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  1. #1
    Il Re del Nord
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    Predefinito Il Parlamento Europeo equipara nazismo e comunismo: commenti

    FRONTE POPOLARE - Sulla ripugnante risoluzione del Parlamento Europeo che equipara il comunismo ai regimi fascisti e al nazismo



    La risoluzione approvata due giorni fa dal Parlamento Europeo, che equipara il comunismo ai regimi nazisti e fascisti e ne pone sullo stesso piano le simbologie, è un passaggio tanto violento e vergognoso quanto emblematico, nel processo di costruzione della superpotenza imperialista europea.

    Nella sua formulazione, essa dà pienamente atto di una verità che l’europeismo ideologico si affanna sistematicamente a distorcere o nascondere: l’Unione Europea è figlia della Guerra Fredda e come tale, come prodotto della politica di contenimento e aggressione dell’occidente guerrafondaio, imperialista e sfruttatore contro quello che fu il blocco dei paesi socialisti, non può né potrà mai essere altro se non uno strumento di guerra di classe dei ricchi contro i poveri, dei pochi contro i tanti, dei padroni contro chi lavora. Una perfetta espressione del potere oligarchico del capitalismo finanziario, per la quale il comunismo, il socialismo e tutti coloro che lottano per l’eguaglianza sostanziale e la dignità per tutti gli esseri umani non possono che essere un mortale nemico da abbattere.

    Per servire questa sua natura inalterabilmente reazionaria, l’Unione Europea deve innanzitutto riscrivere, distorcere o cancellare la memoria storica. L’UE non si può permettere che i popoli europei si ricordino che a finanziare e portare al potere il nazismo e il fascismo furono quelle stesse grandi compagnie cui oggi von der Leyen prospetta un sostegno alla competitività per cento miliardi di euro. Il nomi di Siemens, Krupp, Bayer, FIAT e tantissimi altri devono essere cancellati dalla lista infame dei colossi monopolistici legati al nazismo e al fascismo, perché è al loro servizio che oggi si pone anche l’Unione Europea.

    Non è tutto. Fortissimi furono gli appoggi di cui Hitler godette tra le grandi corporations negli USA: la Standard Oil, la Chase Bank dei Rockefeller, i grandi costruttori di automobili, per menzionarne alcune. Ma il legame più profondo fu certamente quello con la Union Banking Corporation, creata dal finanziere statunitense Harriman insieme ai Thyssen, che divenne la via segreta per la protezione del capitale nazista che usciva dalla Germania verso gli USA, passando per i Paesi Bassi. A capo della UBC fu posto Prescott Bush, rispettivamente padre e nonno dei due presidenti degli Stati Uniti George H.W. Bush e George W. Bush.

    E ancora: la falsificazione sistematica della memoria storica serve a far dimenticare che l’UE è figlia della reintegrazione dei nazisti e dei fascisti sconfitti nei ranghi del potere dell’Europa occidentale post-bellica asservita a Washington. I nomi di Hans Globke, uno dei giuristi maggiormente implicati nello sviluppo della legislazione razziale nazista e che fu poi braccio destro del “padre dell’Europa” Konrad Adenauer, e di Reinhard Gehlen, criminale nazista che mise la rete spionistica tedesca nell’URSS al servizio della CIA e che fu il fondatore degli attuali servizi segreti della Germania, sono solo due tra i più emblematici segni della stretta parentela che lega i regimi occidentali di oggi al nazismo e al fascismo di ieri.

    La risoluzione approvata il 19 settembre dal Parlamento Europeo è un atto non vincolante. Non ci si deve dunque aspettare un immediato salto qualitativo a livello giuridico nella crociata anticomunista dei singoli Stati dell’Unione. Si possono menzionare anche diversi precedenti sulla stessa linea, anche se meno radicali. Certamente, essa rafforza la violenza repressiva con cui già vengono colpite le organizzazioni comuniste nell’est europeo, con un’accelerazione registrata negli ultimi mesi in Polonia, dove il Partito Comunista Polacco da tempo è oggetto di dure persecuzioni. Certamente il progetto è di estendere quelle persecuzioni all’intera Unione.

    Nel testo approvato a Strasburgo risalta l’invito all’impegno nell’orchestrare un lavaggio del cervello propagandistico su scala continentale ai danni dei popoli europei. I popoli d’Europa vanno insomma convinti, contro la Storia e contro l’evidenza, che il comunismo e il nazismo siano la stessa cosa e che l’Unione Europea che li sfrutta e li affama sia la loro salvatrice.

