"Lavorare per restaurare il socialismo in cui indipendenza e democrazia sono vere"

Muhammed Shabeer, Peoples Dispatch | peoplesdispatch.org
Traduzione per Resistenze.org - sito di controinformazione del C.C.D.P. - Via Pisa 41 - Torino a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

21/08/2019



Peoples Dispatch a colloquio con John Bruchi, segretario del Comitato centrale del Partito Comunista d'Albania, sulla disillusione politica tra gli albanesi, sulla crisi economica che colpisce il paese e sul ruolo del suo partito in Albania oggi.

Le elezioni degli organi locali in Albania, tenutesi il 30 giugno, hanno innescato controversie diffuse nel paese. Le elezioni per i 61 comuni e i loro 1.590 seggi del consiglio, sono state boicottate dall'opposizione e hanno registrato una scarsa affluenza alle urne. Dei 3,5 milioni di albanesi ammessi al voto, secondo quanto riferito, solo il 21,6% si è recato alle urne.

L'opposizione nel paese, guidata dal Partito Democratico, ha protestato e chiesto le dimissioni del primo ministro, con l'accusa di corruzione e frode. I loro parlamentari, chiedendo elezioni generali immediate, avevano rinunciato ai loro incarichi parlamentari, all'inizio di febbraio. Inoltre, erano contrari alla conduzione delle elezioni degli organi locali di giugno. Ma il primo ministro, Edi Rama, del Partito Socialista d'Albania, ha confutato le accuse contro di lui e proseguito nel suo piano di elezioni comunali previste per giugno.

La continua instabilità politica di cui le elezioni degli organi locali sono l'ultimo episodio, è stata una fonte di caos costante. In questo frangente, Peoples Dispatch ne ha parlato con John Bruchi, segretario del Comitato centrale del Partito Comunista d'Albania, in merito alla situazione politica nel paese.

Peoples Dispatch: Qual è la tua opinione sulle proteste contro l'attuale governo in Albania?

John Bruchi: A seguito della cattiva condotta della borghesia dominante, rappresentata dai tre principali partiti politici: il Partito Democratico (PD), il Partito Socialista (PS, alias Rinascimento) e il Movimento Socialista per l'Integrazione (LSI), l'Albania è oggi in profonda crisi politica e sociale. Questi partiti, che sono stati al governo per tre decenni, hanno effettivamente messo all'asta il paese usando lo slogan delle "riforme", che sono imposizioni dell'imperialismo euro-atlantico, come condizione per l'integrazione nell'UE. Attraverso concessioni e accordi antitrust, hanno trasformato l'Albania in una "repubblica delle banane".

Questa situazione di crisi dovrebbe trovare la protesta della classe operaia, dei contadini e dei poveri delle città e dei villaggi. Ma sfortunatamente, grazie alla schiacciante propaganda del potere borghese, sostenuto dall'imperialismo internazionale, la società albanese ha perso la sua unità ereditata dal periodo del socialismo. In Albania, la classe operaia è impoverita e degradata; i suoi sindacati non esistono o sono posti al servizio del potere borghese, mentre i contadini sono lasciati in balia del destino. I giovani non trovano opportunità di lavoro e integrazione nel paese, quindi prendono quotidianamente la via dell'emigrazione verso i paesi europei o altrove per garantirsi la sopravvivenza. La vera intelligenza è stata spinta ai margini e degradata.

Mentre le classi lavoratrici sono disorganizzate, i partiti politici borghesi nell'opposizione, come PD, LSI e i loro seguaci, hanno mobilitato i militanti con l'obiettivo di tornare al potere il più presto possibile. Una volta al potere, ci si può aspettare che, come sempre, tenteranno di impadronirsi immeritatamente di beni a spese della collettività. Nelle loro proteste, che vanno avanti da diversi mesi, è stata registrata la presenza di cittadini politicamente disimpegnati, che sono stati ingannati dalla propaganda e dalle false promesse degli organizzatori. La causa di queste proteste non è la protezione degli interessi delle masse lavoratrici, ma rappresenta semplicemente una rotazione di potere all'interno di una classe e di un sistema politico radicati. Tali manipolazioni da parte dei partiti di opposizione non possono risolvere la crisi politica e socio-economica del paese. Solo un significativo passaggio di potere nelle mani della classe operaia, in alleanza con i contadini lavoratori e l'intellighenzia popolare, è una soluzione alla crisi, che potrebbe sollevare il paese da un abisso in cui la classe borghese corrotta ha il controllo totale.

Qual è l'opinione generale sul Partito Socialista guidato da Edi Rama?

