Il flop delle ronde padane
Dopo un anno ce n'è una sola


Volute dalla Lega: in totale 8 vigilantes a Varazze. I prefetti: la causa è la severità delle norme. Prima del decreto i gruppi attivi erano 70


ROMA - In Italia c'è un piccolo comune che può vantare un primato tutto suo: è Varazze, in Liguria. Tra i suoi 13mila cittadini, 8 hanno stabilito un record nazionale: sono i primi e forse unici "osservatori volontari per la sicurezza", pienamente operativi. A oltre un anno dal decreto Maroni, che ha messo in regola le ronde, le richieste di iscrizione alle prefetture locali (e i corsi di formazione attivati) si contano infatti sulle dita di due mani. Ma solo i volontari di Varazze sono già in strada, nel rispetto di tutte le regole previste. "Siamo fieri del nostro primato", gongolano al Comune. E nel resto d'Italia? I rondisti restano invisibili. "In effetti registriamo pochissime iniziative", conferma Anna Palombi, presidente del sindacato dei prefetti.

Un passo indietro. Il decreto Maroni, firmato l'8 agosto 2009, mirava a regolamentare il fenomeno delle ronde fai da te, istituendo appositi albi presso le prefetture e prevedendo rigidi requisiti per gli aspiranti volontari. Come è andata? Il Viminale non fornisce dati ufficiali e così, per un bilancio seppur sommario, bisogna rivolgersi a sindacati delle forze dell'ordine e prefetti. Se prima del decreto attuativo, una rapida fotografia del territorio censiva circa 70 ronde attive (17 solo in Lombardia, 10 in Veneto), a un anno e un mese dall'entrata in vigore delle nuove regole sono ben poche le associazioni di volontari che hanno chiesto il riconoscimento ufficiale a sindaco e prefetto: una a Treviso, una a Milano e un'altra a Bolzano. A Roma, il questore Francesco Tagliente ha fatto sapere che non si è manifestata "alcuna costituzione di liste presso la prefettura". A Varese, invece, la prefettura da qualche giorno ha dato il via libera al primo corso per rondisti organizzato da una provincia lombarda. Due le associazioni di volontari autorizzate (gli "Angeli urbani" e la "Amoruso, solidarietà, aiuto e sicurezza"), mentre altre cinque stanno concludendo l'iter.

E Varazze? Solo nel piccolo comune ligure le ronde di Maroni sono già al lavoro per le strade: approvate da prefettura e Comune e formate con un apposito corso. "Siamo gli unici in Italia a essere già operativi con l'imprinting della prefettura - sostiene con orgoglio Giacomo Rolletti, assessore comunale (leghista) di Varazze - e il ministro Maroni ci ha fatto i complimenti". Nella ronda di Varazze, ci sono 8 ex carabinieri in congedo, tra i quali l'ex maresciallo della cittadina. "Nessuno è iscritto alla Lega - chiarisce Rolletti - e tutti hanno seguito un corso tenuto dai vigili urbani".
"Siamo stati gli apripista - gli fa eco Giovanni Delfino, sindaco di Varazze, maggioranza di centrodestra - i nostri volontari sono attivi dal gennaio 2010". Cosa fanno? "Sorvegliano l'ingresso di scuole e asili - risponde il sindaco - indicano ai vigili eventuali venditori abusivi e controllano il lungomare Europa, dove si sono registrati alcuni tentativi di violenza su donne". Quanto al decreto Maroni, Delfino sembra avere le idee chiare: "Prevede adempimenti formali e controlli molto complicati e questo può aver scoraggiato altri Comuni".
E così la montagna ha partorito un topolino. Una situazione, questa, ben chiara al ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che nel luglio scorso ha fatto sapere che entro fine anno rivedrà la normativa sulle ronde "per valutare cosa funziona e cosa no".

"Sul territorio registriamo pochissime iniziative", conferma intanto Anna Palombi, presidente dell'Associazione sindacale dei funzionari prefettizi. Perché? "Il decreto Maroni - sostiene la Palombi - ha avuto un merito: quello di fissare parametri utili a garantire la sicurezza dei cittadini". Insomma, i paletti rigorosi fissati dalla normativa avrebbero scoraggiato molti aspiranti rondisti fai da te. Ma è possibile una seconda spiegazione.
Il regolamento sulle ronde prevedeva una fase transitoria di sei mesi, fino all'8 febbraio 2010, per consentire alle associazioni di volontariato già esistenti di continuare a svolgere le attività senza necessità d'iscrizione. Scaduto questo termine, però, molte non si sono iscritte in prefettura e hanno tranquillamente continuato a operare. Sono la maggioranza, a partire dai City Angels: la più grande delle organizzazioni di volontari, presente in ben 16 città. Vuol dire allora che il decreto non è riuscito a intercettare e regolamentare il fenomeno?

"Le norme volute da Maroni si sono rivelate inutile - sostiene Mario Furlan, fondatore dei City Angels - almeno per noi. I City Angels infatti non sono ronde, ma volontari che si limitano a dare una mano ai bisognosi. Noi svolgiamo un'attività sociale, che nulla ha a che fare con la sicurezza. In strada non cerchiamo il nemico, anche se non ci tiriamo indietro di fronte a situazioni di difficoltà". Insomma, basta non considerarsi "osservatori volontari per la sicurezza", per continuare a operare come se il decreto Maroni non ci fosse.

(12 settembre 2010)

Fonte: Il flop delle ronde padane Dopo un anno ce n'è una sola  - Repubblica.it