisce l'importanza di REITIA

    Penso che ad una lettura critica della mostra di Padova sui Veneti antichi si noti come la dea Reitia venga posta sullo stesso piano di divinità minori maschili e le venga perciò tolto il primato di somma dea dei Veneti. Viene quindi snobbata la caratteristica genuina del culto veneto che nasce proprio da una persistenza dell'antica religione matriarcale. Il simbolo della Chiave di Reitia, emblema della Barca solare, viene presentato invece come un simbolo "araldico" di una famiglia di antichi veneti. Confondere la Barca solare con un simbolo araldico è una sentenza tragicomica: comica perché parlare di simboli araldici presso i Veneti antichi è assolutamente ridicolo; tragico perché evidenzia la totale ignoranza e presuntuosa sottovalutazione dei temi reali della Tradizione spirituale veneta. A qualcuno la verità interessa poco, essendo troppo impegnato a gestire potere e denaro, con la sola preoccupazione di non perdere il controllo della situazione. Dunque alla "festa privata" di Venetkens, che la somma dea veneta venga pure tenuta in disparte, magari fuori della porta.


    Pietro Favero









    9 commenti:

    Unknown ha detto...

    Il culto di Reitia arrivava fino al villaggio veneto della Pannonia (iscrizione in lingua e alfabeto venetico: "mego Urleia toler Reitia"). Dunque Reitia non era la dea "locale" di Este.

    Piero Favero ha detto...
    Quello che manca oggi è il rispetto e senza rispetto, senza entrare in punta di piedi nel mondo degli antichi, non è possibile conoscenza. Nei santuari pagani, per esempio quello di Delo nell'Egeo (ma era comune in molti altri santuari), c'era spazio per templi e tempietti dedicati a tutte le divinità, le più lontane, straniere o universali (Iside compresa). C'era posto per tutti. Oggi nei "santuari della scienza", come la mostra Venetkens, non c'è più posto nemmeno per la padrona di casa, Reitia.


    Elena R. ha detto...
    Concordo assolutamente.
    . Alla mostra ho avuto modo di sentire una "guida" che con accorata passione e tracotanza continuava a denigrare la figura di Reitia, diceva che i Veneti non avevano un sistema religioso raffinato e continuava a sostenere che appunto Reitia non era una Dea, che la " Dea di Caldevigo"in realtà era semplicemente una donna ricca e non una devota orante o una Dea. Ha detto altre cose abbastanza inquietanti e sinceramente mi son sentita offesa, sia come studiosa che come Veneta.


    Anonimo ha detto...

    Io ne ho parlato intensamente in un mio articolo sul blog dell'associazione culturale Veneto Stato d'Europa. Le lascio il link per eventualmente anche discuterne:
    http://venetostatoeuropa.wordpress.c...veneti-reitia/
    Distinti saluti
    Mirna Angela Boschetto

    SERGIO ha detto...
    Assolutamente d'accordo!
    Io continuo ad interrogarmi su questa paranoia del mondo culturale veneto.
    I fascisti ed i nazionalisti minimizzarono i simboli l'identità dei VENETI per privilegiare il sentimento di appartenenza ad un'unica nazione, nel solco dell'eredità di ROMA.
    I leghisti si sono inventati una spudorata comunanza con i GALLI , per rafforzare la comune identità PADANA: le buffonate del dio eridanio e compagnia bella....
    Io sono un autodidatta, ho raccolto in questo documento i riscontri che ho verificato di persona nella mia realtà locale.
    http://www.slideshare.net/sergiobern...muson-21753692

    luigi pellini ha detto...
    I Veneti sono più legati al mondo Greco che quello romano, anche se combatterono nella battaglia di Talamone del 225 a.c. si allearono con i romani contro i celti. Avevano il loro grande santuario dedicato ad Ercole dove Gerione ne era l'oracolo profeta e funzionava come i Santuari greci. Un popolo soggiogato per millenni a causa di motivi geopolitici. La Lega ci ha distrutto quel grande sogno che per anni persone di buonavolontà hanno coltivato affinché crescesse come una quescia.......

    Piero Favero ha detto...
    Sinceramente, quale e quanta sia la componente di malafede o di ignoranza dei nostri cari archeologi è difficile quantificare. Il mio libro è stato censurato alla mostra Venetkens: escluso senza motivo mentre era già nel Bookshop della mostra e vendeva molto bene. Se hanno la necessità di ricorrere a un metodo mechino e vile come la censura vuol dire che le loro stesse basi e convinzioni sono deboli. Le motivazioni del provvedimento, cioè "non è scientifico", erano inaccettabili dal momento che chi sentenziava dall'alto aveva il proprio libro "non scientifico" (privo di note a piè pagina) bellamente in esposizione nel Bookshop. La cosa più vomitevole è che quella persona (non faccio nomi) aveva pubblicato il suo libro con la mia stessa casa editrice e quindi danneggiava il nostro comune editore. Sono triste non per me, ma per quelle persone (e alla mostra erano tante) a cui è stato negato di valutare liberamente le conoscenze sui Veneti antichi.