    L’attacco frontale contro il comunismo rappresenta la manifestazione ideologica fondamentale dell’aggressione in atto in tutta l’Unione Europea contro il mondo del lavoro. Il dumping salariale, la precarizzazione dei rapporti di lavoro, l’incubazione di vecchie e nuove forme di razzismo per dividere gli sfruttati a vantaggio degli sfruttatori, tutto questo non può consolidarsi se le lavoratrici e i lavoratori non vengono disarmati ideologicamente una volta per tutte. Ecco perché l’Unione Europea, che oggi tenta il salto per contituirsi come superpotenza e che si candida a essere l’erede più coerente dei grotteschi miti “liberaldemocaritici” di quello che fu il blocco occidentale durante la Guerra Fredda, deve compiere a tappe forzate il processo di equiparazione del comunismo con il fascismo e il nazismo: perché solo così l’oppressione sociale di cui essa è portatrice può essere contrabbandata come qualcosa di “progressista”, come un’apertura al futuro.

    Come sempre nella Storia, il comunismo viene attaccato nel modo più diretto perché esso rappresenta l’espressione più compiuta dello sviluppo di autocoscienza da parte di chi sotto il capitalismo viene calpestato e oppresso, ma occorre capire che l’attacco al movimento comunista è attacco contro tutto il movimento democratico. Appena ieri, ad esempio, dirigenti di primo piano de La France Insoumise comparivano in giudizio, sottoposti a un processo politico: solo l’ultimo atto di una persecuzione su larga scala contro il mondo del lavoro e la sinistra politica in un paese come la Francia, che negli ultimi anni ha trascinato in giudizio con capi d’imputazione pesantissimi migliaia di sindacalisti e attivisti di sinistra. Una strategia che si estende a tutta l’UE e che investe pienamente l’Italia: il caso di Davide Rosci e la repressione ininterrotta contro il movimento NoTAV sono solo due esempi di un clima di attacco violento alle lotte sociali che monta ormai da anni.

    Tra gli europarlamentari italiani, il voto a favore della risoluzione è stato assolutamente trasversale e nessun rappresentante italiano ha votato contro. La delegazione del PD vi ha aderito in blocco e al suo interno va in particolare sottolineata l’infamia rappresentata dal voto espresso a favore della risoluzione da Giuliano Pisapia, uno che con la falce e il martello ha costruito nel recente passato un’intera fase della sua arrampicata politica. I rappresentanti del M5S sono stati gli unici italiani ad astenersi. Inutile precisare il compatto sostegno alla risoluzione da parte delle forze di destra.

    La risposta a questo attacco frontale che vuole disarticolare la capacità di resistenza delle società europee alla dittatura del capitale deve essere unitaria e articolata. Se essa si riduce alla difesa delle proprie simbologie e della propria memoria storica da parte di un movimento comunista arroccato sulla difensiva, la sconfitta sarà assicurata, con gravissime conseguenze per l’avvenire delle battaglie democratiche in tutto il continente.

    La lotta potrà essere vinta solo se il movimento comunista sarà in grado di animare un fronte di resistenza ampio e sarà quindi capace di essere avanguardia, com’è sua natura e come ha saputo essere in momenti decisivi della storia dell’ultimo secolo, di una lotta di classe capace di farsi consapevole e strutturarsi a livello politico. I simboli comunisti si difendono se i comunisti sanno essere capaci di farne l’espressione dell’acquisizione di coscienza da parte di grandi masse di lavoratrici e lavoratori.

    Per questa ragione, alla risoluzione del Parlamento Europeo, da comuniste e comunisti reagiamo rilanciando il nostro impegno all’unità e alla lotta, a partire dal sostegno allo sciopero generale del prossimo 25 ottobre, data in cui il mondo del lavoro è chiamato a scendere in piazza in tutta Italia per difendere e affermare se stesso.

    Dentro quella difesa e quell’affermazione è l’anima del nostro impegno e solo a partire da essa e dalla sua strutturazione ed estensione unitaria a tutto il continente europeo si possono costruire le condizioni per sconfiggere l’anticomunismo e mettere in rotta l’aggressione delle istituzioni europee al servizio del capitale contro chi resiste e chi lotta per un mondo migliore.

    https://frontepopolare.net/2019/09/2...-e-al-nazismo/
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  2. #2
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    Predefinito Re: Il Parlamento Europeo equipara nazismo e comunismo: commenti

    RIFONDAZIONE COMUNISTA - Anticomunismo: Pd vota mozione al parlamento europeo con Lega, FI, FdI



    Maurizio Acerbo, segretario nazionale Rifondazione Comunista – Sinistra Europea -

