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  1. #11
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    Predefinito Re: Eternit bis: Schmidheiny imputato di omicidio volontario per i morti da amianto a

    Citazione Originariamente Scritto da Capitano Visualizza Messaggio
    Ma scusa ma perchè l'INAIL non dovrebbe stare dalla parte dei grandi imprenditori visto che appunto come ci ricordavi siamo già pieni di falsi invalidi?
    Vai a trollare in altri thread, grazie, qua lasciamo pulito.

  2. #12
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    Predefinito Re: Eternit bis: Schmidheiny imputato di omicidio volontario per i morti da amianto a

    Citazione Originariamente Scritto da Hockey Visualizza Messaggio
    Vai a trollare in altri thread, grazie, qua lasciamo pulito.
    Ma quale trollata?
    Io e te siamo della brigata ultraliberale, quella che dice sempre che "eh ma i contatombini" , "eh ma i dipendenti imbroglioni" , "eh ma invece di frignare si facessero una assicurazione privata come ho fatto io" , "eh ma lo stato si mette contro i grandi imprenditori" e ora invece dell'articolo di cronaca dove hanno beccato quello che risultava cieco ma guidava l'auto abbiamo un caso diverso dobbiamo accantonare i nostri validissimi principi teorici solo perchè il nostro interlocutore è uno che per far girare l'industria italiana c'ha rimesso la salute?
    Ma la grandezza ma soprattutto il coraggio delle nostre idee dovrebbe prescindere dal caso pietoso.
    Poi arrivano sennò i nazisovranisti populisti e socialisti a dire che facciamo gli sboroni col culo degli altri.
    Come dice il mio amico Dav: Sono con il Pd ed ero con il Pd. E nel Pd si può stare in maggioranza ed in minoranza a prescindere dai leader. Adesso io sono in minoranza.
    Ma il Pd è sempre il Pd.
    I AM PD

  3. #13
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    Predefinito Re: Eternit bis: Schmidheiny imputato di omicidio volontario per i morti da amianto a

    Citazione Originariamente Scritto da Capitano Visualizza Messaggio
    Io e te siamo della brigata ultraliberale
    Io e te siamo di universi differenti, mi dispiace. Non dico di essere migliore di te, solo diversi, e tu sei un trollone, anche se simpatico, e quindi secondo me è meglio se lasciamo le trollerie in altri thread dove è più opportuno fare caciara e divertirsi. In questo thread non ti risponderò più.

  4. #14
    Beneamato Democratico
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    Predefinito Re: Eternit bis: Schmidheiny imputato di omicidio volontario per i morti da amianto a

    Citazione Originariamente Scritto da Hockey Visualizza Messaggio
    Io e te siamo di universi differenti, mi dispiace. Non dico di essere migliore di te, solo diversi, e tu sei un trollone, anche se simpatico, e quindi secondo me è meglio se lasciamo le trollerie in altri thread dove è più opportuno fare caciara e divertirsi. In questo thread non ti risponderò più.
    Io ti voglio bene comunque e proprio perchè ti voglio bene, ti dico che se non dimostriamo sempre il coraggio delle nostre idee, anche quando magari è controproducente, la gente penserà che crediamo ad uggie teoriche che poi quando sono calate nel contesto del reale dimostrano le proprie enormi lacune.
    Come dice il mio amico Dav: Sono con il Pd ed ero con il Pd. E nel Pd si può stare in maggioranza ed in minoranza a prescindere dai leader. Adesso io sono in minoranza.
    Ma il Pd è sempre il Pd.
    I AM PD

  5. #15
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    Predefinito Re: Eternit bis: Schmidheiny imputato di omicidio volontario per i morti da amianto a

    Blu Notte Misteri Italiani Amianto - Le Morti Silenziose

    di Carlo Lucarelli



    « Il popolo non crede ai cultori delle cedole bancarie.Crede all'azione, a chi gli indica le vie del destino.Crede soprattutto a chi gli aprirà le strade vere della giustizia sociale. » Filippo Corridoni
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  6. #16
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    Predefinito Re: Eternit bis: Schmidheiny imputato di omicidio volontario per i morti da amianto a

    Dopo la sentenza Eternit. Studi chiari fin dagli anni 60.

