SOLO I COMUNISTI UNITI POSSONO, E DEVONO, FERMARE IL RINASCENTE NAZI-FASCISMO IN ITALIA, IN EUROPA E ALTROVE, PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI!
Il compito dei comunisti nell’attuale fase storica dell’Italia.
In Italia il 25 aprile e in Europa il 9 maggio 1945 finita la seconda guerra mondiale e annientato il nazi-fascismo – ad opera fondamentale della gloriosa Unione Sovietica, guidata dal compagno Giuseppe Stalin, e attraverso il sovrumano sforzo bellico dell’Armata Rossa, gli immani sacrifici di tutti i popoli sovietici e della Resistenza comunista civile e armata in tutti i paesi europei, che operava sia sul fronte di guerra sia nelle retrovie delle forze armate nazi-fasciste – i governi borghesi, clericali e capitalistici dei paesi europei, tra cui l’Italia, alleati e asserviti agli interessi dell’imperialismo statunitense, oltre che a quello proprio, attraverso la Nato hanno svolto e svolgono il ruolo di gendarmi e guerrafondai al seguito della potenza militare americana dislocata sul pianeta, hanno favorito il riemergere dalla fogna della storia la cultura, la violenza e il pericolo delle passate tragedie mussoliniane e hitleriane.
In modo particolare i governi della borghesia sono responsabili – con la preparazione scolastica delle nuove generazioni, la formazione della coscienza civica dei popoli e lo svolgimento dei compiti istituzionali – di non aver difeso i valori dell’antinazi-fascismo, di non aver insegnato abbastanza ai ragazzi e ai giovani studenti la tragedia del nazismo e del fascismo e di non aver mantenuto viva in loro la memoria storica di quanto accaduto e lo hanno fatto per favorire il potere politico ed economico conservatore e reazionario regnante contro le forze del progresso sociale e contro la possibilità delle masse lavoratrici e popolari di conquistare con la rivoluzione socialista il potere politico per costruire la nuova e superiore società, fondata sull’uguaglianza, sulla democrazia proletaria e sulla dignità dell’esistenza umana. Hanno favorito gravemente il progressivo riemergere e diffondersi nelle scuole e nella società, con la complicità diretta dei mezzi di comunicazione stampa-radio-televisivi e web di regime borghese, la cultura nazi-fascista. Inoltre, i governi borghesi tecnici, di centrodestra, di centro e di centrosinistra dei 75 anni trascorsi portano la responsabilità di non aver difeso la natura antifascista della Repubblica e della Costituzione e di non aver perseguitato adeguatamente evidenti iniziative culturali, manifestazioni di piazza e attentati riconducibili a organizzazioni e personaggi di chiara collocazione nazi-fascista. Non sono bastati 60 milioni di morti, di cui 27 dei soli popoli dell’Unione Sovietica, causati dal nazi-fascismo per indurre il potere politico ed economico della borghesia a mantenere viva la memoria storica del tragico passato.
Oggi la situazione è tragicamente precipitata e pericolosa, non c’è altro tempo da perdere, i comunisti e tutte le forze progressive devono passare al contrattacco e presto per barrare la strada alle forze conservatrici e nemiche del progresso sociale, quali sono i neofascisti e neonazisti. Sciaguratamente le nuove generazioni in genere ignorano cosa sono stati il fascismo e il nazismo. Il revisionismo e trasformismo dell’ex partito comunista italiano (PCI) e della sinistra borghese di oggi hanno svolto e svolgono, al governo del paese o all’opposizione, un ruolo di diseducazione antifascista, all’insegna delle parole d’ordine della conciliazione tra le opposte ideologie politiche e sociali, dei morti della Resistenza considerati uguali a quelli della repubblichetta di Salò, della pace sociale, del vogliamoci bene e di tante altre baggianate del genere, finalizzate a gestire in pace il potere e gli interessi del capitalismo e dell’imperialismo. Sono stati, e sono, questi governi a non aver affidato innanzi tutto alla scuola il compito della formazione antinazi-fascista delle nuove generazioni e a perseguire con ogni mezzo qualunque espressione, manifestazione o violenza fascista e nazista.