    La mozione approvata dal parlamento europeo con il voto favorevole di “socialisti”, liberali, conservatori e estrema destra sovranista rappresenta una vergognosa operazione di revisionismo storico.
    L’equiparazione tra nazismo e comunismo offende la memoria dei più decisi oppositori di Hitler e della componente maggioritaria della Resistenza europea e anche dei comunisti che caddero vittime dello stalinismo.
    La mozione legittima la messa al bando da parte dei governi di destra in Ucraina e Polonia dei simboli e dei partiti comunisti. È come se si vietasse il crocifisso per i crimini commessi in nome del cristianesimo.
    Non a caso viene votata dal partito di Orban che ha fatto rimuovere le statue dei comunisti antistalinisti Lukacs e Nagy.
    In nome dell’allargamento della NATO a est in violazione degli impegni assunti con Gorbaciov si riscrive la storia.
    Persino un papa anticomunista come Giovanni Paolo II precisava che il nazismo aveva rappresentato il “male assoluto” ed evitava superficiali equiparazioni.
    Gravissimo poi non riconoscere il contributo dell’URSS alla sconfitta di Hitler.
    Attribuire la Seconda Guerra Mondiale al Patto Molotov – Ribbentrop è risibile visto che le potenze occidentali avevano negato il soccorso alla Repubblica in Spagna e prima plaudito alla repressione anticomunista di Mussolini e Hitler. Per non parlare della conferenza di Monaco. Ovviamente tra gli orrori del 20° secolo nella mozione non compaiono le guerre e il colonialismo di cui si sono macchiati i paesi capitalistici liberali. I neoliberisti sono talmente acritici verso il capitalismo che rimuovono le responsabilità nello scatenarsi delle guerre mondiali.
    Il Pd vota insieme a Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Non ci sono parole per l’opportunismo degli ex-comunisti italiani. Anticomunismo e neoliberismo sono trasversali in Europa e legittimano il risorgere dei fascismi. I governi di destra sorti a est possono continuare la caccia alle streghe, basta che ospitino le basi Nato. Lo sdoganamento dell’anticomunismo e di una visione del Novecento da Libro Nero si accompagnano in Europa alla liquidazione dell’eredità del movimento operaio e socialista e dell’antifascismo.

    Anticomunismo: Pd vota mozione al parlamento europeo con Lega, FI, FdI | Rifondazione Comunista
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  3. #3
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    Predefinito Re: Il Parlamento Europeo equipara nazismo e comunismo: commenti

    PARTITO COMUNISTA ITALIANO - Parlamentari PD votano mozione infame. Vergogna!



    Nella giornata di ieri il Parlamento europeo con 535 voti a favore, 66 contro e 52 astenuti ha approvato la mozione di condanna dell’uso dei simboli del comunismo, chiedendo la rimozione dei monumenti che celebrano la liberazione avvenuta ad opera dell’Armata Rossa ed equiparando il comunismo al nazifascismo. Di seguito tutti i parlamentari che hanno votato questa infame mozione, tra i quali tutti i parlamentari del PD.

    S&D: Bartolo (PD), Benifei (PD), Bonafè (PD), Calenda (PD), Chinnici (PD), Cozzolino (PD), Danti (PD), De Castro (PD), Ferrandino (PD), Gualmini (PD), Moretti (PD), Picierno (PD), Pisapia (PD), Tinagli (PD).

    ID: Adinolfi Matteo (Lega), Baldassarre (Lega), Bardella (Lega), Basso (Lega), Bizzotto (Lega), Bonfrisco (Lega), Borchia (Lega), Bruna (Lega), Camponemosi (Lega), Caroppo (Lega), Casanova (Lega), Conte (Lega), Da Re (Lega), Donato (Lega), Dreosto (Lega), Grant (Lega), Lancini (Lega), Lizzi (Lega), Panza (Lega), Regimenti (Lega), Rinaldi (Lega), Sardone (Lega), Tardino (Lega), Tovaglieri (Lega), Vuolo (Lega), Zambelli (Lega).

    sostieni il partito
    PPE: Berlusconi (FI), Dorfmann (SV), Martusciello (FI), Milazzo (FI), Salini (FI), Tajani (FI)

    ECR: Fidanza (FdI), Fiocchi (FdI), Fitto (FdI), Stancanelli (FdI)

    “COLLOCARE SUL MEDESIMO PIANO IL COMUNISMO RUSSO E IL NAZIFASCISMO IN QUANTO ENTRAMBI SAREBBERO TOTALITARI, NEL MIGLIORE DEI CASI È SUPERFICIALITÀ, NEL PEGGIORE È FASCISMO. CHI INSISTE SU QUESTA EQUIPARAZIONE PUÒ BEN RITENERSI UN DEMOCRATICO, IN VERITÀ E NEL FONDO DEL CUORE È IN REALTÀ GIÀ FASCISTA, E DI CERTO SOLO IN MODO APPARENTE E INSINCERO COMBATTERÀ IL FASCISMO, MENTRE RISERVERÀ TUTTO IL SUO ODIO AL COMUNISMO.”

    Thomas Mann

    https://www.ilpartitocomunistaitalia...9/21/vergogna/
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  4. #4
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    Predefinito Re: Il Parlamento Europeo equipara nazismo e comunismo: commenti

    RETE DEI COMUNISTI - Uno spettro che ancora incute paura!



