Marco Pannella: gigantesco carisma, retorica evocativa, discorsi interminabili, petulanza ossessiva e aggressiva, apodittica, ha allevato un esercito di militanti radicali:
Daniele Capezzone
La leggenda vuole che abbia conosciuto Pannella durante una manifestazione radicale nel 1998, e nel 2001 era già segretario di Radicali Italiani (la leggenda metropolitana aggiunge particolari più maliziosi). Eletto alla Camera nella primavera del 2006 nelle liste della Rosa nel Pugno, alla fine dell’anno lascia la segreteria dei Radicali, alla fine dell’anno seguente si promette al Popolo delle Libertà e vi aderisce nel febbraio del 2008. Capezzone è un radicale al cubo e la sua retorica rappresenta probabilmente il punto più alto della petulanza dialettica di scuola pannelliana. Le sue doti quindi non passano inosservate: il centrodestra lo promuove portavoce prima di Forza Italia e poi del PdL.
Giorgio Clelio Stracquadanio
Legittimo prostituirsi in Parlamento e metodo boffo, dei must
La sua battuta sulla prostituzione come mezzo per ottenere un posto in lista, e deve la sua notorietà esclusivamente alle sue intemerate verbali: Ha detto che la legge elettorale va benissimo così, altrimenti “le persone si illudono che contino qualcosa”. Ed è quello che ha auspicato un “trattamento Boffo” per Gianfranco Fini. Anche lui aveva cominciato da Radicale, come portaborse e “responsabile della propaganda” di Tiziana Maiolo, un’altra che negli anni Novanta era passata da Rifondazione Comunista a Forza Italia dalla sera alla mattina. È finito a pubblicare libri dal titolo “I peccati di Prodi” e fondare un sito internet che si chiama “Il Predellino“.
Gaetano Quagliariello
Eh. La notte della morte di Eluana Englaro, urlò in Parlamento che “Eluana non è morta, è stata ammazzata!”. Eppure il suo è un passato di militanza per la laicità e la libertà di scelta: anche lui nei Radicali, di cui fu addirittura vice segretario nazionale. Erano gli anni Ottanta, Quagliariello era in prima linea nelle battaglie per il diritto all’aborto e per il testamento biologico. A un certo punto lo arrestarono pure, durante una marcia antimilitarista, lui e un suo compagno radicale. Francesco Rutelli.
Giuseppe Calderisi
La sua è una storia meno rumorosa di quella degli altri. Deputato radicale negli anni Settanta, è esperto di sistemi elettorali e fu uno dei protagonisti della stagione referendaria. Negli anni Novanta entra in Forza Italia e ci rimane, transitando nei Riformatori liberali di Della Vedova (ci arriviamo) e arrivando nelle liste del PdL alle ultime elezioni politiche.
Marco Taradash
Giornalista, conduttore radiofonico, conduttore televisivo, europarlamentare per i Radicali, poi deputato con Forza Italia. Per anni, anche dopo la sua uscita dai Radicali, ha condotto l’edizione domenicale di Stampa e regime, la celebre rassegna stampa radiofonica condotta nei giorni feriali da Massimo Bordin. L’anno scorso si era candidato a sindaco di Livorno, (appoggiato dal fascista "ultraliberale" Altero Matteoli ndr), perse malamente. Considerata la sua dimestichezza con i mezzi di comunicazione e l’abilità dialettica di cui sopra, per qualche tempo il centrodestra ha sperato che Taradash potesse essere il suo Santoro: condusse per qualche tempo un talk show che si chiamava “La zona rossa”, su Rete4, senza grandi risultati. Oggi fa il consigliere regionale in Toscana, sempre nelle liste del PdL.
Elio Vito
Berlusconi ha il fiuto per certi personaggi, e Vito è stato un po’ il Capezzone del decennio scorso: quello dalle trenta dichiarazioni al giorno, che riusciva a trovare posto nel panino di qualsiasi telegiornale. Nella scorsa legislatura faceva il capogruppo di Forza Italia, oggi è ministro per i rapporti col Parlamento: la sua carriera politica inizia però nei Radicali, che lo eleggono alla Camera due volte nel 1992 e nel 1994. “Nessuno”, scrisse Stella sul Corriere nel 2001, “va pazzo per il Capo quanto va pazzo lui”.
