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    Predefinito Ötzi, sepoltura rituale?

    PER L "UOMO DEL GHIACCIO" IPOTESI SEPOLTURA RITUALE

    Aveva con sé oggetti simbolo e sostanze terapeutiche



    VERONA - L' 'Uomo del ghiaccio', vissuto 5300 anni fa e trovato mummificato nel 1991 sul monte Similaun, in Val Senales (Trentino Alto Adige), fu oggetto di sepoltura rituale: riposava vicino ad uno sperone di roccia di forma triangolare e aveva con sé oggetti simbolo e sostanze terapeutiche che potrebbero costituire il suo corredo funebre. L'ipotesi, avanzata fin dal 2000 dall'archeologo Renato Fasolo di Verona, il quale ne rivela solo ora i dettagli, è sorretta dal contesto del ritrovamento, dalla disposizione e dalla funzione degli oggetti rinvenuti attorno. Più in alto rispetto al corpo, spiega Fasolo, sono stati trovati un arco, un'ascia, una gerla e una stuoia, ''collocati su massi presso uno sperone roccioso sopra il quale si estende una piattaforma triangolare che richiama la forma di un pugnale''. La piattaforma rocciosa sovrastante la conca nella quale giaceva il corpo si presenta quindi come ''un possibile luogo di culto, che caratterizzerà successivamente l'Eta' del Rame, tanto che alcuni santuari riferibili a questo periodo, che hanno sempre restituito sepolture, presentano nella loro forma in pietra la lama triangolare del pugnale di Remedello (Brescia)''.




    In questi anni, l'esperto Renato Fasolo ha introdotto alla conoscenza della mummia, comunemente soprannominata Öetzi, i visitatori del Museo di Bolzano. Su incarico della Provincia di Bolzano, è stato lui a ricostruirne la figura e i reperti, a verificarne la funzionalità in collaborazione con l'Ufficio beni archeologici e a protocollare le relative relazioni con riferimenti alla sepoltura rituale, sostenuta in diversi convegni specialistici. All'Uomo del Ghiaccio, spiega ancora l'esperto, sono riferibili due contenitori in corteccia di betulla che, pur scompaginati dai primi interventi di recupero della mummia, ''potrebbero rappresentare - prosegue - l'uno un recipiente contenente una provvista di frammenti e polvere di carbone, l' altro l'involucro per conservare al meglio il contenuto durante i trasferimenti verso le alte quote''. Nella sepoltura sono stati identificati carboni di varie essenze, dall'alnus viridis alla picea al pino silvestre, dall'ulmus alla salix reticolata, più aghi di ginepro e abete rosso: un kit di sostanze che avevano forse proprietà terapeutiche'. Il carbone da legno assorbe gli agenti tossici e ne favorisce l'evacuazione: poteva servire a scongiurare gli effetti dell'arsenico le cui tracce sono state trovate sui capelli del defunto, il quale lo assumeva forse per mantenere la propria forza fisica come d'uso presso alcune popolazioni antiche della bassa Austria. ''L'uomo del Similaun risultava affetto da diverse infermità - rileva Fasolo - probabilmente necessitava di cure particolari, indirettamente confermate dalla presenza di due funghi con proprietà antibiotiche ed emostatiche che portava con sé. Tatuato con una cinquantina di segni - 14 gruppi di linee parallele e due croci - Ötzi aveva con sé anche un ago in osso che sarebbe servito ad incidere la pelle e immettervi carbone per colorarla.

    Del corredo fanno parte poi una faretra con 12 asticciole di viburno, due frecce, un pugnaletto in selce, un grattatoio, un perforatore e una piccola lama della stessa materia, un arco di legno, un ritoccatore per la selce, quattro punte e un punteruolo di corno di cervo. ''La presenza di mezzi che avessero distinto e sostenuto il suo procedere nell'esistenza - sottolinea Renato Fasolo, per il quale tra le cause del decesso sarebbero da escludere la morte violenta e l'assideramento - potrebbe significare una riconsegna post mortem, nel luogo prescelto per la deposizione di un grande vecchio e del corredo o viatico per il suo viaggio oltre la vita''.