    Nella giornata di venerdì 19 settembre il Parlamento Europeo – con 535 voti a favore, 66 contrari e 52 astenuti – ha approvato una vergognosa mozione che condanna l’uso dei simboli del Comunismo equiparandoli a quelli del Nazismo. Inoltre è stata chiesta la rimozione di questi simboli e di quelli dell’Armata Rossa dai luoghi che ricordano le battaglie e gli episodi topici della lotta contro l’esercito nazista.

    Limitandoci ai deputati europei provenienti dall’Italia hanno votato questa infame mozione parlamentari del PD, della Lega, di Forza Italia e di Fratelli d’Italia. E’ utile segnalare che qualcuno di questi (tra le fila del PD) è stato militante e dirigente di un partito che si dichiarava comunista!

    Diciamo subito che tale atto – che configura una vera e propria revisione regressiva della storia contemporanea – non è un fulmine a cielo sereno ma è il suggello formale ad una lunga ed articolata campagna anticomunista che da diversi anni è in atto in Europa.

    Da tempo le organizzazioni comuniste – specie nei paesi che, prima del 1989, venivano collocati in quella che, comunemente, era definita “Europa dell’Est” – sono soggette ad una persecuzione giuridica (in molti casi con arresti, processi farsa e repressione poliziesca) che limita pesantemente le agibilità politiche e la libertà di lotta e di organizzazione.

    I governi di tali paesi – oltre ad essere i campioni delle politiche di privatizzazione selvaggia che hanno svenduto l’apparato industriale ed economico di questi stati alle multinazionali occidentali – sono in prima fila in questa crociata culturale e politica che punta, esplicitamente, a riscrivere la storia dell’ultimo secolo negando la funzione di avanguardia e di emancipazione collettiva che i comunisti hanno interpretato per decenni in queste società.

    Dalla Polonia all’Ucraina, dalla Cechia all’Ungheria, dalle cosiddette Repubbliche Baltiche agli staterelli, nati dalla disgregazione a suon di bombe umanitarie della ex Jugoslavia, negli anni che stanno alle nostre spalle, è stata montata ad arte, con il sostegno concreto di lauti finanziamenti di Dollari ed Euro, una sapiente ed articolata opera di manomissione della storia e delle vicende sociali di questi paesi.

    Un impressionante volume di fuoco (Centri Universitari, Istituzioni Sovranazionali, le solite ONG, l’impero sistema dei media, il Vaticano) è stato scatenato per realizzare una gigantesca operazione di falsificazione e revisione – persino del “senso comune” – all’insegna della mistificante “lotta al totalitarismo” fino a concepire, come in questi giorni, l’aberrante equiparazione tra il Nazismo e il Comunismo.

    Che il Parlmento della “civile e progressista” Unione Europea approvi una simile schifezza non ci sorprende anzi questo atto oscurantista conferma la tesi politica che avanziamo da tempo: l’Unione Europea è una costruzione imperialista, dai profondi tratti autoritari ed ha nella sua essenza e vigenza una funzione di regressione culturale che produce mostruosità di ogni tipo!

    Di fronte a questa situazione – che oramai è legislazione corrente del Parlamento Europeo – dovrebbero levarsi le voci indignate di quanti, in Italia e non solo, ancora straparlano dei valori liberali della UE e di una presunta superiorità del pensiero europeo rispetto a popoli e paesi verso cui, quotidianamente, vengono richieste attestazioni di “civiltà”, di “laicità” e di “universalismo democratico”.

    Dubitiamo, però, che questo avvenga convinti che – nell’ambito dell’accentuarsi della competizone globale internazionale e dello scontro tra potenze e blocchi politici e monetari – l’Unione Europea sarà costretta ad incarnare, sempre più, una linea di condotta aggressiva, neo colonialista e profondamente repressiva verso ogni opzione politica che alluda al cambiamento ed alla trasformazione dei rapporti sociali.

    Marx, in maniera chiara e precisa, affermava: “«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un idealeal quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento realeche abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente».

    Questa breve citazione descrive bene un processo reale, che per quanto contraddittorio (come è stata la storia del movimento comunista del Novecento) non è possibile abolire per decreto, con un tratto di penna dai libri di storia o con una pennellata di vernice dai monumenti nelle piazze.

    Il Comunismo, il Socialismo, la rottura rivoluzionaria sono antitetici a questo Modo di Produzione ed al corso storico della crisi del capitalismo. Contro questo (pesante) dato oggettivo sono cozzati, storicamente, il Metternich, lo Zar di Russia, Hitler, le cancellerie occidentali e l’intero armamentario dell’accademia borghese particolarmente dopo gli avvenimenti dell’89/91. Non sarà, quindi, un codicillo del Parlamento di Bruxelles a negare una ragione sociale ed un processo storico.