    Rischio amianto, i medici avevano avvertito



    Vittorio A. Sironi martedì 25 novembre 2014



    Dopo la sentenza Eternit. Studi chiari fin dagli anni 60. Rischio amianto, i medici avevano capito e avvertito. di Vittorio A. Sironi



    Eternit deriva dal latino aeternitas, eternità. Quando lo brevettò nel 1901, il suo inventore, l’industriale austriaco Ludwig Hatschek (1856-1914), coniò questo neologismo per rimarcare l’elevata resistenza e la lunga durata di questo nuovo materiale da lui creato: un impasto di cemento e amianto. Oggi quello che una volta era considerato un pregio – la persistenza nel tempo – è diventato un vero incubo ecologico e sanitario.

    Paradossalmente, il riferimento al termine "eternità" si è trasformato da valenza positiva a caratteristica negativa. Eterni rischiano di restare solo i danni agli uomini e all’ambiente, mentre assolutamente (e per certi versi assurdamente) limitata nel tempo sembra essere la possibilità che chi ha consapevolmente continuato a provocarli possa essere chiamato a risponderne legalmente ed economicamente.

    L’amianto, o asbesto, è un minerale assai comune in natura. Ne esistono diversi tipi (amianto bianco, amianto bruno, amianto blu i principali), tutti però caratterizzati da un’elevata resistenza alle alte temperature e da una struttura fibrosa che li rende adatti alla fabbricazione di oggetti ignifughi e soprattutto all’impiego come materiale da costruzione.
    Proprio questo ultimo settore è quello in cui la produzione industriale si è maggiormente sviluppata, creando un mercato in continua espansione sino agli inizi degli anni Novanta, quando la commercializzazione e l’uso di prodotti contenenti amianto è stata proibita per legge. Un provvedimento giusto, ma assai tardivo, per evitare gravi irreversibili danni alla salute e all’ambiente.L’estrazione in cave a cielo aperto del minerale, il processo di lavorazione industriale e il deterioramento legato all’usura del tempo dei composti di fibro-cemento usati nell’edilizia (tegole, pavimenti, tubazioni) provocava il rilascio sistematico nell’aria di minuscole particelle del materiale, che venivano inalate cronicamente dai lavoratori e delle persone che con esse entravano in contatto.


    Ma già nei primi decenni del Novecento
    diversi studi medici avevano dimostrato come l’esposizione alle polveri di amianto porti all’inalazione attraverso le vie respiratorie di piccole fibre del minerale.
    Si determina così negli alveoli polmonari una reazione infiammatoria cronica, che sviluppa una fibrosi interstiziale.

    L’asbestosi – questo il nome della malattia professionale dei lavoratori dell’amianto – porta a una progressiva riduzione dell’elasticità polmonare, la quale in breve tempo causa un’insufficienza respiratoria ingravescente.

    Alla luce di questi dati il Regno Unito era stato il primo, nel 1931, a emanare apposite leggi per il controllo dell’esposizione alle polveri dei minerali, onde ridurre il rischio per i lavoratori di contrarre questa grave malattia.
    A metà degli anni Cinquanta l’autorevole medico inglese Richard Doll (1912-2005), noto alla comunità scientifica per i suoi precedenti studi sulla relazione tra fumo di tabacco e tumore dei polmoni, aveva evidenziato un’incidenza quasi doppia di cancro polmonare nei soggetti esposti alla polvere di amianto rispetto al resto della popolazione.

    È però merito di alcuni medici sudafricani aver dimostrato pochi anni dopo lo specifico rapporto di causa-effetto tra fibre di amianto e mesotelioma pleurico, un tumore relativamente raro della membrana che ricopre i polmoni.
    Un articolo pubblicato nel 1960 su un’autorevole rivista inglese di medicina del lavoro, che aveva come primo autore un giovane patologo di Johannesburg, Chris Wagner (1923-2000), provocò un notevole clamore in ambito scientifico e una vera "tempesta mediatica" in tutto il mondo.
    L’analisi di oltre trenta casi di mesotelioma pleurico, istologicamente documentato, riscontrato in pochi anni in persone provenienti tutte da una limitata area geografica del Sudafrica (quella in cui erano concentrate le cave aperte per l’estrazione del minerale), tenuto conto anche dell’assenza di questa patologia nell’ambito di tutti i tumori polmonari analizzati nei cinque anni precedenti – oltre diecimila –, portava a stabilire l’esistenza di un rapporto diretto tra amianto e quel tipo di tumore.