    Antonella Barina – ANSA, 11 settembre 2010

    http://www.ansa.it/web/notizie/rubri...81644.htmlANSA
    Ultima modifica di Silvia; 12-09-10 alle 13:15

  2. #2
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    Predefinito Dove fu ucciso Ötzi? Un caso da CSI nell'Età del rame

    ÖTZI FU SEPOLTO COME SPETTAVA A UN CAPO


    Di lui si è immaginato e detto tutto. Che fu un capo tribù importante, o uno sciamano, o un guerriero in fuga. Che lo ferirono alla spalla, vigliaccamente, e fu costretto a vagare nei ghiacci per tanto tempo con la ferita sanguinante. Che, sfiancato, crollò, e restò sotto la neve e nel ghiaccio per cinquemila anni. Ötzi, l'uomo di Similaun restituito a noi dai ghiacci, resta un mistero, ma un'ultima scoperta chiarisce qualcosa in più sulla sua fine, e, di riflesso, del rispetto di cui godette in vita. Ötzi ebbe degna sepoltura. Di più, fu portato in montagna dai suoi compagni e lì interrato con un cerimoniale che di solito spettava a un capo. A sostenerlo è una ricerca condotta dal professor Luca Bondioli, del Museo di Preistoria ed Etnologia di Roma, insieme con un team statunitense e pubblicata su Antiquity. "Da molto tempo", ha spiegato Bondioli, "ci si poneva il problema delle contraddizioni emerse nel corso delle ricerche. Ötzi è stato ucciso, ma non lì dove è stato trovato il corpo. Vi sono delle evidenze che contraddicono la tesi che fosse un fuggiasco". Bondioli si riferisce , innanzitutto, all'arco e alle frecce: "E' improbabile -afferma- che un uomo si metta in fuga con arco e frecce non finite".

    Nel mirino del team sono soprattutto il luogo in cui l'uomo di Similaun è apparso e lo stesso risultato dell'autopsia. Nell'area c'è una zona collassata, dove Ötzi era sepolto sotto la neve, accanto a una piccola piattaforma. Gli oggetti di Ötzi sono stati trovati tutt'intorno. "Ötzi", spiega Bondioli, " è stato seppellito dove c'è la piattaforma, trasferito in quel luogo dai suoi compagni che lo avevano recuperato a valle". La teoria della sepoltura spiegherebbe alcune contraddizioni emerse dall'autopsia come la presenza di polline nell'intestino: le analisi hanno suggerito che Ötzi sia morto in primavera perché è in quel periodo dell'anno che fioriscono le piante; tuttavia, insieme al polline, fu ritrovato anche del ghiaccio. Per Bondioli e collaboratori potrebbe essere la prova che il corpo è stato portato al sito della scoperta molti mesi dopo la morte, e lì sepolto. Poi, il disgelo determinò lo spostamento graduale del cadavere e delle sue armi.




    Aggiungo che questa teoria non convince altri studiosi. Frank Ruehli, il professore che eseguì l'autopsia della mummia, avanza più di un dubbio a riguardo. In particolare, è la posizione del braccio sinistro a non avvalorare la tesi di Bondioli: l'arto si trova infatti in posizione trasversale rispetto al torace, quasi che Ötzi avesse cercato di estrarre il dardo poco prima di morire. Inoltre, se fosse davvero stato un personaggio di rilievo all'interno della comunità, perché la sua gente non diede lui una posizione più consona a un cerimoniale funebre?