    Naturalmente questa consapevolezza, questa vera e propria necessità per l’umanità lavoratrica non significa, in alcun modo, che non vada denunciata e combattuta, in tutte le sedi, la recente deliberazione del Parlamento Europeo e l’intera operazione di criminalizzione dei comunisti. Su questo versante politico la Rete dei Comunisti si rende disponibile a partecipare ad iniziative che dichiarino una ferma opposizione a questo deliberato antidemocratico, antistorico e revisionista.

    Nel contempo, però – particolarmente verso le giovani generazioni, che sono l’obiettivo principale di queste narrazioni tossiche e dell’intera comunicazione deviante del capitale – occorre assumere la “difesa del Comunismo” come elemento scientificamente dinamico ben oltre le suggestioni nostalgiche ed incartapecorite di una certa “sinistra” le quali, nettamente, si configurano fuori da ogni dialettica reale nella società costituendo la negazione degli elementi di vera modernità di tale processo universale di liberazione collettiva.

    La crescita delle diseguaglianze e della polarizzazione sociale, l’aumento di tutte le diversificate forme di sfruttamento e di alienazione anche nel cuore del capitalismo ed, infine, il palesarsi dell’infarto ecologico del pianeta sono i segnali evidenti di quella dialettica che i marxisti individuano nella crescente contraddizione tra sviluppo delle forze produttive dinamiche e i rapporti di produzione statici. Una dinamica che rende odiosi ed insopportabili i rappori sociali vigenti verso cui occorre continuare ad alimentare la nostra lotta, la nostra alterità e l’interi portato della passione durevole comunista.

    Si comprenderà, dunque – con buona pace dei burocrati dell’Unione Europea – che il Comunismo non può essere “dichiarato fuorilegge” da chicchessia!

    20 settembre, 2019

    Uno spettro che ancora incute paura! ? RdC
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  5. #5
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    Predefinito Re: Il Parlamento Europeo equipara nazismo e comunismo: commenti

    PARTITO COMUNISTA - Rizzo: «Il vero “totalitarismo” è quello capitalista. Il 5 ottobre una piazza piena di bandiere rosse»



    Con 535 voti a favore, 66 contro e 52 astenuti il Parlamento Europeo ha approvato la mozione di condanna dell’uso dei simboli del comunismo. Tra i favorevoli anche tutti i deputati del Partito Democratico. La denuncia sui social, partita in Italia dal Partito Comunista ha suscitato un forte dibattito che è stato ripreso anche da alcuni giornali. Abbiamo sentito il parere del segretario del Partito Comunista, Marco Rizzo che di dice: «il vero totalitarismo è quello capitalista» rilanciando con la proposta di una piazza unitaria dei comunisti e delle forze di classe il 5 ottobre a Roma, anche come risposta all’attacco europeo.

    Rizzo, il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione “sull’importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa” nella quale di fatto il comunismo viene equiparato al nazifascismo. Il Partito Comunista ne ha da subito denunciato la natura. La sua opinione?

    Leggendo la risoluzione per prima cosa colpisce la pochezza del testo e dell’analisi storica che è contenuta. Se uno studente del quinto anno di liceo dicesse cose del genere a un’interrogazione sarebbe rispedito a posto. Di fatto si sostiene che l’Unione Sovietica è stata corresponsabile della seconda guerra mondiale, quando l’URSS è stato il principale paese aggredito e quello che ha dato il contributo maggiore per la sconfitta del nazi-fascismo. Evidentemente non si va per il sottile quando c’è da creare le premesse per teorie che non hanno fondamento storico, la storia va piegata alle necessità di queste teorie. Mi riferisco al concetto di “totalitarismo”, all’idea della lotta delle democrazie contro le dittature “che volevano spartirsi il mondo”.

    La risoluzione parte dall’attacco al patto Ribetropp-Molotov, come prova della connivenza tra comunismo e nazismo.

    Ma nessuno per esempio parla della Conferenza di Monaco, con la quale Inghilterra e Francia accettarono la fine della Repubblica cecoslovacca, che è precedente al patto Ribentropp-Molotov. Però nessuno si sogna di mettere al bando la democrazia liberale perché spianò la strada al fascismo. Questa risoluzione non ha fondamento storico. Il patto di non aggressione tra URSS e Germania fu necessario per prendere tempo e preparare la resistenza sovietica, e fermò per un anno i piani di invasione di Hitler. Churchill disse in un discorso radio trasmesso il 1° ottobre: «I sovietici hanno fermato i nazisti nella Polonia orientale. Vorrei soltanto lo avessero fatto come nostri alleati».

    A prescindere dal giudizio storico, molti negano che questa risoluzione avrà effetti pratici. Questo contraddice la campagna di denuncia che il PC sta facendo, parlando di un’Unione Europea che lavora per la messa al bando dei comunisti.