Il Partito Socialista è nato nel giugno 1991, prodotto della conversione dal precedente Partito del Lavoro d'Albania (PLA), sotto la direzione del gangster politico, Ramiz Alia, ex Segretario del Comitato centrale del PLA. Usurpò completamente il partito e il potere in Albania, dopo la perdita del glorioso leader, Enver Hoxha. A quel tempo, la maggioranza credeva che il Partito Socialista avrebbe continuato a difendere i valori raggiunti sotto il socialismo, ma presto si trasformò in un partito autenticamente borghese. Nonostante l'etichetta, il suo programma politico ed economico, oggi, non ha nulla a che fare con il socialismo. E' stato interamente uniformato al Partito Democratico, che dalla sua creazione nel 1990, è rimasto semplicemente un clan neonazista, sostenuto da forze internazionali complici della distruzione dell'Albania socialista.

L'attuale leader del Partito Socialista, che è il primo ministro del paese, Edi Rama, aveva promesso all'elettorato che avrebbe realizzato un governo che fosse per i cittadini. Tuttavia, oltre a cambiare il nome del partito (da Partito Socialista a "Rinascimento") e i suoi colori, ha soprattutto cambiato il programma e messo il suo governo al servizio dell'oligarchia finanziaria, con la quale ha raggiunto un patto politico, economico e criminale per il mantenimento del potere in ogni modo.

Il "successo" che Edi Rama ha raggiunto e sta raggiungendo con il suo "Rinascimento", si basa sul suo collegio elettorale di sinistra, che costituisce la maggioranza della popolazione. Questo elettorato, nonostante abbia notato che Edi Rama è andato fuori linea e non fornisce una rappresentanza reale, continua a temere il ritorno al potere del Partito Democratico del leader Sali Berisha, che si candiderà a governatore. Come i suoi predecessori, ha compiuto numerosi atti anti-nazionali e anti-pololari. Proprio a causa del pericolo del ritorno di PD e Berisha, l'elettorato di sinistra preferisce il partito di Edi Rama, il "Rinascimento", ritenuta l'opzione "meno peggio". È proprio a causa di questo "schema" che i due principali partiti (PD e PS) si sono assicurati la "torta" del potere tra loro, così come quasi tutti i partiti borghesi dell'attuale sistema capitalista.

Tuttavia, come PD e LSI, "Rinascimento" di Edi Rama viene sempre più screditato agli occhi dell'elettorato, e non è lontano il giorno che uscirà dalla scena politica nel nostro paese insieme ai suoi fratelli.

Chi sono questi manifestanti antigovernativi? Qual è la loro posizione politica e ideologia?

Come abbiamo accennato in precedenza, ci sono molte ragioni per dimostrare e protestare nel nostro paese oggi. Corruzione galoppante che ha travolto la politica e l'amministrazione statale; criminalità organizzata e di strada; il divario sociale tra l'oligarchia finanziaria e statale e la generalità delle masse; totale mancanza di giustizia e impunità del crimine e della corruzione governativa; il saccheggio delle risorse sotterranee del paese; e la svendita degli interessi nazionali sono alcuni dei motivi delle vigorose proteste contro la classe politica che ha preso lo Stato e lo riduce ai suoi interessi e di quelli che serve. Ma le attuali proteste, che includono non solo militanti di partito, ma anche cittadini con questioni e problemi irrisolti, sono attivate e manipolate dal Partito Democratico e dal Movimento Socialista per l'Integrazione. La filosofia dei leader delle proteste è di impadronirsi del potere senza merito, utilizzandolo non solo per arricchire se stessi e i loro clan, ma anche per proteggersi dei crimini commessi nelle attività politiche e governative durante la lunga e fallita transizione della cosiddetta "democrazia borghese".

Credi che l'Albania si stia ancora riprendendo dai conflitti politici ed etnici seguiti al crollo dell'Unione Sovietica e della Jugoslavia?

Prima del 1990, l'Albania era una Repubblica popolare socialista. Sotto la guida del Partito del Lavoro d'Albania e del suo leader Enver Hoxha, aveva costruito con successo le basi del socialismo e intrapreso il percorso di edificazione completa di una società socialista, che è il periodo intermittente fino alla transizione verso il comunismo. Dopo la morte del marxista-leninista, Enver Hoxha, il suo vice, Ramiz Alia, che aveva un'agenda mascherata, girò le ruote del partito e dello Stato. Con l'aiuto del capitalismo euro-atlantico, rovesciò il sistema socialista di dittatura del proletariato e lo sostituì con un sistema capitalista.

Per ottenere questo rovesciamento, furono utilizzati collegi elettorali degenerati all'interno della società che, aiutati da agenti esterni, si manifestarono apertamente come anticomunisti. Hanno impiegato slogan mielosi che vendono il capitalismo come mezzo per il "paradiso", soprannominandolo "la libera economia d'Europa", che seguirebbe lo "stato di diritto" fornitore di "completa libertà dell'individuo" e di "abbondanza e felicità per tutti". Questi slogan ingannevoli hanno male informato le folle, che inizialmente hanno prestato il loro sostegno al capitalismo, sperando che in pochi anni l'Albania sarebbe diventata "come l'Europa", altro slogan dei portabandiera della democrazia borghese. Tuttavia, presto il popolo si rese conto che gli slogan della borghesia che andava al potere erano una truffa.