    Stesso scetticismo ha mostrato il dottor Wolfgang Muller dell'università di Londra, che ne ha studiato la chimica dei denti e delle ossa per rintracciarne la migrazione attraverso le Alpi. "È un'interpretazione nuova e interessante", conviene il medico. "Tuttavia, se così fosse, i suoi dovettero portarne il corpo per un lungo cammino, perché i villaggi si trovavano a bassa quota". Forse troppo lontano per un pellegrinaggio in montagna, il luogo più vicino al cielo.
    Ultima modifica di Silvia; 12-09-10 alle 13:31

  3. #3
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    Predefinito

    Marco Marchetti

    L'UOMO DEI GHIACCI


    Mercoledì, 18 Settembre 1991: i coniugi Erika ed Helmut Simon di Norimberga, in vacanza in Alto Adige e alloggiati nella cittadina di Madonna di Senales (Val Venosta), decidono di compiere una escursione sulla vetta del monte Similaun (3.599 metri) sulle Otztaler Alpen, al confine fra Italia e Austria. L'ascesa si rivela più difficoltosa del previsto e i due raggiungono la vetta solo a pomeriggio inoltrato; di conseguenza la coppia si trova costretta a pernottare in alta montagna e quindi si dirige verso il vicino Rifugio Similaun.

    Giovedì, 19 Settembre 1991: la giornata si preannuncia splendida e i due escursionisti tedeschi anziché ritornare a valle decidono di scalare la non lontana Punta di Finale (3.506 metri); giunti in vetta i due si riposano per un'oretta e poi intraprendono il viaggio di ritorno verso il Rifugio Similaun dove hanno lasciato i bagagli. Giunti nei pressi del ghiacciaio Hauslabjoch (a quota 3.210 metri) la coppia si imbatte nel cadavere di un essere umano che emerge solo parzialmente dal ghiaccio; il luogo del ritrovamento si trova al di fuori del percorso segnato cosicché i due si memorizzano la località, scattano una fotografia (l'ultima del rullino) e riprendono la marcia verso il rifugio.

    Al Rifugio Similaun la notizia non desta particolare stupore; qui sanno che i ghiacciai restituiscono sempre le proprie vittime e questo può accadere anche dopo decine di anni. Vengono così avvisate la polizia italiana e la gendarmeria austriaca e sarà quest'ultima ad occuparsi del recupero della salma visto il disinteresse delle autorità italiane. Helmut ed Erika concludono così la loro vacanza e il 23 settembre ritornano nella loro casa a Norimberga; qui trovano decine di giornalisti ad attenderli: i due non sapevano ancora di avere fatto una delle più grandi scoperte archeologiche di tutti i tempi. La foto che avevano scattato diventerà 'foto dell'anno 1991'.





    Gli inverni 1989/1990 e 1990/1991 verranno ricordati per la scarsità di precipitazioni e una conseguente forte siccità; queste condizioni favorirono uno scioglimento dei ghiacciai fuori dal comune. Nel 1991 lo scioglimento fu ulteriormente favorito da due tempeste di sabbia sahariana avvenute rispettivamente fra il 5 e l'8 marzo e nella seconda metà di luglio; a causa dello strato di sabbia depositatosi sulla neve la luce del sole non veniva più riflessa dal bianco dei nevai ma, al contrario, veniva assorbita facilitando così lo scioglimento dei ghiacci.

    In quell'anno la montagna aveva già restituito i corpi di sei sfortunati escursionisti periti tra i ghiacci e quindi non c'è da stupirsi se, in un primo momento, la notizia del ritrovamento non desta particolare attenzione al Rifugio Similaun. Però, a causa del maltempo e dell'imminente week-end, le operazioni di recupero non partono immediatamente cosicché il corpo rimane semisepolto fra il ghiaccio e molte persone hanno l'opportunità di osservarlo direttamente.

    Inizialmente circola la notizia che possa trattarsi di un certo Carlo Capsoni, di Verona, scomparso in quella zona nel luglio del 1941; subito dopo, però, arriva la smentita: Capsoni è già stato ritrovato nel 1952 e ora riposa nel piccolo cimitero di Madonna di Senales.

    Con il passare del tempo la vera natura del cadavere trovato fra i ghiacci comincia a farsi lentamente strada. Scartata l'ipotesi Capsoni e in generale l'ipotesi escursionista si pensa ad un soldato della prima guerra mondiale; poi il ritrovamento di un'ascia o piccozza di fattezze molto antiche fa pensare ad un individuo vissuto in epoca medioevale e qualcuno fa circolare l'ipotesi che possa trattarsi di un soldato di ventura di 'Federico dalle tasche vuote' (1403 - 1439), conte del Tirolo.