    Questa risoluzione è un nuovo “scalino” nella strategia della UE. Non dobbiamo dimenticare intanto, come pure dice la risoluzione, che in molti Paesi europei i comunisti sono già messi al bando e questa risoluzione rafforza la posizione di quei Paesi. Ma poi, se è vero che le risoluzioni non sono di immediata applicazione, è anche vero che influenzano la legislazione. Quando si promulga una nuova legge nelle premesse si leggono spesso le risoluzioni del Parlamento europeo che fanno da antecedenti. Andate a vedere il punto 20. Qui si dice a chiare lettere e con totale equiparazione con i partiti nazi-fascisti che la risoluzione “esorta gli Stati membri a vietare di fatto gruppi o qualsiasi tipo si associazioni o fondazioni che esalti o glorifichi qualsiasi forma di totalitarismo” intendendo chiaramente con questa espressione anche i partiti comunisti. Esortare gli Stati membri significa chiedere che questi approvino leggi per vietare, che non è una prerogativa del Parlamento Europeo ma compete alla legislazione nazionale. Ma il passo è fatto. Quindi non si tratta solo – per così dire – di chiedere rimozione di monumenti, intitolazioni di luoghi pubblici, cose già gravi. Si chiede esplicitamente di vietare i simboli in pubblico e di vietare le organizzazioni. Lo si fa in punta di piedi, mascherandosi dietro il concetto di “totalitarismo”. Ma prima la stessa mozione parla di comunismo come “totalitarismo”. Quindi la funzione è chiara.

    Qualcuno ha definito questa posizione una battaglia del passato, non attuale. Perché l’Unione Europea allora pone oggi la questione della messa al bando del comunismo?

    Oggi le forze comuniste sono più deboli che in passato. Il tentativo delle democrazie borghesi di mettere al bando i partiti comunisti non è nuovo. Lo fecero in Germania dell’Ovest. In Italia fu impedito dalla forza dei comunisti e del movimento operaio. Oggi i rapporti di forza sono più sfavorevoli e i capitalisti pensano di chiudere la partita. Lo fanno con la creazione di un pensiero unico totalitario capitalista, un vero e proprio “totalitarismo capitalista” a cui assistiamo oggi per cui la democrazia liberale, che è la forma migliore per gli interessi capitalistici in questa fase, viene dipinta come l’unico modello possibile. Il capitalismo è in crisi profonda, il divario tra una ristretta elité di capitalisti e la stragrande maggioranza dei popoli cresce, i lavoratori sono sempre più poveri e quindi c’è bisogno di creare un’egemonia culturale fortissima per coprire l’evidenza. La demonizzazione storica del comunismo, che in realtà è stato ed è il più grande movimento storico di liberazione politica delle classi popolari, serve a questo. Poi questa risoluzione ha anche una finalità immediata nello scontro globale…

    Ci dica…

    È chiaro che è concepita in funzione anti-russa. Ora noi comunisti non abbiamo particolare simpatia per la Russia di oggi, perché è un paese capitalista, al pari di ogni paese capitalista. Ma non siamo scemi. È chiaro che l’anticomunismo dei paesi dell’Europa Orientale di nuovo ingresso nella UE, che l’Unione Europea alimenta e foraggia è funzionale allo scontro in atto con la Russia. Ce ne sono tracce molto evidenti nella risoluzione. Quindi l’Unione Europea sfrutta questo argomento per la protezione degli interessi dei propri settori capitalistici. Oggi nei paesi dell’Est Europa si condanna più il comunismo che il fascismo, una follia totale.

    Come valuta il voto delle forze politiche e in particolare dei deputati italiani?

    Direi che da lega, forza italia, e fratelli d’Italia non potevamo che attenderci questo. A dire il vero anche dal PD, ma su di loro voglio soffermarmi di più. Il Partito Democratico si riunisce in sedi, alcune delle quali furono conquistate armi alla mano dai partigiani comunisti. Alle pareti ci sono i ritratti di Gramsci e di decine di esponenti nazionali e locali della storia del movimento comunista. Dovrebbero avere il buon senso di toglierli, e non continuare a alimentare l’idea che la loro storia sia in continuità con il passato. Tutti i deputati PD, compreso Giulaino Pisapia (ex rifondazione comunista) hanno votato a favore di questa risoluzione. La messa fuori legge dei comunisti potrebbe avere come antecedente un voto a favore del PD. Invito la base del PD, quelle tante persone che in buona fede pensano ancora di votare per l’erede del PCI, a riflettere seriamente.

    Quali sono state le misure adottate dai comunisti in seno al Parlamento Europeo.

    I nostri compagni greci del KKE hanno da subito denunciato la presentazione della mozione, facendo opposizione. La loro denuncia e la loro contrarietà a questa mozione ha fatto sì che il resto dei partiti comunisti prendesse posizione. Purtroppo i rapporti di forza sono quelli che sono. Però l’Iniziativa Comunista Europea sostiene e rafforza le posizioni dei partiti dell’est Europa messi al bando e si oppone, denunciandole, alle politiche anticomuniste. È una prova della necessità dell’unità internazionale del movimento comunista, in questa fase di attacco, e anche di grandi potenzialità.