Al contrario abbiamo avuto le complicità della dittatura borghese e capitalistica nella rinascita e nello sviluppo della reazione nazi-fascista. Cominciamo con l’osservare che la caduta del regime e dello Stato monarco-fascista, la vittoria della Resistenza e della Guerra Civile di Liberazione, la proclamazione della Repubblica antifascista e la promulgazione della Costituzione democratica, seppure di natura borghese, anche per colpa revisionista grave dell’allora PCI, non portarono al cambiamento del vecchio Stato, rimasto saldamente nelle mani delle forze conservatrici, con funzionari, ai vari livelli istituzionali, sopravvissuti allo sconfitto regime sabaudo-mussoliniano, a ciò contribuì pesantemente l’amnistia generalizzata di tragica memoria togliattiana, che sostanzialmente lasciava l’apparato dello Stato nelle mani di vecchi volponi monarco-fascisti. Lo Stato rimase quello che era prima e le forze della reazione economica e politica hanno avuto mano libera nel lasciare le cose com’erano. Una situazione burocratica che è sempre di più degenerata, sul terreno della formazione dell’apparato legislativo e amministrativo, sino ai giorni nostri. A ciò si aggiunga la progressiva degenerazione ideale e morale della sinistra borghese intellettuale, politica e sindacale.
Le forze nazi-fasciste nel loro riemergere e crescere sono state agevolate dal vecchio apparato statale, sino a rappresentare il pericolo attuale dell’estrema destra. Come non ricordare i vari governi di centrodestra guidati dalla democrazia cristiana (DC), in particolare quello famigerato di Fernando Tambroni, sostenuto dal movimento sociale italiano e monarchici vari, i governi della corruzione democristiani e di centrosinistra, dei legami con la mafia, della svendita dei beni della collettività a gruppi monopolistici privati nazionali e internazionali. E’ in questo brodo limaccioso di malgoverni del centro democristiano, del centrosinistra – governi per circa un trentennio formati dalla DC, partito socialista italiano e da altri -, del nuovo centrosinistra succeduto alla retata di tangentopoli degli anni ‘90, del centro e centrodestra dell’ultimo ventennio, che sono sfuggiti al controllo e alla determinazione della volontà popolare, che il neofascismo e il cosiddetto sovranismo alla Tramp o alla Salvini – che non ha nulla da spartire con l’indipendenza e la sovranità nazionale di un popolo, con la lotta ai governi monopolistici sovranazionali, come quello europeo, e all’economia globalizzata capitalistica e imperialistica –, ha preso piede sino a rappresentare un pericolo reale finanche per la democrazia borghese del nostro paese, un sovranismo che è solo sottocultura, populismo, qualunquismo, elettoralismo mercantile e affaristico, neonazi-fascismo e che costituisce una minaccia seria di nuove dittature, persecuzioni, arresti ed esilio per i comunisti e tutte le forze coerentemente democratiche e sostegno alle guerre imperialistiche, un sovranismo che sul piano elettorale si rafforza sempre di più sino a costituire una forza politica, elettorale e istituzionale da governare il paese e rappresentare un pericolo reale e ravvicinato per le libertà e agibilità democratiche, conquistate dopo la sconfitta del regime monarco-fascista nel periodo 1943-1945.
E’ stata una storia torbida quella dei primi circa 75 anni della Repubblica democratica e del potere politico borghese, clericale e capitalistico che n’è derivato, che essenzialmente ci ricorda la strage di Portella della Ginestra nel 1947 in Sicilia; la strage di Reggio Emilia del 7 luglio 1960, avvenuta sotto il governo democristiano di Fernando Tambroni, che causò la morte di 5 operai, tutti iscritti al PCI; il tentato golpe fascista di Junio Valerio Borghese, fondatore del Fronte Nazionale e in stretto rapporto con Avanguardia Nazionale, avvenuto tra il 7 e 8 dicembre 1970; la vergognosa organizzazione paramilitare Gladio, appartenente alla rete internazionale denominata Stay-behind (stare nelle retrovie), promossa dalla Nato e organizzata dalla “central intelligence agency”, la famigerata CIA statunitense, per contrastare una ipotetica invasione dell’Europa occidentale da parte dell’Unione Sovietica e dei paesi aderenti al Patto di Varsavia e per fermare una eventuale conquista del potere da parte dei partiti comunisti, in Italia dal PCI, partiti oramai tutti imborghesiti, sulla strada ignobile della socialdemocrazia, del revisionismo, del riformismo, dell’opportunismo e della totale trasformazione capitalistica e imperialistica. Gladio doveva effettuare tale contrasto attraverso atti di sabotaggio, guerra psicologica e guerriglia dietro le linee nemiche, con la collaborazione dei servizi segreti e di altre strutture politiche e militari.