    Ogni ulteriore dubbio era spazzato via dal ritrovamento di corpuscoli di amianto nel polmone di alcune delle persone morte per tale neoplasia.
    Il dibattito in ambito medico divenne subito rovente: tra chi riteneva incontrovertibili i dati dello studioso sudafricano e chi poneva seri dubbi sulle sue conclusioni, basandosi sul fatto che molti lavoratori affetti da asbestosi non avevano sviluppato nel tempo il tumore pleurico.
    Anche sul piano politico-sociale le reazioni furono accese. Si scontravano interessi economici e industriali da un lato, tutela della salute individuale e collettiva dall’altro. Si contrapponevano visioni differenti dell’uso dell’ambiente: sfruttamento indiscriminato e pattumiera diffusa contro sostenibilità ecologica e rispetto del territorio.

    Un aspetto, quest’ultimo, ancora poco percepito e sentito dalla società del tempo. Riguardo la questione sanitaria, i motivi di una apparente contraddizione tra i dati sostenuti dai medici sudafricani e le osservazioni di altri specialisti furono presto chiarite, grazie anche al contributo di un pioniere della medicina del lavoro, l’italiano Enrico Vigliani (1907-1992).
    Le sue osservazioni sui malati di mesotelioma pleurico nel nostro Paese confermavano quello che lo stesso Wagner avrebbe poi evidenziato qualche anno dopo la sua prima pubblicazione: cioè che la latenza tra l’inizio dell’esposizione all’amianto e l’insorgenza del tumore era molto lunga, tra i 30 e i 40 anni.

    Un problema di drammatica attualità ancora oggi, perché i lavoratori e le popolazioni esposte per decenni alle polveri di amianto, soprattutto nei luoghi dove si trovavano gli stabilimenti di lavorazione poi chiusi in Piemonte (Casale Monferrato, Cavagnolo), in Lombardia (Broni), in Puglia (Bari) e in Sicilia (Priolo, Augusta), corrono il rischio potenziale di sviluppare questa patologia nei prossimi 10-15 anni.
    La bonifica di tutti i luoghi dove ancora oggi sono presenti manufatti edilizi contenenti amianto e il monitoraggio sanitario dei luoghi e delle persone a rischio devono costituire un preciso impegno dello Stato, che non solo deve esigere l’indennizzo dei danni umani e ambientali provocati da chi coscientemente ha ignorato per anni pericoli noti (seppure magari non ancora giuridicamente sanzionabili), ma deve anche farsi garante che la giustizia non abbia armi spuntate contro i responsabili di tali misfatti.

    Quella dell’Eternit, con le sue implicazioni economiche, sanitarie ed ecologiche, è una storia emblematica che, al di là del clamore suscitato dai fatti giudiziari legati alla cronaca di questi ultimi giorni, fornisce un insegnamento prezioso in ambito medico e un monito preciso sotto il profilo etico. Da un lato, ha fatto prendere coscienza che le cause ambientali e lavorative, oltre che gli scorretti stili di vita, costituiscono rilevanti fattori di rischio nell’insorgenza delle malattie tumorali, e non devono perciò essere sottovalutati. Dall’altro, ci ricorda che il fine ultimo di ogni invenzione deve essere il tentativo di realizzare un bene per l’umanità e non il puro profitto (pur legittimo quest’ultimo, se non va contro l’uomo). Se si deroga da questa prospettiva, la condanna – morale e giuridica – ne è la conseguenza assolutamente legittima.

    https://www.avvenire.it/opinioni/pag...vano-avvertito
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  7. #17
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    Predefinito Re: Eternit bis: Schmidheiny imputato di omicidio volontario per i morti da amianto a



    ---
    Le prime avvisaglie sulla nocività dell’amianto risalgono all’inizio del secolo, anche se solo a partire dagli inizi degli anni Sessanta che si ha la certezza scientifica della correlazione tra amianto e mesotelioma.(12)
    Affinché tali risultati scientifici fossero riconosciuti in Europa ci vollero più di trent’anni. Il solo paese a utilizzare idati scientifici fu, negli anni Settanta, la Svezia che proibì parzialmente l’utilizzo dell’amianto in alcuni materiali da costruzione.
    Ancora nel 1984 Max Schmidheiny, padre di Stephan, continuava a negare l’evidenza delle ricerche scientifiche sostenendo l’innocuità dell’amianto imprigionato nel cemento.(13)
    Proprio l’atteggiamentodegli industriali è una delle principali ragioni perché la proibizione dell’utilizzo dell’amianto conosce un ritardo di decine di anni rispetto agli studi scientifici sulla sua assoluta nocività.(14)