    Tornando in Italia, questa risoluzione modifica la strategia del Partito?

    No, anzi. Conferma chiaramente il nostro giudizio sull’Unione Europea e sulla sua funzione. Ci rafforza nella convinzione che la lotta per la difesa della verità storica dal revisionismo sia una lotta essenziale, per difendere le premesse culturali per far avanzare le nostre parole d’ordine e la nostra visione della società. L’attacco dell’Unione Europea richiede una risposta immediata. La manifestazione del 5 ottobre, dovrà diventare anche un atto di orgoglio e di lotta contro questa pericolosa posizione dell’Unione Europea. Non può esserci migliore risposta che vedere una piazza piena di bandiere rosse con la falce e martello, che lancia l’opposizione sociale e di classe a questo Governo, all’Unione Europea e ai poteri forti della globalizzazione capitalistica che lo sostengono, rivendicando allo stesso tempo con orgoglio la nostra storia e opponendosi a questa vergogna. A nome del Partito Comunista rinnovo l’appello a farne una manifestazione unitaria, e l’invito a tutti i comunisti a partecipare. Sarebbe un segnale fortissimo, di cui oggi abbiamo più che mai bisogno.

    Rizzo: «Il vero ?totalitarismo? è quello capitalista. Il 5 ottobre una piazza piena di bandiere rosse» | La Riscossa
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  6. #6
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    Predefinito Re: Il Parlamento Europeo equipara nazismo e comunismo: commenti

    PARTITO COMUNISTA PORTOGHESE - La risoluzione del parlamento europeo apre la strada alla persecuzione contro i comunisti

    di Partito Comunista Portoghese



    La maggioranza del Parlamento europeo ha approvato il 19 settembre, con i voti favorevoli dei deputati (portoghesi) di Partito Socialista, PSD, CDS e PAN, una grave e abietta risoluzione, che costituisce un’altra tappa deplorevole nella strategia di revisionismo storico promossa dall’Unione Europea.
    Il testo ora approvato promuove le concezioni e le falsificazioni più reazionarie della storia contemporanea nel deplorevole tentativo di equiparare il fascismo e il comunismo, minimizzando e giustificando i crimini del nazi-fascismo e mettendo a tacere le responsabilità conniventi delle grandi potenze capitaliste – come il Regno Unito o la Francia. – che aprirono la strada all’inizio della Seconda Guerra Mondiale nella speranza di spingere le orde naziste contro l’URSS, come effettivamente si verificò, con gli immensi costi umani e materiali per l’Unione Sovietica, che nessun altro paese dovette sostenere.
    Inserendo questa spudorata equiparazione nel contesto del Patto Ribbentrop-Molotov, nascondendo il suo background storico, la risoluzione adottata dalla maggioranza del PE omette importanti comportamenti di tolleranza, complicità e allineamento delle grandi potenze capitaliste con l’ascesa del fascismo in diversi paesi europei, motivati dalla lotta all’ideale comunista e alle enormi conquiste economiche e sociali raggiunte dai lavoratori e dai popoli dell’URSS, che hanno incoraggiato la lotta e le aspirazioni dei lavoratori e dei popoli in tutta Europa.
    Da ciò si evince l’assenza intenzionale di riferimenti nella risoluzione adottata dalla maggioranza del PE al Patto di Concordia e Cooperazione del 15 luglio 1933 tra il Regno Unito, la Francia, la Germania e l’Italia, che ha aperto la strada al riarmo della Germania; o il sostegno militare di Hitler e Mussolini a Franco e al colpo di stato fascista che portò alla guerra civile in Spagna, il cui governo fascista sarebbe stato riconosciuto dalla Francia e dal Regno Unito nel febbraio del 1939; o la Conferenza di Monaco, che avrebbe portato all’omonimo Trattato, firmato il 30 settembre 1938 tra Germania, Francia, Italia e Regno Unito, per lo smembramento della Cecoslovacchia occupata dall’esercito nazista, con parti del suo territorio occupate da Polonia e Ungheria. O il sabotaggio dei governi francese e inglese agli sforzi per negoziare un patto di mutua assistenza tra i loro paesi e l’Unione Sovietica che avrebbe impedito la Seconda Guerra Mondiale, che ha incoraggiato quei governi ad aspettarsi un conflitto tedesco-sovietico.
    La risoluzione adottata dalla maggioranza del PE non solo cancella la collusione dei grandi monopoli tedeschi con Hitler, ma cerca di cancellare il decisivo contributo dei comunisti e dell’Unione Sovietica alla sconfitta del nazi-fascismo e alla liberazione dei popoli dal giogo coloniale dopo la Seconda Guerra Mondiale. Una risoluzione che intende anche mettere a tacere il ruolo dei comunisti nella liberazione dei popoli dall’oppressione fascista, come in Portogallo, o il ruolo che hanno svolto e svolgono nel promuovere i diritti democratici – politici, economici, sociali e culturali dei lavoratori e dei popoli.
    Questa risoluzione contiene ancora un altro elemento la cui gravità non può essere ignorata: intende aprire la strada all’intensificazione e alla generalizzazione della persecuzione e del divieto dei partiti comunisti e a porre ostacoli, come sta accadendo, ad altre forze progressiste e al movimento sindacale con la complicità di Unione Europea e NATO, in diversi Stati membri – come Lituania, Estonia, Lettonia e Polonia, tra gli altri – dove, insieme alla riabilitazione e all’esaltazione storica del fascismo e alla glorificazione dei collaboratori con il nazifascismo, si distruggono i monumenti della resistenza antifascista, inclusa quella dell’Armata Rossa, si fomenta la xenofobia e il razzismo e vengono promosse le forze fasciste.
    Questo revisionismo storico replica posizioni precedenti dell’UE, che, pretendendo di impartire al mondo lezioni di “democrazia” e “diritti umani”, promuove battute d’arresto della civiltà, attaccando i diritti sociali e del lavoro, la sovranità nazionale e la democrazia. Un’entità al servizio del grande capitale e delle grandi potenze, in cui si stanno sviluppando tendenze e pratiche repressive che limitano i diritti e le libertà fondamentali, nonché militariste. Politiche che sono, come in passato, all’origine della rinascita delle forze di destra e fasciste.
    Gli eurodeputati del Partito Comunista Portoghese nel PE denunciano questo serio tentativo di falsificazione storica e manifestazione anticomunista, che in sostanza è anche anti-democratico , che conta sul sostegno di PS, PSD, CDS e PAN. Allo stesso tempo, ribadiscono che non consentiranno lo sbiancamento del fascismo e la criminalizzazione dell’ideale e del progetto comunista.