E ancora: la cosiddetta “strategia della tensione”, condotta da forze reazionarie e fasciste dell’estrema destra con la complicità di servizi segreti e settori deviati dello Stato; la strage di piazza Fontana a Milano, presso la Banca Nazionale dell’Agricoltura, del 12 dicembre 1969, che causò 17 morti e 88 feriti; l’attentato di piazza della Loggia a Brescia del 28 maggio 1974, che provocò la morte di 8 persone e 102 feriti; l’eccidio del treno Italicus, avvenuto nella notte tra il 3 e 4 agosto 1974 presso San Benedetto Val di Sambro, nella provincia di Bologna, che procurò 12 morti e 48 feriti; l’ecatombe alla stazione ferroviaria di Bologna del 2 agosto 1980, che generò 85 morti e 200 feriti; la strage del rapido 904, ricordata pure come la strage di Natale, avvenuta il 23 dicembre 1984 nella lunga galleria dell’Appennino, subito dopo la stazione del Comune Vernio, nella provincia di Prato, ci furono 16 morti e 267 feriti; gli attentati della mafia di Capaci e via D’Amelio a Palermo in Sicilia rispettivamente del 23 maggio 1992, con 5 morti, e del 19 luglio 1992, con 6 morti
75 anni di Repubblica borghese, clericale, capitalistica e imperialistica – non quella che l’insieme delle forze progressiste dell’Italia auspicarono che uscisse dalla dura lotta antifascista condotta durante il ventennio mussoliniano, dalla caduta della monarchia, dalla Resistenza e dalla Guerra Civile di Liberazione – attraversati dal nascere e crescere di organizzazioni neonazi-fasciste, protette dall’assoluta libertà e impunità in dispregio della natura antifascista della Repubblica e della Costituzione, della mafia, della ‘drangheta, della camorra e di altre organizzazioni criminali imperanti nella politica, nelle attività economiche pubbliche e private, nell’affidamento degli appalti pubblici e nella gestione di attività importanti, in modo particolare della speculazione bancaria e finanziaria, della svendita ai monopoli privati dei beni della collettività, cioè le privatizzazioni, del sangue fatto scorrere dalle attività malavitose mafiose, ‘dranghiste e camorriste con gli attentati alle istituzioni e l’imposizione di pizzi e tangenti, della corruzione che ha infestato le istituzioni della Repubblica, degli attentati, delle stragi neonazi-fasciste, del sempre maggiore accentramento della ricchezza nazionale nelle mani di pochi individui sfruttatori e rapinatori del prodotto del lavoro proletario, del creare sempre maggiori disuguaglianze e discriminazioni sociali, negli ultimi decenni dell’aumento progressivo della povertà, che colpisce sempre maggiori settori della popolazione, e della disumanità nei confronti degli emigranti, che fuggono da carestie e guerre scatenate dall’imperialismo statunitense ed europeo: il tutto con la complicità di settori deviati dei servizi segreti e di istituzioni dello Stato, dei vari governi che si sono succeduti e delle forze politiche che li hanno espressi e sostenuti.
Negli ultimi anni la situazione politica italiana, coi governi ferocemente antipopolari di Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni – questi ultimi tre del PD, nuova e non ultima tragedia politica, istituzionale e sociale dell’Italia repubblicana – e con le scelte economiche oppressive degli interessi dei popoli europei da parte del governo, o Commissione europea, imperialistico di Bruxelles si è ulteriormente aggravata e sembra quasi a un punto di non ritorno, ma non bisogna risparmiare nessuna energia di lotta politica rivoluzionaria per il socialismo per fermare il pericolo reale di una svolta autoritaria nazi-fascista molto vicina in Italia e in Europa messa in atto da forze che opportunisticamente possono pure mascherarsi sotto denominazioni indirette, ma che nella sostanza tali sono. Le tragiche politiche dei governi padronali repressive dei bisogni delle masse lavoratrici e popolari italiane, la trasformazione capitalistica e imperialistica della sinistra storica del nostro paese, che ha lasciato il proletariato senza rappresentanza istituzionale, e in presenza di una politica spregiudicata della destra neofascista, populista, qualunquista, razzista, senofoba e repressiva dell’emigrazione da altri paesi e continenti ha determinato un orientamento reazionario della maggioranza dell’elettorato italiano, che ha portato alla formazione del governo cosiddetto gialloverde del movimento 5 stelle (M5S) e della Lega, alla sua probabile caduta, alla crescita elettorale esponenziale della Lega e al pericolo reale di un prossimo governo di destra, o di centrodestra, che evoca i tempi bui del passato.
