Originariamente Scritto da
Robert Lee
Allora sarà il regno della rivoluzione. A ciascuno secondo i suoi bisogni, da ciascuno secondo le sue possibilità.
Attento compagno. Qui c'è odore di contabilità. Si parla di consumo e di produzione. Si resta all'interno della dimensione della produttività. Nell'aritmetica ci si sente sicuri. Due più due fanno quattro. Nessuno potrà mai smentire questa "verità". I numeri governano il mondo. Se lo hanno fatto da sempre, perché non dovrebbero farlo per sempre? Abbiamo bisogno tutti di cose solide, dure. Pietre su cui costruire un muro contro gli stimoli preoccupanti che ci salgono alla gola. Abbiamo bisogno tutti di oggettività. Il padrone giura sul suo portafoglio, il contadino sulla sua vanga, il rivoluzionario sul suo fucile. Aprite uno spiraglio critico e tutta l'impalcatura oggettiva crolla. L'esterno quotidiano, nella sua pesantezza oggettiva, ci condiziona e ci riproduce. Siamo figli della banalità quotidiana. Anche quando parliamo di "cose importanti", come la rivoluzione, abbiamo sempre gli occhi fissi sul calendario. Il padrone ha paura della rivoluzione perché gli toglierebbe il portafoglio, il contadino farà la rivoluzione per avere la terra, il rivoluzionario per verificare la sua teoria. Posto in questi ternimi il problema, tra portafoglio, terra e teoria rivoluzionaria, non c'è diflerenza. Tutti questi oggetti sono puramente immaginari, sono lo specchio delle illusioni umane.
Solo la lotta è reale.
Discrimina il padrone dal contadino e stabilisce l'alleanza tra contadino e rivoluzionario. Le forme organizzative della produzione degli oggetti sono i veicoli ideologici che coprono la sostanziale illusione dell'identità del singolo. Questa identità viene proiettata nell'immaginazione economica del valore. Un codice ne stabilisce l'interpretazione. Alcuni elementi di questo codice sono in mano ai padroni. Ce ne siamo accorti con il consumismo. Anche la tecnologia della guerra psicologica e della repressione totale, sono elementi di una interpretazione dell'essere uomini a condizione che si è produttori. Altri elementi del codice sono disponibili per un uso modificativo. Non rivoluzionario, ma semplicemente modificativo. Pensiamo, ad esempio, al consumismo sociale che si sostituirà al consumismo signorile degli ultimi anni. Ma ne esistono ancora altri. Più raffinati. Il controllo autogestionario della produzione è un altro elemento del codice dello sfruttamento. E così via. Se a qualcuno viene in mente di organizzarmi la vita, questo qualcuno non potrà essere mai mio compagno. Se giustifica il suo modo di fare con la scusa che bisogna pure che ci sia qualcuno che "produca", altrimenti tutti perderemmo la nostra identità di uomini, lasciandoci sopraffare dalla "natura selvaggia e incolta", risponderemo che il rapporto natura-uomo è un'illusione della borghesia marxista illuminata. Perché mai si è voluto cambiare una spada in un forcone? Perché l'uomo si deve sempre preoccupare di distinguersi dalla natura?