    Prima del recupero la salma viene osservata anche da Reinhold Messner e Hans Kammerlander che si trovavano casualmente in zona, impegnati in un giro dell'Alto Adige. Messner rimane molto impressionato dall'abbigliamento dell'uomo, in particolare dai primitivi pantaloni e calzari che si intravvedono nel ghiaccio, e, fra lo scetticismo generale, ipotizza un'età di tremila anni.

    Finalmente iniziano le operazioni di recupero e, in mezzo a mille difficoltà, la salma viene estratta dal ghiaccio e portata all'università di Innsbruck; oltre all'ascia vengono recuperati altri oggetti fra i quali un'arco ancora in costruzione, una faretra e un piccolo pugnale con tanto di fodero. Dai primi esami condotti ad Innsbruck risulta che l'uomo dei ghiacci potrebbe avere anche quattromila anni e quindi appartenere all'Età del Bronzo. Per la vera età della salma bisogna, però aspettare gli esami da effettuare con il metodo del Carbonio-14; prontamente alcuni minuscoli campioni dell'uomo e del suo equipaggiamento vengono inviati a diversi laboratori sparsi per l'Europa e i risultati sono praticamente unanimi: l'uomo dei ghiacci, battezzato ufficialmente come Uomo dello Hauslabjoch, ha un'età compresa fra 5.200 e 5.300 anni.

    Siamo quindi di fronte ad una scoperta di straordinaria importanza e unica nel suo genere: il corpo di un uomo preistorico perfettamente conservato con tanto di abbigliamento ed equipaggiamento.

    A questo punto si interessano della faccenda anche le autorità italiane; c'è infatti il sospetto che il ritrovamento possa essere avvenuto sul suolo italiano. Viene cosi formato un gruppo di esperti appartenenti ai due paesi che si preoccupa di stabilire l'esatta linea di confine e il sospetto diviene realtà. A partire da queste misurazioni risulta che l'Uomo dello Hauslabjoch è stato ritrovato in territorio italiano a 92 metri e 56 centimetri dalla linea di confine fra i due paesi.

    Di comune accordo viene comunque stabilito che il corpo rimarrà ad Innsbruck per tutto il tempo necessario ai primi esami e che i reperti costituenti l'equipaggiamento verranno restaurati presso l'università di Magonza in Germania.

    Oggi l'uomo dei ghiacci continua il suo lungo sonno presso il museo archeologico di Bolzano.



  4. #4
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    Predefinito Rif: Ötzi, sepoltura rituale?

    Si è spento Konrad Splinder, fu il primo a esaminare la mummia del Similaun
    Prima di lui, scomparse altre quattro persone che ebbero a che fare con il reperto


    Oetzi, torna la "maledizione"
    Muore l'archeologo che la studiò

    Bolzano - "Dunque la prossima vittima dovrei essere io?". Con il sano scetticismo dello scienziato, aveva risposto così, il professor Konrad Splinder, a chi gli chiedeva un commento sulla cosiddetta "maledizione" della mummia Oetzi. Che si vendicherebbe di chi l'ha "risvegliata" da un sonno lungo cinquemila anni, riportandola alla luce nel 1991 dai ghiacci del Similaun. Spindler era stato il primo a studiarla, le sue ricerche ebbero eco mondiale. Adesso, a 66 anni, vittima di una forma aggressiva di sclerosi, l'archeologo, docente all'università di Innsbruck, è morto. Proprio come altre quattro persone che, come lui, avevano avuto a che fare direttamente con Oetzi.

    La chiamano "la maledizione dell'uomo venuto dal ghiaccio". Una fama sinistra, quella di Oetzi, che si avvia a fare concorrenza a quella di un'altra celebre mummia, quella di Tutankhamon. E fra quelli che a Oetzi si sono avvicinati, Spindler è solo l'ultimo in ordine di tempo ad aver perso la vita, primo a cogliere l'importanza della scoperta, uno degli scienziati di punta del team di specialisti che da anni studiano il reperto per ricavarne informazioni di carattere paleontologico.