Matteo Salvini, capo della Lega e attualmente vice primo ministro degli Interni, probabile prossimo primo ministro, forte dei sondaggi che lo danno intorno al 35% dei consensi elettorali, dichiara trionfalisticamente e minacciosamente: “Voglio i pieni poteri”, tragicamente già chiesti e ottenuti col consenso elettorale da Benito Mussolini nel 1924 e successivamente da Adolf Hitler in Germania, con tutte le tragedie che ne seguirono e che forse le larghe masse popolari e la prevalente gioventù di oggi, priva di memoria storica, hanno dimenticato. E’ urgente fermare la scalata al potere dell’estrema destra, ancora più pericolosa se assoluta, che già beneficia della simpatia e dell’appoggio di organizzazioni come Casa Pound Italia e Forza Nuova. Negli ultimi tempi sono aumentati gli sfregi, da parte di squadracce di sicura matrice neonazi-fascista, a lapide e monumenti della lotta antifascista, della Resistenza, della Guerra Civile di Liberazione e a sedi operaie e sindacali, che ci ricordano l’assassinio di Giacomo Matteotti e l’assalto delle camicie nere alle camere del lavoro e alle sedi dei partiti antifascisti durante il ventennio della dittatura mussoliniana. Bisogna fermarli prima che sia troppo tardi. Come?
Di certo non potranno essere le forze politiche del centro e del centrosinistra, cioè PD, sinistra italiana (SI), eccetera, corresponsabili sino al collo della deriva di destra del nostro paese, a fermare l’ascesa della destra reazionaria al governo della nazione. Non posseggono la cultura politica progressista per poterlo fare né la credibilità popolare, perché giustamente vengono avvicinate al centrodestra con l’espressione elettorale: “Sono tutti uguali politicamente e nella gestione degli affari della ricca borghesia capitalistica e imperialistica”. Solo i comunisti marxisti-leninisti, che si ispirano al pensiero e l’opera dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, ovvero di natura e organizzazione bolscevica, gli intellettuali d’avanguardia, gli operai avanzati e tutte le forze sinceramente e concretamente progressiste posseggono l’attendibilità, l’onestà, la passione e l’abnegazione politica per meritarsi la stima, la fiducia e l’adesione delle più larghe masse lavoratrici e popolari al progetto di radicale cambiamento per fermare il neofascismo – ed evitare che ritorni al governo sottoponendo l’Italia alla ferocia di una nuova dittatura repressiva, come fu quella del periodo 1922-1943 – e avviare il cammino rivoluzionario verso la costruzione della società socialista.
Per raggiungere tale obiettivo è prioritario realizzare la massima unità possibile di tutte le organizzazioni comuniste all’interno di un’unica aggregazione e intorno a un comune progetto di svolta rivoluzionaria per l’Italia. L’unità dei comunisti è di estrema urgenza per mobilitare le più ampie masse lavoratrici e conquistarsi il loco consenso e sostegno, per battere la prospettiva di un altro governo fascista e nello stesso tempo per prevenire che tale esecutivo tenti perfino di mettere fuori legge i l’organizzazione e l’attività politica dei comunisti e di perseguitare i suoi oppositori, allo stesso modo come avvenne nel ventennio nero del secolo scorso e come sta tragicamente avvenendo in alcuni paesi dell’est europeo. Di sicuro noi comunisti, assieme a tutte le forze sociali moralmente sane e progressiste del paese, non ci impressioniamo dinanzi a una evenienza del genere, perché siamo stati già vaccinati nel tragico ventennio e come abbiamo vinto allora vinceremmo di sicuro anche adesso, con la differenza che partendo dall’esperienza dei 75 anni di malgoverno della Repubblica borghese questa volta la battaglia proseguirà sino alla totale sconfitta del nemico di classe, sino alla conquista del potere proletario e alla costruzione della società socialista. Come proclamato da Lenin nelle Tesi di aprile del 1917 in Russia, lotteremo affinché tutto il potere passi nelle mani dei Soviet, cioè dei Consigli aziendali e territoriali dei lavoratori operai e intellettuali.
Con la prossima possibile caduta del governo, da altri definito gialloverde, ma che noi comunisti preferiamo chiamarlo col doppio aggettivo giallonero, e col prevedibile scioglimento del parlamento e il ritorno al voto – ammenoché non risorga il defunto esecutivo o se ne formi un altro, detto di scopo, tra forze politiche e parlamentari del centrosinistra e centrodestra unite, sempre di natura antipopolare e allo scopo di far pagare ancora alle masse popolari la disastrosa situazione economica dell’Italia, specialmente del Meridione rispetto al Settentrione – i comunisti italiani come devono comportarsi? Premettiamo che le elezioni politiche borghesi oramai sono diventate un vero mercato per chi ha più possibilità di investimento, si parla di circa un milione di euro per un candidato che vuole avere la possibilità di essere eletto. Chi può permettersi una spesa del genere? La classe borghese, i capitalisti e i maggiori partiti, tutti borghesi e capitalistici dalla falsa sinistra all’estrema destra, che ricevono consistenti contributi elettorali dallo Stato. A questo si aggiungano le varie leggi elettorali antidemocratiche, maggioritarie, uninominali e dittatoriali, di stampo fascista, che prevedono uno sbarramento per lista del 3% per poter entrare in parlamento e il premio di maggioranza con il raggiungimento di oltre il 50% dei deputati per effetto dei collegi uninominali. In queste condizioni per i comunisti è quasi impossibile entrare in parlamento, nonostante il dispendio di grandi energie umane, materiali e finanziarie, energie che potrebbero essere impiegate per rafforzare il lavoro politico rivoluzionario che ci avvicini alla rivoluzione proletaria e al socialismo.
