Posto che la definizione di Capitale non può essere attribuita in alcun modo solo a beni esteriori (unico discrimine) poiché le conoscenze, laddove rare in una popolazione più o meno numerosa, in effetti risultano Capitale di estremo valore pari ai mezzi di produzione stessi ed anzi prioritarie agli occhi dell'uomo poiché sono necessarie le conoscenze (che sono prodotto umano come ogni cosa) per soddisfare qualsiasi bisogno umano.
Qui in effetti si interpella l'uomo di fronte alla realtà della macchina e di fronte alla sempre maggiore possibilità di intervenire in modo remoto, umanamente parlando, sulla realtà umana, premettendo tra l'altro che l'iperproduttività odierna e la dispersione produttiva (consumismo e prodotti inutili) possono essere largamente eliminati poiché spesso insalubri.
Detto questo in effetti viene da pensare che vi sono ampi strati di popolazione parassitaria che obbligano l'umanità lavorante e produttiva a stanare tecnologicamente in alcuni luoghi rallentando il progresso umano, o che oppure vivono sulle spalle di chi lavora estraendo plusvalore. Parlo ovviamente di classi superiori ed istruite che di fronte alla possibilità di meccanizzare molti mestieri si trovano a dovere affrontare paludi di popolazione priva degli strumenti base necessari al muoversi in modo produttivo e non parassitario nel mondo attuale. Parliamo di un mondo in cui, se tutte le tecnologie al momento esistenti fossero implementate (con un occhio di riguardo etico ovviamente nei confronti dell'intervento sull'essere umano, medicina in sostanza), permetterebbe a chi dispone dei canoni minimi di produttività possibile di vivere senza classi parassita ti a sobbarco. Non abbiamo oggi un problema di disoccupazione ma di sistemi produttivi non sufficientemente avanzati che condannano l'umanità lavoratrice al mantenimento di parassiti quali sono le classi storicamente inferiori e non disponenti di conoscenze necessarie. Rifiutare la tecnologia odierna é come rifiutare la ruota, o la scrittura. Si va avanti, chi rifiuta é oscurantista e nega il progresso umano.