    Il professore, con un suo libro dedicato a "Frozen Fritz" - così gli americani chiamano Oetzi - aveva ottenuto notorietà mondiale. Il volume ha venduto oltre 600 mila copie, ma, a causa della prematura scomparsa, Spindler non potrà godersi i frutti del suo lavoro.

    L'ipotesi dell'ombra di una maledizione prese corpo in occasione della morte di Helmut Simon, l'uomo che assieme alla moglie, durante un'escursione sul ghiacciaio del Similaun nel settembre del 1991 trovò il corpo del progenitore dei tirolesi. Grande appasionato di montagna, Simon scomparve durante una gita su un ghiacciaio austriaco, e venne ritrovato solo parecchie settimane dopo, sepolto sotto una massa di neve. Proprio come Oetzi.


    Il ritrovamento

    E altre persone sono morte, in circostanze drammatiche, dopo aver "conosciuto" la mummia del ghiacciaio. Ad esempio, Rainer Henn. Era il medico che aveva materialmente spostato la mummia in occasione del ritrovamento. Morto anche lui: si è schiantato con la sua vettura contro un'altra auto, un anno dopo la scoperta, mentre si recava a una conferenza scientifica dedicata, guarda caso, all'uomo di cinquemila anni fa.

    E ancora, Kurt Fritz. Guida alpina di professione, accompagnò il famoso alpinista altoatesino Reinhold Messner in un'ispezione sul Similaun, subito dopo la scoperta della mummia. Due anni dopo perse la vita cadendo nel crepaccio di un ghiacciaio.

    Ultima vittima della maledizione, nella lista fin troppo lunga, è un operatore della televisione di stato austriaca Orf, Rainer Hoelzl, ucciso da un tumore fulminante al cervello. Era stato lui che aveva filmato le operazioni di recupero della mummia sui monti dell'Alto Adige.

    Oggi, Oetzi riposa in una cella frigorifera all'interno di un museo costruito per lui nel centro di Bolzano, meta di migliaia di turisti che ogni anno giungono dai più svariati angoli del mondo. Incuranti della maledizione. Proprio come quei commercianti, ristoratori ed albergatori, per i quali il museo dedicato alla mummia rappresenta una cospicua fonte di guadagni. Come dire, una benedizione.

    (18 aprile 2005)

    Repubblica.it » cronaca » Oetzi, torna la "maledizione" Muore l'archeologo che la studiò

    Dal sito La Repubblica.it - Homepage
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 12-09-10 alle 23:33
    "Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)

  5. #5
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    Predefinito Rif: Ötzi, sepoltura rituale?

    I tatuaggi di Öetzi: agopuntura preistorica?



    Pubblicato il 21 Luglio 2009
    • La pratica di tatuare il corpo umano non sarebbe nata a scopo puramente decorativo. Ad affermarlo sono i ricercatori dell'Institute of Cell Biology dell'Università Medica di Graz (Austria) che, in uno studio pubblicato dal Journal of Archaeological Science, hanno analizzato i tatuaggi presenti sui resti di Öetzi, la famosa mummia di Similaun ritrovata nei ghiacciai delle Alpi nel 1991 (vedi Galileo). Secondo gli autori, il tatuaggio sarebbe comparso come una pratica curativa prima della sviluppo delle tecniche di agopuntura in Cina, risalenti a 3.000 anni fa.
    Sul corpo mummificato di Öetzi, risalente a 5.300 anni fa, sono riconoscibili ben 57 tatuaggi (qui il link al sito di Eurac per vederli): il gruppo di ricercatori di Graz li ha analizzati attentamente utilizzando sofisticate tecniche di microscopia, scoprendo che la sostanza utilizzata è la fuliggine. In alcuni sono stati ritrovati anche cristalli di silice (come il quarzo) e cenere, motivo per cui gli studiosi ipotizzano che la materia prima per i tatuaggi derivasse dai fuochi domestici. “Immaginiamo che abbiano utilizzato delle spine intinte nella fuliggine per penetrare la pelle, o che producessero i fori e mettessero poi la fuliggine nella ferita, in modo che il materiale colorato rimanesse sotto pelle dopo la rimarginazione”, ha dichiarato a Discovery News Maria Anna Pabst, uno degli autori della ricerca.
    I tatuaggi, di colore blu scuro, rappresentano quasi esclusivamente gruppi di linee disposte parallelamente all'asse longitudinale del corpo; questo orientamento corrisponde a quello dei meridiani dell'agopuntura cinese. L'unico altro simbolo rappresentato è una croce, anche in questo caso localizzata in punti fondamentali per l'agopuntura: il ginocchio e la caviglia sinistra. I ricercatori hanno, perciò, ipotizzato che l'usanza di tatuare il corpo avesse una funzione curativa più che estetica, anche perché i tatuaggi sono spesso posti in luoghi non facilmente visibili. Inoltre, studi precedenti avevano rivelato che Öetzi soffriva di una serie di disturbi che lo avrebbero reso il paziente perfetto degli agopuntori preistorici. Per ora si tratta di speculazioni, ma non si può escludere che le pratiche dell'agopuntura possano essere comparse indipendentemente in diverse culture asiatiche ed europee. (si.sol.)
    Fonte: Journal of Archaeological Science
    Ultima modifica di zucchetta; 17-09-10 alle 00:05