In questi giorni di anticipata campagna elettorale Lega e M5S del morente governo e gli altri partiti e liste concorrenti alle prossime elezioni politiche si scambiano violenti accuse di mala politica accompagnate alle solite e ingannevoli promesse elettorali per accaparrarsi il maggiore consenso elettorale possibile, poi, come abbiamo imparato dalla secolare esperienza, passate le elezioni e messe al sicuro le poltrone parlamentari, nulla cambia concretamente per risolvere radicalmente, cioè strutturalmente, i problemi reali che rendono infernale l’esistenza dei cittadini. La classe lavoratrice operaia e intellettuale non cada, almeno nella sua maggioranza, per l’ennesima volta nella trappola delle accattivanti promesse elettorali, perché come regolarmente avviene dall’Unità d’Italia nulla può mai cambiare se non si modifica la struttura sociale da capitalistica e imperialistica a socialista prima e comunista dopo, se tutto il potere non passa nelle mani del proletariato, se non vengono aboliti la proprietà privata dei mezzi di produzione e il parassitario profitto da essa derivante e se non si promuove la nuova e superiore economia socialista collettivizzata e centralmente pianificata.
In particolare perché se dovesse sopravvivere l’attuale governo giallonero o se ne costituirebbe un altro di scopo, di legislatura o del Presidente ci aspetta una manovra economica per il 2020 di lacrime e sangue o di macelleria sociale per i pensionati, lavoratori e disoccupati, poiché si tratta di prelevare dalle già difficili condizioni di vita degli italiani, dalla scuola, dalla sanità, dai trasporti e dai carenti servizi sociali circa 50 miliardi di euro, così affermano dei commentatori televisivi e della carta stampata. La stessa cosa avverrebbe con un governo scaturito dalle nuove elezioni, poiché i partiti o liste che vinceranno le elezioni sono ugualmente capitalistici e imperialistici, pronti a sacrificare gli interessi delle masse lavoratrici e popolari sull’altare di quelli dei gruppi monopolistici industriali, agrari, bancari e finanziari, così come gli stessi partiti borghesi, clericali e capitalistici hanno fatto sino a questo momento. Di conseguenza l’unica strada valida e percorribile per il proletariato italiano rimane la lotta di classe di natura rivoluzionaria per strappare conquiste di classe e sociali a qualunque governo borghese dovesse succedere a quello attuale, per smascherare e delegittimare con la forza della mobilitazione i sindacati di regime capitalistico che da decenni sono acquiescenti verso i governi tecnici, di centrodestra o centrosinistra e per imboccare e percorrere, finalmente, la via vincente del socialismo e del comunismo.
Comunque, il P.C.I.M-L. affida alla sopra proposta Organizzazione unitaria dei comunisti di decidere l’eventuale partecipazione alle prossime elezioni borghesi, ma con una bolscevica e leninista condizione, che gli eventuali eletti andranno in parlamento giammai per gestire il potere e lo Stato borghese che vogliamo abbattere, ma unicamente per portare la lotta di classe e rivoluzionaria anche all’interno del potere capitalistico per favorire il miglioramento immediato delle condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari e per avvicinare il tempo della rivoluzione proletaria e del socialismo. Inoltre, ogni eventuale eletto dovrà impegnarsi per iscritto a dimettersi qualora l’Organizzazione comunista unitaria dovesse chiederne le dimissioni, allorché il suo lavoro istituzionale non dovesse corrispondere agli impegni assunti davanti agli elettori e all’Organizzazione che lo ha candidato.