Le risposte e le reazioni delle persone riflettono una ricerca del tempo del socialismo e di Enver Hoxha. Se non sono ancora pronti a sollevarsi in rivolta contro l'attuale sistema borghese, è perché non vedono ancora una forza politica alternativa credibile e circostanze politiche appropriate per attuare il ritorno del potere nelle mani del popolo.

L'influenza dei conflitti di potere in Albania non è la stessa di quanto accaduto nell'ex Unione Sovietica e in Jugoslavia. In questi paesi, la teoria e la pratica del socialismo e del comunismo si erano degradate molto prima del crollo del "Muro di Berlino", che segna il crollo del campo socialista. Mentre in Albania, finché il grande leader Enver Hoxha fu in vita, il socialismo si muoveva al giusto ritmo, senza vacillare dalla via comunista. Il crollo, nel 1990, avvenne quasi immediatamente, non come un fallimento del sistema socialista, ma come risultato del tradimento dei vertici del Partito del Lavoro che governava lo stato. Quindi il conflitto successivo alla caduta del socialismo è stato più profondo e si approfondisce ogni giorno. Il popolo albanese che ha conosciuto e vissuto il socialismo lo sta rivendicando solo tre decenni dopo la sua caduta, perché in quel sistema hanno visto un futuro reale e sicuro per loro stessi e per il paese.

Parlaci dell'attuale ruolo del Partito Comunista d'Albania nella politica nazionale e di alcuni dei vostri interventi nel movimento popolare nel paese durante questi anni.

Dopo la morte dell'indimenticabile leader del popolo albanese, Enver Hoxha, i vertici del Partito del Lavoro, guidato da Ramiz Alia, nel 1991, si allontanò dal percorso comunista, provocando il riemergere della borghesia, un mossa regressiva per il paese. In disaccordo con questa svolta regressiva, il 10 settembre 1991, il poeta rivoluzionario Hysni Milloshi, insieme ai suoi compagni, rifondò il Partito Comunista d'Albania, diretto successore del Partito Comunista fondato da Enver Hoxha l'8 novembre 1941 e con successo da lui guidato per 44 anni consecutivi.

Nel 1992, il Partito Comunista fu messo fuorilegge e costretto ad agire in uno stato illegale fino al luglio 1998, quando il partito riprese la libertà politica. Ha iniziato la sua attività nello spettro pluripartitico albanese, cercando di trasmettere alle masse la sua linea politica e il suo programma, con l'obiettivo di restituire potere al popolo e costruire una società giusta, libera e democratica.

Durante tutti questi anni di transizione "democratica", il partito non ha cessato la sua lotta ideologica e politica contro il sistema capitalista, in difesa dei valori fondamentali delle due grandi epoche sotto la guida di Enver Hoxha nella seconda metà del XX secolo: l'epoca del movimento di liberazione nazionale (LANC) e l'epoca dell'edificazione socialista. In questa incessante guerra, il partito si confronta quotidianamente con tutti gli accessori della propaganda e della violenza che provengono dal sistema capitalista. Tuttavia, le azioni politiche del Partito Comunista si sono sempre concentrate sulla difesa dei valori del LANC, dei risultati del socialismo e della figura del leader del Partito e dello Stato socialista, Enver Hoxha, che è stato attaccato senza sosta, da nemici del socialismo, del comunismo e dell'Albania.

Il Partito Comunista, nella sua azione, è sostenuto da due organizzazioni militanti e politiche: l'Organizzazione della Gioventù Comunista, fondata da Qemal Stafa, e l'Organizzazione delle Donne Comuniste, fondata da Margarita Tutulani, che rinnovano e riempiono i ranghi del Partito Comunista. Una delle azioni politiche del partito è stata la partecipazione alle elezioni politiche borghesi, con l'obiettivo di entrare in Parlamento, di usarlo come piattaforma, per denunciare il regime e il sistema di sfruttamento capitalistico. Questo obiettivo non è stato raggiunto perché la borghesia ha usato tutti i mezzi di propaganda e violenza a sua disposizione per limitare la presenza del partito in Parlamento.

Tuttavia, il Partito Comunista non si è fermato e non si fermerà nel suo cammino. Con il coraggio e la militanza comuniste, continua a lavorare e lottare per diventare un importante fattore politico che possa assumere rapidamente la guida popolare, a capo della classe operaia, dei contadini e degli strati poveri della società. Guidandoli sul vero cammino della rivoluzione, mira a ripristinare il sistema socialista; un sistema in cui le persone stesse decidono il proprio destino e dove libertà, indipendenza e democrazia sono funzionali e vere.

https://www.resistenze.org/sito/te/p...i19-021782.htm