    Per ritardare il più possibilela messa al bando dei prodotti in amianto le multinazionali produttrici, con l’Eternit capofila, organizzarono, dunque, una vera e propria azione di lobby in grado di influenzare le legislazioni dei vari paesi nella convinzione che l’utilizzo dell’amianto fosse “sotto-controllo”(controlled-use) e quindi privo di tossicità per i lavoratori e la popolazione a contatto.(15)

    Non solo.

    Per creare maggiori sbocchi nell’utilizzo del cemento-amianto l’Eternit pubblica centinaia e centinaia di pubblicazioni informative dedicate ad architetti e ingegneri per illustrare le possibilità inedite di utilizzo del materiale.
    Pubblicazioni gratuite, ben fatte e soprattutto senza concorrenza, non essendoci state per anni pubblicazioni di settore indipendenti che potessero confutarne i dati e i principi esposti.
    Organizza, inoltre, corsi di formazione e di aggiornamento gratuiti, per le categorie professionali interessate.
    Ed anche dei concorsi per l’invenzione di nuovi utilizzi dell’amianto-cemento.
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  8. #18
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    Predefinito Re: Eternit bis: Schmidheiny imputato di omicidio volontario per i morti da amianto a

    Amianto Fibronit, la procura prepara il processo per altri 479 morti





    Sono i decessi successivi al 2009 e raccolti in un registro speciale. La nuova indagine dopo la conferma delle condanne per due ex dirigenti



    PAVIA. Se di amianto si muore, come hanno stabilito le sentenze, bisogna continuare a cercare la verità sulle responsabilità.

    È questo il senso della nuova indagine per omicidio colposo aperta dalla procura di Pavia su 479 morti della Fibronit, operai della fabbrica ma anche cittadini che abitavano nelle vicinanze dello stabilimento, deceduti in dieci anni, dal 2009 a oggi.
    I decessi precedenti a questa data erano entrati a far parte del primo processo: a febbraio la Corte di appello di Milano ha confermato le condanne per due ex dirigenti dello stabilimento, seppure lievemente ridotte per la prescrizione di cinque casi.
    Il valore di quella sentenza, storico prima ancora che giudiziario, ha avuto un effetto immediato sul registro dei morti che la procura di Pavia aggiorna da anni: cinque fascicoli che saranno riuniti in un unico procedimento, in preparazione di un nuovo processo. L’indagine è condotta dal magistrato Andrea Zanoncelli, che già aveva istruito la prima inchiesta insieme ai colleghi Giovanni Benelli e Valentina Grosso.


    Condanne confermate

    Per le morti d’amianto allo stabilimento della Fibronit di Broni, rimasto attivo fino al 1993, furono indagate dieci persone con ruoli di responsabilità, ma dopo 13 anni di processi e altri morti, l’impianto accusatorio, che riguardava i decessi tra il 2005 e il 2009, ha retto anche in secondo grado solo per due ex dirigenti, l’amministratore delegato dell’azienda Michele Cardinale, 72 anni, e il direttore della fabbrica Lorenzo Mo, 71 anni.
    Il primo è stato condannato a 3 anni e 8 mesi e il secondo a tre anni (uno assolto, altri due ex dirigenti processati in abbreviato furono assolti in secondo grado, tre morirono durante il processo e altri due sono stati riconosciuti non imputabili). Confermato in secondo grado anche un risarcimento di 20mila euro alle 27 parti civili rimaste.


    I giudici di pavia

    Le motivazioni della sentenza di secondo grado devono ancora essere depositate (non è escluso il ricorso in Cassazione delle difese), mentre per i giudici di Pavia Luigi Riganti, Raffaella Filoni e Pasquale Villani, che presero la prima decisione, la condotta dei due imputati fu molto grave: «Cardinale e Mo hanno voltato lo sguardo altrove per non vedere una situazione produttiva assolutamente disastrosa. L’impianto di captazione delle polveri presente presso lo stabilimento andava incontro a continue rotture».