  6. #6
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    Predefinito Rif: Ötzi, sepoltura rituale?

    Citazione Originariamente Scritto da zucchetta Visualizza Messaggio
    Il gruppo di ricercatori di Graz li ha analizzati attentamente utilizzando sofisticate tecniche di microscopia, scoprendo che la sostanza utilizzata è la fuliggine. In alcuni sono stati ritrovati anche cristalli di silice (come il quarzo) e cenere, motivo per cui gli studiosi ipotizzano che la materia prima per i tatuaggi derivasse dai fuochi domestici. “Immaginiamo che abbiano utilizzato delle spine intinte nella fuliggine per penetrare la pelle, o che producessero i fori e mettessero poi la fuliggine nella ferita, in modo che il materiale colorato rimanesse sotto pelle dopo la rimarginazione”, ha dichiarato a Discovery News Maria Anna Pabst, uno degli autori della ricerca.
    I tatuaggi, di colore blu scuro, rappresentano quasi esclusivamente gruppi di linee disposte parallelamente all'asse longitudinale del corpo; questo orientamento corrisponde a quello dei meridiani dell'agopuntura cinese. L'unico altro simbolo rappresentato è una croce, anche in questo caso localizzata in punti fondamentali per l'agopuntura: il ginocchio e la caviglia sinistra. I ricercatori hanno, perciò, ipotizzato che l'usanza di tatuare il corpo avesse una funzione curativa più che estetica, anche perché i tatuaggi sono spesso posti in luoghi non facilmente visibili.
    La posizione dei tatuaggi sembra infatti escludere la funzione decorativa e il loro ruolo di messaggio sociale. Gli studiosi concordano sulla finalità terapeutica dei tatuaggi di Ötzi, anche perché coincidono con i punti in cui gli anatomopatologi hanno individuato articolazioni colpite da artrite. Mi risulta però che questi tatuaggi siano stati ottenuti non mediante aghi (o spine), ma tramite sottili incisioni poi cosparse di fuliggine. Così almeno ho letto, magari era un'informazione non aggiornata.


    Ultima modifica di Silvia; 17-09-10 alle 14:56

  7. #7
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    Predefinito

    ÖTZI TORNA IN VITA.
    ECCO COM'ERA L'UOMO VENUTO DAL GHIACCIO





    Nell'anno del ventesimo anniversario della sua scoperta, l'uomo del Similaun vissuto oltre 5.000 anni fa e morto sulle gelide alture della Val Senales cambia volto. Eccolo in anteprima nell'immagine che i visitatori di una mostra al Museo Archeologico di Bolzano potranno vedere dal primo marzo.

    Avreste mai pensato a Ötzi se aveste incontrato questo signore durante un'escursione sulle montagne dell'Alto Adige? Ha corporatura media, è snello, ma muscoloso. Ha il viso affilato, barba e capelli da montanaro, occhi castani e guance incavate. Potrebbe essere un pastore o un contadino che ha trascorso l'estate in montagna. Appare più vecchio e stanco di quanto ipotizzato fino a qualche tempo fa, e sembra malato.