    traduzione di Mauro Gemma per Marx XXI

    La risoluzione del parlamento europeo apre la strada alla persecuzione contro i comunisti | Contropiano
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  7. #7
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    Predefinito Re: Il Parlamento Europeo equipara nazismo e comunismo: commenti

    aggiungo il mio modesto commento telegrafico: chi mi viene a ripetere la storiella dell'Europa che va riformata dall'interno lo attacco al muro.
    Una Cina, una Yugoslavia, una Russia, una Corea, una Palestina, un'Irlanda. E zero USA

  8. #8
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    Predefinito Re: Il Parlamento Europeo equipara nazismo e comunismo: commenti

    E cos avi apettavate dal PD?
    Ma qualcuno ancora crede che sia un partito di sinistra, socialdemocratico?
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
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  9. #9
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    Predefinito Re: Il Parlamento Europeo equipara nazismo e comunismo: commenti

    Citazione Originariamente Scritto da Kavalerists Visualizza Messaggio
    E cos avi apettavate dal PD?
    Ma qualcuno ancora crede che sia un partito di sinistra, socialdemocratico?
    Hanno pure scritto la lettera lagnosa e costernata a Pisapia.

    Caro Giuliano Pisapia | Rifondazione Comunista
    Venezuela e Zimbabwe nei nostri cuori!

  10. #10
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    Predefinito Re: Il Parlamento Europeo equipara nazismo e comunismo: commenti

    ANPI - "Esprimiamo preoccupazione per la risoluzione del Parlamento Europeo che equipara nazifascismo e comunismo"



    Comunicato della Presidenza e della Segreteria nazionali ANPI

    L'ANPI esprime profonda preoccupazione per la recente risoluzione del Parlamento Europeo in cui si equiparano nazifascismo e comunismo, per altro in palese contrasto con la risoluzione antifascista, antinazista e antirazzista del 25 ottobre 2018. In un'unica riprovazione si accomunano oppressi ed oppressori, vittime e carnefici, invasori e liberatori, per di più ignorando lo spaventoso tributo di sangue pagato dai popoli dell'Unione Sovietica - più di 22 milioni di morti - e persino il simbolico evento della liberazione di Auschwitz da parte dell'Armata rossa. Davanti al crescente pericolo di nazifascismi, razzismi, nazionalismi, si sceglie una strada di lacerante divisione invece che di responsabile e rigorosa unità. L'ANPI si augura che al più presto giunga dal Parlamento Europeo, al fine della sua stessa autorevolezza e credibilità, il chiaro segnale di un radicale ripensamento, nel solco dei principi che ispirarono la creazione di un'Europa Unita, figlia dell'antifascismo e delle donne e uomini che si opposero ai regimi nazifascisti e frutto del pensiero dei confinati a Ventotene proprio dal regime fascista.

    PRESIDENZA E SEGRETERIA NAZIONALI ANPI

    22 settembre 2019

    https://www.anpi.it/articoli/2244/es...xgfkOhltG-yun8
    Venezuela e Zimbabwe nei nostri cuori!

 

 
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