Il dimissionario governo nero-verde ha già votato in seconda lettura la riforma costituzionale che riduce il numero dei deputati da 630 a 400 e quello dei senatori da 315 a 200, per essere legge occorre solo la terza lettura, ma con lo scioglimento delle camere la riforma potrebbe, almeno per adesso, saltare. Il M5S, nel confronto elettorale già in atto da mesi, sbraita chiedendo almeno l’approvazione definitiva della riforma, giustificandola col risparmio di circa 500 milioni di euro, naturalmente facendo riferimento ai super stipendi attuali di deputati e senatori. Il P.C.I.M-L. afferma, senza ombra di dubbio, che la riforma è stata dettata dal super potere economico e finanziario capitalistico e imperialistico per poter meglio disporre di un potere parlamentare decisionale a esso favorevole più agile, accentrato e controllabile, è la riduzione della rappresentanza e della volontà popolare, è un attacco spregevole all’istituto della democrazia, anche se di natura borghese, ed è un tentativo anticostituzionale, per quanto attiene la sovranità che appartiene al popolo, di ridurre drasticamente l’attuale livello di rappresentanza parlamentare della popolazione del 36,50%, affossando, così, pesantemente la democrazia rappresentativa, della partecipazione, della sovranità e dei bisogni degli italiani. E’ un’offesa ai valori fondanti della Costituzione, seppur borghese, quale risultato della lotta antifascista, della Resistenza e della Guerra Civile di Liberazione, anzi questa riforma cammina di pari passo con l’avanzata della destra neofascista. Ferma è la nostra opposizione di classe e rivoluzionaria. Per noi comunisti per abbassare consistentemente, nell’ordine di miliardi all’anno, i costi della rappresentanza popolare parlamentare, governativa, della presidenza della Repubblica, delle alte cariche dello Stato e delle istituzioni previste dalla Costituzione, per mantenere l’attuale livello di rappresentanza popolare nelle istituzioni parlamentari, per difendere il grado di democrazia borghese costituzionale sopravvissuta ai 75 anni di malgoverno e per migliorare le condizioni di vita degli italiani il problema non è il numero dei senatori e dei deputati o dei funzionari dello Stato, ma i non più tollerabili ricchi stipendi di questi signori, che devono essere rapidamente ridotti al rango del salario di un operaio specializzato, più tutte le spese di funzione, oltre alla eliminazione di tutti i privilegi di cui costoro godono attualmente e che gravano sulle tasche degli italiani.
Dinanzi a tale situazione politica e istituzionale esistente attualmente in Italia, al grave sbandamento ideale e politico a destra della maggioranza dell’elettorato italiano – anche perché oramai da tempo la falsa sinistra, il centro cosiddetto democratico e la destra sono uguali nella cultura politica, nei programmi e nell’asservimento agli interessi dei monopoli capitalistici e imperialistici nazionali e internazionali – e alle leggi elettorali di stampo fascista, che hanno eliminato il proporzionale puro nell’attribuzione dei seggi parlamentari, regionali, provinciali e comunali, i comunisti come devono comportarsi alle prossime elezioni politiche? Il P.C.I.M-L. ritiene che nella situazione data e per quanto sopra premesso non valga la pena partecipare a questa competizione politica, sarebbe solo uno spreco di energie, che possiamo meglio impiegare nella riunificazione immediata e iniziale dei comunisti in un’unica Organizzazione politica – che potremmo chiamare Coordinamento Nazionale tra tutte le forze disponibili e che fanno riferimento al marxismo-leninismo, cioè al pensiero e l’opera di Marx, Engels, Lenin e Stalin, ferma restando, per il momento e sino a una nuova e comune decisione, il permanere dell’autonomia e dell’indipendenza ideologica e politica di ogni Organizzazione aderente –, nel lavoro ideale e politico di preparazione e avvicinamento della Rivoluzione e della società socialista, nell’organizzazione unitaria di iniziative di lotta politica e operaia a livello nazionale, regionale e locale e nel lavoro di proselitismo e di emancipazione ideale e politica della classe operaia, dell’intellettualità d’avanguardia e dei giovani puntando alla formazione di una nuova leva di marxisti-leninisti.
Sicché in questa fase la battaglia elettorale dei comunisti sarà l’astensionismo attivo e militante – ma intendiamoci bene, mai come scelta di principio, così come sino ad oggi hanno fatto determinate organizzazioni, perché l’astensionismo di principio e contro l’insegnamento di Lenin e l’esperienza storica nazionale e internazionale del movimento operaio e comunista –, sarà la delegittimazione a governare dei nostri nemici di classe per le politiche economiche e sociali contrarie agli interessi del popolo perseguite sino ad oggi, che hanno penalizzato gli interessi popolari e favorito quelli della classe borghese padronale, sarà la preparazione delle masse lavoratrici e popolari al potere della società socialista e alla democrazia proletaria, sarà la messa in guardia del proletariato dal diffidare e perseguitare adeguatamente la classe della borghesia sconfitta, che dopo la Rivoluzione tenterà con ogni mezzo di riappropriarsi del potere, come purtroppo è avvenuto col mondo socialista realizzato nel ventesimo secolo e sarà, quale impegno immediato, la campagna elettorale porta a porta, azienda per azienda, ufficio per ufficio, scuola per scuola, ospedale per ospedale, territorio per territorio affinché dalle urne possa uscire un mare di schede bianche o nulle, tale da delegittimare gli eletti della borghesia sfruttatrice e accumulatrice di profitti rapiti alla classe lavoratrice. Diversa valutazione e scelta politica va fatta per le elezioni amministrative – anche qui laddove i coerenti comunisti, marxisti-leninisti, hanno la possibilità organizzativa di presentare una propria lista e da soli, senza alcuna alleanza con le forze elettorali borghesi, revisioniste, opportuniste e movimentiste –, dove le elezioni sono meno dispendiose e il loro svolgimento è più controllabile da parte del Partito, dei candidati e dei cittadini.