    Non immaginereste certo che quest'uomo riposa nel Museo Archeologico di Bolzano dal 1998. Eppure colui che vedete in questa immagine è l'uomo dell'Età del Rame, mummificato in un lungo sonno glaciale, scoperto casualmente il 19 settembre 1991.

    Gli artefici della ricostruzione del volto e del corpo di Oetzi sono i gemelli olandesi Adrie e Alfons Kennis, tra i maggiori specialisti in ricostruzioni paleontologiche: si sono basati su immagini radiografiche e tomografiche della mummia e sui più recenti dati scientifici, che hanno consentito loro di dare a Oetzi un aspetto diverso da quello ipotizzato finora, per esempio per il colore degli occhi. Fondamentale per la ricostruzione una replica tridimensionale del cranio, realizzata sulla base dei dati delle ultime tomografie computerizzate.

    "20 anni fa il ritrovamento di Ötzi ha emozionato l’umanità intera, con la sua morte misteriosa, le conoscenze uniche sulla sua vita e sul suo mondo", dichiara Erwin Brunner, caporedattore di National Geographic Germania. "Adesso possiamo finalmente guardarlo negli occhi e constatare con stupore che è veramente uno di noi!"

    Dal 1 marzo sarà possibile vederlo al Museo archeologico di Bolzano nella mostra "Ötzi 20: la mummia tra scienza, culto e mito".

    Marina Conti - National geographic

  8. #8
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    Predefinito Re: Ötzi, sepoltura rituale?

    Aveva occhi marroni, era geneticamente predisposto a malattie cardiocircolatorie, intollerante al lattosio e aveva probabilmente un antenato in comune con gli attuali abitanti di Sardegna e Corsica: è l'identikit di Őtzi, la celebre mummia del Similaun, ricostruito grazie alla prima mappa completa del suo Dna. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Communications, è stata condotta da un gruppo internazionale coordinato da Albert Zink, dell'Accademia Europea di Bolzano.




    Scoperto nel 1991 in Alto Adige, sul versante italiano delle Alpi Otztal, Oetzi è ora conservato presso il museo archeologico di Bolzano. La mappa del suo Dna ha rivelato che il suo gruppo sanguigno era lo zero, che l'uomo aveva una predisposizione alle malattie cardiovascolari (corroborate dalle calcificazioni vascolari trovate nella mummia) e che molto probabilmente soffriva della malattia di Lyme. Questa si manifesta con un eritema, febbre e dolori muscolari ed è provocata dal batterio Borrelia burgdorferi, del cui Dna sono state trovate tracce nel genoma di Oetzi.

    "Quando lavoriamo con antichi Dna, i campioni sono spesso degradati e risultano in frammenti molto brevi, comparati ai campioni di Dna moderni", osserva uno degli autori della ricerca, Timothy Harkins, della Life Technologies che fornisce servizi e strumenti per le analisi del Dna. "La sfida - aggiunge - è dare un senso alla lettura di queste brevi sequenze e per riuscire a comprendere cosa ci dice un genoma così antico".




    La mummia evidenzia non solo la predisposizione genetica alle malattie cardiocircolatorie, ma anche uno dei sintomi della malattia: la presenza di arteriosclerosi. Il dato è interessante perchè, 5.000 anni fa, Otzi non era esposto ai rischi che oggi influenzano fortemente l'insorgere di malattie cardiocircolatorie: l'Iceman non era sovrappeso e non conduceva una vita sedentaria. "La conferma che questa predisposizione genetica fosse riscontrabile già ai tempi di Otzi è rilevante perchè mostra che le malattie cardiocircolatorie possono non essere legate alla civilizzazione. Ora, il passo successivo sarà quello di analizzare in maniera più approfondita lo sviluppo di queste patologie", sottolineano l'antropologo Albert Zink e il bioinformatico Andreas Keller.

