Oltre i personalismi, nel partito che verrà
di Alessandro Piergentili

Noi di Generazione Palermo siamo un circolo nato spontaneamente e costituito da persone che non avevano mai fatto politica, operiamo sul territorio e su internet ogni giorno, ed abbiamo la fortuna di entrare in contatto sia con molta gente della provincia palermitana, che con altra residente in ogni zona d’Italia. Inoltre le persone non ci vedono (ancora?) come dei politici, e si aprono più facilmente. Ci riuniamo con molta frequenza, quindi, come molti altri circoli di natura spontanea, stiamo sviluppando una sorta di sensibilità rispetto alle aspettative dell’elettorato potenziale e non, che nessun freddo sondaggio potrà arrivare a dare. Notiamo che l’interesse attorno a noi cresce di giorno in giorno, perchè siamo visti come una novità, e siamo un mix quasi perfetto tra politica e movimentismo con la giusta dose di leadership. E’ proprio questo il punto. Molti di quelli che si avvicinano a noi hanno votato AN prima e PDL poi, oppure erano rimasti delusi dallo scioglimento di Alleanza Nazionale e non avevano più votato. Altri provengono da altri percorsi, sempre a livello di voto, di centro ed addirittura di sinistra. Quello che accomuna tutti è la voglia del ritorno alla politica, alla discussione, alla formazione di un partito vero, con cariche elettive, democrazia interna e possibilità di partecipazione. Si è stufi delle dizioni “leader carismatico”, “la gente lo vuole”, il “ghe pensi mi”. La politica è un’altra cosa. Qui sta l’errore dei politici e degli attivisti del PDL o per meglio dire di “Forza Italia allargata” che stanno tentando di far passare il messaggio che noi siamo i figli di un gioco di potere, di un’antipatia personale tra leader e coerentemente con questa linea attaccano Gianfranco Fini a livello personale e familiare, cercando di emulare e superare quello che è stato fatto al loro stesso leader per anni , magari con qualche argomento in più. Ebbene non è così, perchè siamo portatori di valori e di idee innovative, esiste un fermento culturale e sociale che presto avrà uno sbocco politico e che costituirà un’arma di attrazione troppo forte, rispetto all’offerta pidielliena del “ghe pensi mi”. Una visione del presente e del futuro, delle ricette innovative per i precari, per il mondo della formazione e dell’istruzione, per lo sviluppo economico, per la crescita del mezzogiorno e del settentrione con attenzione alle diverse peculiarità, ma tenendo ben presente la coesione nazionale, un’attenzione particolare alla possibilità di una rinascita culturale e sociale del paese che è in forte declino che passi anche attraverso l’integrazione di chi vive da noi da anni e che ora a livello amministrativo quasi non esiste, un’unione su dei valori come la legalità e l’unità nazionale, ma soprattutto la possibilità di portare facce nuove all’interno della classe dirigente e sbloccare finalmente una società ferma e chiusa in se stessa. Il partito che verrà avrà indubbiamente un leader, ma non si fermerà ad esso, avrà un’organizzazione, una democrazia interna, un fermento di idee e di proposte, che difficilmente potrà essere fermato dalla calunnia o dall’attacco personale o dal far passare come quello che sta accadendo alla stessa stregua di una lite condominiale. Da Mirabello è partito un segnale a tutta la politica italiana, finalmente c’è una parte politica che ritorna al servizio di chi la vota o di chi la vorrebbe votare.
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