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Io ho eseguito gli ordini:
nessuna trattativa sulla cifra»
FRANCESCO GRIGNETTI
ROMA
Ha ammesso quel che proprio doveva ammettere sulla compravendita dell’appartamento di Montecarlo, il senatore Francesco Pontone, ma niente di più.
Interrogato ieri come testimone dai magistrati di Roma, l’ex tesoriere di Alleanza nazionale, finiano doc, ha tenuto a mettere nelle giuste proporzioni il suo ruolo in questa vicenda. E così ha scaricato «sul partito» l’onere delle decisioni. Naturalmente dire «il partito» significa allludere a Gianfranco Fini. E’ escluso però che il presidente della Camera venga sentito dal magistrato. I prossimi passi di quest’inchiesta prevedono invece l’interrogatorio di due suoi fedelissimi, il capo della sua segreteria Donato Lamorte e la segretaria particolare Rita Marino. Furono loro due, emissari di Fini, a visitare l’immobile di Montecarlo qualche tempo dopo la donazione del 1998 e sempre loro a raccontare nell’ambito del partito lo stato di abbandono dell’appartamento. Da essi il procuratore capo Giovanni Ferrara e l’aggiunto Laviani vogliono chiarimenti ai fini dell’inchiesta che verte, come si sa, su un’ipotesi di truffa aggravata. «Si vuole capire - è il ragionamento che si raccoglie nei corridoi della procura - se la vendita dell’immobile sia avvenuta a un prezzo congruo di mercato. Non ci interessa a chi e perché sia stato ceduto quell’immobile». Escluso dunque che si arrivi a convocare il presidente della Camera, e visto che l’oggetto dell’inchiesta è il prezzo della vendita (non chi sia il reale acquirente), pare che non sarà più convocato neppure Giancarlo Tulliani, il «cognato» di Fini, inquilino dell’appartamento in questione, ma anche mediatore immobiliare che si attivò nel 2008 perché una misteriosa società off-shore acquistasse la casa e poi interessatissimo osservatore dei lavori di rifacimento.
Il senatore Pontone ha insomma ripercorso con i giudici il suo ruolo, sempre attento a presentarsi come semplice esecutore di ordini. Ha raccontato i dettagli della sua visita nel Principato l’11 luglio 2008, quando, su espressa delega del presidente del partito Gianfranco Fini («poteri generali che gli sono stati conferiti allo scopo di disporre dei beni sociali»), ha firmato il contratto di vendita per trecentomila euro. Ma quando gli hanno chiesto come si fosse arrivati a quel prezzo, Pontone ha sostenuto di saperne poco. «Io - ha detto il senatore - non ho avuto nessun ruolo sulla cifra; non è stato oggetto di trattativa».
Sottinteso: andava bene così a chi ha deciso, ovvero a Fini. Il tesoriere ha spiegato: ero stato incaricato di andare lì a vendere e così ho fatto. Punto. E nemmeno sapeva i retroscena: Giancarlo Tulliani l’ha visto una sola volta a cena molto dopo la vendita dell’appartamento, ignorava anche che fosse stato lui a «presentare» al partito la società acquirente.
Se Pontone cerca di scivolare nell’ombra, c’è invece chi cerca la ribalta. Luciano Gaucci, l’ex fidanzato di Elisabetta Tulliani, la compagna di Fini, sta per fare irruzione in tv. Ha ricevuto due inviti in contemporanea dalla redazione di «Matrix» e da Lucia Annunziata per «In mezz’ora». Finora ha detto di no ai primi, e ciò ha alimentato sospetti di censura, ma invece pare che stia per dire di sì alla Annunziata. Probabilmente lo vedremo domenica lanciare le sue accuse alla Tulliani