    I morti

    La prima inchiesta partì da 275 decessi: dipendenti e cittadini morti per diverse patologie (mesotelioma, absestosi, neoplasie polmonari, infarti da compressione, placche pleuriche) e che appartenevano a tre categorie: gli operai, che per anni erano stati esposti alle fibre di amianto, i residenti in un raggio di tre chilometri e i familiari dei dipendenti.
    Tra la prescrizione e la scelta della stessa procura, che decise di scremare i casi in cui era più evidente il nesso di causa tra la fabbrica e la patologia sviluppata, si è arrivati alla fine a 27 parti civili.

    E come era avvenuto per Casale Monferrato è caduta, per effetto di una sentenza della Cassazione, anche l’accusa di disastro ambientale.
    Ma il cuore dell’impianto accusatorio, basato sulle responsabilità degli ex vertici sui decessi, è rimasto in piedi. Negli anni presi in considerazione dal primo processo si conoscevano già i rischi legati all’inalazione di fibre di amianto, ma secondo la sentenza di primo grado non sarebbe stato fatto il possibile per contenerli.

    La tragedia non riguardò solo i dipendenti. Anche i famigliari di chi lavorava in Fibronit, nel corso degli anni, ha contratto malattie.
    Il perché lo spiegano le tante testimonianze sentite nel processo: «Gli indumenti da lavoro venivano lavati da mia moglie. La ditta non dava alcuna indicazione». O ancora: «La ditta per i primi vent’anni non mi ha mai fornito alcun abbigliamento da lavoro, negli ultimi dieci anni mi ha dato una vestaglia estiva e una invernale che provvedevo a lavare al mio domicilio».

    Il registro

    La sentenza-bis si riverbera sugli altri procedimenti. In procura di Pavia ce ne sono cinque ancora aperti: il primo comprende 348 morti, il secondo 56, il terzo 25, il quarto 43, l’ultimo 7.

    I numeri, che mostrano un calo progressivo negli anni, riguardano i morti per patologie collegate in qualche modo alla Fibronit. I nominativi sono stati raccolti attraverso un registro speciale istituito anni fa in procura, dove confluiscono prima i nomi di coloro che contraggono una malattia amianto-correlata e poi i morti. I procedimenti saranno riuniti in un unico fascicolo, in vista di un nuovo processo. L’indagine è alle battute iniziali e potrebbe riguardare anche persone diverse da quelle già giudicate. La procura, da quanto è stato possibile sapere, potrebbe allargare lo sguardo anche verso altri potenziali responsabili. —


    https://laprovinciapavese.gelocal.it...rti-1.32022476
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  9. #19
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    Predefinito Re: Eternit bis: Schmidheiny imputato di omicidio volontario per i morti da amianto a

    Industria dell'Eternit "Pietra artificiale". Stabilimento di Casale Monferrato






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  10. #20
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    Predefinito Re: Eternit bis: Schmidheiny imputato di omicidio volontario per i morti da amianto a

    Provate ad immaginarvi, con le condizioni lavorative dell'epoca, quante di queste persone l'abbiano sgamata da asbestosi, mesotelioni o comunque cancro tra i 5 ed i 40 anni dopo aver girato questa roba da maleboglia dantesca.

    provate anche ad immaginarvi come i De Cartier e Schmidheiny SR se la siano spassata accumulando denaro alla grande, mentre la maggior parte di questi poveracci crepava in modo atroce senza nemmeno riuscire a respirare ; in epoche in cui gli antidolorifici non erano a livello odierno, i trattamenti pericardici/pleurici/peritoneali palliativi nemmeno eistevano, la diagnostica era blanda e scarsa, l'INAIL riconosceva pochissime correlazioni di causalità e la negazione dell'evidenza era a livelli massimi.....morti da non augurare nemmeno ad un serial killer.

    Morti tutti atrocemente, mentre facevano ingrassare solo ed unicamente dei porci demoniaci, con sembianze vagamente umane, che se ne sono strafottuti di UCCIDERE CRUDELMENTE delle gente che aveva la sola voglia di Lavorare in modo Onesto.....ecco, questo atteggiamento dura anche ai giorni nostri.


    Altri 2 casi questa settimana : entrambi sotto i 75 anni.
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