La parola d’ordine deve essere: “Dare un voto politico, ossia parlamentare, – subito o dopo un eventuale governo detto di “scopo”, tecnico o del Presidente, purtroppo sempre di natura capitalistica e imperialistica – agli attuali partiti presenti o meno in parlamento, tutti tragicamente borghesi, che concorreranno per governare il paese, non serve a costruire una società più equa, giusta e dignitosa; non serve a cambiare la situazione: dell’aumento dell’IVA dal 22 al 23%; della precarietà e della mancanza di lavoro per i disoccupati; del taglio annuale delle pensioni superiori appena a euro 1.500,00 lordi al mese mediante il loro mancato adeguamento all’inflazione riducendone da anni e progressivamente il relativo già basso potere d’acquisto; della costrizione per i giovani di cercare lavoro all’estero; dell’università a pagamento; della mala sanità e del furto dei ticket sulle analisi, sulle visite specialistiche, sugli esami diagnostici e sui medicinali; dello sfruttamento del lavoro altrui; delle pensioni di fame; dell’aumento progressivo dell’età pensionabile; del ripristino della giusta causa nei licenziamenti dei padroni sanguisughe; delle disuguaglianze sociali tra donne e uomini; della povertà dilagante; dell’assistenzialismo di potere per fini elettorali; della proposta sciagurata di applicare una sola aliquota Irpef del 15% sui redditi dei ricchi e dei poveri, così non si potrebbero garantire neppure gli attuali servizi minimi sociali; del finanziamento alle imprese private senza garanzia per il mantenimento dei livelli occupazionali; della gestione operaia delle aziende che chiudono o delocalizzano l’attività lavorativa all’estero – dove i capitalisti possono sfruttare più selvaggiamente la manodopera – e con il sostegno finanziario dello Stato; del carovita e dell’aumento costante dell’energia e dei trasporti pubblici; della divisione dell’Italia in regioni ricche e povere; dell’arretratezza strutturale del Mezzogiorno rispetto al Settentrione, che viene avanti dall’Unità d’Italia del 1860 e che nessun governo della borghesia ha voluto superare; della mancanza di tempo libero per lavoratrici e lavoratori e delle ferie negate a circa il 60% degli italiani; dei salari e degli stipendi di fame; del caro casa; della piaga sociale della mafia, della ‘drangheta, della camorra, della droga, della ludopatia, la patologica dei giochi elettronici o d’azzardo che causa anche morti; della distruzione dell’ambiente con la speculazione edilizia e con l’emissione di gas serra nell’atmosfera; della privatizzazione dell’acqua, delle coste e di altri beni pubblici; della radiotelevisione pubblica italiana, mantenuta dai cittadini e asservita al potere dominante, che penalizza le forze politiche extraparlamentari e non candidate che non possono partecipare ai confronti elettorali e che non vengono invitate ai dibattiti politici, culturali e sociali; del dilagare della corruzione in tutti i livelli istituzionale; del cancro della gestione pubblica col metodo deplorevole politico, partitico ed elettorale del clientelismo, del favoritismo e del nepotismo; degli appalti e dei concorsi truccati e del malgoverno generalizzato della cosa pubblica; eccetera”.
Per uscire dall’indebitamento dello Stato – una vera e infinita sanguisuga del lavoro proletario – formato da interessi-profitti bancari e finanziari parassitari, occorre ricusarlo e presto, fatti salvi i piccoli risparmi-investimenti delle famiglie lavoratrici. L’uscita dell’Italia dalla Nato, dall’Unione Europea e dall’Euro è la strada maestra e obbligata da percorrere per liberare il nostro paese dalla crisi economica ininterrotta e per promuoverne lo sviluppo strutturale, economico e sociale, compresa l’equiparazione del sud al nord.