    SERGIO ha detto...

    Lancio qualche piccola riflessione-provocazione, per un dibattito vivo.
    Piero Favero usa molto il tema dell'ambra, come chiave di lettura.
    ma, secondo me, ci sono altri elementi molto più caratteristici dell'identità dei Veneti:
    1) I bei cavalli; una forte coerenza tra il mito omerico sempre confermato da tutti gli storici e le conferme archeologiche nel veneto
    2)Reita : molti santuari mariani sono collocati in posizioni strategiche tipiche del culto di Reita.
    Nella mia zona, presso la madonna del Covolo per esempio, ho letto di testimonianze archeologiche ufficiali.
    Anche A Cendrole (=cineres) ( Riese Pio x)le ceneri ritrovate testimoniano con buona probabilità ad un culto per romanico per una divinità femminile.
    Entrambe le località hanno una posizione strategica, in prossimità di corsi d'acqua.
    Io sono convinto che gran parte di questi culti mariani antichissimi, di cui non c'è mai traccia precisa dell'origine, risalgano ai nostri antenati e quindi siano da attribuire al culto di Reita.
    3)Veneti= veneziani
    Andate a leggere il "De bello gallico" , si parla con grande vivacità descrittiva dei veneti, delle loro barche, del loro modo di navigare, combattere ecc. una fotocopia viva dei nostri veneti della laguna.
    Sono stato ai laghi Marsuri, nord Polonia, anche quella è una laguna estremamente simile alla nostra
    4)Bosforo = Βοῦς ("bous", vacca) e πόρος ( passaggio)
    Sono stato lì e mi hanno spiegato che il nome deriva dal fatto che il passaggio era difficoltoso, ma possibile.
    Per superare la corrente contraria si usava il traino delle mucche.

    Piero Favero ha detto...
    Ho sentito alcuni visitatori della mostra Venetkens che si sono lamentati perchè, con eccessiva insistenza una addetta all'ingresso del bookshop, faceva una insistente e fastidiosa promozione di un libro. Che libro era? E' successo anche a voi?

  9. #19
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    Predefinito Re: immortalità degli dei

    Statua in bronzo della dea Artio mostrata sia in forma umana sia in forma di orso. L’oggetto faceva parte di un gruppo di immagini di divinità di epoca gallo-romana (II secolo d.C.) ritrovato nel 1832 nei pressi della città di Berna e attualmente conservato presso il Museo Storico di Berna, Svizzera.
    L’orso compare spesso nel mondo celtico associato a divinità femminili come Artio, la dea venerata nei pressi della città di Berna (nome anch’esso derivante dall’orso) e Andarta, una divinità della natura selvaggia, venerata tra i Celti della Svizzera e della Francia. Vari aspetti sembrano collegare questa divinità alla greca Artemide, il cui nome rivela anch’esso una connessione con la parola “orso” (arktos in greco, art in medio irlandese, arth in gallese). Il cesto di frutti che la dea tiene accanto a sé sembra alludere alla sua funzione di propiziazione dell’abbondanza e della fertilità, come pure l’albero con frutti che si erge alle spalle dell’orso...





  10. #20
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    Predefinito Re: immortalità degli dei

    Manierismo e ritorno degli Dei
    Giulio Romano e collaboratori, Sala di Troia, Mantova, Palazzo Ducale, 1536-1539, affresco
    Questo vasto salone da cui l'appartamento prende il nome è la sala di Troia, decorata con storie tratte dall'Iliade di Omero e dall'Eneide di Virgilio, dipinte con brillante colorismo e con foga narrativa (soprattutto nella volta) da Giulio Romano e dalla sua vasta compagine di aiuti. A partire dalla parete meridionale da sinistra sono rappresentate le vicende della guerra di Troia: il Ratto di Elena, il Sogno di Ecuba, il Giudizio di Paride, Teti consegna le armi ad Achille, il Cavallo di Troia, Vulcano fabbrica lo scudo ad Achille, la Morte di Laocoonte e Aiace fulminato sullo scoglio. La battaglia infuria sulla volta, al cui centro sono dipinte alcune Divinità dell'Olimpo







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