    L'analisi del genoma ha inoltre evidenziato tracce di borrelia, una famiglia di batteri che causa una malattia infettiva trasmessa attraverso le zecche. Carsten Pusch, che ha condotto le indagini genetiche a Tubingen, afferma: "Si tratta della più antica testimonianza di borreliosi, ora sappiamo che questa infezione esisteva già 5.000 anni fa".

    Un altro aspetto considerato dai ricercatori è stata l'origine genetica dell'Uomo venuto dal Ghiaccio. E' stato dimostrato che Otzi appartiene a un aplogruppo Y molto raro in Europa. Questo permette di trarre due conclusioni: gli antenati di Otzi sono emigrati dal vicino Oriente nel neolitico in seguito alla diffusione dell'agricoltura e dell'allevamento; il loro Dna si è conservato fino a oggi in regioni isolate, come Sardegna e Corsica.

    Attraverso gli studi genetici è stato possibile ottenere informazioni anche sulle caratteristiche fisiche dell'Uomo venuto dal ghiaccio: Otzi aveva gli occhi marroni, i capelli castani e soffriva di intolleranza al lattosio. Quest'ultima scoperta avvalora l'ipotesi che anche 5.000 anni fa, nonostante si vivesse in una società contadina, l'intolleranza al lattosio era molto diffusa. Solo con l'addomesticamento degli animali, gli uomini hanno poi sviluppato la capacità di digerire il latte anche in età adulta. Il sequenziamento del Dna di Otzi è stato sostenuto da National Geographic Society (USA), Life Technologies (USA) e Comprehensive Biomarker (Germania).

  9. #9
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    Predefinito Re: Ötzi, sepoltura rituale?

    otzi era probabilmente uno sciamano, come mostrano i suoi tatuaggi e il fatto che portasse con se un fungo psicoattivo

  10. #10
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    Predefinito Re: Ötzi, sepoltura rituale?

    Radio Prague - The Ice Man weareth comfy shoes
    L'uomo del ghiaccio indossava scarpe comode
    26-09-2001 | Rob Cameron


    L'uomo del ghiaccio indossava scarpe comode, Oetzi, chiamato anche l'uomo di ghiaccio e persino "Frozen Fritz", è stato scoperto da una coppia di escursionisti tedeschi dieci anni fa nella valle di Oetz, un valico alpino che si trova tra l'Austria e l'Italia. Il suo cadavere ben conservato ha fornito una quantità incredibile di informazioni sul come vivevano i nostri antenati 5000 anni fa, com’erano, cosa mangiavano, e ... come tenevano i piedi al caldo. Petr Hlavacek, Professore Associato di Tecnologia presso la Bata Shoe University di Zlin:
    "Queste scarpe sono di una costruzione assolutamente atipica. Le suole sono state ricavate da pelle d'orso e la parte superiore, la tomaia è costruita con una speciale rete di corteccia. E 'sorprendente, perché la storia dell'uomo primitivo in Europa, solitamente descrive le prime scarpe come mocassini molto semplici. Questo fa supporre che probabilmente l'inizio dell’uso di scarpe non sia collegabile con la pelle, ma con prodotti in fibra vegetale".
    Petr Hlavacek dice che le scarpe di Oetzi erano ingegnose - tenute insieme da una rete di corteccia, isolate con fieno e con la suola di pelle d'orso - suggerisce che i nostri antenati erano molto più tecnologicamente avanzati di quanto si pensasse. Per dimostrarlo, il suo team ha fatto delle repliche esatte delle scarpe e le ha testate nelle Alpi. I risultati sono stati sorprendenti: le scarpe - che, ricordiamo, sono state ideate alla fine dell'età della pietra - erano completamente impermeabili, isolanti dal freddo estremo e costruite in modo tale che la pressione è rinviata in modo uniforme per evitare le vesciche. Uno del team che le ha provate è uno scalatore esperto, dopo aver indossato le scarpe per due giorni nelle Alpi ha detto che avrebbe potuto scalare qualsiasi montagna europea con quelle scarpe indosso.

    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 18-06-13 alle 00:22
    ci si rivede, forse.

 

 
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