Dobbiamo avere la capacità di far capire alle masse lavoratrici e popolari che dal caos e dalla disumanità del sistema capitalistico e della sua espansione imperialistica – avvalendoci costantemente dell’esperienza storica, specialmente degli ultimi secoli, dei popoli in lotta e in cammino verso la conquista-costruzione di una società superiore [che noi comunisti individuiamo prima nella società socialista e poi in quella comunista, escludendo ogni alternativa o fase intermedia diversa da quella socialista] e degli insegnamenti che ci provengono dalla filosofia, scienza, teoria, ideologia, dottrina, strategia e tattica dell’edificio del pensiero comunista e del materialismo storico e dialettico dalle sue origini alle definizioni teoriche e scientifiche di Marx ed Engels – si può uscire solo attraverso la rivoluzione socialista, che spazzi via la struttura e sovrastruttura della millenaria organizzazione sociale basata sulla proprietà privata dei mezzi di produzione e dei beni collettivi, sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sull’accaparramento privato della ricchezza socialmente prodotta.
Naturalmente tutti sappiamo che la rivoluzione non si inventa, non si improvvisa per essere certi di non mandare allo sbaraglio le energie dell’assalto al vecchio e decrepito regime, perché la sua reazione economica, statale e militare sarà spietata e feroce all’insegna del motto “Col vecchio muoia anche il nuovo, col passato anche il futuro” e bisogna prevenirla per annientarla sul nascere. Le prossime rivoluzioni socialiste trionferanno come quella del 7 novembre 1917 in Russia, anche se diversi potranno essere i tempi attuativi, le modalità di svolgimento e la tattica dello scontro. Ma il materialismo storico e dialettico ci insegna che nel procedere della natura e del genere umano il nuovo finisce sempre per imporsi sul vecchio, il divenire sul passato. Alla rottura rivoluzionaria col putrescente sistema sociale attuale non vi sono percorsi diversi da seguire se non quello rivoluzionario proletario e socialista, non serve l’utilizzo di strade e metodi già utilizzati dalla borghesia, come alleanze, sperimentazioni e strumenti vari messi in campo, che spesso vengono ingenuamente adoperati anche da organizzazioni che si richiamano genericamente alla dottrina comunista e lo fanno attraverso rapporti o alleanze con le organizzazioni della falsa sinistra comunista, col M5S e altri, tutte esperienze contrarie alla strategia e tattica della lotta di classe comunista e destinate a sicura sconfitta, oltre a produrre un grave effetto diseducativo e antirivoluzionario tra le masse lavoratrici e popolari, così come sono falliti e hanno fatto il gioco del nemico di classe il riformismo, il revisionismo, la socialdemocrazia e il movimentismo.
La via della rivoluzione socialista è la lotta di classe del proletariato, è la mobilitazione della classe operaia e di tutte le forze del progresso sociale nelle fabbriche, nelle campagne, negli uffici, nei territori e nelle università, sono le rivendicazioni per la conquista subito di un’esistenza più dignitosa dei lavoratori in attesa della rivoluzione e della società socialista ed è la sollevazione popolare per il soddisfacimento dei bisogni di vita quotidiana. Compagni, operai e intellettuali d’avanguardia, non partecipiamo alla farsa di queste eventuali, ennesime elezioni politiche borghesi, che qualunque sia il risultato nulla cambierà per la classe lavoratrice rispetto al passato e a cui noi non partecipiamo per il loro carattere mercantile e di esclusione dalla possibilità di avere degli eletti dei partiti minori, proletari e comunisti, impegniamoci sul fronte di lotta sopra delineato, contribuiamo a trasformare la disperazione popolare, le lotte dei lavoratori, i prossimi scioperi e le manifestazioni contro il regime politico dominante in iniziative rivoluzionarie per la conquista del socialismo e la costruzione del nuovo Stato, lo Stato proletario secondo le indicazioni di Lenin, contenute nel suo libro “Stato e Rivoluzione”, uniamoci in un unico Fronte Unito per una strategia comune alle prossime, probabili elezioni politiche, per definire un percorso di lotta di classe comune, per presentarci uniti alle esigenze di lotta del proletariato italiano, per essere in grado di mobilitare le più ampie masse popolari possibili e per creare sin da subito i Consigli degli operai nelle fabbriche, dei contadini nelle campagne, degli impiegati negli uffici e degli studenti nelle scuole superiori e nelle università all’insegna della parola d’ordine “Conquistare tutto il potere alla classe lavoratrice operaia e intellettuale”.
Viva Marx, Engels, Lenin e Stalin! Viva il Marxismo-Leninismo!
Viva la lotta di classe per la rivoluzione e la società socialista!
Via il socialismo, Viva il comunismo!
Il Comitato Centrale del P.C.I.M-L.
Segretario generale il compagno Domenico Savio