Eugenia Roccella
Figlia di uno storico dirigente radicale, negli anni Settanta divenne leader del “movimento per la liberazione della donna”. Poi si allontana dalla politica attiva per vent’anni e ritorna come editorialista di Avvenire e biografa di Berlusconi: in vent’anni passa dalla leadership del movimento femminista a quella del Family day, la manifestazione contro le proposte di legge sulle coppie di fatto promosse dal governo Prodi. Oggi è deputata del PdL e sottosegretaria alla Salute, e riesce a sostenere su qualsiasi tema le posizioni più clericali e conservatrici dello spettro politico. La pillola RU486 è “terrorizzante”, la violenza sugli omosessuali “non un emergenza”, la diagnosi pre-impianto come “selezione genetica”. Di tutti gli ex radicali di questa lista è quella che probabilmente ha fatto il percorso più esteso: la persona che è arrivata più lontano rispetto a dove era partita.
Benedetto Della Vedova
Certo, Della Vedova oggi non può essere incasellato con questa semplicità tra “i radicali di Berlusconi”, essendo vice capogruppo di Futuro e Libertà. Però è passato da Forza Italia e dal PdL tra il 2006 e il 2010, lasciando i Radicali quando questi decisero di entrare nell’Unione: prima aveva fatto il presidente dei Radicali e l’europarlamentare. I suoi cambi di schieramento sono stati più ragionati e meno urlati di quelli dei personaggi che abbiamo descritto, e forse anche per questo è uno dei pochi ex radicali rimasto in ottimi rapporti con i suoi ex compagni. Per quanto atipico possa sembrare – in Futuro e Libertà c’è Tremaglia, per fare un esempio – la collocazione tra i finiani è sicuramente all’interno del centrodestra quella che lo rende meno lontano dal suo passato radicale.
Marcello Pera
Nato nel 1943, filosofo e docente universitario. Comincia la sua carriera politica nel partito socialista italiano, e nel 1994 aderisce a Forza Italia. Molti, però, forse non sanno che è anche stato radicale dal 1992 al 1994. In passato Marcello Pera si era definito un “non credente”; Pera si è poi avvicinato al pensiero cristiano, accogliendo l’invito di Benedetto XVI a vivere “come se Dio esistesse”. Dice infatti Pera in Perché dobbiamo dirci cristiani (2008): “Io suggerisco di accettare l’esortazione che il Papa ha fatto ai non credenti: seguire la vecchia formula di Pascal e Kant di vivere ‘come se Dio esistesse’ (velut si Deus daretur). Pera ritiene che sia una soluzione saggia, perché rende tutti moralmente più responsabili : “Se Dio esiste, ci sono limiti morali alle mie azioni, comportamenti, decisioni, progetti, leggi e così via …”.
Alessandro Meluzzi
Nato a Napoli nel 1955, psichiatra, politico e personaggio televisivo italiano. Ha infine conseguito il Baccalaureato in Filosofia e Mistica presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma. Ha aderito alla Federazione Giovanile Comunista Italiana, in seguito ai Radicali, per confluire, infine, nei socialisti. Nel 1994 è eletto nelle file di Forza Italia alla Camera dei deputati sconfiggendo clamorosamente Sergio Chiamparino in un collegio elettorale dove abitano molti operai di Mirafiori. È rieletto, però al Senato della Repubblica, nel 1996. Nel 1998 esce da Forza Italia per aderire all’UDR. Con lo scioglimento del partito entra nell’UDEUR in occasione del primo governo D’Alema per poi passare ai Verdi con la fiducia al secondo governo D’Alema. Oggi si contraddistingue per comparsate in tv, corredate da croce sul petto in bella vista, e sparate filo integraliste cattoliche.
Tutti i radicali di Berlusconi | Politica | Il Post